| inviato il 04 Dicembre 2018 ore 15:01
@Daniele: “ purtroppo abbiamo un'abitudine pregressa, di secoli, ad osservare all'interno di spazi regolari (con angoli retti, oppure cerchi e ovali), per cui anche ciò che incornicia l'immagine dovrebbe entrare a far parte del suo "racconto" per farci digerire quel taglio „ E' vero! E' come se avessimo una cornice virtuale davanti agli occhi. Forse la soluzione potrebbe essere quella di sfumare i bordi, come si faceva in passato. |
| inviato il 04 Dicembre 2018 ore 15:01
Belli i tuoi esperimenti, Ettore! |
| inviato il 04 Dicembre 2018 ore 15:23
Ettore, nel primo caso hai semplicemente ruotato un formato "regolare", mentre nel secondo hai ruotato l'immagine (o direttamente in fase di scatto), ma sempre all'interno di un formato "regolare"; io parlavo di provare, ad esempio, formati romboidali, cioè con i lati opposti sempre paralleli, ma con angoli diversi da 90°, o un trapezio rettangolo; cose simili. Abbiamo la cultura necessaria per concepirli come figure geometriche astratte, ma non l'abbiamo per applicarli come "contenitore" di immagini. |
user90373 | inviato il 04 Dicembre 2018 ore 15:38
@ Daniele Ferrari “ ...... io parlavo di provare, ad esempio, formati romboidali, cioè con i lati opposti sempre paralleli, ma con angoli diversi da 90°, o un trapezio rettangolo; cose simili. „ Si intende l'immagine o il contenitore della stessa: cornice, passepartout, pagina del libro ecc. Risulta difficile applicare detti formati "creativi" all'immagine nativa in quanto regolare per costruzione fisica. Si potrebbe anteporre al supporto sensibile una sagoma oppure deformare in PP, o in fase di stampa inclinando, ruotando la carta. |
| inviato il 04 Dicembre 2018 ore 16:13
Robby io tendo a preferire il 3:2 / 2:3 , ma mi capita anche 1:1 o... ac×dicane se serve |
| inviato il 04 Dicembre 2018 ore 16:27
Ciao JJ, personalmente non guardo MAI il formato risultante: guardo la foto e faccio in modo che l'inquadratura sia ottimale sotto tutti gli aspetti. Poi per le misure... quello che viene, viene. Quindi il mio formato standard si può definire acxdicane. Ma solo per quanto riguarda le misure, eh! Per il resto è studiato fino all'ultimo filo d'erba. |
| inviato il 04 Dicembre 2018 ore 16:34
Dal titolo: un formato diverso, perché no? Perchè se vedo cinquanta fotografia con formati ad casum tutte insieme in una mostra esco prima che mi venga... il mal di mare. |
| inviato il 04 Dicembre 2018 ore 16:41
Quando si prepara un allestimento per una mostra, o anche semplicemente un album, si cerca di dare un senso anche ai diversi formati. Questo significa per es. impaginare in modo unitario le foto che fanno parte di una serie, ed esporle insieme. Si può trovare un ordine anche all'interno di un apparente caos. Per una mostra si deve! Il mal di mare, anzi, il mal di stomaco viene se le foto fanno pena... |
| inviato il 04 Dicembre 2018 ore 17:10
No Ettore, intendo fotografare soggetti che potrebbero benissimo essere inseriti in formati non regolari (quindi il contenitore); ovvio che questi ultimi andrebbero realizzati ritagliando ad hoc la carta oppure, se lavori in camera oscura, mascherandola opportunamente, o in pp creandosi una maschera di selezione da cui cancellare il resto dell'inquadratura. Il limite è solo psicologico, perché anche l'idea che l'immagine nativa sia “ regolare per costruzione fisica „ è solo una nostra costruzione mentale a partire dall'idea della linea d'orizzonte a cui applichiamo il concetto di ortogonalità, ma se escludi questi riferimenti dall'inquadratura sono moltissimi i soggetti, le pose e le scene che potrebbero inserirsi in formati differenti, solo che mentalmente siamo comunque portati a ricondurli all'ortogonalità e all'orizzonte. Un esempio a riprova di questa forma mentis: tutto il mondo sa che la Torre di Pisa è pendente e perciò si aspetta di vederla fotografata così, ma se non lo sapessimo e se vedessimo una foto della Torre che ne ritrae solo la metà superiore, senza altri riferimenti visibili, diremmo tutti che il fotografo non è nemmeno capace di raddrizzare l'inquadratura in post; ci siamo costruiti una forma mentis per cui le cose "devono" per forza avere determinate forme, posizioni, inclinazioni ecc., ma se vedi un ritratto dalle spalle in su, fotografato di lato e su sfondo omogeneo, sapresti dire se il soggetto stava effettivamente dritto in piedi, o se invece era inclinato in avanti o indietro ed è stato raddrizzato in stampa? Eppure, una diversa inclinazione di quel soggetto darebbe adito a interpretazioni diverse di quella foto. Perché lo stesso ragionamento non possiamo applicarlo anche alla forma del ritaglio della foto? Perché in qualche modo ci aspettiamo dei riferimenti cartesiani per poter interpretare quell'immagine: se i riferimenti sono interni alla foto stessa (come nei casi che hai postato tu), allora possiamo accettare (con cautela) che il taglio esterno dell'immagine non rispetti le classiche Leggi dell'ortogonalità e della regolarità, altrimenti è proprio quel taglio che "ci deve" confortare nella nostra interpretazione dell'immagine. Della serie: "caspita, se mi presenti una foto rettangolare con i lati orizzontali e verticali, significa che il soggetto che hai fotografato "era proprio messo in quel modo" (poi magari non era vero e si scopre uno dei tanti modi in cui la fotografia può mentire ) |
| inviato il 04 Dicembre 2018 ore 17:16
Superare le forme mentali che da secoli si sono incrostate nelle nostre menti sarebbe una bella cosa. Chi ci prova in genere è visto male, specialmente all'inizio. Poi quando se ne vede il senso, la cosa può essere accettata. Qualcuno ha qualche bell'esempio da portare? |
| inviato il 04 Dicembre 2018 ore 17:16
Skylab e' un paesaggio in BN. Monte Cofano in Sicilia |
| inviato il 04 Dicembre 2018 ore 17:20
Scusami Antonio, non avevo messo in relazione i due tuoi interventi... Il formato è inconsueto, ma molto equilibrato e si vede che segue la scena. Mi piace molto. |
user90373 | inviato il 04 Dicembre 2018 ore 17:22
@ Daniele Ferrari Non ho proprio idea di come far "fluttuare" il tutto in una visione legata ad alcun referente almeno in parte di natura non incerta. |
| inviato il 04 Dicembre 2018 ore 17:46
Appunto Ettore, non riusciamo a concepire una visione senza un referente, che però in un'immagine parziale, che per ovvi motivi fisici può non contenerlo direttamente, viene per lo più ricostruito dal fotografo; la cosa che più mi fa pensare è il fatto che questo vale per qualunque riferimento, non solo per quelli cartesiani: è il fotografo che interpreta ciò che ritrae e decide quali riferimenti darci, quali nasconderci e quali inventarsi di sana pianta persino in fase di scatto. Ecco perché la fotografia non è mai la realtà, nemmeno se non viene manipolata al computer. Il ritratto di cui scrivevo prima lo posso interpretare come quello di una persona fiera e orgogliosa, quando lo vedo perfettamente verticale e inserito nel classico rettangolo, ma potrei percepirlo come quello di una persona insicura e ossequiosa se, all'interno di quel medesimo rettangolo, l'immagine fosse stata ritagliata ruotandola in avanti, come per suggerire un inchino di fronte a chissà chi. |
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