| inviato il 21 Giugno 2018 ore 22:33
@marco, leggiti il link che ho postato qualche commento fa... |
| inviato il 22 Giugno 2018 ore 8:20
" In Italia conosciamo molto bene l arte della complicazione" Direi che come titolo per un libro può andar bene. Sotto ragazzi, scriviamo un capitolo a testa! |
| inviato il 22 Giugno 2018 ore 8:40
100-400, foto alla mietitrebbia al lavoro. Io fotografo l'evento trebbiatura a 400mm, non il conducente che però, grazie ad una luce giusta, é facilmente riconoscibile in cabina. Certo al 99.9% che il conducente non vedrà mai la foto. Che faccio, gli corro dietro comunque in mezzo al grano con foglio e penna? Per fortuna non faccio street...;-) |
| inviato il 22 Giugno 2018 ore 13:59
Mauro questo è uno dei tanti punti che molti non capiscono. Io scatto a distanza ravvicinata.Quasi sempre gente che per qualche motivo va di fretta o ha qualche pensiero per la testa e non è che si possa presentare un pinco pallino qualunque per una liberatoria. Scambiamo ruoli e mettiamoci nei loro panni: chi sei, perché mi hai fotografo, una liberatoria?... perché dove mi vuoi pubblicare, ma per chi lavori, e se firmo e ne fai un uso che non voglio?...e tante altre domande che farebbero perdere solo tempo per una foto che probabilmente sarà anche cestinata. Il punto è: se vuoi documentare devi partire con un progetto e i soggetti devono essere informati del reportage che si sta facendo firmando la liberatoria obbligatoriamente (tranne per le immagini come ha mostrato Black). La street invece è un discorso a sé per cui hai poco da scegliere e chiedere la liberatoria ad ogni soggetto è praticamente impossibile. Detto questo ognuno è libero di fare le proprie scelte assumendosi le proprie responsabilità e di non criticate chi non la pensa nello stesso modo. |
| inviato il 22 Agosto 2019 ore 14:06
Io vedo un sacco di gente che pubblica sopratutto sui social foto o video dei propri viaggi, con primi piani di bambini o persone inconsapevoli, volano con il drone sopra edifici o sopra strade trafficate e mi chiedo: ma è legale? nessuno dice nulla? Esempio classico: il primo piano dell'indigeno della tribù africana Perchè io cerco sempre di evitare di far entrare nelle mie riprese sconosciuti, ma sono anche consapevole che certe scene di vita quotidiana renderebbero più interessante il video. Voi come vi comportate? PS: Non credo che queste persone abbiano ottenuto il consenso scritto per pubblicate quelle foto e riprese, ma non posso saperlo a priori. |
| inviato il 22 Agosto 2019 ore 14:12
Se nessuno li denuncia... |
| inviato il 24 Agosto 2019 ore 7:06
"io cerco sempre di evitare di far entrare nelle mie riprese sconosciuti"...che fai organizzi il set con amici e parenti? |
| inviato il 24 Agosto 2019 ore 7:14
"Esempio classico: il primo piano dell'indigeno della tribù africana"...grazie alla fotografia molti popoli mantengono i loro costumi tradizionali attirando un buon numero turisti... è business. |
| inviato il 26 Agosto 2019 ore 8:03
In pratica col gdpr nel momento stesso in cui scatti una foto di una persona che la renda riconoscibile e quindi identificabile, devi ottenere un consenso informato perché sei diventato il titolare del trattamento dei dati di quella persona. E non c'entra nulla se poi la pubblichi o meno, basta che tu sia in possesso di quel file (su scheda SD, su pc, su chiavetta). Questo a prescindere dal contesto (manifestazione pubblica, luogo pubblico, foto d'insieme/panorama) e dallo scopo (culturale, mostra, cronaca). Questo sembra valere per i professionisti, non per tutti gli altri che scattano per diletto. Il punto é essere in possesso di un dato biometrico di una o più persone (fotografia dove una persona sia riconoscibile e identificabile in modo univoco), indipendentemente dall'uso che se ne farà (che va specificato nell'informativa da fornire al soggetto ripreso insieme alla durata di conservazione e di utilizzo di tale dato biometrico). Praticamente il gdpr ha ucciso la fotografia professionale non regolamentata su un set. Perché dico ucciso? Perché mentre prima spesso bastava rimuovere la foto pubblicata senza consenso (ad esempio dal proprio sito, rimuovere la foto di matrimonio di due invitati che facevano storie), adesso se la Guardia di Finanza passa e vi sequestra il database di foto e non c'é un consenso scritto al trattamento dei dati per ogni soggetto riconoscibile nelle foto, vi arrivano delle sanzioni pecuniarie pesantissime, capaci di affossare qualsiasi attività commerciale medio-piccola. |
| inviato il 26 Agosto 2019 ore 9:52
Scusate, ma nel banale caso di un matrimonio, come fate ? Un evento aziendale, una recita scolastica ... |
| inviato il 26 Agosto 2019 ore 10:16
Io non posto più .. metto mia figlia sperando non mi faccia causa Tutta gente girata di schiena o quando ho la liberatoria... tanto considerato le foto che faccio posso anche evitare di pubblicarle |
| inviato il 26 Agosto 2019 ore 13:12
Semplice: NON si può più fare. Oppure: ci si deve sbattere all'infinito con consensi informati al trattamento dei dati secondo GDPR a tutti i presenti e non parlo solo di invitati, ma prete, chierichetti, camerieri... La cosa infelice é che poi, se tu stabilisci che conservi le foto per chessò 30 anni e in questi 30 anni qualcuno si sveglia e ti dice che vuole che le sue foto siano cancellate, tu devi farlo. E non finisce qui: se per caso quelle foto le avevi messe sul tuo sito web (cosa che puoi prevedere nel tuo consenso informato) e qualcuno da internet se le é scaricate sul proprio pc e magari le ripubblica altrove, TU sei comunque responsabile (sicuramente lo é anche chi ha scaricato e usato illecitamente le foto), perché in quanto titolare del trattamento dei dati sei responsabile della loro sicura conservazione. Vuol dire che ad esempio non basta scrivere "é vietato l'uso e la riproduzione delle foto senza autorizzazione", ma devi prevedere dei sistemi che impediscano di scaricare la foto. Idem se ti rubano l'hard disk. E vale anche l'opposto: se dopo 29 anni uno degli invitati ti chiede quella particolare sua foto, tu DEVI poterla fornire, perché sei responsabile della conservazione dei dati che devono sempre essere disponibili, integri e completi e a disposizione del proprietario dei dati. Praticamente é un incubo. Sanzioni fino a 20 MILIONI di Euro o 4% del fatturato annuale lordo. E non serve la denuncia di nessuno, fanno controlli a campione. Manca consenso informato? Multa. |
| inviato il 26 Agosto 2019 ore 13:20
Per i privati invece? |
| inviato il 26 Agosto 2019 ore 13:32
Non ne ho idea, ma credo non si applichi a non professionisti. |
| inviato il 26 Agosto 2019 ore 13:55
Fermo restando le limitazioni risalenti ad altre norme, ho dei dubbi sulla questione dei dati biometrici. La presenza di una persona in una foto, pur mostrando il viso, non ne permette automaticamente il riconoscimento in quanto non è "un dato personale ottenuti da un trattamento tecnico specifico, relativi alle caratteristiche fisiche, fisiologiche o comportamentali di una persona fisica e che ne consentono o confermano l'identificazione univoca, quali l'immagine facciale o i dati dattiloscopici" . Certo puoi usare la foto per farlo, ma il dato biometrico lo ha chi detiene l'accoppiata immagine facciale e identità: tipicamente un ufficio che ti chiede una fotocopia della carta di identità, dove c'è tanto il viso che il nome. Questo non elimina le altre norme che regolano la presenza delle persone nelle foto. |
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