| inviato il 30 Aprile 2018 ore 10:38
Brevemente... (sono in treno...). Vi chiedo però la cortesia di evitare commenti a fotografie qui, che non ne usciamo Capisco lo spirito Sergio, ma davvero così nascono solo flame |
| inviato il 30 Aprile 2018 ore 10:39
Sergio io sono fuori dal genere, ma come semplice elemento di studio personale ricordati che tutte le immagini raccontano agli osservatori attraverso dei meccanismi anche inconsapevoli (tra cui le famose regole :) ). Un elemento (o meglio tre elementi) di grosse dimensioni, addirittura con riflesso, e con luci o colori vivaci, assumono per forza il ruolo di soggetto. L'occhio cade sempre prima li. Prima di vedere le paperelle ci metto dieci minuti per colore e dimensione. La tensione tra cosa vedo prima (fenicotteri) che è sfuocato, e cosa vedo dopo (papere) non facilita la lettura dell'osservatore. Credo che la foto naturalistica come struttura possa restare fuori da tanti sofismi concettuali di altri generi, e che una lettura fluida, scorrevole ed essenziale favorisca il naturale gradimento sugli animali e sulla situazione. Un saluto. |
user28347 | inviato il 30 Aprile 2018 ore 10:44
grazie 1000 |
| inviato il 30 Aprile 2018 ore 10:45
Obladi, probabilmente non avevi letto il mio commento Di foto parliamone sulle foto. Immagina se qui arrivano tutti col loro credo sulla fotografia.... |
| inviato il 30 Aprile 2018 ore 10:50
Hai ragione Francesco, ma abbiamo scritto insieme ed ho letto dopo. Se vuoi cancello, ho visto che Sergio ha letto. Immagino immagino.. :) |
user28347 | inviato il 30 Aprile 2018 ore 10:53
ok,chiudo ma il tuo commento è un gran bel esempio di sincero parere |
| inviato il 30 Aprile 2018 ore 11:01
Visto che mi sono riloggato approfitto per aggiungere un elemento di valutazione propositivo alla proposta già effettuata. Secondo voi potrebbe essere utile una discussione sul forum di proposte proprie degli autori che ritengono per vari motivi la stessa sia una fotografia "non buona" e che per vari motivi è stata comunque scattata. Eliminerebbe la componente autocelebrativa, fornisce elementi utili di confronto e linea di pensiero, ed elimina (cosa non da poco) la componente di permalosità dell'autore (lui stesso non è convinto della propria foto). In fin dei conti credo che ciascuno di noi abbia molte foto che, al di la dei riscontri anche positivi, non siano assolutamente tra le proprie preferite o che l'evolvere del proprio percorso abbia fatto mutare idea sulla stessa. Di nuovo! |
| inviato il 30 Aprile 2018 ore 13:13
Ciao, a me capita di trovare piu' interesse nel tentativo di una presunta critica ad un sistema,che il politicamente corretto mi impedisce di definire ,rispetto ad una selezione di immagini che non trovo stimolante. Avverto poi come una scollatura fra l'analisi piu' autoriale di tutte le problematiche in atto a livello sociale nelle nuove tendenze contemporane e le fotografie che appaiono poi in evidenza sul web piuttosto che sui libri. Nel tentativo di stile,nella fotografia che cerca di uscire dal mucchio è inevitabile rapportarsi con i numeri.Il numero delle visualizzazione e dei commenti porta in bella vista quella fotografia, numero che poi è espresso dal pubblico etergogeneo.La linea editoriale spesso si affida ai dati in suo possesso numerici e di gradimento ,per dipanare una matassa intricata e portare alla luce le fotografie che si presume interssino di piu'.Oppure si adotta il metodo della giuria che pesca secondo preferenze alcune immagini. Penso che tutto sommato l'idea di un tentativo di critica nasca di fronte ad una serie di commenti in serie e foto in serie,in modo imprevedibile rimanga la sensazione di irrosolto, di non detto. Quando commento le foto non sono ne ironico ne sarcastico.Qualcuno mi dovrrebbe spiegare la ragione di fornire quel mezzo suggerimento, che si perde subito ,quando il giudizio è gia' stato espresso,o c'è chi preferisce fornire la sua risposta. Si parla di immagini a costo zero,o di cifre irrisorie ed offensive per le stampe.Allo stesso tempo una mela equivale ad una mela bacata,che è buonissima senza assaggiarla o vederla da vicino.C'è chi dice A,chi dice B,poi C,poi è AB e di nuovo A,forse era C+D,intanto il tempo passa e scatta l'idea del ph dopo tanta critica costruttiva. Un giorno poi ho poi notato un aumento esponenziale dei photographers,impressionante e all'immprovviso dove passavo ogni tanto. A volte la critica si fa ipercritica e cervellotica per mascherare altre motivazioni dell'indefferenza oppure una preferenza già assegnata con un metodo diverso,che lascia attoniti, chi segue con una certa attenzione e perde tempo a ipotizzare una serie di cause. Il famoso giudizio oggettivo tanto auspicato da qualcuno,trova conforto nel coincidere a grandi linee della valutazione piu' attenta,che rileva alcuni aspetti salienti,mettendoli in luce in senso positivo e negativo rispetto al relativo impatto verso lo spettatore. In questo modo si va a comporre un quadro generale e descrittivo piu' ampio,che si poggia su dei punti determinati e riscontrabili,che attraverso il confronto con altre immagini permettono di collocare la foto in questione come singolare o fra le altre,ma con maggior cognizione di causa. |
| inviato il 30 Aprile 2018 ore 13:21
Ho letto solo ora le ultime tre pagine di interventi che ho trovato decisamente interessanti, in particolare quello di Daniele Ferrari. Mi pare siano emerse esigenze di studiare e tener presente le caratteristiche dello spazio in cui scriviamo, mille cautele e scrupoli, dubbi sull'utilità e fattibilità della critica condotta da singoli utenti con esperienze diverse, soggettività ed oggettività, rischio di omologazione ed alcune proposte volte ad individuare pool di esperti o moderatori. Partirei dalle definizioni che sono il titolo del topic: Parlare di critica “costruttiva” credo abbia senso solo per pareggiare ed esorcizzare la tentazione di ricorrere all'opposta critica “distruttiva” che, con poche eccezioni, è una scelta censurabile. Nulla di più. Direi quindi di limitarci a trattare di “critica” in generale che è più corretto e contribuisce a sgombrare il campo da malintesi ruoli allievo/ maestro. L'aggettivo “costruttiva” si porta poi dietro il concetto immanente di “utile”, in questo caso all'autore, mentre non credo affatto che la critica debba sempre avere questo compito primario. Cerchiamo poi di tenere ben presente che il termine “critica”, anche se nella lingua di tutti giorni spesso non ci si pensa, ingloba entrambe le accezioni di “positiva” e “negativa” con tutte le variabili e sfumature intermedie. Ne deriva che concettualmente “critica positiva” e “critica negativa” sono la stessa cosa. In questo senso mi risulta quantomeno singolare che tutti i dubbi, le difficoltà, gli scrupoli che molti hanno sottolineato e descritto, qui risultino tangibili e prendano corpo solo nel caso in cui la critica sia negativa. Leggo tutti i giorni decine di commenti positivi privi di alcuno scrupolo nell'utilizzare toni enfatici (sei un genio!, un artista!, capolavoro!, arte allo stato puro! etc.). Equivarrebbe a scrivere, in contraltare, “foto di m…a!”, “sei una ciofeca, lascia perdere la fotografia!”. Nel primo caso va tutto bene e chi usa tale enfasi è spesso lo stesso che non scrive mai commenti negativi per i mille scrupoli e timori che sono stati evidenziati. Nel secondo, che per fortuna non esiste e nella realtà è tuttalpiù praticato in modo molto più edulcorato, chi scrive dovrebbe disegnare il profilo psicologico dell'autore, guardare tutte le sue foto, porsi il problema di non creare chissà quali danni etc. Se è incontestabile che sul piano logico critica positiva e critica negativa sono la stessa cosa, perché gli scrupoli ed i dubbi non dovrebbero essere gli stessi? Perciò vi chiedo: non è che la prendiamo troppo alla leggera nel primo caso (critica positiva) e troppo sul serio nel secondo (critica negativa)? Omologazione: qualcuno ha scritto che negli spazi web si crea sempre un gusto omologato ed è quello che succede anche qui. Parlo per sezioni che frequento e pratico: paesaggio, paesaggio urbano, street. Solo io vedo la tendenza ad esaltare le cartoline spaccapixel nel paesaggio e la scomparsa dei mezzi toni nella street in bianco e nero (solo due esempi ma ce ne sarebbero molti altri)? Dunque il pericolo di omologazione è insito in ogni comunità o è il frutto della presenza di figure preminenti, di fatto o investite istituzionalmente? O è piuttosto la somma di questi due fattori? In questo spazio l'assenza di figure riconosciute ed una critica quasi del tutto latitante mi portano a pensare che, al netto delle comuni caratteristiche di questi luoghi web, l'omologazione sia il risultato dell'invadenza della frequentazione social, delle catene di amici tutti belli e tutti bravi, delle classifiche, del conto dei likes e dell'atteggiamento di quei pochi esperti che abbracciano con leggerezza e senza problemi il trend dell'eccessiva “positività” e del social mentre si arrovellano nei tormenti quando la loro esperienza li chiamerebbe a segnalare qualche “negatività”. Qualcuno pensa davvero che la presenza di una critica attiva, per quanto raffazzonata, peggiorerebbe la situazione? Appena trovo il tempo mi occuperò anche degli altri aspetti citati in premessa. Scusate! |
user86925 | inviato il 30 Aprile 2018 ore 17:58
“ L'aggettivo “costruttiva” si porta poi dietro il concetto immanente di “utile”, in questo caso all'autore, mentre non credo affatto che la critica debba sempre avere questo compito primario. Cerchiamo poi di tenere ben presente che il termine “critica”, anche se nella lingua di tutti giorni spesso non ci si pensa, ingloba entrambe le accezioni di “positiva” e “negativa” con tutte le variabili e sfumature intermedie. „ credo che in ogni caso, positiva o negativa, la "critica" sia utile anche se non è il suo ruolo designato... ma la critica, per quanto tale ha bisogno di essere argomentata, almeno un minimo. “ Perciò vi chiedo: non è che la prendiamo troppo alla leggera nel primo caso (critica positiva) e troppo sul serio nel secondo (critica negativa)? „ credo che questa sintesi possa essere valida solo per commenti striminziti che approvano o non approvano la foto senza spiegarne il motivo, una critica invece dovrebbe spiegare la lettura del fruitore dell' immagine (che poi può essere in parte influenzata dal titolo o dagli interventi precedenti o dal contesto e dinamiche che vivono nella comunità virtuale, ma qui si entra in altri discorsi, quindi mi fermo). |
| inviato il 30 Aprile 2018 ore 18:37
Bella discussione, molti punti di vista interessanti, eccellente l'analisi di Pagano postata da Jeronim. Tuttavia dopo aver letto tutto ,mi sono implose le rotelle, cercando a mia volta di trovare la bussola, uno sbroglio di quella matassa che inevitabilmente si crea cercando di mettere in relazione social , critica costruttiva, crescita personale ,come da titolo. Quel che rimane dopo le elucubrazioni in sintesi è : ma la critica perché ??? o meglio ancora perché in questo posto? E' concretizzabile? La mia esperienza mi ha fatto prendere questo posto esattamente come una vetrina nella quale esporre un proprio prodotto, senza alcuna aspettativa oltre alla curiosità di capire cosa sarebbe stato gradito ai suoi frequentatori, al popolo degli amatori, e di osservare e godere dei lavori altrui. Sono consapevole del fatto che anche questo semplice approccio già implica se non proprio una crescita quantomeno dei possibili nuovi stimoli. Temo però che non si possa andare molto oltre,che questi foto-social possano solo essere una tappa ,una tappa che va superata tanto più quanto più si fa chiaro ciò che con la fotografia si vuole esprimere. Con questo non voglio dire che d'un tratto diventino completamente inutili e da rifuggire ma che diventa sempre più importante il rapporto personale e la ricerca di un confronto con coloro che ci sembra possano esserci d'aiuto, la qual cosa in genere non si svolge in piazza anche se è possibile che di nuovo sulla piazza tornino a vedersi i frutti di questo lavoro. Credo quindi che quando uno si sente pronto ,la critica se la vada a cercare in modo mirato e con buona disposizione ad accettarne tutte le conseguenze, in altri lidi, o comunque su percorsi meno "visibili". |
| inviato il 30 Aprile 2018 ore 18:42
@ Nove “ credo che in ogni caso, positiva o negativa, la "critica" sia utile anche se non è il suo ruolo designato... „ Se leggi con più attenzione vedrai che ho specificato "utile" “ in questo caso all'autore „ “ credo che questa sintesi possa essere valida solo per commenti striminziti che approvano o non approvano la foto senza spiegarne il motivo, una critica invece dovrebbe spiegare la lettura del fruitore dell' immagine (che poi può essere in parte influenzata dal titolo o dagli interventi precedenti o dal contesto e dinamiche che vivono nella comunità virtuale, ma qui si entra in altri discorsi, quindi mi fermo). „ Non mi riferivo al merito dei commenti ma all'atteggiamento di coloro che li scrivono o si apprestano a scriverli. Spero di aver chiarito Ciao Franco |
user86925 | inviato il 30 Aprile 2018 ore 18:44
“ Per queste cose i social non sono l'ideale, perché privilegiano i rapporti superficiali e non le conoscenze profonde. Alle volte comunque anche i "grandi numeri" aiutano. Personalmente se mi capita di ricevere un like, vado a vedere "chi è stato" a metterlo. E se trovo fra le sue foto qualcosa "che mi suona", replico con altri like. In pratica ci si scambia idee e ci si confronta "senza parole", a suon di immagini. Ma è un confronto utile, perché reciprocamente ci si riconosce un'autorevolezza, che non è assoluta o accademica, ma basata sull'affinità. „ @Ale Z condivido il tuo pensiero però a mio avviso, questo "replico con altri like" è uno scambio pericoloso e poco costruttivo che non riflette il valore intrinseco della foto ma del lavoro social con cui si sono instaurate le relazioni fatte di fiducia ma anche di convenienza reciproca. “ Perché i like dati superficialmente da un esercito di semi-sconosciuti che incontro sui social non mi aiuta affatto. Non cerco la quantità di like, ma la loro qualità. E questa può esserci solo su un presupposto di reciproca affinità di sensibilità. In pratica cerco dei miei "simili". Perché è su una base di empatia che si apre un "confronto costruttivo" che porta a "crescere". „ @Ale Z condivido il tuo pensiero, però a distanza di tempo devo riconoscere che i confronti dati da persone a cui mi sentivo completamente distante sono quelli che mi hanno fatto maturare maggiormente, l' empatia dei "simili" a mio parere aiuta molto la linfa vitale della vena creativa ma può anche creare ristagno come una glorificazione... in questo senso dice bene "Loiety" nel suo passaggio seguente: “ Ma venendo alla critica costruttiva, perché cito Duglas Adams e l'arma punto di vista ? Perché quello dovrebbe essere. A volte ci mancano occhi, i nostri occhi non puntano sempre alle cose giuste, non vediamo certe cose. Gli occhi degli altri delle volte "vedono" quello che noi non vediamo, troppo presi dalle nostre idee. Viste da un altro, le nostre foto non sono come le abbiamo pensate noi. Alcune volte l'occhio di un altro risolve in un amen quello che per noi risulta impalpabile e irrisolto, ma ammetto, è una fattispecie rara. Però concordo, se si forma un canone abusato e ripetuto, si rischia solo l'omologazione, magari in base all'omologazione si raccoglie un po' di stima sui social, ma è davvero crescita ? „ |
user86925 | inviato il 30 Aprile 2018 ore 18:48
@Jeronim grazie per aver puntualizzato, è tanta roba, ho letto un po frettolosamente, chiedo venia... |
| inviato il 30 Aprile 2018 ore 19:07
@All Concordo praticamente con tutto ciò che hai scritto. Non credo però che trovare spunti e discussioni interessanti in un social/web fotografico sia una cosa che, per forza, sia destinata ad inaridirsi. Almeno a certi livelli e nei tempi brevi e medi. “ Temo però che non si possa andare molto oltre,che questi foto-social possano solo essere una tappa ,una tappa che va superata tanto più quanto più si fa chiaro ciò che con la fotografia si vuole esprimere. „ Concordo anche su questo ma c'è chi questa tappa non l'ha ancora fatta, non la farà mai e forse non la vuole proprio superare. In tutti questi casi non credo faccia male a nessuno una semplice chiacchierata come stiamo facendo qui. Ciao Franco |
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