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arrivati a questo punto cosa fare?


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avatarsenior
inviato il 06 Novembre 2017 ore 13:38

Deprimente... ma questi sono i tempi.

non è deprimente, semplicemente certe cose sono più accessibili e serve qualcosa in più, ora una foto a fuoco la fan tutti e anche lo sfocato non fa più gridare ooooh bisogna metterci qualcosa in più

avatarsenior
inviato il 06 Novembre 2017 ore 14:10

@Labirint

Sono d'accordo. In questo campo l'evoluzione tecnica, la diffusione della cultura e lo sviluppo dii strumenti performanti relativamente accessibili hanno si prodotto un certo livellamento, ma in alto.

La qualità media della fotografia nel corso degli anni si è alzata, sta all'artista o al professionista darsi da fare, evolversi, formarsi, aggiornarsi per mantenere la giusta e dovuta differenza tra il suo status e quello degli amatori.

Quando il cane raggiunge la lepre, è la lepre che è fritta, ma la caccia continua...

avatarsenior
inviato il 06 Novembre 2017 ore 14:24

Ulisse, perdonami, però questo è un modo di vedere le cose troppo influenzato dall'esterno.


Di fatto la nostra percezione del valore, si è modellata dai riscontri che l'ambiente "ci appare" fornirci.
Sin da bambini riceviamo un'educazione alla valutazione delle immagini e dal modo in cui poi investiano questa conoscenza, ricaviamo soddisfazione o delusione.

Immaginati come un bambino mussulmano, abituato a vedere esclusivamente l'immagine della tomba di Maometto appesa in casa o a scuola (l'unica consentita) e converrai che l'influenza dall'esterno è determinante.

Se la Monna Lisa fosse giudicata una crosta orrenda e la bellezza femminile come "l'amo di satana" nessuno la attenzionerebbe e probabilmente non esisterebbe o sarebbe finita in qualche discarica già secoli fa.

Non credo che la questione si possa disgiungere da come le nostre preferenze si "ubicano" nel sentore pubblico "contingente" del valore, ma comunque è una mia sensazione.

In gioventù mi piaceva molto fotografare la gente, mentre oggi non vi trovo più stimoli. I valori sociali che percepivo, non riesco più a riscontrarli e la gente (come soggetto da fotografare) non mi interessa.
Panorami? Natura? Come l'autore del topic ha menzionato, la fotografia è "inondata" di fotografie e per me il suo valore non si perde, ma si confonde facilmente e rintracciarlo è faticoso

Diverso invece come utensile di soddisfazione conviviale. Fare scampagnate fotografiche insieme e poi condividerne i risultati, rimane interessante. Significa però compartimentare il tutto, proteggendone il significato dal magma sociale esteso. Ricreare un'elite, insomma...

Ripeto... sono mie sensazioni e grazie a questo topic, cerco di ordinarle.





avatarsenior
inviato il 06 Novembre 2017 ore 17:36

Dando per scontato che ognuno fa qualcosa sulla base del proprio bagaglio culturale (quindi sociale, educativo, etc.), ciò che può far distinguere dalla massa è lo stile.

Faccio un esempio musicale: David Gilmour non ha la super-velocità esecutiva di Malmsteen, ma se si mette a suonare la chitarra, lo riconosci. Subito. Come puoi riconoscere Eric Clapton. In questi due casi, presi solo a mero esempio, ci troviamo davanti due artisti che hanno trovato la loro espressività suonando in un determinato modo, inconfondibile, creandosi uno stile.
C'è chi ha studiato pianoforte per un botto di anni e poi ha cominciato a suonare la chitarra come una tastiera: non ricordo i nomi, ma anche quello è uno stile.

Se poi vai a guardare la mia galleria, troverai la maggior parte dei ritratti che hanno il loro bello sfocato, la lucina giusta (si, va bene, giusta 'na sega: giustina), il rispetto della regola dei terzi...e poi? Niente. Non hanno stile. Perché non ho fatto altro che adattarmi pedissequamente ed ottusamente alla scuola che vuole che un ritratto si faccia così. Sono foto già viste. Utili solo come esercizio. Ma che non mi soddisfano una beata m.nchia.
Prima o poi troverò il mio modo di esprimermi, ci sto già provando, e le immagini che farò avranno un'impronta più personale e meno scolastica. Faranno schifo lo stesso, ma almeno saranno più mie.

Riassumendo: con l'impegno e una certa dose di sfacciataggine ci si può divincolare dal "già visto dappertutto" per approdare al "già visto da qualche parte". Sarebbe già un importante progresso nel processo di realizzazione del proprio stile.

Non è indispensabile fare cose fuori dal comprensibile, secondo me: basterebbe smettere di adeguarsi al linguaggio che va per la maggiore e cominciare a parlare col proprio vocabolario.
Piccola digressione: quando ero ragazzotto, imperava il "cioè". Veniva messo dappertutto nella frase, sempre a sproposito. Eri interrogato? "Colombini, parlami di Ottaviano Augusto" "Cioè, Ottaviano..."
Ora sento spessissimo "nel senso"...ma nel senso di cheeee???
'Ste cose mi mandano in bestia: abbiamo un linguaggio con così tante sfumature e lo ammazziamo così, senza pietà, in nome di un'omologazione agli standard di 'sta cippa.

Eh, lo so: sono scivolato nel Vernacolo maremmano: quando mi altero, parte il cinghiale...MrGreen

Identica piccola ribellione andrebbe fatta in ambito fotografico, da chi, come me, è solo un amatore.


avatarjunior
inviato il 06 Novembre 2017 ore 19:41


Sono d'accordo. In questo campo l'evoluzione tecnica, la diffusione della cultura e lo sviluppo dii strumenti performanti relativamente accessibili hanno si prodotto un certo livellamento, ma in alto.

La qualità media della fotografia nel corso degli anni si è alzata, sta all'artista o al professionista darsi da fare, evolversi, formarsi, aggiornarsi per mantenere la giusta e dovuta differenza tra il suo status e quello degli amatori.

Quando il cane raggiunge la lepre, è la lepre che è fritta, ma la caccia continua...


Su questo sono d'accordo. Basta aprire lo scatolone delle "foto delle vacanze di famiglia" e guardare stampe di 20 anni fa e poi confrontarle con le foto che si vedono su instagram o facebook.

Un qualsiasi cellulare di oggi mette fuoco tutto all'istanta, ha un processore potentissimo che ne adatta il risultato in base ad algoritmi ed alla scena tipo che si trova davanti ed un sensorino che si adatta discretamente bene passando da sensibilità bassissime della foto in spiaggia sotto il sole a quelle altissime fatte la sera in un locale.
Venti anni fa su una compatta i miei genitori queste cose se le sognavano.

Ma qui si continua in maniera testardissima a parlare di tecnica, che non è secondo me la questione principale di questa discussione.
Sono un fantozziano "esordiente totale" ma sono fermamente convinto del fatto che la cosa più difficile sia la capacità comunicativa.

avatarsenior
inviato il 06 Novembre 2017 ore 19:51

ma io non sono cosi' convinto che comunicare sia poi cosi' importante.

Comunicare presuppone UN Tipo di fotografia pensato per GLI ALTRI.

Io,(che comunque sono un signor nessuno), non ho mai sentito l'esigenza di fotografare per comunicare qualcosa.
Lo faccio, a volte per lavoro. Ma la maggior parte delle fotografie che ho scattato, vedo benissimo che le ho scattate per me.
Una traccia... un modo per ricordare. Soprattutto i momenti bui, che quelli felici sono facili da tenere in mente.

Insomma non credo sia poi importante incasellare la fotografia. Se ti viene l'urgenza scatti.. altrimenti lasci la fotocamera in tasca. Va bene lo stesso.
Se viceversa cominci a pensare al fatto che DEVI scattare, non fosse altro che per i soldi che hai speso nell'apparecchio. Beh, in quel caso forse e' meglio vendere tutto e vivere felici altrove....

avatarjunior
inviato il 06 Novembre 2017 ore 20:01


Comunicare presuppone UN Tipo di fotografia pensato per GLI ALTRI.


Io direi anche e sopratutto per se stessi. Se la fotografia che ho fatto appunto per immortalare un ricordo non piace agli altri poco male; essendo degli amatori non dovendo monetizzare con le foto ci possiamo permettere anche di non diventare matti di fronte al giudizio di un "cliente" che di fatto non esiste. E' quando non soddisfa me che mi viene voglia di migliorare ed imparare come rendere al meglio un momento in un'immagine.

Ma probabilmente questo differente modo di vedere la questione nasce dalle differenti motivazioni che ci hanno spinto a fotografare.


avatarsenior
inviato il 06 Novembre 2017 ore 20:06

Vero, Nolby. Ciascuno di noi ha le proprie molle.

avatarsenior
inviato il 06 Novembre 2017 ore 21:32

Comunicare non presuppone affatto un tipo di fotografia pensato. Nessuna forma artistida presuppone espressioni pensate. La fotografias meno delle altre, ma anche la musica, la pittura...

Se si dovesse pensare, disegnare, progettare, metà del jazz, del soul e della musica nera non esisterebbero, non esisterebbero le jam sessions e lo scat. Non esisterebbero probabilmente il dripping e la pittura gestuale. Non esisterebbero capolavori assoluti della fotografia. Dove sarebbero le innumerevoli fotografie street di Vivian Maier? Dove sarebbe il miliziano morente di Capa? (A meno di pensare che l'abbia fatto accoppare apposta...).

L'occhio è più veloce del cervello, nel cogliere e notare. Comunicare con la fotografia significa seguire l'occhio più che la mente. Ciò non significa che non debba esistere una foto costruita, pianificata (still life, paesaggio, ritratto in posa, ecc...), ma non ha l''esclusiva del comunicare. E' lecito e normale scattare e capire solo dopo cosa si è fatto (nel bene e nel male...MrGreenMrGreenMrGreen). E si comunica anche mostrando agli altri quello che l'occhio ha visto prima che la mente potesse capire.

avatarjunior
inviato il 06 Novembre 2017 ore 22:08

Secondo me devi pensare meno e scattare di piu', a tutto quello che hai attorno, la strada giusta arriverà da sè..

avatarjunior
inviato il 07 Novembre 2017 ore 12:30

@Vafudhr

fermare, imbracciare il mezzo e andare a scattare come non ci fosse un domani….

Credo sia la cosa la soluzione più adatta alla mia situazione.
Grazie

Ma credo che Andrea si trovi in questa situazione di dare una forma più coerente al suo impulso di fotografare e di ottenere poi un risultato (comunque importante per dare una finalità anche al viaggio) che lo soddisfi

Si, il mio post è stato creato per questo. Adesso mi sento un po' spaesato e “solo”, non tanto perché le mie foto non fanno like (kissene) ma xkè non riesco a creare foto che soddisfino in me stesso. Ho chiesto se si possa trattare dell'attrezzatura e dell'esperienza (che sicuramente pesano) ma i vostri consigli portano ad altre strade…la pratica con la MIA macchina ed il MIO occhio per trovare ME stesso nelle MIE foto. Per alcuni poteva essere un'ovvietà…per me non lo è.Se dovessi riuscire con soddisfazione sarebbe già un bel traguardo.
Il post mi sembrava interessante perché forse anche altre persone sono nella mia stessa situazione.

@Andrea Ferrari

Lascia perdere le pedanterie e recupera la spontaneità e il divertimento. Cosa fotografare lo deve decidere in primis l'occhio, anche se stai cercando un'inquadratura che hai ben definita nell'immaginazione. Il tuo soggetto è la realtà, e la realtà fa ciò che vuole, non si adegua al tuo pensiero…lavoraci sopra e divertiti. Take it easy.

Fantastico. Spero tanto di riuscirci.
Grazie

Comunicare non presuppone affatto un tipo di fotografia pensato. Nessuna forma artistida presuppone espressioni pensate. La fotografia meno delle altre, ma anche la musica, la pittura...
L'occhio è più veloce del cervello, nel cogliere e notare. Comunicare con la fotografia significa seguire l'occhio più che la mente

Non posso che condividere…pensare troppo mi fa sentire ridicolo e scontato…delle volte mi capita di avere la macchina accesa in mano e di chiedermi cosa c..zzo sto facendo?
Sono all'inizio lo so…e sto facendo il tutto solo per hobby…comandi delle reflex..regola dei terzi…posizione della luce…sono cose che stanno diventando “automatiche” da poco. Forse chiedo troppo a me stesso….( Take it easy)
Magari questo tuo consiglio può aiutarmi di brutto.

@Maurizio Colombini

Dando per scontato che ognuno fa qualcosa sulla base del proprio bagaglio culturale (quindi sociale, educativo, etc.), ciò che può far distinguere dalla massa è lo stile.
Non è indispensabile fare cose fuori dal comprensibile, secondo me: basterebbe smettere di adeguarsi al linguaggio che va per la maggiore e cominciare a parlare col proprio vocabolario.

Allora io sono già condannato!..lo stile esce con la pratica…la pratica se si ha cultura…la cultura….da tutto e tutti.
Tuttavia sono d'accordo con la tua metafora…

Riassumendo: con l'impegno e una certa dose di sfacciataggine ci si può divincolare dal "già visto dappertutto" per approdare al "già visto da qualche parte". Sarebbe già un importante progresso nel processo di realizzazione del proprio stile.

Sono d'accordo…e per evitare questo, lo dicevo all'inizio della discussione, il confronto e l'informazione…anche questi post…sono fondamentali…secondo me.

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