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Come si fa a definire una foto emozionante?


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avatarsenior
inviato il 02 Novembre 2017 ore 9:43

Beh, però è forse quell'essere " uguali a 1000 altre" che rende l'idea del fatto che, per molti osservatori, foto come queste racchiudano elementi emozionali di "larga condivisione"


Esattamente quello che cercavo di dire prima.
Le foto posatate da Ooo... se non proprio emozionare un po' mi creano empatia.
Ma dopo un paio di secondi subentra la lettura più ragionata che mi fa interpretare quelle foto come si ben fatte ma anche banali/studiate a tavolino. Questa mia valutazione è data da un background di visione di altri milioni di foto simili
Un po' come diceva Robot esistono diversi piani di lettura.
Farli quadrare tutti non è facile e nemmeno sempre necessario se il target è ristretto.

Per me l'emozione se c'è meglio ma non è una condizione ne "sufficiente" ne "necessaria" per avere una foto riuscita.

avatarsenior
inviato il 02 Novembre 2017 ore 14:31

Mi chiedo, però, se esista questa universalità: culture così diverse tra loro, come quelle che possiamo 'toccare' in un mondo globale o globalizzato, sono suscettibili davvero di provare emozioni comuni?

Pensiamo ad esempio a una 'corda' dell'emozione: quella dello humor. E' davvero universale?


Opisso@ animali e bimbi, nella loro espressione, non prevedono istruzioni o posa.

Paolo Longo@
sull' universatà porto la piramide dei bisogni di Maslow come esempio:

La priamide prevede che per arrivare alla vetta devono essere soddisfatti i bisogni sottostanti.
Al gradone + basso si trovano i bisogni base, salendo in cima quelli di autorealizzazione.
Salendo va a scomparire sempre + l'universalità iniziale nel soddisfacimento individuale.

Allo stesso modo, come già ho provato a dire, qualcosa può avvenire a livello d'emozioni.
Allontanandosi dall'universalità di cui l'umano è dotato, si va su eventi culturali ed esperenziali specifici e quindi + di nicchia e meno universali.
Tutti dobbiamo ugualmente dormire, chi + chi meno, o mangiare cioè introdurre calorie, proteine, ecc..., almeno se si tratta di sfamarsi. Ma se si tratta di autorealizzarsi, il cibo può diventare supporto al rito, e da una cultura all'altra si differenzia il cibo, non nella consistenza elementare ma nella concettualità culturale dello stesso, diversificandosi per presentazione e gusto diventa motivo di status ed autostima. Il giaciglio per dormire e il come si dorme uguale, da un paese all'altro si differenzia il contorno, ma il bisogno fondamentale è di base.

Quindi dico, la base c'è, uguale per tutti anche a livello emozionale. Siamo a quei livelli dove c'è + differenza tra un'età e l'altra piuttosto che tra una cultura e l'altra, proprio perchè sulla primarietà tutti gli uomini (come qualsiasi animale) si distinguono di + per fattori intrinseci che per fattori appresi. Per es. tutti gli uomini sono buoni ciucciatori di latte ad una certa età (come tutti i mammiferi), e sono migliori procacciatori di cibo ad un'altra, anche se chi con le frecce, chi mietendo il grano e chi andando in ufficio.

Poi ritorno sulla metacomunicazione , molto importante.
è un po' come la Stele di Rosetta, come scrivere una fotografia in 3 o + lingue contemporaneamente.

user90373
avatar
inviato il 02 Novembre 2017 ore 15:16

C'è da distinguere l'uomo dalla persona tenendo presente che molto spesso la persona non è l'uomo che crede d'essere. In questo contesto la fotografia "emozionale" potrebbe esser quella che va a toccare l'uomo nascosto in ogni persona. Eeeek!!!

P.S. Non ho fatto distinzione fra uomo e donna perchè sembra che anche la percezione che una persona ha del proprio sesso sia dovuta a fattori culturali. Qundi "uomo" inteso come essere umano. Sorriso

avatarsenior
inviato il 02 Novembre 2017 ore 17:10

Maslow come moltissimi altri in tutta la psicologia/ psichiatria occidentale ha cercato di spiegare catalogando e schematizzando i bisogni fisici ed emotivi dell'uomo.Ma arrivano tutti alla stessa conclusione :hai dei limiti, hai qualcosa di sbagliato ....in realtà siamo perfetti.;-)
La realizzazione loro la vendono, mentre è già dentro di noi;-);-)

avatarsenior
inviato il 02 Novembre 2017 ore 19:09

@0oo: d'accordo su quanto sostieni con l'esempio della Piramide, ma continuo a ribadire il fattore 'culturale' e cerco di spiegarmi.

Ci sono alcuni generi fotografici nei quali il 'momento congelato' dallo scatto allude a un prima e a un dopo, nel senso che ognuno può, liberamente, immaginare una sorta di storia costruita intorno all'immagine ( cosa che non può avvenire con il cinema o col video, nei quali la storia è imposta dal susseguirsi delle immagini in un dispiegarsi obbligato ). Succede allora che una scena ritratta, una 'candid', una cosiddetta foto di strada, la foto di un evento, implichino comicità, pathos, curiosità, nostalgia, riprovazione, commozione...insomma, emozioni, appunto, che possono scatenarsi.
Però credo che il tutto sia subordinato all'età ( giustamente lo fai notare commentando la Piramide ) e anche alla cultura in cui è stato formato l'osservatore.

Il senso dell'umorismo cambia con l'età e con l'epoca ( come e di cosa ridevano i nostri nonni o bisnonni?).
Un cinese o un africano può sempre capire le allusioni di una foto, che so, di Erwitt o di HCB o di Eggleston, solo per buttare lì qualche nome, nelle quali l''occidentalità' è necessaria per esprimere e per comprendere ciò cui lo scatto inevitabilmente allude, con le conseguenti serie di emozioni che è capacfe di suscitare?
Ovviamente non sto istituendo gerarchie di contesti culturali tra oriente e occidente o tra nord e sud del mondo !
Sto solo dicendo che certi generi fotografici, più essi sono capaci di allusività, più sono legati a culture.
In questo senso, penso che la foto di un paesaggio, se è capace di emozionare, sia più suggestiva su una piùampia platea di osservatori in senso culturale.

Mi scuso per la prolissità dell'intervento, ma tengo a chiarire...;-)

avatarsenior
inviato il 02 Novembre 2017 ore 19:54

non solo cultura, ma semplice esperienza personale. in un sunto il proprio vissuto.
ma se leggi il mio primo post a pag. 1 è la prima cosa che ho detto, con l'esempio della zia cieca e con i baffi.

Perchè allora rimarco tanto sulla "universalità"?
Perchè c'è un altro versante oltre quello che tu esprimi chiaramente qui sopra, ovvero quello del target che leggi sempre nel mio primo post.

Ci sono cose che emozionano unicamente una persona.
Ma la foto "emozionante" se ne parliamo in condivisione, non sarà la foto che ha me colpisce per il mio vissuto personalissimo su un evento che so essere unico.
Io guardo quella foto e ho un tuffo al cuore ma potrei essere consapevole che si tratta di un MIO tuffo al cuore perchè una certa cosa mi ricorda.

Se parliamo di foto emozionante, tornando al titolo del topic, è un po' come se parlassimo del gatto, degli occhi del gatto della coda del gatto dei suoi artigli, delle cose gattine. Poi mi si può obiettare che il gatto manx non ha coda e lo spinx è nudo, e sempre gatti sono. Ma cadiamo nella particolarità.
La foto che ha una certa particolarità emozionerà anche una stretta cerchia di umani, ma quella che raccoglie elementi universali copre un più vasto pubblico. Ricerca questa, cara ai pubblicitari ovviamente, ma rilevante.

avatarsenior
inviato il 02 Novembre 2017 ore 20:02

MrGreen

avatarsenior
inviato il 03 Novembre 2017 ore 8:59

Ci sono cose che emozionano unicamente una persona.

Barthes nella sua camera chiara lo chiamava punctum. Resta un aspetto intrinseco della fotografia ma essendo al di fuori della volontà del fotografo ha poco senso "valutarlo" nel giudizio critico della foto.

Un cinese o un africano può sempre capire le allusioni di una foto, che so, di Erwitt o di HCB o di Eggleston, solo per buttare lì qualche nome, nelle quali l''occidentalità' è necessaria per esprimere e per comprendere ciò cui lo scatto inevitabilmente allude, con le conseguenti serie di emozioni che è capacfe di suscitare?
Ovviamente non sto istituendo gerarchie di contesti culturali tra oriente e occidente o tra nord e sud del mondo !
Sto solo dicendo che certi generi fotografici, più essi sono capaci di allusività, più sono legati a culture.
In questo senso, penso che la foto di un paesaggio, se è capace di emozionare, sia più suggestiva su una piùampia platea di osservatori in senso culturale.

Per forza più una lavoro è ricercato più entra nello specifico. Universalità spesso (non sempre) è sinonimo di banalità.
Comunque non prenderei Eggleston come un riferimento di fotografia che emoziona MrGreen

La foto che ha una certa particolarità emozionerà anche una stretta cerchia di umani, ma quella che raccoglie elementi universali copre un più vasto pubblico. Ricerca questa, cara ai pubblicitari ovviamente, ma rilevante.

Non so se possa esistere una foto universale (prendendo come riferimento la popolazione umana). Forse* si. In pubblicità spesso gli spot hanno particolari diversi a seconda di dove sarà trasmesso.

*: non sono un antropologo e conosco poco delle altre culture. Una mia conoscente mi ha introdotto a qualche concetto estetico Giapponese e sono rimasto di sasso nell'apprendere le loro catalogazioni.
www.cultorweb.com/J/FC.html
Poi certo, anche un occidentale può apprezzare Kurosawa anche se magari non riuscirà mai a cogliere tutto...

avatarsenior
inviato il 03 Novembre 2017 ore 9:11

sembra strano, come se fosse difficile capire che ogni umano ha il suo dna ma esiste un dna umano. MrGreen

e pensare che è allo studio la comunicazione universale oltre l'umano sia in finction
www.focus.it/scienza/scienze/la-scienza-di-arrival-ovvero-come-parlare
sia in modo più pragmatico
www.pagina99.it/2016/09/21/questa-tribu-ci-insegnera-come-parlare-con-
www.iltascabile.com/scienze/comunicare-con-gli-alieni/

ma in fondo è normale, è umano! MrGreen
gli uomini tendono ad eliminare il fondo per cercare il particolare.
il fondo, il substrato, è dato per scontato.
Nelle emozioni in fotografia non si denota fino a quando qualcosa non lo evidenzia o non lo isola.

avatarsenior
inviato il 03 Novembre 2017 ore 9:46

Wilhelm Reich, uno dei padri della psichiatria ed allievo di Freud, parlava tranquillamente con gli alieni fu incarcerato e morì in cause misteriose in prigione....Parlare con gli alieni è possibile per qualcuno, l'importante è poi rimanere zitti.....MrGreen

avatarsenior
inviato il 03 Novembre 2017 ore 9:51

parlare e comunicare sono due cose differenti.
come differente è la lingua dalla mimica facciale.


dove la seconda ha un'applicazione + universale della prima, non serve conoscere l'italiano o l'inglese, il cinese o il russo, e si può anche essere sordomuti.

tanto che poi sono stati inventati questi:MrGreenSorriso;-):-PEeeek!!!ConfusoSorryTriste ( emot icon)


;-)

avatarjunior
inviato il 03 Novembre 2017 ore 13:59

Insomma, esiste o non esiste L'EMOZIONE PREDITTIVA?

user90373
avatar
inviato il 03 Novembre 2017 ore 14:26

@ Il Puma
Insomma, esiste o non esiste L'EMOZIONE PREDITTIVA?


Se fosse possibile prevedere l'emozione questa non sarebbe più tale, andando a somigliare ad un bisogno indotto, quindi alla domanda si potrebbe rispondere NO! Confuso

avatarsenior
inviato il 03 Novembre 2017 ore 14:37

@ Opisso: molte foto di Eggleston mi emozionano MrGreen

In ogni caso l'intuizione del 'punctum' di Barthes, soprattutto nella sua distinzione dallo 'studium', mi sembra una tappa felice e significativa nel percorso ( faticoso e incerto ) per capire in cosa consista l'emozionante in Fotografia.

@0oo: il discorso si allarga, ma continuo a credere che la cultura e la formazione culturale dell'individuo giochino un ruolo determinante. Il che, però, implica anche un discreto grado di soggettività nel definire l'emozione.

Io, personalmente, ho tre tipi di formazione che, ormai, a quasi 70 anni, tendono a intrecciarsi irrevocabilmente: una musicale, una filologico-classica, una cristiana. Per questa ragione, certe foto non le prendo nemmeno in considerazione ( non per spocchia, s'intende, ma per 'affinità' di formazione ). Certe altre, invece, mi emozionano. Perché?

Mah, non sempre è facile dirlo: chissà quanti richiami inconsci a un'età felice; a un mondo rassicurante e tramontato; a un'eleganza senza tempo che ha un certo...profumo; a certi stilemi assorbiti e depositati nel tempo; a certe pulsioni sotterranee...
E credo che così sia per chiunque.

Non sono assetato nè di definizioni, nè di conclusioni, ma anche a me piace, ogni tanto, approdare a qualcosa.
In questo caso, mi sembra che questo 3d, più lo si approfondisce, più tocca un tema davvero insondabile.
Ogni tanto mi chiedo: non è proprio l'indefinibile ciò che rende tutto meno noioso e ci stimola a cercare senza sosta?

avatarsenior
inviato il 03 Novembre 2017 ore 16:36

Ogni tanto mi chiedo: non è proprio l'indefinibile ciò che rende tutto meno noioso e ci stimola a cercare senza sosta?

Perfetto, ma il bello non è raccontarlo ma viverlo...;-)

Che cosa ne pensi di questo argomento?


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