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Se una foto deve, il fotografo deve anche lui?


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avatarsenior
inviato il 08 Novembre 2017 ore 10:09

è soprattutto nel caso del fotoamatore che la fotografia registra anche l'imponderabile, ciò che non abbiamo pianificato e che, perciò, spesso non abbiamo nemmeno cercato.

Sono d'accordo ma bisogna mettere i puntini sulle "i".
L'imponderabile c'è per tutti altrimenti sarebbe buona la prima. E la differenza tra il fotoamatore e il maestro non è tanto la capacità di avere tutto sotto controllo (questo aspetto serve solo per discernere metodo e genere) ma la capacità del secondo di sapere cosa cercare, dove cercarlo, come aumentare le probabilità di riuscita, e come trasformare l'imponderabile a elemento valorizzante.
Vedere per dire Winogrand tanto per ri-citare un ottimo esempio.
Insomma sintetizzando direi che il fotoamatore registra quello che non ha nemmeno cercato semplicemente perché non ha niente dentro di se da cercare.

avatarsenior
inviato il 08 Novembre 2017 ore 15:34

@ Opisso: fermo fermo fermo!

Insomma sintetizzando direi che il fotoamatore registra quello che non ha nemmeno cercato semplicemente perché non ha niente dentro di se da cercare.


mi interessa molto capire meglio quello che intendi dire: puoi spiegarti meglio?
;-)

avatarsenior
inviato il 08 Novembre 2017 ore 15:39

secondo me è semplicemente che molti amatori hanno poca ricerca sia a livello fotografico che in genere.
Si cerca lo sfocato perfetto oppure la foto molto "accademica", a volte la foto per puro caso racconta di più di quello che chi l'ha scattata ha in testa

avatarsenior
inviato il 08 Novembre 2017 ore 15:52

@ Labirint: con me sfondi porte aperte, però ci deve essere, da parte del fotografo ( amatore e non ) la capacità di decidere, anche a posteriori, se quell'immagine risponde o meno al suo gusto, alle sue idee; e allora decidere di renderla 'pubblica' senza fregarsene delle mode, dei consensi, nè di compiacere un pubblico addomesticato.

user90373
avatar
inviato il 08 Novembre 2017 ore 15:56

a volte la foto per puro caso racconta di più di quello che chi l'ha scattata ha in testa


E son proprio queste le soddisfazioni della vita.
Scherzi a parte, a volte è quasi meglio non cercare chissà quale sogggetto atto a rappresentare chissà quale idea, per lasciar spazio a quei soggetti che pur non cercandoli troviamo per incanto ad attraversarci la strada e che saremo in grado di riconoscere solo avendo la mente aperta a qualsivoglia stimolo. Sorriso

avatarsenior
inviato il 08 Novembre 2017 ore 17:05

mi interessa molto capire meglio quello che intendi dire: puoi spiegarti meglio?


Intendo che anche senza inventarsi niente dal nulla (magari copiando anche) e anche basandosi sul trovare (Street) e non sul creare (staged)... per essere autoriali le foto devono comunque rispecchiare qualcosa che è dietro all'obiettivo. A un certo punto la foto in se conta fino a un certo punto. Questo qualcosa che c'è dietro fa parte di una tua visione. Se non ce l'hai la foto buona singola la farai comunque. Se abiti nel Grand Canyon qualche foto buona di paesaggio buona la farai. Se vai in giro in una grande città dopo un mese qualche ritratto di soggetti interessanti ce l'avrai, se la modella è carina qualche scatto fotogenico lo farai...

Arrivati a un punto l'importante è capire cosa si cerca. Dove cosa non è solo il soggetto ma anche un pensiero. Che non deve essere per forza un'idea chiara di quello che si farà. Ma anche solo un'idea di come muoversi che ci appartiene.

A freccette se non hai il bersaglio è impossibile fare centro. Viceversa se ce l'hai puoi anche provare a tirare bendato, non diventerai un campione, ma prima o poi qualcosina uscirà fuori...
Qui ( generalizzando ) mi sembra che spesso si ragioni soffermandosi molto sul tirare le freccette e poco sul bersaglio.
Si parla di avere tutte le focali al mondo per coprire tutti i generi. Quando poi si discute di un genere in particolare se ne parla per luoghi comuni/automatismi: ritratto=modella, paesaggio=natura, Street=ritratto rubato. Sembra che l'importante sia smarcarsi tutto senza capire bene cosa si sta facendo e cosa cercare per distinguersi... Come si fa a progredire quando per crescere come "autore" bisognerebbe (secondo me) fare l'opposto. Ovvero operare in maniera più personale e "circoscritta".

Poi certo, stiamo parlando di ambito amatoriale dove spesso è giustamente più importante riprendere tecnicamente bene il soggetto. E dove una foto ricordo fatta bene ha molto più valore che una foto "artistica" fatta male.
Ma se, parlo per me, riuscissi finalmente a circoscrivere meglio qualche "vibrazione" buona che con un un po' di supponenza credo di avere dentro di me (anche se non particolarmente originale)... questo sarebbe secondo me aver progredito. Più di essere riuscito a fare 4-5 scatti particolarmente "validi"...





avatarsenior
inviato il 08 Novembre 2017 ore 17:16

a volte la foto per puro caso racconta di più di quello che chi l'ha scattata ha in testa

Su questo non ci vedo del male a prescindere se questo di più il fotografo lo sa riconoscere (anche a posteriori) e rientra nella sua cifra stilistica.
Il punto è anche proprio questo: un autore che ha una botta di fortuna la fa comunque rientrare nel suo corpus.
Mentre un Opisso qualsiasi, puoi scommetterci, che se sta lavorando ad una serie su un paesaggio a colori la botta gli capita su un ritratto che funziona meglio in bn... MrGreen
Cioè, ritornando all'esempio delle freccette, all'autore quel di più gli permette di fare centro nel suo bersaglio e non su quello a fianco...

avatarsenior
inviato il 08 Novembre 2017 ore 18:18

@Opisso:
grazie.
Chiaro e condivisibile.
Per questo mi ripeto sempre che dovrei avere un progetto fotografico.

Poi, si sa: si è stanchi, non si ha tempo, arriva qualche occasione...e il progetto si sgonfia.

Ma, se qualcosa sono riuscito a fare di soddisfacente almeno per me, è stato quando ho formulato un progetto, gli ho obbedito e, di conseguenza, ho mirato a un bersaglio che sapevo essere lì, per esser colpito. Sorvoliamo sul fatto che i centri devono ancora arrivareMrGreen

Comunque la tesi-Winogrand resta sempre in piedi: in fondo, anche quello è un progetto a 360 gradi, e poi...lui era lui...MrGreen

avatarsenior
inviato il 08 Novembre 2017 ore 22:59

@Opisso pensiero condivisibile, personalmente ho bisogno di sentire intimamente la situazione o progetto che sia ed allora scattando per raccontare faccio qualche foto da salvare. Ma se non interiormente la situazione scatto a cavolo ed in maniera svogliata e le inquadrature proprio non le vedo .....certo la vera composizione finale la faccio dopo in fase di sviluppo

user90373
avatar
inviato il 08 Novembre 2017 ore 23:42

Forse, sicuramente, sono strano, ai progetti penso quando non ho la fotocamera in mano, quando ce l'ho penso solo a fotografare e,una volta a casa, deposto il mezzo, riprendo a pensare a quale sarà il fine, essendo quest'ultimo un continuo divenire. Sorriso

avatarsenior
inviato il 09 Novembre 2017 ore 7:58

Ettore, credo che, se andiamo a scavare dentro di noi, siamo in parecchi a condividere il tuo ultimo pensiero Cool

avatarsenior
inviato il 09 Novembre 2017 ore 11:32

Per questo mi ripeto sempre che dovrei avere un progetto fotografico

Attenzione con tutto il mio sproloquio non intendevo dire che il progetto fosse condizione sufficiente o necessaria.
Se hai già una tua visone anche se non consciamente finalizzata... il progetto te lo "inventi" anche a posteriori* perché avrai molti scatti assimilabili e/o con caratteristiche comuni.
Viceversa se hai un progetto (es documentare il tuo quartiere) ma non uno "stile" o messaggio omogenei gli scatti potrebbero risultare difficilmente accorpabili.

*Pensavo che lavorare così fosse da dilettanti finchè non ho letto questo:
(Lee Friedlander.. non piace a tutti ma ha una visione estremamente originale e personale e inoltre è un fotografo molto intelligente e preparato)
erickimphotography.com/blog/2013/03/29/10-lessons-lee-friedlander-has-
Maria: “Do you work on a series of pictures about a particular subject until you exhaust it, or do you simply photograph and allow each body of work to emerge?”

Friedlander: “I just work and I throw the pictures in a box that says “X” or whatever, and eventually if the box gets full it merits looking at. I often work on two or three or four of those things at once. People tell me that they all look like they've been well thought out, and that's because I've worked on them for so long.


Ma forse dopo tutti questi discorsi è ancora lo stesso Friedlander che riesce in un'intervista a spiegare in maniera illuminatte tutto quello che ho cercato di dire fino adesso: www.johnpaulcaponigro.com/photographers/conversations/lee-friedlander/


Da leggere e incorniciare:

JPC ... I go to the desert to find the vastness of space and bring back minimalist compositions. You go to the desert and you find these marvelously intricate and unconventional compositions.

LF No. You are wrong. The desert looks like that. It's a tangle. You could isolate elements. Take portraits of cactus. The place to me looks like that. I mean not just to me. I think it looks like that and that is what I simply tried to make photographs of—what it looks like.

JPC Clearly there are many deserts and many ways of seeing the same desert , so there must in turn be many photographers, perhaps even many photographies.










user90373
avatar
inviato il 09 Novembre 2017 ore 13:46

@ Opisso

" Maria: “Do you work on a series of pictures about a particular subject until you exhaust it, or do you simply photograph and allow each body of work to emerge?”

Friedlander: “I just work and I throw the pictures in a box that says “X” or whatever, and eventually if the box gets full it merits looking at. I often work on two or three or four of those things at once. People tell me that they all look like they've been well thought out, and that's because I've worked on them for so long."


" JPC ... I go to the desert to find the vastness of space and bring back minimalist compositions. You go to the desert and you find these marvelously intricate and unconventional compositions.

LF No. You are wrong. The desert looks like that. It's a tangle. You could isolate elements. Take portraits of cactus. The place to me looks like that. I mean not just to me. I think it looks like that and that is what I simply tried to make photographs of—what it looks like.

JPC Clearly there are many deserts and many ways of seeing the same desert , so there must in turn be many photographers, perhaps even many photographies."


www.juzaphoto.com/topic2.php?l=it&t=2491572


avatarsenior
inviato il 09 Novembre 2017 ore 14:19

Il tuo link, anzi collegamento ipertestuale, non c'entra niente: non l'ho mica scritto io.
Se avessi trovato la traduzione avrei postato, anzi riportato (to post è inglese), quella...
Comunque è un'inutile polemica sull'uso della lingua straniera o non sei proprio in grado di tradurre le frasi citate?


avatarsenior
inviato il 09 Novembre 2017 ore 14:21

Anche se il PROGETTO non è il tema principale di questo 3d, io procedo così:
reportage su qualche luogo ( es: ambienti del Porto vecchio di Trieste )
contrasti forti in bn ( elementi architettonici o strutture )
Luoghi comuni ( ricerca su edifici o ambienti impoetici o disadorni )

ecc.

è logico che non fotograferò per tre mesi di seguito soltanto uno di questi temi: i progetti possono crescere in parallelo. Se qualche scatto non 'programmato' può avere coerenza con uno dei temi indicati ad esempio, vedrò se inserirlo in quella 'scatola', diversamente lo lascio dove sta.

Insomma: preparare qualche contenitore di scatti che abbiano coerenza tra loro e procedere in parallelo, compatibilmente col tempo, con le occasioni, con le energie. Buttarci dentro qualche risultato e poi, alla fine, organizzare i contenuti, scartare, conservare un progetto o, addirittura, abbandonarlo se non dà risultati soddisfacenti.

Sono un fotoamatore; non lavoro su commissione; posso permettermi, soprattutto, di divertirmi.

Che cosa ne pensi di questo argomento?


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