| inviato il 05 Gennaio 2017 ore 16:58
terne...oramai son cinquine, decine, tombole ! |
| inviato il 05 Gennaio 2017 ore 16:58
è una specie di prezzemolo il 135 |
| inviato il 05 Gennaio 2017 ore 17:02
Per il paesaggio io adopero solo tele. Qualche rarissima volta, ma proprio quando ho assoluto bisogno di un angolo di campo super adopero il mio 24-70/2.8 L ... rigorosamente (e ovviamente) regolato sulla focale 50 mm. |
| inviato il 05 Gennaio 2017 ore 17:12
Su aps-C.... Lascia perdere i samyang 14... non rende per nulla bene su questo tipo di macchine Meglio il 10-20! O se vuoi un fisso il 10 samyang... |
| inviato il 05 Gennaio 2017 ore 20:29
Sono dell'idea, comunque che tutto dipenda dal fotografo. Ognuno può dare il meglio di sé a qualsiasi focale, perché ognuno darà ad uno scatto il proprio tocco. Altrimenti è un po' difficile parlare di arte. Io mi aggiro la maggior parte delle volte sui 17 mm (che equivalgono a 27 mm di ff), non perché non voglia usare altre focali, ma perché mi piace l'effetto che da: mi piace che i piani non siano compressi, né distorti; mi piace perché permette di aggiungere qualcosa al primo piano che possa catturare l'attenzione, o dirigerla verso qualcosa sullo sfondo. È una focale che trovo molto adattabile, ma questo per i miei gusti e per il mio occhio. Trovo quasi inconcepibile per me fare foto a paesaggi con un tele e con questo non voglio criticare nessuno, anzi, complimenti a chi riesce a donare "maestosità" ad una montagna con un tele. Personalmente il mio tele l'ho usato quasi esclusivamente per animali (o montagne in lontananza). Io so di riuscire meglio con un medio e ho visto gente che riesce a fare meraviglie con i grandangolari spinti. Proprio questo è il bello della fotografia, permette a ognuno di dare il proprio tocco anche allo stesso paesaggio |
| inviato il 05 Gennaio 2017 ore 20:57
Il paesaggio, come peraltro qualsivoglia altro genere di fotografia, si può fare con qualsiasi focale ... quindi anche con i grandangolari. Ma quando vedo una sfilata infinita di paesaggi tutti ripresi con le solite ottiche, fisse o zoom non ha importanza, tutte immancabilmente regolate dai 20 mm in giù, e poi noto anche che tutte queste fotografie si caratterizzao per aver dei primi piani, e spesso anche dei cieli, inesorabilmente, pneumaticamente ... desolatamente VUOTI mi sovviene il dubbio che ci sia effettivamente qualcosa che non va! |
| inviato il 05 Gennaio 2017 ore 21:16
Un cielo può essere desolatamente vuoto, come magnificamente terso, i primi piani possono essere brutti, stonantu con il resto della foto, ma possono anche darle armonia, guidarci verso lo sfondo, aiutare a dare dimensione alla foto... tutto sta nel fotografo, nel suo modo di fare |
| inviato il 05 Gennaio 2017 ore 21:28
Fotografare il cielo è una delle cose più difficili in assoluto. Lo vedi a occhio e sembra la cosa più bella del mondo, scatti la foto, la vai a rivedere e se non fa cagare del tutto avrai realizzato l'ennesima banalità |
| inviato il 06 Gennaio 2017 ore 14:24
Avete ragione cari Samuele e Dario ... ma i primi piani pneumaticamente vuoti, e gli altrettanto piatti e anonimi cieli, che saranno pure immensi finché volete ma pur sempre piatti restano, credo di non essere l'unico a vederli in giro per il web ... e pure in mano a fotografi alquanto noti! |
| inviato il 06 Gennaio 2017 ore 17:10
Il tema del trattamento del cielo meriterebbe un approfondimento; va comunque messo in relazione al fine e al soggetto della fotografia che si pratica. Se mi è concesso un breve OT, ricorderò come i coniugi Berndt e Hilla Becher, fondatori della Scuola di Düsseldorf, fotografavano solo nelle giornate plumbee con un cielo chiaro e uniforme, in modo che eventuali nuvole non costituissero un "elemento di distrazione" dalle Anonyme Skulpturen* che rappresentano il solo soggetto delle loro foto: www.juzaphoto.com/topic2.php?l=it&t=1712082 Anche Gabriele Basilico, nel suo celebre Ritratti di fabbriche (1978-1980), in cui mostra una notevole affinità, sia di soggetto che di poetica con i coniugi Becher (di cui fu molto amico), opta per un cielo uniforme, anche se in genere più scuro di quello che trovi nelle foto dei Becher: www.mufoco.org/collezioni/fondo-gabriele-basilico/ Basilico adottò un registro completamente differente quando realizzò le immagini per il libro Bord de mer (1990). In questo caso un cielo corrugato con le nuvole ben evidenziate era fondamentale per rendere l'atmosfera e il genius loci delle coste settentrionali della Francia. Probabilmente la foto più celebre di questo libro è Le Tréport
 Qui abbiamo una documentazione del lavoro effettuato in camera oscura per ottenere quel cielo: www.juzaphoto.com/topic2.php?l=it&t=1674540&show=5 Chiudo l'OT perché si potrebbe proseguire all'infinito, semplicemente quello dei Becher e di Basilico mi sono sembrati esempi significativi in proposito. * Tale è il titolo di un loro fondamentale libro del 1959: column.no/content/uploads/2014/11/Berndt-and-Hilla-Becher-Anonyme.jpg |
| inviato il 06 Gennaio 2017 ore 17:22
Le rocce in primo piano vanno molto bene, se c'è un problema è perché il porto sullo sfondo è insignificante di suo, ci sono solo luci abbaglianti senza niente di interessante. Se fai la stessa inquadratura con dietro una bella città chiaro che cambia tutto. |
| inviato il 06 Gennaio 2017 ore 17:26
In effetti Dario fa abbastanza schifo Pdr sbagliato con gli scogli (brutti) in primo piano che non fanno altro che creare una barriera per l'occhio oltretutto sovraesposti così come tutte le luci e cielo vuoto ed insignificante . Con il grandangolo bisogna saper scattare di fino ed il PDR va scelto con perizia e già solamente pochi cm in avanti e indietro o in basso o in alto fa la differenza del mondo |
| inviato il 06 Gennaio 2017 ore 17:39
Penso che sia, come dice Mars4ever, il soggetto, ovvero quel porto, ad essere poco "fotogenico". Vero che quegli scogli non sono una gran bellezza e così chiari attirano parecchio l'occhio. Però anche a non prenderli o prenderli diversamente, magari oscurandoli con una maschera, non so se si risolverebbe molto. Ho proprio paura che sia una location che si presta poco, anche a un altra ora della giornata. |
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