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Va bene il progetto, ma va bene anche no... :D Voglio dire che la progettualità può aiutare a trovare motivazioni ma, a seconda dei casi, può essere importante anche recuperare il lato ludico e giocoso del fare foto, o lo sperimentare. Un progetto implica delle aspettative rispetto l'obbiettivo che ci si pone, l'unica aspettativa del giocare invece è divertirsi, almeno inizialmente, poi dal gioco può anche nascere un progetto. Non è detto che sia per forza necessario uscire di casa, si può "giocare" anche in casa, accendere la macchina fotografica e girare per la casa a caccia di foto, hai mai visto il tuo divano, il tuo tavolo o le tue tende attraverso il mirino della macchina fotografica? Hai mai aperto un libro su un tavolo vicino a una abat-jour e fotografato le parole stampate? Per vedere con occhi diversi ciò che ci circonda non è necessario uscire di casa :-)
si ma il gioco alla lunga stanca e poi chi dice che uno non possa fare un progetto anche sperimentale o ludico ?
user14286
inviato il 06 Settembre 2016 ore 19:58
anche sulla familiarità con i luoghi sarei in disaccordo. infatti, fosse così, dovremmo riuscire a fare ottimi scatti semplicemente nel luogo dove abitiamo, o dove siamo comunque abituali... io per esempio, vorrei riuscire a riprodurre in fotografia almeno una parte della magia dei luoghi della mia infanzia, che ovviamente conosco benissimo, ma ogni volta che scatto è una delusione; comincio a pensare che quella magia sia solo nei miei occhi, e che le foto invece, mi sbattano in faccia la cruda realtà...
Io l'ispirazione la traggo parlando e condividendo la passione per la fotografia con altre persone. Magari chiaccherando d'avanti ad un caffè facendo le 3 di mattina. Si imparano un sacco di cose.
“ Io l'ispirazione la traggo parlando e condividendo la passione per la fotografia con altre persone. Magari chiaccherando d'avanti ad un caffè facendo le 3 di mattina. „
Lo farei volentieri anch'io. Poi però mi ricordo d'aver messo la sveglia alle 4 per andare a lavorare e la passione svanisce in un battibaleno.
Quoto in toto Franco (Jeronim)! Mi viene anche da parafrasare una nota canzone degli anni '80: non esistono leggi in fotografia, basta essere quello che sei, lascia aperta la porta del cuore e vedrai che una foto è già in cerca di te. In soldoni: cresci nelle tue sedimentazioni culturali e saprai cosa fotografare!
Non c'era un fotografo quasi sconosciuto che diceva che nelle foto che scatti non c'è solo un immagine ma ci sono le foto che hai guardato, la musica che hai ascoltato, le persone che ai conosciuto e i libri che hai letto ? Metti la macchina in cassetto per qualche tempo, vai in giro a cercare spunti e a fotografare con l'occhio e la mente. Osserva, parla, cerca , leggi, vedi le immagini e capisci perché alcune ti colpiscono. Vedrai come migliorano le cose ....e indovina perché ti rispondiamo in tanti !
Non scrivo quasi mai nei forum anche se li leggo spesso ma questa volta vorrei dire la mia opinione che ovviamente non avrà gran valore ma parlo per esperienza personale. Molti buoni suggerimenti ti sono stati dati il mio è questo: guarda le foto che hai scattato finora e individua i temi che ti sono più geniali perché solo fotografando ciò che ami, ciò che ti emoziona, ciò che conosci meglio riesci a dare il meglio di te stesso; se un soggetto ti da delle emozioni, delle sensazioni particolari ti è più semplice catturare e trasmette a chi osserva le tue foto dette sensazioni. E' ovvio poi che bisogna conoscere più approfonditamente possibile i soggetti che si vuole fotografare ( ad esempio è impensabile andare a fare delle foto ai monaci del Tibet se non si conosce la storia del Tibet e tanto meno il passato dei monaci), ma non si faranno neanche ottime foto di paesaggi se non si è disposti ad alzarsi quando è ancora buio e magari freddo per fare un'alba dalla cima di una montagna o paesaggi innevati se non si è disposti ad affrontare il freddo e lunghe camminate. Detto questo quello che dici credo che succeda un po' a tutti e ad un certo punto si esaurisce l'interesse per un tema ed allora bisogna cambiare genere e quindi riiniziare tutto da capo.
ma può essere anche una lunga pazienza per arrivare dove pensi di non poter arrivare mai.
Se non c'è il vento della passione che ti anima, sospendi finché non lo sentirai.
Solo tu puoi sapere quello che senti e quello che cercherai.
Buona serata
Patrizio
user5652
inviato il 06 Settembre 2016 ore 23:46
“ io per esempio, vorrei riuscire a riprodurre in fotografia almeno una parte della magia dei luoghi della mia infanzia, che ovviamente conosco benissimo, ma ogni volta che scatto è una delusione; comincio a pensare che quella magia sia solo nei miei occhi, e che le foto invece, mi sbattano in faccia la cruda realtà... „
Ciao Veleno, questa mi incuriosisce molto per due motivi: primo perchè è una cosa che ho già fatto anch'io, secondo perchè non comprendo cosa significhi per te " la cruda realtà ".
Posso capire se quei luoghi sono stati completamente trasformati dall'edilizia, praticamente non esistono più quelli dell'infanzia, ma se esistono ancora e quasi intatti, o con piccole modifiche, sono sicuramente fotografabilissimi. Poi con un pizzico di creatività, sia nelle riprese (da piccoli guardiamo il mondo da una prospettiva diversa...) sia nella post produzione, dovrebbe riemergere facilmente almeno una parte della tua infanzia. Guardando quelle foto, altri probabilmente non capirebbero e non proverebbero mai le stesse emozioni tue, semplicemente perchè in quei luoghi non riconoscerebbero la loro infanzia. Infatti queste foto hanno un significato ed un valore soprattutto per noi che le facciamo.
Relativamente alla post produzione, in questo momento mi stai facendo ricordare un fotografo russo, Sergey Larenkov ed il ricorso alla computational rephotography.
“ Io ho cominciato a fare foto migliori quando ho smesso di ricercare a tutti i costi il risultato e ho iniziato a fotografare soprattutto per me, e solo ciò che mi piaceva e mi ispirava. Oltretutto è molto più appagante. „
Quoto al 100% Photogero. Be yourself. E non vale solo per la fotografia.
Alessio...non dirlo a me... Era solo la cronaca di un sabato quasi qualunque in cui ho conosciuto per la prima volta francesco merenda. 12 ore di chiacchiere non programmate. Usciti per un caffe alle 15.30 siamo rientrati a casa alle 3.30. Poi chiaro, rientri a casa e ti scontri col quotidiano ed ognuno ha il suo.
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