| inviato il 15 Luglio 2016 ore 0:11
Gerr.... e a me lo dici, che faccio pure un inutile topic proponendo di rifuggire le "categorie"?!? |
| inviato il 15 Luglio 2016 ore 0:14
Infatti, era per rimarcare mica per polemizzare. Questa diffidenza per gli stereotipi sarà generazionale? |
| inviato il 15 Luglio 2016 ore 0:16
Non so: la mia analista è comunque convinta che è fondamentale volerci tutti bene.... |
| inviato il 15 Luglio 2016 ore 0:18
Ama il prossimo... se ami te stesso. |
user33434 | inviato il 15 Luglio 2016 ore 0:18
La questione è tutto fuorché semplice. Il problema esiste ed è avvertito in tutte le forme d'arte, gli autori a volte ci giocano usando generi ritenuti diversissimi in contemporanea. Per come la vedo io è davvero raro che un artista si preoccupi di catalogare il proprio lavoro e quando lo fa finisce per rinchiudere la sua possibilità espressiva in paletti inutili. Questo duro e talvolta frustrante compito rimane ai critici e agli storici. |
| inviato il 15 Luglio 2016 ore 0:24
Sì, diciamo che le categorie fanno comodo per gli studi di settore... è periodo |
| inviato il 15 Luglio 2016 ore 0:27
Francesco devo dire che concordo pienamente con il tuo pensiero...purtroppo con il tempo in genere si perde la spontaneità e l' effetto sorpresa nello scoprire le tante possibilità che offre la propria fedele attrezzatura e ci si va via via sempre più ridiscenducendo ad un specifico tipo di fotografia... |
| inviato il 15 Luglio 2016 ore 6:23
c'è qualcosa che ancora mi sfugge. stiamo parlando di come affrontiamo personalmente la fotografia o come classifichiamo la nostra fotografia? perchè nel primo caso non credo di essere il solo ed unico a cercare di progettare o quantomeno definire gli scatti che andrò a fare,ad esempio francesco,la tua incantevole "inside man",quanta preparazione mentale e poi tecnica ha richiesto? non credo che per la preparazione di quella fotografia,magnifica,tu ti sia affidato al momento o al caso,che poi tu non voglia contestualizzarla all'interno di un catalogatore mi trovi in accordo,ma il prima credo ci sia stato,la tua mente credo sia stata per un bel pezzo di tempo su quell'immagine e sul come svilupparla. |
| inviato il 15 Luglio 2016 ore 8:21
“ Pensando che se il fotografo si arricchisce farà forse buone cose, mentre all'opposto rischierà di chiamare "progetto" qualche ordinata serie di fotografie con comune denominatore... „ Una massima del genere cello' tatuata nel mirino! ! |
| inviato il 15 Luglio 2016 ore 8:43
Un dubbio che mi porto dietro da anni: fotografare dei bambini che giocano a pallone in camporella circondati da casolari, e con sullo sfondo montagne, praterie, sole, cielo e nuvole... è da considerarsi ritratto ambientato? Street? Fotografia sportiva? Paesaggio con elementi umani? Lo chiedo perché sono in procinto di acquistare una nuova reflex, specifica per questo fantomatico genere al quale voglio approcciare. Mio nonno saggiamente dice che l'uomo, prima dell'avvento del digitale, anziché avere le dita, aveva delle lancette. Secondo voi è vero? Sono davvero desideroso di imparare. Possiedo già due ottiche, un 20-21 f3,4 UMC VRVII, e un 2mm f19 APO-Maya (1936). Chi può darmi una mano?? Davide dei Davidi |
| inviato il 15 Luglio 2016 ore 9:03
“ Per la seconda nota (genere e categoria): credo che chiunque direbbe che, per esempio, Salgado faccia fotografia "di un certo genere". Ma trovo assurdo pensare che Salgado pensi "vado a fare street". Nel suo "genere" c'è il ritratto, la foto di strada, la dimensione urbana, il documento.... Quindi, che per attitudine o bisogni personali si possa scegliere di dedicarsi un "genere" di fotografia è cosa differente, a mio avviso, rispetto al categorizzare le diverse tipologie di scatto e muoversi di conseguenza. Lo dico senza giudizio, non che una cosa sia bene e l'altra male. Solo, credo siano cose diverse tra loro. „ Mi sembra che il succo sia tutto qua. Le categorie sono utili e servono per parlare, trovare, organizzare. Poi ognuno deve trovare il suo stile la sua impronta che può o meno sovrapporsi a un determinato genere, non ha importanza. Il problema può nascere quando il genere a cui si pensa di "appartenere" pone delle "limitazioni". Es nella street si usano i grandangoli, nel ritratto lo sfuocato ecc. Le "limitazioni" dovrebbero essere date dal modo di sentire. Se io faccio fotografia di strada e sento che in una determinata circostanza "devo" usare il tele non mi devo porre problemi se è street o meno. Anche la questione progetto è un falso problema. Se uno ha un suo stile, un suo modo di percepire la realtà... anche quando scatterà foto senza alcuna "premeditazione" succederà che un buon numero di foto saranno accorpabili anche a posteriori. Magari se non in un vero "progetto/reportage" di certo in un armonico e "omogeneo" portfolio. Bresson non credo abbia premeditato "oggi esco e vado a scattare la foto di un tizio che salta una pozza d'acqua"... Ma se si raggruppano le sue foto queste risultano omogenee sia concettualmente (attimo decisivo) sia come stile (composizione da manuale con il 50mm)... Quando una fotografo ha un suo preciso stile (è un "autore") e anche una foto postata singolarmente acquista notevole "spessore" perché è immediatamente riconducibile al corpus del lavoro del fotografo che la "sorregge". Motivo tra l'altro per cui nella critica fotografica sapere chi ha fatto una foto può giutamente influire sulla lettura della stessa aiutandola a "contestualizzarla". |
| inviato il 15 Luglio 2016 ore 12:08
Poco o tanto, tutti ragioniamo per categorie; sembra essere una condizione tipica dell'essere umano. La cosa importante, a mio avviso, sarebbe che ognuno riuscisse a crearsi categorie "proprie", basate unicamente sulla stratificazione del proprio vissuto, mediata dalla propria personalità, sensibilità ecc. (e ogni tanto riuscisse ad uscire pure da quelle ) Poi è chiaro che in fase di "consultazione" le categorie standardizzate aiutano ad orientarsi, però in effetti non sono sempre così logiche; ad esempio: macro!?! Una categoria basata unicamente sull'aspetto tecnico, come se non ci potesse essere un legame narrativo con soggetti e tematiche che non necessitano di essere riprese dall'1:1 in poi; forse che certe macro "ambientate" sfigurerebbero nelle foto di paesaggio? (è una provocazione, ma fino ad un certo punto) |
| inviato il 15 Luglio 2016 ore 12:53
@ Filtro... “ c'è qualcosa che ancora mi sfugge..... „ Carissimo, è normale credo, nell'ambito di una discussione "pubblica", che si verifichino vari divagazioni sul tema, senza necessariamente essere ot. Il topic infatti, come già più volte ho detto, non nasce per proporre "progetto vs casualità", ma per chiedersi se il pensiero per categorie (peraltro da altri predisposte) incida sul nostro modo di pensare e vivere la fotografia. Per quel che tu dici, certamente anche le mie foto sono pensate, se non completamente costruite alla bisogna Ma il punto è un altro per me, e uso ancora un esempio: Io sono favorevolissimo all'esistenza del matrimonio. Ma sono certamente contrario al pensiero che sia degno di considerazione solo chi decide di sposarsi Caneca... “ Un dubbio che mi porto dietro da anni: fotografare dei bambini che giocano a pallone in camporella...... „ Vedi? Non ti applichi, come sempre! Comunque, nel dubbio, "concettuale" @ Opisso: spero che qui, o in altri topic, si possa ripartire dalle tue considerazioni, che veramente trovo sovrapponibili pressochè in toto al mio modo di osservare la faccenda. “ Anche la questione progetto è un falso problema. Se uno ha un suo stile, un suo modo di percepire la realtà... anche quando scatterà foto senza alcuna "premeditazione" succederà che un buon numero di foto saranno accorpabili anche a posteriori. „ Qui, sempre a mio modesto parere, c'è l'essenza di tutto. E l'insegnamento rivolto al "progetto fotografo" piuttosto che al "progetto fotografico" sarebbe preferibile per questo... Daniele.... “ Poco o tanto, tutti ragioniamo per categorie; sembra essere una condizione tipica dell'essere umano „ E questo è certamente vero. Ma il tipo di categorie che accettiamo (o che costruiamo) fa un'enorme differenza nelle azioni che poi produciamo. Pensa se nella germania nazista le categorie fossero state "brave persone e filibustieri" piuttosto che "ebrei e ariani"... Restando al nostro terreno, io ho sempre preferito, ripetto a "street o ritratto ambientato", per esempio "foto bella o foto brutta", o magari "foto capace di esprimere un potenziale dell'esperienza umana e foto ricercante il bello per una via più formale", sempre con le sfumature del caso. Non dico che sia meglio o peggio, ma che in qualche modo gli effetti prodotti possono essere assai differenti. E per questo rimando ancora al post di Opisso, per esempio.... |
| inviato il 15 Luglio 2016 ore 13:23
premesso che da poco fotografo pur essendone affascinata da lungo tempo, personalmente il mio approccio e pensiero per ora non può che essere per progetti e categorie in modo da rendere il mio apprendimento più organizzato possibile. Lo paragono un pò all'apprendimento di una nuova lingua, di cui ci piace il suono. E' necessario studiarne la grammatica ecc. ecc. per arrivare un giorno a metterla al servizio di una sensibilità espressiva a quel punto del tutto personale. |
user46920 | inviato il 15 Luglio 2016 ore 14:12
“ Ma ha davvero senso accostarsi alla fotografia per categorie? „ la risposta della ragazza (forse era la figlia del contadino) che ha detto: "quello che mi capita davanti" ... non è poi così ovvia e scontata; anzi, direi che è piuttosto rara. Io la "categorizzerei" come una risposta sana ad una domanda ovvia e categorica. |
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