| inviato il 14 Dicembre 2014 ore 22:44
@Callisto Romani Bhe... allora è come avevo detto fin da subito no...? stiamo dicendo la stessa cosa. |
| inviato il 14 Dicembre 2014 ore 22:46
“ l senso è che se la mia catena di lavoro usa il ProPhoto non ha senso convertire prima in uno spazio teorico più piccolo e poi in quello di destinazione per la stampa. Tanto vale fare una conversione diretta; se c'è un fuori gamut verrà gestito dall'intento di rendering „ Infatti non ha senso, dici bene. usi profoto nella tua catena per poi convertire al profilo di stampa. (ovvio che se non ti viene fornito un profilo dal service, soprattutto se da stampa chimica, tanto vale convertire direttamente in srgb. tanto quelle macchine a malapena lo raggiungono per intero. Le più nuove hanno anche un buon gamut adobergb. ma se non lo si sia...) |
| inviato il 14 Dicembre 2014 ore 22:52
La cosa migliore infatti è trovare un service serio che fornisca i profili delle macchine, per poi fare in proprio la conversione più appropriata e mandare al service il file già convertito nello spazio di destinazione. O in alternativa inviare il file in ProPhoto sperando che lo stampatore sia una persona competente in materia. Io preferisco la prima soluzione; così posso calcolarmi il DeltaE con calma e procedere per il meglio. La soft proof di Photoshop non è che sia il massimo della vita; e comunque è difficile simulare a monitor una periferica come una stampante. Il calcolo del DeltaE offre una misura quantitativa che ha il pregio di essere assoluta. |
| inviato il 14 Dicembre 2014 ore 23:05
“ Io preferisco la prima soluzione; così posso calcolarmi il DeltaE con calma e procedere per il meglio. La soft proof di Photoshop non è che sia il massimo della vita; e comunque è difficile simulare a monitor una periferica come una stampante. Il calcolo del DeltaE offre una misura quantitativa che ha il pregio di essere assoluta. „ Personalmente non mi trovo male con la soft di ps. però magari ci ho fatto l'occhio ormai. vedo che non ho mai sorprese in fase di stampa e molte volte la soft mi salva il sedere...sulle carte opache poi...non potrei assolutamente fare senza... sulle semilucide c'è molto meno problema perché il gamut è molto più elevato Però, trattandosi di server chimici, io userei solo il profilo di stampa fornito per fare una simulazione e poi convertirei comunque le immagini in srgb. (perché tanto tali server non lavorano con profili ma solo in srgb) e poi ogni santo che ne capisca qualcosa sa che fare un profilo colore da destinare agli utenti, proveniente da stampante chimica, è abbastanza ridicolo. appena accesa ha una resa, all'una ne ha un'altra, alle 5 un'altra. e ogni giorno cambia. Però costano meno. Un vero laboratorio chimico (serio), usa sempre l'occhio per dire la sua. (e anche qui...è vero che a sua volta questi lab pur se chimici ma pro, costano sensibilmente di più di un comune pixart o menate del genere) ma cosa vuoi... un comune mortale non fa di certo 100 30x40 alla volta... quindi anche se spende un euro in più poco gli cambia. Piuttosto e spesso la gente vuole il massimo spendendo il meno possibile. se da un lato posso comprenderlo, sappiamo tutti che quantità e qualità non sono binomi che vanno troppo d'accordo. |
| inviato il 14 Dicembre 2014 ore 23:11
“ Piuttosto e spesso la gente vuole il massimo spendendo il meno possibile. se da un lato posso comprenderlo, sappiamo tutti che quantità e qualità non sono binomi che vanno troppo d'accordo. „ Quotone ho dato un occhio all'articolo di Olivotto linkato prima, a parte la questione sul ProPhoto... questa frase qui : “ Lab è uno spazio (in senso matematico) caratterizzato da tre coordinate che possono assumere determinati valori: L tra 0 e 100, a e b tra -128 e 127. „ Non è affatto vera, LAB non ha quei limiti lì; tali limiti esistono su Photoshop che codifica il LAB con 16bit signed integer. Il LAB propriamente detto è più ampio. E la forma di LAB non è affatto un cubo o un parallelepipedo.
 Il box semitrasparente è la porzione indirizzabile matematicamente nelle coordinate possibili con Photoshop, come si vede parte dello spazio LAB non vi rientra. |
| inviato il 14 Dicembre 2014 ore 23:19
Personalmente ammetto l'ignoranza in questo senso. ti spiego il mio lavoro. Intanto specifico che uso per stampare rip della efi. linerizzazione e profilatura. adattamento delle stampe in ps VS il profilo di stampa e stampa di adobergb. (non ha senso convertire perché ci pensa già il rip) inizio a parlare di delta e bla bla bla solo quando creo profili in quadricromia (che oggi diventa esacromia, se vogliamo) in fotografia mi servono ben a poco. Principalmente stampo le immagini in relativo se sono nel gamut. se non sono nel gamut di tanto uso il percettivo, sempre considerando un adattamento cromatico al profilo di stampa. Ma in fotografia non mi faccio tutte queste paturnie. (e neanche in quadricromia, a meno che non debba fare i provini per la certificazione fogra). (che poi anche qui è ridicolo perché ancor oggi la maggior parte di tipografie usa " butta giallo, cala el magenta, metti più cyano).... Però, cerchiamo di dare il massimo a prescindere dal device di stampa. |
| inviato il 14 Dicembre 2014 ore 23:24
“ ti spiego il mio lavoro. „ E' un lavoro che ti invidio mi piacerebbe essere più ferrato nel lato pratico e avere il piacere di mettere su carta delle belle fotografie. “ (che poi anche qui è ridicolo perché ancor oggi la maggior parte di tipografie usa " butta giallo, cala el magenta, metti più cyano).... „ ahahahah della serie lo standard ICC vada a farsi friggere |
| inviato il 15 Dicembre 2014 ore 2:01
Discussione interessante. Dal punto di vista pratico, se non c'è necessità di elaborare l'immagine, o se si ha un workflow in cui gli interventi sul colore sono effettuati totalmente con il raw converter, è senz'altro consigliabile restare in Prophoto (se si sa come gestire gli eventuali fuori gamut). Se si usa Lightroom non si hanno alternative, con altri software non lo so... Se però si preferisce, come me, effettuare gli interventi di correzione colore principalmente in photoshop, resta il fatto che lavorando in Prophoto devi misurare le curve che applichi con il bilancino da farmacista... può valerne la pena oppure no. |
| inviato il 15 Dicembre 2014 ore 3:44
“ Se però si preferisce, come me, effettuare gli interventi di correzione colore principalmente in photoshop, resta il fatto che lavorando in Prophoto devi misurare le curve che applichi con il bilancino da farmacista... può valerne la pena oppure no. „ Onestamente non capisco. (limite mio) |
| inviato il 15 Dicembre 2014 ore 12:58
Faccio un esempio. Un colore definito in Lab con le coordinate L=50, a=50, b=50 (un rosso mattone abbastanza smorto) viene tradotto negli spazi srgb, adobe rgb e prophoto con le seguenti coordinate: srgb: R=202, G=75, B=34 adobe: R=176, G=77, B=42 prophoto: R=140, G=79, B=38 Vantaggio innegabile di prophoto rispetto agli altri spazi: sono poco oltre la metà dei valori disponibili per il rosso, posso riprodurre dei rossi molto più accesi. Inconveniente pratico: imponendo una variazione alle coordinate prophoto, per es. mediante una curva sul canale del rosso, per ottenere lo stesso effetto devo applicare variazioni più lievi rispetto agli altri spazi. Se lo faccio per correggere una dominante, caso in cui le curve spesso non devono essere molto accentuate, in prophoto devo stare molto più attento per non eccedere. Può sembrare un problema da poco, in realtà fare pasticci è molto facile... |
| inviato il 15 Dicembre 2014 ore 14:33
Occhio che la conversione in sRGB dei valori LAB l'hai fatta su un reference D50, ma doveva essere D65. ProPhoto è molto diverso da sRGB e AdobeRGB anche per il punto di bianco e gamma; ha il vantaggio di essere in D50, la gamma in 1.8 invece è opinabile secondo alcune scuole di pensiero. Comunque sia ogni variazione poi la vedi nella compensazione a monitor; se vai troppo oltre sulla saturazione incontri prima il limite dello schermo, non è che vai proprio alla cieca. ProPhoto offre più vantaggi che svantaggi sicuramente. |
| inviato il 15 Dicembre 2014 ore 22:44
Scusa Raamiel, per curiosità, io la conversione l'ho fatta con il comando converti profilo di photoshop, dov'è che si può controllare il reference? E questo ha qualche attinenza con il problema (sicuramente soggettivo) di cui parlo? |
| inviato il 15 Dicembre 2014 ore 23:31
No, non puoi controllare questi parametri durante la conversione profilo di Photoshop. Io ho fatto i calcoli a mano, convertendo al reference D65 per sRGB con adattamento Bradford e gamma sRGB. Photoshop non fa l'adattamento cromatico a D65, conservando il flusso di lavoro standard a D50 del modello CIE. Ed è corretto così perché poi l'adattamento cromatico viene fatto alla compensazione a monitor verso il reference a cui è calibrato lo schermo. I valori che vedi nel panel Info di Photoshop mostrano solo la parte intera, molto arrotondata. Comunque non è questa l'origine del tuo problema, tutti i gamut wide hanno delle contropartite e ProPhoto non fa eccezione. Basta solo non abusare nella saturazione. Ti assicuro che ci sono ragioni matematiche assolutamente certe che fanno di ProPhoto la scelta migliore in fase di lavorazione. Magari in futuro illustrerò meglio una possibile alternativa a ProPhoto.... |
| inviato il 15 Dicembre 2014 ore 23:40
Ok grazie! |
| inviato il 16 Dicembre 2014 ore 0:52
Edit : Mi sono accorto che nel calcolo ho cannato l'adattamento cromatico....sono una bestia. Photoshop quindi esegue l'adattamento cromatico (Bradford confermato) quando converti da LAB a sRGB. Il LAB usato in Photoshop è il PCS del sistema ICC ed è il LAB D50. Nel caso il monitor sia calibrato a D65 non esegue l'adattamento cromatico da sRGB che si trova nello stesso reference. Sorry.... avevo invertito i termini nell'equazione; mi tornava solo perché andavo a parare comunque a un reference D65. |
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