| inviato il 13 Settembre 2015 ore 7:59
Ecco questa secondo me può essere una piccola differenza con gli IS II, che già a tutta apertura danno il massimo; anche moltiplicati, non sono sicuro che su sensori iperdensi convenga chiudere, la diffrazione per me si mangia il guadagno di resa ottenuto dalla chiusura del diaframma. |
| inviato il 13 Settembre 2015 ore 13:59
Concettualmente giusto ma la valutazione circa l'opportunità di chiudere o meno è già insita nelle caratteristiche della lente; ho usato per 16-17 anni il Minolta 400 del quale si sapeva che l'optimum era a tutta apertura per dire. Lo stesso per la diffrazione, che è correlata alla chiusura del diaframma; al di sotto di f. 14, valore cui raramente si accede, non è un problema. Insisto; stiamo parlando di cose che, soprattutto al netto della p.p., hanno scarsa o nulla traduzione pratica. |
| inviato il 13 Settembre 2015 ore 18:08
Seguo interessato! |
| inviato il 13 Settembre 2015 ore 18:26
Scusa Francesco, stai dicendo che fino ad f/14 la resa non varia? Guarda che su sensori iperdensi le cose non stanno così...per carità, il risultato è senz'altro più che accettabile anche a f/13 ma la differenza con diaframmi più chiusi (f/4-5.6) è comunque ben avvertibile. |
| inviato il 13 Settembre 2015 ore 18:51
“ Guarda che su sensori iperdensi le cose non stanno così „ Concordo, il discorso di francesco poteva valere su pellicola, su sensori come quello della D800 p.e. che hanno pixel di circa 4.9 micrometri, il discorso cambia. |
| inviato il 13 Settembre 2015 ore 18:57
A questo dobbiamo aggiungere le influenze causate dal filtro di Bayer. |
| inviato il 13 Settembre 2015 ore 20:07
Ovviamente f. 14 è un valore convenzionale, quello di cui si teneva conto per l'appunto in epoca analogica trattando il più delle volte di macrofotografia; l'effetto diffrattivo non può che essere progressivo ed in pratica è correlato all'esistenza stessa del diaframma a qualsiasi apertura. Quello che mi sembra dica a pag. tre questo prof. Soramel (la fisica non è mai stata il mio forte ): www.fisica.uniud.it/~soramel/FisicageneraleII/fisica2/diffrazione.pdf Ignoro come il fenomeno si traduca diversamente per emulsione e pixels ma non ho difficoltà ad accettarlo. Scusate se insisto: dubito che, al di là della ricordata maggiore operatività, il disegno DO possa segnare un progresso rilevante rispetto ai tele II. Questo naturalmente non significa che la ricerca ottica debba fermarsi, ci mancherebbe; un passo alla volta, alla fine qualcosa di avvertibile verrà certamente fuori. Il filtro di Bayer è un elemento in più che non figura negli schemi che descrivono il fenomeno della diffrazione e come tale la sua importanza ce l'ha ma ripeto in fisica non mi trovo a mio agio . |
| inviato il 14 Settembre 2015 ore 11:52
Io voglio un 300 f4 is DO, identico all'attuale per prezzo e prestazioni ma con dimensioni e peso dimezzati! |
| inviato il 14 Settembre 2015 ore 12:15
Il peso del nuovo 600 f4 DO dovrebbe essere di circa 2,8Kg. |
| inviato il 14 Settembre 2015 ore 13:02
Magari scrivere la lettere dei desideri a mamma Canon!!! |
| inviato il 14 Settembre 2015 ore 14:03
Otto: la diffrazione é un problema dei grandangoli, non dei supertele. In effetti l'apertura reale del diaframma a f:11 su 600 mm è 1/11 di 600 mm: un diaframma aperto di 50 mm non produce nessuna diffrazione. Lo dico con assoluta certezza. Altra cosa un 20 mm di focale: a f:11 il diaframma è aperto di circa 3 mm. Qui può ben esserci diffrazione Con l'uso di sensori iperdensi. |
| inviato il 14 Settembre 2015 ore 14:16
Fermo restando che di fisica non mi intendo, penso sia vero per il diverso rapporto relativo tra ampiezza dell'emissione luminosa e la fessura (= diaframma); la diffrazione comunque c'è sempre, salvo che il secondo fattore non sia superiore al primo. |
| inviato il 14 Settembre 2015 ore 14:17
Importante è anche la distanza minima che nei DO non è mai stata generosa, se prendiamo a confronto il 400 do2 con il 400 2.8 la distanza di messa a fuoco è superiore di 1,2 volte, quindi se applichiamo il ragionamento al 600 ne esce una distanza minima di messa a fuoco di quasi 6 metri... che per me sono decisamente troppi, abituato ad usare il 300 duplicato con distanza minima di 2 metri. |
| inviato il 14 Settembre 2015 ore 14:25
Hai sollevato un problema fondamentale Enrico; io fotografo per l'appunto nel modo che dici, anche se i miei posatoi sono a...tre metri ma è chiaro che ognuno ha il suo stile. Claudio Cortesi ad esempio preferisce interpretare il volo e ci fa vedere foto bellissime. Nel primo caso, per noi, il DO non serve a niente, nel secondo, per quanti prediligono lo scatto dinamico, un aumento di focale a parità di peso comporta come detto un' operatività sensibilmente superiore. |
| inviato il 14 Settembre 2015 ore 14:27
Ammazza Che bel mortaio. ... iiihhh |
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