| inviato il 09 Agosto 2015 ore 17:29
“ Credo che nessun fotografo prescinda dalla postproduzione, poi come in ogni cosa, se si esagera... Ditemi chi in questo forum non faccia nessun intervento di post „ Cerco di farne il meno possibile. Altrimenti per me la miglior postproduzione è quella che non si nota. Comunque a volte certe possibilità del digitale mi fanno comodo: faccio soprattutto foto di architettura, nei cantieri le poche volte che un mio progetto non resta sulla carta; oppure ad edifici e paesaggi urbani che reputo interessanti per la mia professione e per i miei studi storici. Foto con un fine esclusivamente documentario e senza nessuna velleità artistica, che però cerco di realizzare formalmente al meno peggio che mi è possibile. Però non sempre la luce è quella giusta, magari l'edificio è in controluce oppure siamo nel primo pomeriggio e ci sono zone fortemente illuminate e altre in ombra; e non posso aspettare o tornare per avere una luce migliore perché viaggio per lavoro oppure subito dopo la facciata verrà coperta da ponteggi. A questo punto le possibilità offerte da Camera Raw di agire su luci e ombre mi fa molto comodo. Evito comunque di esagerare con questi interventi, altrimenti l'immagine mi risulta "innaturale". Poi ovvio che una foto con la luce "sbagliata" non diventa eccellente con la PP, ma sono comunque leggibili le parti dell'edificio che mi interessano, salvaguardando il fine documentario che mi ero prefissato. Naturalmente, venendo da tre decenni abbondanti di diapositive, quando ottengo quel che voglio senza toccare i parametri di temperatura, luminosità, contrasto, luci, ombre, saturazione ecc., la cosa mi da una certa soddisfazione. Questo riguardo alla gestione delle luci. Per quella delle geometrie, ormai non potrei fare a meno della possibilità di raddrizzare le linee cadenti in PP (con le diapositive usavo un PC Nikkor 28/3.5 AI, con quelle non c'era altro mezzo). Altra possibilità che apprezzo è quella di unire vari scatti effettuati tenendo la macchina in verticale, in modo da simulare un grandangolo di una volta e mezzo più ampio di quello che ho a disposizione. |
| inviato il 09 Agosto 2015 ore 22:42
TUTTI i fotografi digitali fanno postproduzione, quelli a pellicola magari non fanno nulla, ma hanno lo stampatore che funziona come un sicario. Fa lui il lavoro sporco, commette il crimine all'insaputa dell'ingenuo mandante e la coscienza è a posto (  ) Senza postproduzione stamperemmo o pubblicheremmmo un file binario: sfido chiunque a riconoscere un occhiocotto in un "10011101001001110110000111001010000101001111101011111010100........" propagato per miliardi di caratteri!! Se poi qualcuno capisce pure che la messa a fuoco non è corretta, lo facciamo presidente della repubblica. La postproduzione, intesa come regolazione dei parametri fondamentali di scatto - contrasto, luminosità, nitidezza, bilanciamento cromatico, ecc. - più che tanta o poca, può essere giusta o sbagliata. Per dire, se mi fai un ritratto e viene fuori una modella che sembra un ramarro con la pelle verde come Hulk, non è troppa PP (Nota: verdi non le ho mai viste, ma tendenti al lilla si...). Il fotoritocco è un'altra dimensione: seguo ad esempio Giuliano, nelle sue considerazioni sull'artificialità di certi ritratti che a furia di lisciare la pelle, eliminare difetti, nascondere brufoli, medicare smagliature, poi somigliano ai manichini della Standa. Li si, che si può disquisire di troppo o poco: ho sentito che alcune riviste di moda hanno bandito i ritocchi per migliorare la pelle, ma non illudiamoci. Ho un'amica che fa di professione editing di foto per il settore moda, mi ha raccontato che il diktat è che, quando in una foto compare lo stilista, anche a distanze siderali e in posizioni defilate, si impone un fotoritocco specifico per cui un ottantenne con la pancia deve diventare la bella copia di un tronista di "Uomini e Donne" |
| inviato il 09 Agosto 2015 ore 22:44
PS Siamo sempre più lontani dall'incipit... |
| inviato il 10 Agosto 2015 ore 14:25
Poco o.pochissimo, la fate quindi ho ragione io non si prescinde dalla post |
| inviato il 10 Agosto 2015 ore 14:46
Quando serve una piccola correzione, si fa, non è un reato. Andrea ha capito e spiegato bene il mio punto di vista. |
| inviato il 10 Agosto 2015 ore 15:04
E certo Giuliano, ci manca solo che tassino l'uso di programmi di postproduzione, io non mi vergogno a dire che in ogni mia foto c'é un intervento almeno minimo di post regolazioni come esposizione, cancellare macchie nel cielo, luminosità ecc. |
| inviato il 10 Agosto 2015 ore 15:08
Sono d'accordo con te. |
| inviato il 11 Agosto 2015 ore 19:41
“ ...non mi vergogno a dire che in ogni mia foto c'é un intervento almeno minimo di post regolazioni... „ Già l'allocuzione post regolazioni rende un po' di più il concetto: non si tratta infatti di interventi ex novo. Tutte quelle regolazioni le fa comunque il microprocessore della macchina, per consentire di trasformare un file binario in un'immagine. Siccome l'algoritmo di trasformazione a) viene scelto tra una library di impostazioni standard e b) non è detto che sia ottimizzato per la situazione reale di intensità, contrasto e spettro della luce, è ovvio e doveroso che degli aggiustamenti si facciano. Si facevano anche prima, gestendo i tempi e le temperature dei bagni di sviluppo, l'esposizione della carta fotosensibile all'ingranditore e tanto altro che non so. Il fotoritocco è altro: pennelli, clonazioni, livelli, maschere, curve colore, ecc. Serve ed è lecito, ma non è indispensabile e se ne può discutere in altri termini. |
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