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Dunque ragazzi, tre pagine di discussione hanno trasformato la domanda iniziale da "perchè fotografare?" a "perchè MI PIACE fotografare?". Ho apprezzato, intendiamoci, quasi tutte le risposte, ma i miei intenti andavano in una direzione diversa. Si trattava di un invito riflettere sui motivi profondi che spingono ciascuno di noi a riprendere il mondo con una fotocamera. Motivi che vanno oltre il divertimento, l'interesse per la tecnica, il desiderio di ricordare momenti e luoghi della nostra vita ed altro che è stato scritto. E non si tratta di cercare una propria progettualità. Quello che intendo dovrebbe precedere l'atto stesso del fotografare. Giovanna Gammarota, nell'articolo che avevo proposto, risponde così:
“ Ho citato la luce, lo spazio e la presenza come elementi che caratterizzano, a mio modo di vedere, la fotografia: solo questi, liberi da sovrastrutture, il loro senso riconduce alla vita, a un'idea di vita cosmica apparentemente tanto distante ma in realtà l'unica vita che potrebbe sollevarci da tutte le nostre ansie. Siamo in grado di afferrarli questi elementi, amalgamarci con essi senza tentare di dominarli? Come comporli poi all'interno del nostro personale modo di ritrarre il mondo dovrebbe rispondere alla semplice domanda: perché la fotografia? „
Sempre in tema vi segnalo una bella intervista a Guido Guidi:
user39791
inviato il 25 Marzo 2015 ore 21:02
Ti rispondo con una citazione presa da un blog di una fotografa nel quale mi sono imbattuto tempo fa, questa frase mi ha molto colpito (e immodestamente la condivido):
E il motivo per cui scatto è che tengo a voi, a tutti voi, conosciuti e meno conosciuti. Mi importa che anche voi possiate vedere e toccare con mano ciò che vedo e tocco io. So benissimo che è un proposito ambizioso. La realtà è ineguagliabile, impareggiabile e inimitabile. Però ci provo. Ecco, questo è il motivo del mio fotografare.
Questa discussione arriva in un momento molto particolare della mia vita fotografica. Un momento in cui, appunto, mi pongo questa domanda più del solito, e dal quale evidentemente non ne sono ancora uscito. E ciò mi provoca frustrazione e mi rende irrequieto. Allora invidio chi dice di sentirsi in pace con se stesso quando fotografa, di sentirsi appagato. Ecco, perché è proprio ciò che mi manca. So di sentire la necessità di fotografare per comunicare con gli altri ma anche e soprattutto con me stesso. È la mia voglia di aprire una finestra sul mondo, di vedere cosa c'è fuori, insomma di avere un punto di vista e successivamente comunicarlo agli altri. Il problema è che ciò non mi aiuta a capire cosa, perché e come fotografare
Letto l'intervento di Jeronim e, come suggerito, sentita l'intervista a Guido Guidi, posso solo portare in forma indiretta e perciò parlare con oggettività, quanto scritto nel mio post di pagina 2. Fotografare è raccontare; facendo vedere. Ritengo che non vi sia sempre lo stesso motivo ma che questo cambi ogni volta. Dipende da cosa raccoglie lo sguardo, come lo raccoglie e, infine, da come si decide di raccontarlo. Non credo che vi sia una ragione unica per cui si fotografa, così come non ve n'è una unica per cui si racconta. E' però necessario, credo indispensabile, che vi sia una ragione. In tal senso mi rallegra Guidi quando dice che talvolta non si parte con una ragione predefinita ma che possa nascerne una mentre si opera. Mi capita spesso, ecco perché mi rallegra... Guido Guidi, in un passo dell'intervista, dice di fotografare le cose per vederle meglio ... Ecco: il suo modo di raccontare con la fotografia mi pare, anche considerato che scatta in grandi formati, a colori e con ottima definizione e precise scelte compositive, un racconto dettagliato. Tipicamente prosa, con i contorni della poesia ma di questa non la forma. Un racconto di buona retorica ma pieno di contenuti in cui i termini espressivi sono scelti con cura. In diversi passaggi del filmato e anche nell'episodio che egli racconta (quello del tale che gli indica a pochi km un bellissimo panorama), mi ha colpito l'assoluta indifferenza dei passanti in contrasto alla sua concentrazione su dettagli particolari. Su questo contrasto di capacità visive ci sarebbe da approffondire con un topic a sé. Un saluto.
Bene, mi unisco in ritardo a questo 3d. Vorrei dare una spiegazione che attraversa la realtà, e contemporaneamente spiega il desiderio di rappresentarla che ha ogni fotografo.
Molto tempo fa l'unico essere che esisteva esplicito' la sua ferma e irrinunciabile decisione di non essere più solo, e prese a creare la materia e per ultimo l'uomo, con la sua vita cognitiva e creativa che assomiglia molto alla natura di grande artista di quell' unico Dio creatore.
Egli prima di creare noi umani con lunghissime e complesse catene di causa/effetto, creò mondi materiali e i grandi ammassi gassosi come Orione e le Pleiadi. La nostra natura creativa l'abbiamo ereditata da Dio perché lui fece noi potenzialmente capaci di riflettere e di decidere, come lui pensa, riflette e decide. Bene ecco spiegata la creatività umana. Questa spiegazione è stata rivelata mediante il popolo ebreo/cristiano a tutta l'umanità che ignorava di avere un'origine così nobile. E molti di noi lo ignorano ancora, perchè questa conoscenza non è scientifica, ma si può ugualmente sperimentare.
Così sin da quando ero molto piccolo davo il nome agli insetti e costruivo case con rametti e scatole di scarpe per grilli e bruchi. A 16 anni scoprii la fotografia e da allora non ho mai smesso di riprendere la realtà e di studiarla nelle discipline delle scienze naturali: fisica e matematica; chimica e geografia; biologia e geologia. Ma nulla è per me bello quanto un uccello che si libra in aria, una macchina vivente perfetta per volare e ( per me) utile per rappresentare il modo migliore di esistere, quello più alto: amare. Scoprire l'essenza della nostra esistenza amando, unicamente amando. Infatti questo Dio ha scelto di amare e di creare solo per amore, e amando moltissimo e in modo personale ciascuno di noi, ci ha seminato dentro lo stesso desiderio di amare e creare che ha lui, per questo ci piace fotografare e circondarci di bellezza. Perché portiamo la sua impronta nel nostro istinto e nella nostra mente: esistiamo inconsapevolmente, somigliando a lui: siamo tutti figli suoi.
Fondamentalmente per me la fotografia è un mezzo per conoscere me stesso e per esternare questo me stesso agli altri.
Tutto il processo è fotografia alla fine, partendo dallo scatto, passando dalla postproduzione. Se poi si tratta di riprendere soggetti umani, la conoscenza stessa del soggetto ritratto è una parte importante. Al tempo stesso è importante la condivisione, che talvolta porta a scontrarsi con qualcuno che ti spiega meglio quel che magari inconsciamente hai immortalato.
ok, mi unisco a questa discussione. Perchè fotografo? bella domanda, ci ho pensato tanto in passato e mi sono anche dato una risposta, forse un po' banale ma, proprio perchè meditata, sincera. Fotografo per me stesso, si solo per me e lo faccio perchè dentro di me sento che ho una vena artistica che ha voglia di manifestarsi. Una volta, un mio professore di progettazione meccanica, mi disse che tutti hanno un lato artistico e uno tecnico e che si devono coltivare entrambi per avere un equilibrio sia mentale che culturale e ci esortava a frequentare mostre e visitare musei.... e, io, sento questa necessità. Fotografando esprimo la mia modesta parte artistica e con esso equilibrio la mia quotidianetà molto più "tecnica". Fotografo perchè sento questa necessità e la soddisfo. A volte mi piace fotografare la gente dopo che ci ho chiacchierato, a volte fotografo scorci che mi evocano una visione o il ricordo di una visione ... ma chi se ne frega, l'unico spettatore da accontentare è me stesso ..... purtroppo non ci riesco mai se non per qualche breve istante ..
user12181
inviato il 20 Aprile 2015 ore 14:17
Credo che per la grandissima parte dei dilettanti (ovviamente me compreso) sia un modo di perdere il proprio tempo, attività dignitosissima, soprattutto perché generalmente innocua per gli altri, cosa che purtroppo spesso non si può dire delle laboriose e produttive attività che occupano il tempo non perso.
Nel tentativo di far riprendere questa discussione, segnalo un articolo di Giuseppe Pagano appena comparso su "Pensieri Fotografici". Consiglio di seguire anche i link alle discussioni a cui fà riferimento che reputo di interesse e che per praticità riporto anche appresso:
Va benissimo Paolo, anzi grazie per aver riaperto questa discussione. Penso che nell'articolo e nei link proposto ci siano spunti interessanti per tutti. Ti saluto. Franco
Ci sono gruppi sul web dove pare che l'unico modo per fare buone foto sia immortalare paesaggi naturali ad elevatissima qualità e con le luci e gli obiettivi migliori. Quindi solo chi possiederebbe marchingegni da 3000 euro o più potrebbe permettersi di fare un buon lavoro. Sicuramente stiamo parlando di foto che ci trasmettono in pieno tutta l'emozione della natura e quindi validissime. Mi pare tuttavia che sia un modo molto riduttivo di concepire la fotografia.
Esistono Street strepitose dove uno scatto diventa qualcosa di unico e, a differenza di un paesaggio, difficilmente imitabile. Esistono foto astratte, concettuali o minimaliste dove pochi elementi geometrici rendono una foto di un armonia stupenda. Esistono infine foto, e qui il tasto dolente, con un ottima postproduzione che meriterebbero molta più attenzione. C'è ancora chi pensa che il fotoritocco sia una cosa demoniaca e da evitare solo perchè i grandi fotografi non ne hanno mai fatto uso. Se vogliamo essere delle "repliche" del passato possiamo continuare ad ignorare questo strumento, se accettiamo di essere uomini e donne del nostro tempo dobbiamo entrare nell'ottica che un buon fotoritocco fatto con uno scopo preciso, e non tanto per, senza un uso smodato ma con uno scopo, può dare una marcia in più ad alcune foto. Usare la postproduzione nella regolazione dei colori, nella nitidezza, nell'inclusione di elementi che permettono di fruire la foto in maniera differente, di far riflettere o di trasmettere un messaggio penso sia qualcosa che valorizza la foto. Un cattivo fotoritocco, invece, la rende peggiore.
Dipende ovviamente dal genere che si cerca. Recentemente ho partecipato ad un concorso dove non era ammesso nessun tipo di lavoro in post, nemmeno conversione al bianco e nero, per valorizzare l'estemporaneità della foto. E' stata un'esperienza davvero interessante. Credo che più esperienze si facciano più si impari quanto sia bella questa passione. saluti!
Intervengo anche io, dato che finalmente ho le idee chiare, o per lo meno meno scure Fino a qualche mese fa fotografavo senza saperne il vero motivo... Lo facevo perché mi piaceva e rilassava, c'era però qualcosa che non mi convinceva, anche se alcune foto le sentivo più mie di altre... Ho avuto un momento di "crisi" fotografica che però mi ha portato a capire cosa voglio fare (che poi ci riesca è un altro discorso) grazie alla visione di un documentario su Mimmo Jodice e uno su Galimberti. Ora ho due progetti in testa, in due generi completamente diversi (uno macro e uno ritratto/moda/photo art). Quello che so ora è che non mi interessa minimamente rappresentare la realtà, almeno per il secondo progetto dato che il primo è molto più realistico, ma voglio materializzare delle idee che ho in mente e che voglio vedere "su carta". Per farlo dovrò usare tanta PP, ma non mi interessa, non mi interessa se è fotografia, se le farò con una FF ecc, mi interessa che siano quello che ho in testa io... Certo questo non mi distoglierà da altri generi che ho scoperto e che adoro, anche se in questi non ho ancora un vero progetto: food e still life.
Ecco, questo è il motivo per cui fotograferò adesso, rappresentare un idea che ho in mente, con qualche scatto per pagare l'aspetto "estetico"
Io fotografo per tentare di conservare un'emozione, per realizzare un'idea, catturare la luce che mi colpisce. Rivedere un'espressione, un sorriso, una lacrima. Perché trovo nella macchina fotografica uno strumento obiettivo e a volte perché ci trovo un obbiettivo. A volte provo a fotografare anche solo con la mente, talvolta sono anche più bravo quando non scatto. Fotografo perché mi lega a mio padre e a mia figlia. A mia moglie, a mia sorella e a mia mamma, o anche solo a dei momenti speciali passati con loro. Perché mi lega ad alcuni dei miei migliori amici. Perché libero la mia mente, perché non mi vincola per forza ad uno schema preciso. Fotografo per me e per il soggetto. Perché ho forza sufficiente a tenere in mano un oggetto e la fortuna di poter scattare. Perché non ho sempre tempo di soffermarmi su una scena che vorrei vedere ogni volta che voglio. Perché trovo che l'ottica sia una materia veramente interessante e la luce un dono che non dovremmo considerare superficialmente. Fotografo perché è un modo veloce di proporre un pensiero, una barzelletta o una poesia, anche se a volte sono capace di scattare solo prosa sconnessa.
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