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Naturalisti ed etica alimentare:vegetariani,vegan,onnivori?


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avatarsenior
inviato il 20 Ottobre 2016 ore 17:09

Io mangio carne un paio di volte a settimana, penso che una dieta equilibrata e bilanciata sia la miglior cosa, sia per il fisico che per la mente. Per me sarebbe una privazione rinunciare alla carne, poi ok che i piatti vegetariani sono buoni, ma non sanno di carne, io non voglio rinunciare a quel sapore. Riuscirei a uccidere un agnello? Se è una settimana che non mangio lo ammazzo a mani nude e lo mangio crudo. Per fortuna non ho bisogno di farlo io, e comunque da bambino vedevo i vecchi del paese ammazzare i conigli e tirargli via la pelle. Fa parte della nostra natura/cultura mangiare carne.
Se vado nella savana e becco una bestia feroce mi sbrana, è la legge della natura.

avatarsenior
inviato il 20 Ottobre 2016 ore 18:53

Qualcuno ha usato la magica parolina: spreco.
Spreco che si manifesta in mille forme differenti e anche poco visibili, fino ad arrivare a una situazione lapidariamente descritta qualche tempo fa dalla FAO (se non sbaglio): sul pianeta ci sono sette miliardi di persone, un miliardo sono nutrite insufficientemente, andando dalla malnutrizione alla denutrizione, e il cibo prodotto potrebbe sfamarne in modo soddisfacente dodici miliardi!! Significa che vengono sprecate circa la metà delle risorse prodotte!!
Lo spreco ha tante forme, tante me ne sfuggiranno ma ne ho sempre in mente tre:
- cattiva pianificazione e gestione delle scorte, per cui in certi distretti il cibo manca e in altri si generano scorte che vanno in scadenza e vengono declassate (foraggio per animali, materie prime industriali, ecc.) o distrutte.
- squilibri quantitativi tra fabbisogni e produzione (es. carenza di derrate agricole proteiche ed eccesso di derrate amidacee o lipidiche).
- abuso della produzione animale. Questo è l'argomento più complesso: nell'allevamento domestico gli animali di bassa corte erano dei produttori di cibo, perchè venivano scelti e alimentati per consumare derrate non edibili (fibre), sottoprodotti e scarti. Questo allevamento incrementava realmente la disponibilità di alimenti, perchè anche il maiale, animale metabolicamente molto simile all'uomo, mangiava crusca, scarti di cucina, ghiande, frutta di bassa qualità, tutte cose inutilizzabili dall'uomo.
Con l'allevamento industriale gli animali da produzione sono diventati dei semplici nobilitatori di proteine, con un'efficienza alimentare molto bassa e un'impatto ambientale elevatissimo. Faccio un esempio: un suino mangia quasi esclusivamente alimenti già buoni per l'uomo (cereali, soia, fonti proteiche nobili) e consuma mediamente 3,5 kg di cibo (paria circa 3 kg di sostanza secca)per produrre un chilo di peso, da cui si ricava poco più di mezzo chilo di carne al 70% di acqua: facendo tutti i conti, mangiare maiale significa disperdere tre chili di principi alimentari edibili per ottenere 350 grammi di proteine e grassi, con tutti i costi accessori di filiera (trasporti, manodopera per allevamento e trasformazione, gestione dell'impatto ambientale, amministrazione, ecc.ecc.).

Tanto per puntualizzare, siamo andati avanti per decenni a:
- pagare gli agricoltori per produrre eccedenze.
- finanziare l'industria e l'allevamento per utillizzare tali eccedenze nella produzione animale e nella produzione di birra.
- pagare un prezzo politico ai produttori di latte in eccedenza, per mantenere remunerativa l'attività, tramite acquisto pubblico delle eccedenze.
- produrre latte in polvere e denaturarlo (per impedire che rientrasse nel circuito alimentare umano), vendendolo poi a prezzi politici per l'alimentazione animale.
Se qualcuno stenta a crederci, provi a documentarsi su cos'è stata l'AIMA dalla fondazione del MEC fino agli anni 90!!

Praticamente, tenevamo in piedi un marchingegno monumentale, a costi esagerati, per far si che gli animali producessero derrate che poi gli facevamo rimangiare!!!

Ecco, prima di fare considerazioni filosofiche sull mondo e sulla vita, bisognerebbe rimettere in discussione un modello globale di produrre e distribuire il cibo. Senza stravolgere il mondo, si potrebbe nutrire in modo sontuoso il pianeta, tagliare il costo della razione giornaliera dell'individuo e ridurre l'impronta biologica dell'uomo, garantendo la sufficienza e la perpetuazione delle risorse. Senza contare le ricadute di benefici in area salute...

avatarsenior
inviato il 20 Ottobre 2016 ore 19:45

Ridotti al minimo formaggi ed insaccarti, la lieve ipercolesterolemia che colleghi volevano trattare farmacologicamente è rientrata nella norma; mungitura come si è detto in precedenza nel primo caso, allevamento suino nel secondo. Ora massimo rispetto per qualsiasi opinione ma, e non c'è nessuna battutaccia in ballo tant'è che evito gli emoticon, che mi si suggerisca di rinunciare alla tagliatelle al cinghiale del ristorante San Claudio (Corridonia) mi sembra francamente esagerato.
www.ristorantesanclaudio.it/index.html

avatarsenior
inviato il 20 Ottobre 2016 ore 21:18

Personalmente sto tendendo a mangiare sempre più verdure e sempre meno prodotti animali. Mangio un po' troppi formaggi, carni rosse veramente poche volte l'anno, ogni tanto (una volta la settimana, anche meno) carni bianche. I salumi si stanno tristemente riducendo alla bresaola, ma ogni tanto una fetta di salame crudo o un cacciatorino si impongono. Sto incrementando il consumo di cereaai e legumi.

Siccome l'origine dei nostri problemi e di quelli che causiamo al pianeta è culturale, penso che dalla cultura debba venire la soluzione. Per fare ciò bisogna proporrre principi e valori logici, condivisibili e praticabili.

Gli eccessi, gli strappi, il manicheismo non ci porteranno da nessuna parte, perchè sono il modo giusto per far chiudere le orecchie di chi ci ascolta quando proponiamo cose giuste.

avatarsenior
inviato il 20 Ottobre 2016 ore 21:41

Equilibrio quindi; e come non essere d'accordo?

avatarsenior
inviato il 21 Ottobre 2016 ore 10:40

Sarebbe auspicabile una vera rivoluzione culturale nell'ambito del nostro rapporto con il cibo all'interno di una generale visione del rapporto col nostro pianeta.
Dobbiamo prendere coscienza della necessità attuare una dieta ben diversa da quella dei nostri nonni, sia come numero di calorie sia come fonti caloriche e la loro composizione;
preferire prodotti di stagione;
preferire merci allevate/coltivati il più vicino possibile;
evitare gli spechi;
etc..;
e questo per quanto riguarda i consumatori, l'altra rivoluzione culturale dovrebbe riguardare i produttori e i metodi di produzione.
Qui il discorso si fa più complicato perchè chi produce guarda al lato economico e al guadagno e non all'aspetto ecologico, quindi dovrebbero essere gli Stati ad esercitare una funzione di indirizzo rendendo economicamente conveniente produrre guardando alla salvaguardia dell'ambiente, ma questo richiederebbe una unione di intenti tra tutti gli Stati, ....
....e ormai mi sembra di essere nel libro dei sogni!

avatarsenior
inviato il 21 Ottobre 2016 ore 12:18

Il problema derll'eccessivo sfruttamento del territorio, quello degli sprechi alimentari e quello della filiera troppo lunga vanno a braccetto perché, posto che il prezzo finale al consumo non può comunque eccedere una certa soglia corrispondente alle possibilità d'acquisto dell'occidentale medio, quel prezzo non è più sufficiente a sostentare tutti i livelli della filiera. Di conseguenza, mentre il contadino/allevatore è obbligato a produrre un surplus veramente eccessivo, si innesca tutta una serie di meccanismi perversi atti a garantire comunque un ritorno economico derivato da quel surplus, indipendentemente dalla sua reale utilità (comprese le spinte pubblicitarie verso gli acquisti compulsivi; le "scimmie" si manifestano in tutti i settori, compreso quello alimentare, e sono tipiche del mondo "moderno"). Se il contadino potesse vendere il proprio prodotto direttamente al consumatore, al prezzo finale di mercato, potrebbe vivere tranquillamente con una produzione molto minore, il ché significa sfruttando una porzione minore di territorio e in modo meno intensivo.

avatarsenior
inviato il 21 Ottobre 2016 ore 14:14

Concordo con gli ultimi due interventi e mi riservo alcune considerazioni qualora ne emergessero delle altre alle quali sono legate. Quello che purtroppo non viene mai valutato (personalmente l'ho sottolineato più volte senza per questo pretendere merito alcuno) è che dal 4000 a.c. (civiltà sumerica) al 1950 d.c., 6000 anni quindi, l'umanità era arrivata a contare due miliardi di persone; nei successivi 60 ha toccato i sei. 'E una dinamica di popolazione che a leggere il più divulgativo dei testi di etologia si rivela come assolutamente insostenibile. Quante volte abbiamo letto che l'alimentazione del futuro prevede gli insetti? Nessuna meraviglia che in tal senso ci si regoli già in aree della terra a più alta densità popolativa. Qui si tratta di mangiare, altro che fare distinzione tra mele ed esseri viventi. In un tale scenario siamo inevitabilmente legati dal punto di vista culturale alla lotta contro le gravi malattie che in passato avevano fatto da contraltare al nostro proliferare (Genova, colpita dalla peste nera, passò da 60.000 a 20.000 abitanti conoscendo poi il suo momento più florido). DOBBIAMO farlo ma con la consapevolezza che questo gioverà ai singoli, non all'umanità nella sua interezza. In sintesi meglio non chiudersi in valutazioni ristrette al limite del personale.

avatarsenior
inviato il 21 Ottobre 2016 ore 16:27

C'è anche da considerare una cosa: il trend demografico è strettamente legato ad aspetti culturali e sociopolitici contingenti e modificabili: per esempio, pare che la statistica dimostri al di la di ogni dubbio che il miglior sistema di controllo delle nascite sia l'instaurazione di un sistema pensionistico.

Possisamo quindi pensare che il progresso sociale delle zone più povero del mondo, che sono quelle che stanno sostenendo l'esplosione demografica, porrà un freno alla tendenza.

Per quanto riguarda la rivoluzione culturale necessaria a rendere sostenibile lo sviluppo sul pianeta, sono coonvinto che arriverà. Verrà giocoforza imposta dal mutare delle condiziooni di vita - e quindi economiche - conseguenti alle alterazioni degli equilibri ecologici.

Alla mala parata, si svilupperanno i conflitti etnici e territoriali in Africa, l'ISIS aumenterà le attività, ci saranno un paio di colpi di stato in sudamerica, qualche guerriciola in Asia, dilagherà qualche nuova epidemia, succederà comunque qualcosa di quello che la natura - direttamente o indirettamente - si è sempre inventata per metttere a posto i problemi di sovrappopolazione.

Vediamo i lemming: sono prolifici, invasivi, espandono le loro popolazioni fino al limite di sostenibillità dei loro habitat, poi a un certo punto si suicidano in massa. Chi ha mai detto che noi siamo più lungimiranti di un criceto?
I criceti non disseminano di bombe le metropolitane dpo aver letto - senza capirci niente - l'estratto di un riassunto del Corano.

avatarsenior
inviato il 22 Ottobre 2016 ore 17:20

...per esempio, pare che la statistica dimostri al di la di ogni dubbio che il miglior sistema di controllo delle nascite sia l'instaurazione di un sistema pensionistico...


Lo credo senza difficoltà; la cosa sottintende il ragionamento per il quale è inutile mettere al mondo sette figli nella speranza che almeno uno risolva il problema assistenza in vecchiaia quando si ha la certezza di un autosostentamentoMrGreen.
Meno sicuro del resto; l'aumentato benessere si porta si dietro un contenimento della natalità ma anche un aumento dell'aspettativa di vita che come vediamo oggi in Italia (dove un tempo si era vecchi ad 83 anni, oggi a 95) si realizza velocemente. Quella africana è inferiore di 30 anni rispetto all'europea; ridotto il gap, la Terra sarebbe comunque abitata oltre il sostenibile e da persone sensibilmente più vecchie. L'età media del continente nero (appena letto) è di 18 anni mentre di recente in un paese marchigiano cinque epigrafi funebri recitavano: 91-93-93-95-97.
Beati i lemming che hanno ancora un meccanismo di autocontrolloMrGreenMrGreen; almeno godono dell'aiuto delle civette delle neviSorriso.

avatarsenior
inviato il 22 Ottobre 2016 ore 18:09

Non so, il dato di fatto è che gli aumenti più eclatanti di popolazione si sono registrati nei paesi del Centro-Nord Africa:
In Italia eravamo oltre 40MLN nel '31, oggi siamo 60 MLN. Numeri simili per la Francia (40 MLN-63MLN). L'andamento europeo è leggermente più rapido - da 550 mln a 750 mln dl 51 a oggi - mentre quello africano...

Popolazione dell'Egitto: da 20 MLN nel '50 a oltre 80 oggi; Algeria: da 11 mln nel '60 a oltre 35 oggi; Nigeria: da 40 mln nel '60 a 150 mln oggi.

Parrebbe che l'aumento delle aspettative di vita incida molto meno della riduzione della mortalità infantile e dell'aumento dei tassi di riproduzione, entrambi determinati dalle condizioni di salute e benessere materiale e sociale. Se poi si uniscono sinergicamente entrambi gli effetti...

Se a tali drivers non si associano, con buona pace della chiesa, delle componenti culturali fortemente orientate alla procreazine respnsabile e al controllo delle nascite, saranno guai a brevissimo termine. Crescita esponenziale dell'emigrazione di massa, sviluppo di "guerre dei poveri" locali e aumento dei rifugiati, sviluppo e diffusione di dottrine violente di riscatto umano e sociale. I prodromi li abbiamo sotto gli occhi.



avatarsenior
inviato il 23 Ottobre 2016 ore 10:21

io sono onnivoro. mangio poco ma di tutto.
al momento non ho nessuna intenzione di cambiare il mio stile di vita.
sono un liberale convinto e penso che ognuno debba regolarsi come meglio crede per se stesso. questo mi fa diffidare dalle guerre di religione (inteso in ogni ambito) e da tutti coloro che vorrebbero imporre "solo" il loro pensiero.

detto ciò, un monito a tutti quelli che pensano di poter prolungare e migliorare la loro vita cibandosi solo di frutta e verdura: frutta e verdura fanno benissimo alla salute solo se sono coltivate in modo sano. altrimenti i veleni introdotti nel corpo saranno comunque a livelli tali da danneggiarci in modo irrimediabile.

avendo un'azienda vitivinicola ho molta terra disponibile e mangio praticamente solo frutta e verdura che mi produco io, in modo più che biologico. per me trattamenti zero reali . ma se andate al supermercato, alla coop, o dai tedeschi a fare spesa, non aspettatevi certo di mangiare sano, toglietevelo dalla testa.;-) neanche se ci leggete "biologico" sopra. il vero biologico lo si riconosce subito e non è merce che può stare sugli scaffali di un negozio per più di un giorno o due ;-)

faccio un paio di esempi banali: per me le patate sono:piantarle, tenerle pulite con zappa e fresino a mano, e raccoglierle. per l'industria è: diserbare, concimare, piantare, trattare (quante volte serve anche 4-5), diserbare prima di raccogliere, conservarle con prodotti idonei perchè non vegetino....(magari ho dimenticato qualche cosa).
e idem le cipolle, i trattamenti sistemici sono all'ordine del giorno se l'annata è molto piovosa. pensate che per insalate, broccoli, carote, verze e compagnia cantante sia molto diversa la coltivazione intensiva?
non stiamo parlando di delinquenti ma di produzione a reddito che deve essere fatta cosi per cercare di portare a casa un minimo guadagno.

quindi, se voletete essere vegetariani-vegani e stare bene sul serio, prima cosa cercatevi un pezzetto di terra da coltivare a orto e cercate di passare più tempo a coltivarvi quello che volete mangiare. potrebbe essere un hobby anche divertente ma dovete mettere in preventivo tempo e un po' di fatica.

...e cercate di mangiare solo roba di stagione: io adesso vado di zucche, cavoli, e verze. verze che l'anno passato mi son bastate fino ai primi di aprile.

PS se volete patate come si deve andate a prenderle in montagna da qualche famiglia di agricoli anziani (che usino ancora i vecchi metodi di lavoro) perché la patata più cresce in alto e più è buona. ;-)

avatarsenior
inviato il 23 Ottobre 2016 ore 10:45

io da una decina d'anni sto seguendo una dieta brethariana.
ogni tanto ho un certo languorino ma poi mi concentro e passa ! ;-)

avatarsenior
inviato il 23 Ottobre 2016 ore 10:47

quindi, se voletete essere vegetariani-vegani e stare bene sul serio, prima cosa cercatevi un pezzetto di terra da coltivare a orto e cercate di passare più tempo a coltivarvi quello che volete mangiare


Dipende dalle motivazioni per le quali si diventa tali, se la motivazione fosse solo quella che dici te sarei d'accordo, ma esistono altre motivazioni per diventare vegani/vegetariani, un p.e. è di quelli che non vogliono essere "contaminati" dalla carne in generale, altra p.e. di tipo ecologista che ha base sul fatto che gli allevamenti intensivi producono il 20% dei gas serra su base mondiale (dato che pare destinato a crescere), altra motivazione è di tipo etico, che fa sempre riferimento allo sfruttamento intensivo degli animali, allevati in batterie e in ambienti non idonei ad un essere vivente.

avatarsenior
inviato il 23 Ottobre 2016 ore 10:50

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