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avatarsenior
inviato il 06 Marzo 2015 ore 19:31

Giamba

Mi scuso se ho usato un linguaggio non chiaro.

Intendevo dire che non tutti coloro che guardano un'opera d'arte o qualsiasi oggetto riconosciuto come tale (che sia musica, pittura, poesia, scultura) lo percepiscono necessariamente come tale. Alcuni colgono solo l'aspetto fenomenico immediato.

L'umanità ha impiegato diversi millenni prima di concepire la materia estetica nei termini nei quali ne fruiamo noi.

Nonostante l'esistenza di opere considerate di autentica arte risalenti alle civiltà preistoriche, e nonostante noi occidentali consideriamo esistente la parola (Techne, che come puoi intuire già dall'etimo rimanda più ad artigianato che non ad arte come intendiamo oggi) per lo meno dalla grecia classica - ma in realtà da molto prima- il concetto di arte, con l'accezione romantica che anche inconsciamente gli attribuiamo oggi, non è nato che alla fine del '700. E probabilmente i fruitori di arte moderna oggi non lo concepiscono nemmen più allo stesso modo.

Tutta la grande pittura rinascimentale e del periodo barocco, nonostante abbia prodotto tutti i capolavori che possiamo ammirare nei più importanti musei, non lo conosceva ancora.

La fruizione di quelle opere da parte dei contemporanei era molto diversa dalla nostra. Alla nostra maniera attuale di vedere e concepire le opere d'arte noi siamo giunti sì a causa dell'inspiegabile senso di meraviglia che ci coglieva al loro cospetto, sia per mezzo di uno studio ed un amore dei secoli passati che pochi altri fenomeni hanno meritato.

La natura di questa fruizione ha caratteristiche singolari: ha una componente emozionale innegabile e procede per via analogica, per somiglianze e differenze tra gli oggetti (ripetizione e variazione), o tra l'atteso ed il trovato.

Una delle caratteristiche che le riconosciamo come imprescindibile è la molteplicità di significati, anzi, una inesauribilità, una impossibilità di circoscrivere tutti gli elementi significanti che la costituiscono, che in epoca di studi semiologici è stata detta "polisemia". L'immagine che le si associa è quella della piramide infinita, di cui siamo in grado di cogliere il vertice ma, se guardiamo verso il basso, non possiamo riusciamo a stabilire se e dove finisca.

In parte questa impossibilità è legata al fatto che percepiamo un'opera per mezzo di parametri diversi, dei quali non sappiamo fare a priori una gerarchia fissa ma che, anzi, a seconda del contesto, hanno importanza variabile.

La stessa segmentazione, cioè il distinguere più unità significanti all'interno dell'unità indivisibile, può avvenire secondo criteri diversi e tutti perfettamente giustificabili. L'unità è riconosciuta olisticamente, cioè in modo tale che il totale sia sempre superiore alla somma delle parti.

È un tipo di fruizione molto particolare, che riserviamo solo a questa materia e che comporta un atteggiamento di attenzione esasperata... con tutti i pori aperti, direi.

Perché questa lunga premessa?
Perché ora ti faccio la domanda: è possibile dare anche soltanto un esempio di tutto questo attraverso il linguaggio verbale?

Se fosse possibile il fenomeno arte non esisterebbe proprio. Quello che si tenta di esprimere attraverso di essa lo si direbbe con il linguaggio che usiamo tutti i giorni!

Se dobbiamo far ricorso ad oggetti così problematici e spesso inafferrabili, per quanto affascinanti siano, è perché certe... "cose" non riusciamo a dirle diversamente.

E allora, per tornare alla tua domanda, volevo semplicemente dire un'ovvietà: che per far capire opere che dicono cose "che non si possono dire con il linguaggio verbale" non è ragionevole "usare il linguaggio verbale".

È possibile trarne vantaggio solo se l'interlocutore è già avvezzo alla materia, di cui conosce estensivamente (pochi esempi stereotipi rischiano di essere solo fuorvianti: per capire l'arte bisogna conoscerne e amarne tanta!) la letteratura, almeno da un punto di vista convenzionale.

Ecco per me la necessità di trasmetterla con l'educazione, di far cioè conoscere e apprezzare tutte le cose belle che esistono, e che ci hanno indotto a tentare di coglierle e ad appassionarci al punto di voler parlare anche noi la... stessa lingua.

Acculturarsi - con letture e workshop - può significare imparare la tecnica, la storia... nozioni in definitiva: tutte cose interessantissime; ma che possono passare accanto all'oggetto del desiderio senza nemmeno sfiorarlo! Nella maggior parte dei casi, e se va bene, vuol dire istruirsi. Acquisire una professionalità. Se l'obiettivo è acquisire una professionalità, il workshop va bene.

Se l'intenzione è di imparare l'arte, invece, io ne diffido: i workshop a mio modo di vedere hanno piuttosto l'aspetto di televendita, di vendita effimera cioè di cose che, secondo me, non si possono comprare.

Educarsi invece vuol dire vivere la materia, cosa che si fa dedicandole davvero molto tempo, molte energie, anche emotive, inesauribile curiosità. Alla base c'è una... smania. Sui forum si direbbe una... scimmia, ma non quella di comprare attrezzi!

Per acquisire queste cose il modo migliore è seguire un Maestro (notare la M maiuscola). Cosa sia un Maestro lo leggi p. es. nei libri di Feininger: è uno che sa cosa fare, e conosce la giusta misura di farlo.

Ma non è una cosa che si può carpirgli in un weekend: devi conoscerlo a fondo per tanto tempo, vederlo all'opera in tante situazioni e cominciare a chiederti cosa fa e perché lo fa.

Ma sopratutto devi vederlo all'opera
mentre è realmente coinvolto
, non quando sta vendendo un prodotto o sta facendo marketing. È necessario un rapporto umano alla base, e bello solido.

Paolo

PS La tassonomia puoi considerarla lo strumento di adattare un insieme di... "maniglie", di "rédini", insomma di sistemi posticci al fine di rendere trattabile l'oggetto, altrimenti inafferrabile...




avatarsenior
inviato il 06 Marzo 2015 ore 21:08

Francesco

Perfettamente d'accordo su tutto quello che hai scritto.

user46920
avatar
inviato il 06 Marzo 2015 ore 23:27

L'ingrediente più importante in cucina ... è la fame !!!

Per bere non basta l'acqua, occore anche la sete !!!

... ecc, ecc.

Quanti modi ci sono per dire la stessa cosa ???

La Metafora, è un modo facile per passare un concetto, sempre che quel concetto sia già stato accolto e compreso in altra forma. La costruzione di una metafora, anche: necessita dell'esperienza vissuta e della possibilità/capacità di vedere la relazione tra due cose apparentemente diverse.
Se non sbaglio c'era un tipo che usava spesso la metafora per tramandare concetti in larga scala ...

L'espressione dei concetti, descrive una sola direzione del messaggio, dove l'impressione ne completa la forma.
Chi è in grado di esprimersi ed imprimersi in qualche modo, è anche capace e possibilitato alla comunicazione.
E siccome molti credono che la fotografia sia comunicazione, allora farà certo bene anche alla fotografia !!!

la fotografia può esprimersi per metafore ??? ... si
e può esprimersi anche per ciò che semplicemente rappresenta ??? ... si, perché documenta

e quante forme di espressione può utilizzare ancora ???

non mi viene in mente altro ora su due piedi, aspettiamo nuove idee, risposte ... ;-)



PS:
Non si può lanciare una iniziativa ardita senza avere delle fondamenta solide e sicure.

... spero non sia rivolto a me personalmente Triste ... quello che posso dare, lo do sempre e volentieri o almeno ci provo, magari in modi sbagliati, ma ci sto provando Confuso
potresti mettere qualche link di workshop per bilanciare le cose ... è uno spazio libero e democaratico.

avatarjunior
inviato il 07 Marzo 2015 ore 7:39

Occhiodelcigno non era rivolto a te. Vedila nell'ambito generale del gruppo. Non mi si può parlare di cultura e poi tirare i remi in barca quando si tratta di discutere di testi universitari e di professori. Altrimenti è tutto un bluff secondo me!
Lasciamo perdere va...

user46920
avatar
inviato il 07 Marzo 2015 ore 8:41

Avevo notato anch'io questa cosa qui, ma se non si comincia da qualche parte ... rimane un po' tutto dentro.
Magari così qualcosa si smuove ...

A proposito se hai qualche pensiero da lasciare per tutti, è sempre benvenuto, dai provaci ...

avatarsenior
inviato il 07 Marzo 2015 ore 10:40

La Metafora, è un modo facile per passare un concetto, sempre che quel concetto sia già stato accolto e compreso in altra forma. La costruzione di una metafora, anche: necessita dell'esperienza vissuta e della possibilità/capacità di vedere la relazione tra due cose apparentemente diverse.
Se non sbaglio c'era un tipo che usava spesso la metafora per tramandare concetti in larga scala ...

L'espressione dei concetti, descrive una sola direzione del messaggio, dove l'impressione ne completa la forma.


Ben detto.

Il rischio della descrizione verbale è che potrebbe non esser recepita affatto secondo le intenzioni di chi parla se chi deve recepire non ha alcuna esperienza di ciò di cui si parla.
Quidquid recipitur ad modum recipientis recipitur.


Di qui l'osservazione che l'argomentazione razionale sarà utile solo a chi ha almeno già visitato quei luoghi abbastanza da aver colto la loro specificità.

Teniamo anche presente che il mondo dell'arte è continuamente saccheggiato travisandolo dal marketing pubblicitario (
...musica di Liz, (sic!) pellicce di...
per fare un esempio), per cui non è affatto improbabile che se ne abbia un'idea del tutto distorta (ad uso dei venditori!).

user46920
avatar
inviato il 07 Marzo 2015 ore 19:30

Grazie Paolo ... in effetti spero sia scritto in modo accettabilmente comprensibile un po' per tutti.

Comunque gli argomenti tendenti all'astratto e al soggettivo, finiscono sempre per essere di difficile spiegazione e comprensione.

Come per la musica, credo che la lettura della fotografia (analisi) necessiti di un minimo di conoscenza.
E con questo si rende implicito che il lettore conosca la fotografia quel tanto che basta per capirne il senso ... oltre alle sensazioni che può trasmettere, che tutti possono percepire comunque (anche i non fotografi).

user46920
avatar
inviato il 07 Marzo 2015 ore 19:34

Teniamo anche presente che il mondo dell'arte è continuamente saccheggiato travisandolo dal marketing pubblicitario... per cui non è affatto improbabile che se ne abbia un'idea del tutto distorta


Esatto, è vero.

avatarsenior
inviato il 07 Marzo 2015 ore 20:02

Ciao Paolo e grazie per la la tua lunga e ben articolata risposta.
Sono fuori casa senza PC e non mi riesce agevole replicare dallo smartphone.
Ci aggiorniamo a mercoledì al mio rientro.
Buon sabato sera a tutti e ... divertitevi!
Giamba;-)

user46920
avatar
inviato il 07 Marzo 2015 ore 22:55

Ho ri-trovato un articolo spassoso ed informativo che secondo me in qualche modo, forse metaforico ma divertendosi, riesce ad educare (far vedere) il lettore alla "lettura della fotografia".
E' solo uno spunto di idee, niente di completo.
Il testo è "difficile" per i dilettanti, occorre un po' di auto-ironia e visione aperta, rispetto alle varie figure che vengono presentate in chiave di lettura.
Sicuramente consigliato ai più esperti e agli amatori veri !!!

il link


user46920
avatar
inviato il 15 Marzo 2015 ore 10:57

Aggiungo il link all'articolo riassunto di Nicola Focci ...

e quello per il workshop ... già partito.

avatarjunior
inviato il 15 Marzo 2015 ore 11:00

Seguo

avatarjunior
inviato il 16 Marzo 2015 ore 7:49

Qualche anno fa vidi un film molto interessante intitolato "Ferro 3" di Kim Ki Duk. Lo capii tutto nonostante fosse in lingua originale (coreano) ed ebbi la riprova quando mi capitò di rivederlo in italiano. Si potrebbero individuare dei fotogrammi chiave per poter "leggere" un fotoracconto completo del film senza bisogno di altro.
Talvolta una singola fotografia della vita della persona che l'ha presa mi dice più di quanto lei stessa sia capace di raccontarmi a parole.
Che la fotografia abbia a che fare con le immagini poi sembra una banalità, ma considerare che certe immagini reali, ossia che abbiamo davanti agli occhi prima di riprenderle, siano interpretabili secondo una logica, una cultura e/o sensibilità lo è un po' meno. E questo mi fa pensare che ci sia un elemento di mistero e di fascinazione nelle immagini. Mi viene in mente un passo de "Il postino" con Troisi che chiede a Neruda se il mondo non sia metafora di qualcos'altro. Questa sensazione la ho più o meno forte su tutte le foto. A un livello più profondo credo che chiedersi come si legge una foto collimi se non talvolta coincide del tutto col chiedersi come si legge il mondo.

user46920
avatar
inviato il 16 Marzo 2015 ore 10:03

Sei stato molto chiaro, Fabio.


Penso che ogni contributo di idee possa essere molto utile anche per gli altri ;-)

user46920
avatar
inviato il 20 Luglio 2015 ore 1:51

Copio qui un link interessante, per comprendere meglio la lettura delle foto.
Preso da questo topic più recente.

Che cosa ne pensi di questo argomento?


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