| inviato il 28 Gennaio 2012 ore 21:08
scusate ma io conosco benissimo gli effetti di fotografare alle varie distanze e con vari obiettivi eh... cmq... ecco quello di cui parlavo io con Marsupilami . Dallo stesso punto di scatto, con il 100f2 e poi con il 10-22... ovviamente la foto fatta con il 100f2, solo ridimensionata, ha una qualità assolutamente superiore. ma parlavamo di altro , la resa sulla compressione dei piani. preview a bassa risoluzione
 pagina con l'immagine non compressa www.pbase.com/marklevi/image/141170400/original |
| inviato il 28 Gennaio 2012 ore 21:14
in questo senso l'esempio non fa una grinza, ma io non confonderei il crop da focali diverse a parità di distanza di ripresa con le variazioni di questa distanza con focali diverse: se fosse possibile arrivare a formato pieno con il 10-22 allo stesso ingrandimento del 100 tornerebbe il discorso di Marsupilami... |
| inviato il 28 Gennaio 2012 ore 21:42
“ Ciao, ogni tanto , nelle discussioni che leggo per quanto riguarda le focali, si parla di due passi in avanti o indietro per poter in qualche modo "simulare" una focale, da quello che mi passa per la mente in pratica avendo un 24-70 e indietreggiando dovrei aumentare il grandangolo, scusate la domanda strana, ma non è che c'è una specie di tabella dove viene riportato x passi = x focale „ Per determinare la scala di riproduzione di un soggetto si divide la distanza di ripresa per la lunghezza focale dell'obiettivo usato. Facendo un esempio, su formato FF se il soggetto fotografato da un obiettivo di lunghezza focale di 50 mm si trova a quattro metri di distanza, la scala di riproduzione sarà di 1:80 (4000:50=80) . Conoscendo le reali dimensioni del soggetto si riesce a stabilire le dimensioni riprodotte sul sensore: se la persona fotografata è alta 1,80 m. la sua immagine sul fotogramma risulterà 22.5 mm. (1800:80=22.5) Viceversa si può calcolare a che distanza fotografare il soggetto, per poterlo inquadrare interamente, dato un certo obiettivo. Si divide la dimensione del soggetto con quella che si vuole stabilire come risultato finale sul fotogramma, ottenendo la scala di riproduzione: 1800:22.5=80 . Moltiplicando la scala di riproduzione con la focale dell'obiettivo si ottiene la distanza in millimetri: 80X50=4000 . |
| inviato il 28 Gennaio 2012 ore 22:25
L'angolo di campo non cambia con 2 passi avanti o 2 indietro :-) Si ricompone solamente la foto a proprio piacimento. |
| inviato il 28 Gennaio 2012 ore 22:27
Massimo, io rispondevo a questa frase: “ marsupilami : " Con un fisso, se fai un passo indietro o in avanti non cambia assolutamente nulla alla compressione dei piani e alla deformazione prospettica dell'obiettivo." marklevi : NO. La compressione dei piani viene influenzata SOLO dalla distanza di scatto. „ Indendo che, a prescindere dal tipo di obiettivo/fotocamera/ etc lo schiacciamento dei piani è legato alla distanza di scatto. E se ci si sposta per aggiustare l'inquadratura, si va a modificare anche il gioco di prospettive nella foto. Un saluto |
| inviato il 28 Gennaio 2012 ore 23:46
Di solito, però, il famoso "due passi avanti" si dice quando qualcuno ti fa la classica domanda dello zoom generalista (24-105, 17-55, 17-70, 15-85): ecco, lì spesso sono veramente due passi avanti. Io ho notato questo: generalmente quando si comincia si pensa che avere uno zoom più lungo, con più escursione, sia fondamentale. Poi, con un po' di pratica, arrivi magari a prediligere lenti più "corte" di range ma più qualitative rispetto a quelle con più escursione. Proprio perché ti accorgi che -spesso- sono due passi in più, mentre la qualità è la qualità. Diverso invece è il discorso sugli ultrawide: lì spesso pochi millimetri sotto possono fare la differenza. |
| inviato il 29 Gennaio 2012 ore 10:19
“ Indendo che, a prescindere dal tipo di obiettivo/fotocamera/ etc lo schiacciamento dei piani è legato alla distanza di scatto. E se ci si sposta per aggiustare l'inquadratura, si va a modificare anche il gioco di prospettive nella foto. „ ok, quoto e ti do ragione, quindi "due passi avanti e due indietro" possono "trasformare" un 50 in un 35-70... altra regoletta altrettanto bistrattata è che la pdc è legata al Rapporto di Riproduzione: stabilito questo, non varia con la focale (!) nemmeno in macro... |
| inviato il 29 Gennaio 2012 ore 11:49
Però occhio che 2 passi avanti e indietro si possono anche equiparare a un 50mm che può "diventare" un 40-60mm... perchè le differenze sono minime e appena percettibili. Ma se i passi iniziano a diventare di più allora no, le cose cambiano troppo per dire che un 50mm può diventare un 14-200. Sulla pdc non ho ben capito cosa intendi. La pdc è legata alla lunghezza focale, al diaframma, alla distanza dal soggetto e al circolo di confusione. |
| inviato il 29 Gennaio 2012 ore 13:15
“ Ma se i passi iniziano a diventare di più allora no, le cose cambiano troppo per dire che un 50mm può diventare un 14-200. „ assolutamente, infatti ho fatto l'esempio con uno zoomettino che si discosta davvero poco dalla focale media... “ La pdc è legata alla lunghezza focale, al diaframma, alla distanza dal soggetto e al circolo di confusione. „ certamente, ma quando si hanno molte variabili fissandone una il discorso poi è vincolato a quella (come nel ragionamento di Marklevi): a parità di RR (quindi dimensioni del soggetto sul fotogramma) la pdc è costante (ovviamente assumendo un dato circolo di confusione, ma questo è ovvio...); quindi anche nel caso estremo della macro (che è quello che mi interessa) che io raggiunga un dato RR con un 24 o con un 180 la pdc sarà la stessa (ovviamente varierà l'angolo di campo quindi lo sfondo, ma la pdc no...) |
| inviato il 29 Gennaio 2012 ore 13:52
A parità di RR la PdC cambia in base al circolo di confusione e ovviamente al diaframma. Quindi se cambi formato del sensore, ad es. da Aps-c a FF, sempre con lo stesso RR o diaframma la PdC cambia. Il cdc spesso viene dato per ovvio ma basta cambiare fotocamera per averne uno diverso. Comunque rileggendo forse ho capito meglio cosa intendevi dire, ovvero che al variare di uno dei tre fattori ne devi variare almeno un altro per ottenere lo stesso risultato. Quindi, per ottenere la stessa PDC, se cambi la lunghezza focale allora devi cambiare o la distanza dal soggetto, o il diaframma o il cdc. Se tieni fisso il RR con una focale diversa allora hai per forza cambiato la distanza dal soggetto in modo proporzionale, quindi se tieni fisso il diaframma e il cdc hai la stessa PdC. Hai ragione anche quando dici che non ti cambia la PdC ma ti cambia lo sfondo e il link che ho postato ieri in questo topic ne è un esempio, il robot di cartone rimane uguale ma la fotocamera dietro sembra più grande e vicina (si riduce la separazione dei piani) e le distorsioni si riducono. |
| inviato il 29 Gennaio 2012 ore 14:06
“ A parità di RR la PdC cambia in base al circolo di confusione e ovviamente al diaframma. Quindi se cambi formato del sensore, ad es. da Aps-c a FF, sempre con lo stesso RR o diaframma la PdC cambia. Il cdc spesso viene dato per ovvio ma basta cambiare fotocamera per averne uno diverso. „ hai ragione: mi sono dimenticato di precisare "a parità di diaframma", mentre per il discorso sensore hai altrettanto ragione ma anche quello lo davo per costante immaginando di avere un'unica reflex a disposizione con più obbiettivi: data una reflex, fissato il RR ottenibile con focali diverse, a parità di diaframma impostato la pdc è costante grazie delle precisazioni e del completamento del ragionamento |
| inviato il 29 Gennaio 2012 ore 14:15
Che storia! Siam partiti dalla richiesta di definire a quanti mm di focale corrispondono ad un passo... fino a PdC, separazioni dei piani e compagnia bella! Siam peggio dei prof. |
user1802 | inviato il 29 Gennaio 2012 ore 17:31
Mark, il tuo esempio potrebbe andar bene, nella tua foto hai fatto un crop dall'immagine a 10mm e ti restituisce la stessa INQUADRATURA che se tu avessi usato un 100mm Perchè hai simulato di stringere l'angolo di campo. Fin qui tutto ok. Nella tua foto però i piani cambiano, ma non si vede. MA quali piani? I piani di messa a fuoco! Con il 100mm potrai chiudere quanto vorrai e non avrai mai la stessa pdc. Ho seguito lo stesso metodo che hai usato tu ma avvicinando il primo oggetto e allontanando il secondo in modo che il 100mm non riuscisse a coprire la stessa PDC. Vedi quindi che i piani di messa a fuoco del 100mm, non sono gli stessi del 10mm a parità di angolo di campo. 10mm F16
 CROP sulla foto con lo stesso angolo di campo del 100mm (tutto a fuoco)
 100mm F16 (la palla dietro esce dal piano di messa a fuoco, significa che il piano si è compresso rispetto al 10mm. Inoltre, sovrapponendo questa e il crop in PS si possono notare le differenze dovute alla distorsione dell'obiettivo anche se minime.
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| inviato il 29 Gennaio 2012 ore 18:02
“ Che storia! Siam partiti dalla richiesta di definire a quanti mm di focale corrispondono ad un passo... fino a PdC, separazioni dei piani e compagnia bella! Siam peggio dei prof. „ ...mamma mia, hai ragione, troppi termini tecnici che per un neofita sono arabo... se dovessi imparare tutto questo farei foto a 90 anni... |
| inviato il 29 Gennaio 2012 ore 18:27
interessante l'approfondimento di Marspilami: in effetti Marklevi aveva dichiarato di aver diaframmato maggiormente col tele per conpensare la pdc, ma aveva riprodotto una situazione che non comprendeva i limiti dell'intervallo oltre cui la compensazione è insufficiente; tutto questo penso sia in qualche modo legato a quanto detto sul rapporto RR/pdc che non può contemplare il crop... in ogni caso dei bei giochini per riuscire ad andare oltre i luoghi comuni e la apparenze e la conferma che... un'immagine vale più di mille parole! |
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