| inviato il 06 Maggio 2014 ore 22:26
 Questa sera l'ho potuta vedere meglio da un concessionario...che mezzo! Dentro è veramente spartana, sembra di essere seduti per terra, bassa e stretta (dentro, da fuori è bella larga)...insomma, proprio come piace a me :-) |
| inviato il 10 Maggio 2014 ore 11:14
Io ce l'ho, una Subaru (non quella li, il 1500 a gpl... ). Ha qualità dinamiche straordinarie, incollata per terra, velocità in curva mai vista a quel livello di prestazioni, prevedibilità di comportamento straordinaria, su fondi sdrucciolevoli poi è inimmaginabile per chi non ha mai avuto un 4WD. Immagino lontanamente cosa deve essere la versione con 300 cavalli, quattro ruotacce larghe così e delle sospensioni da 1 mm di escursione...Certo, a livello emozionale devi decidere se il tuo terreno di caccia è la strada (Subaru) o la pista (4C)... |
| inviato il 10 Maggio 2014 ore 11:18
Io ho una Subaru Trezia Ma spero che almeno la prossima sia un 4x4 sicuramente rimarrò in Subaru. Cmq mi sa che quella non potrò mai permettermela, rimarrà un sogno, ma credo che questa Impreza nemmeno in pista non se la cavi male |
| inviato il 11 Maggio 2014 ore 0:11
Un conto è cavarsela, un altro andare a caccia...io parlavo di pista e/o strada non come reali agoni, ma come ispirazioni tematiche!! Probabilmente la Subaru in pista camminerà quasi come l'Alfa. Dico quasi perchè il vantaggio di potenza secondo me viene sufficientemente compensato da rapporto peso/potenza, aerodinamica, assetto e distribuzione pesi (motore centrale, ecc.) ed efficienza meccanica (2wd, in condizioni di grip non critiche, tirano uguale e disperdono meno...). Subaru avrà probabilmente una velocità di punta leggermente superiore, un'accelerazione leggermente minore, velocità di percorrenza alla corda più bassa per via del baricentro alto. Sarà meno veloce nei rapidi cambi di traiettoria per il peso maggiore, l'assetto più alto, il maggior interasse e il minore accentramento dei pesi. Su strada la suonata cambia: su asfalto imperfetto sarà determinante la maggior capacità di Subaru di scaricare a terra la potenza. Bisogna scegliersi le proprie emozioni... Ricordo che molti anni fa una scuderia tentò di portare nei rallies la Ferrari 308 gt: prendeva regolarmente paga dalle varie 131 Abarth, Ford Escort RS, Opel Ascona 400, tutte 2000 4 cilindri ma con assetti, ingombri e pesi stradali. |
| inviato il 11 Maggio 2014 ore 17:05
Molto bella... Chiaramente un prodotto di nicchia. Una valida alternativa italiana alla Lotus. Un bel giocattolo per chi ha qualche decina di migliaia di € che gli crescono e una o più altre auto in garage. Senz'altro può dare grandi soddisfazioni su pista. Punti deboli quali finiture spartane e componentistica presa da modelli di rango inferiore del gruppo Fiat le si perdonano volentieri: la Lotus è ancora più essenziale e se uno vuole qualcosa di lussuoso deve considerare un'altra tipologia di auto. Probabilmente ha la funzione di "halo car", promozionale per la gamma Alfa Romeo. Il guaio è che quest'ultima è ridotta ai minimi termini. Il futuro ci dirà se alle dichiarazioni di Marchionne dell'altro giorno, in cui ha manifestato l'intenzione di voler incentrare la strategia del gruppo Fiat-Chrysler sul rilancio dell'Alfa, seguiranno i fatti. |
| inviato il 12 Maggio 2014 ore 22:55
Non ho ancora visto il ninnolo dal vero, ma mi piacerebbe capire bene se allestimenti e finiture sono ESSENZIALI o SPARTANI. L'essenzialità sarebbe un pregio: anche le versioni più esasperate di Ferrati e altre marche sportivissime sono scarne, ma un "guscio" in carbonio della Recaro è tutt'altro che spartano, costa come tre sedili in pelle Connolly perchè deve pesare un decimo...dipende se la priorità è il profumo di cuoio inglese l'odore di gomma bruciata quando fai 0-100 in 4"!! Spartano sarebbe un difetto: sparagnare in auto con prezzi da immobile, no!! In sintesi, deve mancare quello che non è funzionale allo scopo (nel caso, tutto ciò che pesa più di 340 grammi ed è inutile alla cavalleria...), ma quello che serve (nel caso, tutto ciò giova alla cavalleria...) deve esserci e pure buono. E poi, come scrisse Oscar Wilde in uno dei suoi arguti aforismi, "nulla è più essenziale del superfluo". |
| inviato il 13 Maggio 2014 ore 3:33
Beh... a quanto ho letto qua e la sembra che parte della componentistica venga da modelli Fiat di grande serie e questo, in vari forum, ha provocato espressioni di brivido, orrore e raccapriccio, spesso ostentate allo scopo di trollare. Ma è una storia vecchia. Ho letto da qualche parte che nei tardi anni '50 un giornalista aveva scoperto che le leva degli indicatori di direzione di alcune Ferrari stradali era la stessa della Lancia Aurelia quindi, nel corso di un intervista, l'aveva fatto notare al Commendatore. E quest'ultimo, senza battere ciglio: "perché mai sprecare risorse per un dispositivo nuovo quando ce ne già uno perfettamente funzionale". C'è anche da dire che la Aurelia, per la stragrande maggioranza degli Italiani dell'epoca, era altrettanto irraggiungibile quanto la Ferrari, pur costando molto meno. Anche le Aston Martin, dopo che la Casa era stata acquistata dalla Ford, presentavano interruttori levette ecc. tratte dalle Ford di grande serie. Anche qui scandalo e indignazione, e se devo dire la verità, se avessi acquistato una Aston la cosa mi avrebbe un po' irritato. Pure la Jaguar, come senz'altro sai, per un po' di anni è stata gestita dal grande gruppo americano. Ricordo che qualcuno si era sdegnato per aver saputo che montavano gli stessi alzacristalli Motorcraft della Mondeo. Il fatto è che io ho avuto due Mondeo che hanno percorso complessivamente 400.000 Km in 18 anni e nessuno degli otto alzavetri si è mai bloccato. Per contro vi è un'aneddotica infinita sugli impianti elettrici Lucas di cui erano equipaggiate le XJ ai tempi della gestione Leyland (praticamente l'IRI inglese). Ho poi sentito da qualche parte che i fanali della Lamborghini Miura sarebbero gli stessi della Fiat 850 Spyder. In effetti confrontando queste foto: upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/4/44/Lamborghini_Miura_Sinsheim upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/4/44/Fiat_850_spider_1965_front la cosa sembrerebbe plausibile, ma non ho la certezza assoluta. Nota: L'850 è stata fotografata davanti alla Villa Barbaro di Maser, opera di Andrea Palladio. Mi sembra poi che in una determinata tipologia di vetture, una certa spartaneria, pardon essenzialità, sia ostentata con una sorta di civetteria e, ci tengo a precisarlo, non è un giudizio di valore negativo e la cosa non mi dispiace. Ricordo di aver guardato nell'abitacolo di una Ferrari 360 Scuderia e notato, nella zona dei parafanghi, alcune vistose saldature sul metallo a vista. Non ricordo l'interno della 360 "normale", ma do per scontato che tali parti saranno state nascoste da pannelli il cui peso (senz'altro inferiore ai 340 grammi di cui parli, saranno stati 330) non poteva che essere ininfluente sul comportamento della vettura. Ricordo poi che la Porsche 911 Speedster del 1989, realizzata in 2100 esemplari, era equipaggiata con degli alzavetri a manovella fatti ad hoc, dal momento che la 911 da molti anni li montava elettrici di serie, il che ha senz'altro costituito un aggravio dei costi di produzione. Del resto, visto che la Speedster del '55 aveva le manovelle, e per quanto possa sembrare irrazionale la il fatto di spendere di più per avere meno comodità (e non so nemmeno se abbiano risparmiato qualche etto di peso) io approvo tale scelta: una Speedster deve essere irrazionale. Sulla citazione dal buon vecchio Oscar, come su tante altre cose che ha detto e scritto, concordo al 200%. |
| inviato il 13 Maggio 2014 ore 9:22
Gli interni tutto sommato sono quelli che ci si può aspettare da una 'budget supercar'... buoni ma chiaramente non sono quelli di una Lamborghini o una Ferrari, ma d'altra parte queste costano quattro volte tanto Qui si possono vedere bene: 4c.alfaromeo.com/it/panoramic (selezionate 'interni' in basso a sinistra) |
| inviato il 13 Maggio 2014 ore 10:30
Assolutamente d'accordo sul fatto che gli interni sono quelli che ci si può aspettare da questa macchina. Anzi, rispetto a quelli della Elise son fin troppo lussuosi. E se ci sono i devioluci della Bravo, chissene... Del resto sono abbastanza vecchio per ricordare (anche se ero un bambino) quando l'Alfa Romeo era dell'IRI e la Lancia del cementiere Pesenti (entrambi le hanno gestite malissimo) e quindi motori, piattaforme e filosofia erano completamente differenti. Nelle discussioni tra i fans dei due marchi i Lancisti vantavano le superiori finiture e, al limite, la tenuta su bagnato e neve date dalla trazione anteriore (che allora non era molto diffusa). Per contro gli Alfisti tiravano in ballo le peculiarità del proprio marchio, tra le quali non rientravano certo le rifiniture, anzi erano dell'idea che un Vero Appassionato di Motori non dovesse dare importanza a queste "frivolezze". |
| inviato il 13 Maggio 2014 ore 23:02
Carissimi tutti, adesso faccio un po' il saccente così divento ancora più antipatico di quello che sono di natura. Poco tempo fa ho gestito un progetto per un'industria automobilistica (non posso fare nomi, ovvio) e ho imparato una cosa interessante quanto paradossale: l''affidabilità delle macchine da quattro soldi è generalmente superiore a quella delle dream cars!! BALLE, dirà qualcuno...Ora, non è che sia una verità inderogabile, esistono dream cars assolutamente tetragone e corazzate e cheap cars (ho inventato un neologismo??) sgangherate quanto mai, ma al giorno d'oggi valgono alcune verità assiomatiche: 1) la meccanica è affidabile: criteri progettuali, materiali, macchinari (conosco anche il settore delle macchine da officina, la so veramente lunga su tutto!!) e diagrammi di lavorazione sono talmente perfezionati che i difetti strutturali sono ormai rarissimi. 2) le imperfezioni industriali riguardano quasi soltanto la lastratura o la verniciatura 3) La lastratura è questione di stampi, se ne hai cannato uno la frittata è fatta 4) la verniciatura è un processo e come tale si affina con la pratica e l'esperienza 5) la parte del leone, in termini di problemi e guasti, la fa ormai l'elettronica. L'eliminazione dei difetti elettronici è una procedura di debugging: devi aspettare che si verifichino gli inconvenienti, analizzarli statisticamente e poi individuare e rimuovere le cause (stesso criterio della verniciatura) Tenendo conto che le auto di lusso sono a) molto più complicate e b) fanno numeri molto minori, hanno a loro carico una maggior probabilità di patire inconvenienti e una minor casistica a disposizione per risolverli. La (presunta...ho visto auto da 60.000 euro con lastrature ondulate da paura...) maggior cura costruttiva non pareggia i conti, ho fatto le statistiche di qualità di un marchio premium e dicevano che la difettosità dei veicoli importati in Italia era di ca. 9%, per fortuna quasi tutto veniva risolto prima della consegna. nessuno si immagina quante sono le auto nuove gioiosamente ritirate e festeggiate dai proprietari, che sotto la patina di lucido nascondono chili di stucco e vernice, parti di ricambio sostituite, lucidature e riparazioni delle più svariate. Fidatevi dello zio, in tutto ciò che non è LUSSO (sedili in pelle cuciti a mano, interni in pelle, radica, carbonio o alluminio satinato, moquetteria in pelle umana e cose simili) una bella produzione in grande serie fa meno scena ma funziona meglio. Lo dicono i dati delle Case automobilistiche. Quanto alla comunanza di componenti, ci sono cose molto più grandi di come ce le racconta Roberto P. Vi do alcuni dati: I fanali anteriori della Maserati Biturbo erano la fine serie ricambi della Fiat 127 (De Tomaso....De Tomaso....) Le pastiglie dei freni della Regata costavano 17.000 lire, quelli della Prisma 50.000. Cambiava la scatola... La vecchia Jaguar X-type (chissà perchè il mercato l'ha abortita...) era fatta su piattaforma Mondeo, con cui condivideva altro che gli alzacristalli... La Volvo S/V 40 era fatta su piattaforma Focus e costava il 150% (non so come vada adesso, la Volvo è cinese...) La microcar della Aston Martin (45.000 euro per una pseudo-Smart...) è una Toyota QI (14.000 euro) con il vestito della festa: cambiano la mascherina e gli interni, 30.000 euro per una cromatura e un po' di pelle... La piattaforma VW Touareg genera le Audi Q7 (e fin qui ci siamo...), ma anche la Porsche Cayenne (e mi sa che tanti orgogliosi possessori della stessa storceranno il naso). Ah, sapete qual'era fino a un tre anni fa la casa con la minor difettosità di produzione? DAIHATSU!! Quindi...per me, siano benvenuti i componenti e le tecnologie di serie, la cifra stitlistica di un'auto non la fanno necessariamente loro, la qualità spesso si. |
| inviato il 14 Maggio 2014 ore 2:38
La rivelazione del fatto che le "dream cars" passano parecchio tempo in officina non mi sconvolge. Non sono un addetto ai lavori nel settore automortive, ma basta conoscere qualcuno che ne possiede o ne ha possedute. In genere commentano i problemi dei loro giocattoli scherzandoci sopra, un po' perché le cifre in ballo non sono rilevanti per loro, un po' perché ovviamente non restano a piedi mentre il Ferrarino o la Lambo è dal meccanico. Comunque le delucidazioni sull'origine di questi problemi sono abbastanza interessanti visto che provengono, a quanto sembra, da un professionista del settore: l'affermazione "Poco tempo fa ho gestito un progetto per un'industria automobilistica" suggerisce l'idea di un designer o di un ingegnere freelance; oppure di un'imprenditore che si occupa di sub-forniture o di istallazioni di linee produttive... sono possibili mille congetture ma non richiedo precisazioni - il rispetto per la privacy altrui è l'unico dogma in cui credo. Neppure le rivelazioni sulla condivisione delle piattaforme e della componentistica mi hanno fatto cadere dal pero. Il fatto che all'interno dello stesso gruppo più modelli condividano la medesima piattaforma e molta componentistica, e che a volte la condivisione sia trasversale ai gruppi stessi è qualcosa che viene dato per scontato da chiunque abbia una conoscenza sia pur limitata, non professionale e approssimativa del settore. Che la X-Type fosse basata sulla piattaforma della Mondeo è di pubblico dominio. Mi pare, ma non ne sono sicuro, che anche la S-Type utilizzasse come base una Lincoln dell'epoca, di cui non ricordo la sigla (le berline americane non mi entusiasmano). Anche la derivazione delle Volvo S e V 40 dalla Ford Focus non costituisce un segreto noto solo a chi è stato iniziato ai Grandi Misteri di Eleusi. La cosa personalmente non mi scandalizza. Per me la Focus costituiva una base tutt'altro che spregevole: se non mi sbaglio è stata una delle prime, se non la prima segmento C con un retroteno multilink. L'ho guidata più di una volta e ho avuto un buon feeling con il suo sterzo e il suo comportamento - ma forse io sono di bocca buona. Sul ricarico del 150% praticato dalla Volvo non mi pronuncio: sulla S 40 non ci sono mai salito. Anche il fatto che Tuareg, A7 e Cayenne siano basate sulla stessa piattaforma è un dato accessibile anche a chi non lavora per l'MI6. Se poi qualcuno si compra IL (al maschile ovviamente) Cayenne ignorando ciò... pazienza. Vuol dire che alimenterà ulteriormente un certo stereotipo e magari fornirà nuovi spunti ai cabarettisti. La Cygnet mi rifiuto di commentarla. Sarebbe come sparare sulla Croce Rossa. Invece quella dei fanali della 127 finiti sulla Biturbo non la sapevo. Confrontando le foto, in effetti, la cosa è evidente. Riguardo alla gestione di Maserati da parte di De Tomaso, il dire che stava mandando in v...ca il glorioso marchio modenese sarebbe come ricordare che Monsieur de La Palice quindici minuti prima di morire era ancora vivo. Se si vuole trovare un'attenuante per costui, si potrebbe ricordare che anche quando ha rilevato la Maserati da Citroen non è che l'azienda scoppiasse di salute. Mi sembra che avesse ricevuto finanziamenti da un ente parastatale ma non conosco l'entità del "do ut des" quindi sospendo il giudizio. Il dato dei ricambi che, tra la Fiat e la Lancia corrispondente, arrivano quasi a triplicare di prezzo potrebbe offrire spunti di riflessione su come la casa torinese più grossa ha gestito quella più piccola; ma è una storia molto triste e non c'è lieto fine. |
| inviato il 14 Maggio 2014 ore 14:43
Logistica, caro Roberto. Ma nell'ambiente le voci corrono, e poi vedo che i gossip erano già ampiamente di dominio pubblico. I dati tecnici magari u po'meno. Comunque, mi sento di sottoscrivere un paio di cose: 1) gli acquirenti neppure immaginano quante magagne nascoste albergano nei veicoli nuovi (fai conto che un buon 1% riportano danni da trasporto. Vi lascio immaginare poi cosa succede quando grandina sui depositi: ho visto personalmente lotti di 1000-1500 auto nuove riparate da abili carrozzieri prima di essere vendute per intonse). 2) se la clientela avesse l'occhio addestrato, un terzo dei veicoli nuovi resterebbero dai concessionari: non vi dico quanti piccoli difetti di assemblaggio, allestimento, regolazione o mcrodanneggiamenti vengano "passati in cavalleria" confidando nel fatto che il cliente non li veda o se ne accordga dopo, imputandosene la responsabilità. |
| inviato il 14 Maggio 2014 ore 17:52
“ ho visto personalmente lotti di 1000-1500 auto nuove riparate da abili carrozzieri prima di essere vendute per intonse „ Cerchiamo di vedere il bicchiere mezzo pieno: almeno hanno assoldato ABILI carrozzieri e non scalciacani qualsiasi... (penso non servano le famigerate faccine per esprimere un atteggiamento tra l'ironico e il sarcastico). Dopo una breve ricerca in rete, faccio due precisazioni al mio post di questa notte: - La berlina americana che condivideva la piattaforma della Jaguar S-Type era la Lincoln LS. - Alejandro de Tomaso acquisì tra 1975 e '76 Innocenti e Maserati grazie al supporto della G.E.P.I. (Società per le Gestioni e Partecipazioni Industriali) che, stando a Wikipedia (che ovviamente va presa "cum grano salis"): "...è stata una finanziaria pubblica costituita nel 1971, con capitale posseduto per il 50% dall'IMI e per l'altra metà suddiviso in parti uguali tra IRI, ENI ed EFIM. Il compito istituzionale della GEPI doveva essere quello di entrare nel capitale di aziende private in crisi e di agevolarne la ristrutturazione, per poi uscirne; nelle intenzioni doveva trattarsi di interventi esclusivamente temporanei, anche se in effetti in molti casi la GEPI si trovò gestire aziende in crisi irreversibile e difficilmente risanabili. Per questo motivo nel linguaggio giornalistico la GEPI fu descritta come 'lazzaretto', 'reparto di rianimazione', 'ambulatorio', 'rottamaio di aziende'." E' stata una ricerca breve e non ho reperito i dati sul bilancio finale di tutta l'operazione; quindi mantengo la sospensione di giudizio. Non cadrei, neanche questa volta, dal famigerato pero qualora scoprissi che il tutto si è risolto in un grosso spreco di denaro pubblico. |
| inviato il 15 Maggio 2014 ore 10:41
Mi chiedo se questa prassi, diciamo così, "disinvolta" delle case costruttrici o degli importatori o dei commercianti, di cui parla Andrea Ferrari, sia altrettanto diffusa in paesi come gli USA dove esistono agguerritissime associazioni di consumatori, la giustizia civile funziona e i cittadini sono più consapevoli dei propri diritti. Le class-action sono all'ordine del giorno e a volte spuntano risarcimenti miliardari... |
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