| inviato il 25 Luglio 2025 ore 16:41
Negli obbiettivi moderni luminosi si misura (solo strumentalmente) spesso un calo di prestazioni appena si chiude un pò il diaframma. Qui un test di risoluzione del 50/1.4 gm: www.lenstip.com/645.4-Lens_review-Sony_FE_50_mm_f_1.4_GM_Image_resolut Poi apprezzarlo in foto è una cosa diversa. Si vede come a f/2.8 dia il massimo, a f/4 la diffrazione mangi qualcosa e a 5.6 già si senta. L'unico caso in cui diventa evidente in foto è con i tele f/4 o più bui moltiplicati o duplicati. Non ho ancora visto un raw di una r5 croccante di un tele rf f/11. |
| inviato il 25 Luglio 2025 ore 17:05
Ci sono diversi calcoli da fare, ma alla fine molti parametri si semplificano e viene fuori una formula molto semplice che approssima la diffrazione per il verde (va benissimo per i normali sensori...). Il limite a cui si inizia a vedere è pari al doppio della misura del fotosito in micron. Con pixel da 3 micron (tipici dei sensori m4/3) si inizia a vedere ad f/6 con i 4 micron tipici dell'APS si inizia a vedere ad f/8 e con il FF (circa 6 micron per 24 mpixel) ad f/12. Questo sempre che l'obiettivo non faccia tanto peggio... Si vede bene questo effetto sui grafici che compilano quelli che provano gli obiettivi, il limite di diffrazione per un dato formato è la parte di curva a DX che di solito si sovrappone per un po' tutti gli obiettivi, a SX c'è l'aumento di risoluzione dato dalla chiusura del diaframma (e li si combatte tra gli obiettivi più buoni e quelli meno). |
| inviato il 25 Luglio 2025 ore 17:22
Secondo me, va provato con ogni obiettivo, in pratica con un obiettivo perfetto, chiudendo appena il diaframma dovremmo notare un calo di prestazioni per appunto la diffrazione, obiettivi perfetti non esistono e due obiettivi uguali ( tranne se lo stesso modello e non sempre) non esistono. La soluzione migliore è provare ******************************************** Infatti é così Vincenzo. Solo che correggere un obiettivo già dalla massima apertura è molto costoso e quindi, soprattutto in altre epoche quando tutti avevano minori pretese anche perché certe soluzioni non erano usuali come oggi, si accettava un certo calo qualitativo a TA fidando nel fatto che poi la classica "chiusura" di due o tre stop avrebbe riequilibrato la situazione... prima che la diffrazione la peggiorasse nuovamente a causa proprio del fatto che la luce era ora costretta ad attraversare un foro fin troppo piccolo. In seguito i brevetti degli anni '60, '70 e '80 sulle lenti asferiche e a bassa dispersione, oggidì tutti ormai scaduti da decenni e per questo tali lenti sono di uso comune anche fra tutti i costruttori universali, unitamente alla abitudine (quest'ultima indotta solo in tempi recenti dalla rivoluzione digitale) di osservare le fotografia NON sulle stampe fisiche, assai costose e pertanto quasi sempre su formati forzatamente ridotti, ma piuttosto tramite ingrandimenti VIRTUALI, e quindi GRATUITI, al 100% a monitor, ha reso possibile a tutti scoprire quelle magagne che una volta solo in pochi vedevano. Di conseguenza i costruttori, TUTTI, sono stati costretti ad adottare tutte quelle soluzioni, una volta riservate a pochi eletti, che risolvono i problemi, ciò anche grazie alla relativa economicità di soluzioni ormai divenute alla portata di tutti, che hanno fatto si che ormai gli obiettivi migliori, in questo campo gli Art hanno fatto scuola, sono quasi perfetti già a TA e quindi i danni da diffrazioni emergono molto prima di quanto non accadesse solo pochi anni fa. In sostanza gli obiettivi IDEALI ora esistono davvero e quindi la diffrazione si vede anche se ora si è arrivati al punto che si tende a esagerare AL CONTRARIO! |
| inviato il 25 Luglio 2025 ore 20:35
“ F 9 alla focale 24 mm significa un foro con un diamentro decisamente minore rispetto allo stesso f 9 di un 500 mm „ “ Infatti: il valore f: è un rapporto tra il diametro del cerchio attraverso il quale passano i raggi di luce e la lunghezza focale, non un assoluto. „ Tutto vero, ma rimane il fatto che su uno stesso supporto (lasciamo perdere densità del sensore e formati) l'effetto della diffrazione dipende solo dal diaframma e non dalla focale. “ Ma siccome l'angolo di campo è inversamente proporzionale alla focale „ Per focali corte siamo piuttosto distanti dalla proporzionalità che esiste sempre per le dimensioni del campo inquadrato. |
| inviato il 26 Luglio 2025 ore 0:30
Discussione interessante. Ho letto tutto e sono daccordo con le vostre analisi ma... mi sorge un dubbio. Premesso che non sono un fanatico della nitidezza e quindi non sto lì a pensare alla diffrazione se una foto mi richiede f16 o f22, spesso, in passato, ho usato l'iperfocale, ma se la volessi evitare quale diaframma deve essere considerato? quello impostato sul barilotto o quello reale legato alla maf? Penso sopratutto alle riprese macro, dove un f11 impostato diventa un f32 al rapporto 1/1. A naso mi viene da pensare che debba essere considerato il diaframma impostato o sbaglio? |
| inviato il 26 Luglio 2025 ore 0:58
La diffrazione diventa un problema reale solo dopo f/16, e si sente meno sui grandangoli. Scattate tranquilli! |
| inviato il 26 Luglio 2025 ore 6:06
Uso una APS-c X-H2 chiudendo molto il diaframma la diffrazione diventa ben visibile il mio 80 macro tiene un può meglio la qualità. Se guardiamo livelli MTF test risoluzione vediamo come peggiora la qualità di una ottica chiudendo moltissimo il diaframma, magari può andare bene in alcune situazioni ma personalmente cerco di non esagerare esiste anche su alcune fotocamera recenti con la possibilità di una focus brackeding poi unire le foto con uno programma a volte conviene ottenendo più profondità di campo insieme qualità. |
| inviato il 26 Luglio 2025 ore 7:25
Tutto vero, ma rimane il fatto che su uno stesso supporto (lasciamo perdere densità del sensore e formati) l'effetto della diffrazione dipende solo dal diaframma e non dalla focale. ******************************************** Tendo piuttosto a credere che dipenda soprattutto dal diametro "fisico" del foro. E ovviamente il diametro fisico del foro riporta valori di apertura diversi a seconda della lunghezza focale. |
| inviato il 26 Luglio 2025 ore 7:30
Penso sopratutto alle riprese macro, dove un f11 impostato diventa un f32 al rapporto 1/1. ******************************************** In realtà diventa f 22, non f 32, perché al RR 1:1 si perdono due stop, non tre. In ogni caso il diaframma resta sempre quello impostato, quindi la luce attraversa sempre il foro corrispondente a f 11, il problema però è che come conseguenza del "lungo spazio da percorrere" una grossa quantità di luce, due stop appunto, si perde per strada per effetto della legge del quadrato della distanza. |
| inviato il 26 Luglio 2025 ore 8:07
Leggevo ora un articolo sulla diffrazione diffrazione (per me una novità) la migliore apertura è F11 |
| inviato il 26 Luglio 2025 ore 8:44
“ Tendo piuttosto a credere che dipenda soprattutto dal diametro "fisico" del foro. E ovviamente il diametro fisico del foro riporta valori di apertura diversi a seconda della lunghezza focale. „ Il diametro fisico del foro determina l'angolo di deviazione, quindi effettivamente ad uno stesso diaframma f la deviazione in un grandangolare è maggiore che in un tele; ma poi questo raggio deviato arriva al sensore dopo aver percorso una distanza minore in un grandangolare rispetto ad un tele, e più la distanza è grande e più lo spostamento (rispetto al raggio ipotetico non deviato) sul sensore è grande. Quindi le due cose si compensano, c'è la grandezza F (focale) che compare nelle relazioni che si elimina. Se non sei convinto basta guardare i test, per esempio questi due (stesso tester e stesso sensore). www.lenstip.com/686.4-Lens_review-Sony_FE_16_mm_f_1.8_G_Image_resoluti www.lenstip.com/561.4-Lens_review-Sony_FE_90_mm_f_2.8_Macro_G_OSS_Imag Un 16mm ed un 90mm che ad f/22 hanno valori MTF praticamente identici (la focale più lunga, che per giunta è anche macro, è addirittura leggermente peggio). |
| inviato il 26 Luglio 2025 ore 9:12
Infatti la focale come variabile nel calcolo di cui al primo post neanche compare, non perchè non concorre ma appunto non rilevante per la reciprocità con il valore del diaframma. Poi si possono fare tutte le prove del caso (io stesso ne ho fatte) ma che di fatto confermano la regola e a poco servono le osservazioni soggettive. Questo fenomeno può essere più o meno accentuato al variare del tipo di lente come faceva notare Pie11 ma esiste un punto di innesco ben preciso e misurabile indipendentemente dall'ottica usata e deriva sempre dalla relazione di dimensione del sensore e sua densità (e quindi dimensione del pixel) con il diaframma. Questo era solo per capire tecnicamente l'insorgere del fenomeno a prescindere dalla marca o costruzione della lente. Certo che poi ognuno conoscendo la sua attrezzatura saprà bene come comportarsi in base a luce e pdc |
| inviato il 27 Luglio 2025 ore 10:27
@Marco mi posti un link all'interessante regoletta che hai postato? Grazie! |
| inviato il 28 Luglio 2025 ore 8:24
@Marco nei due link non si menziona la tua ricetta che però è sensata, non è assurda. Afferma che la diffrazione aumenta con f/ (un numero puro, definito propriamente con fuoco a infinito, non più valido in macro). Quello che i volonterosi autodidatti non considerano è che (limitandoci a FF per semplicità) all'aumentare dei Mpx l'effetto nocivo della diffrazione è parzialmente attutito. Se si mettono a confronto due FF da 12 Mpx e 61 Mpx, la megapixellata offre SEMPRE una MTF sistemica migliore. Tuttavia si può arrivare ad un f/ per cui una FF con 12 Mpx o una con 61 Mpx restituiscono in pratica la stessa MTF. Saltando i passaggi intermedi, vediamo che R(eq) danno 12 Mpx (ho la Nikon D3s...) e 61 Mpx FF. Prendendo arbitrariamente la lunghezza d'onda 550 nm=0.55 µm a riferimento confrontiamo i vari diaframmi f/: f/22 22.64 23.88 espressi come R(eq) in µm. (Si è usato f/22 convenzionale e non il corretto f/22.63) Si vede che non vale la pena usare 61 Mpx e chiudere a f/22. Fra l'altro gli obiettivi moderni raramente offrono f/22, a meno che siano macro. Proviamo con f/8, un diaframma caro ai paesaggisti: f/8 8.95 11.75 µm e qui si vede meglio perché una megapixellata è più "nitida", anche se è un termine improprio. Il messaggio pratico è che tanti Mpx fanno quasi sempre bene. Qui su Juza c'è una fortissima scuola di pensiero per cui 24 Mpx FF sono il massimo. Diciamo che vanno bene, ma 42, 45, 50, 61 Mpx sono SEMPRE meglio, a meno di montare vetracci. Tutto questo basato su MTF e non sul criterio degli ingrandimenti più o meno spinti. |
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