“ Ghirri diceva che “quello che non c'è nella foto è altrettanto importante di quello che c'è”. Questa frase, all'apparenza criptica, ha due significati distinti, entrambi importanti nel modo di fotografare di Ghirri.
Il primo significato ha a che fare con la “pulizia” di un'immagine. È questa pulizia che, in genere, distingue una foto di qualità da quella realizzata da un dilettante alle prime armi (mi ci metto anch'io); magari anche in quest'ultima c'è un soggetto interessante, confuso però in un mare di particolari, di altre cose che non c'entrano niente. La foto di qualità invece è precisa, ci sono solo le cose che devono esserci. Da questo punto di vista (solo da questo) è come il quadro di un pittore, che sceglie cosa inserire nell'immagine. Per il fotografo è più difficile, perché deve fare i conti con i pezzi della “realtà” che ha di fronte. Ma la buona foto, in genere, non è frutto del caso: il fotografo deve avere pazienza, aspettare la luce, il soggetto, lo sfondo, la composizione giusta; deve saper aspettare sino a che tutto è a posto e il “quadro”, alle volte quasi magicamente, si compone. Anche per Ghirri vale il noto detto “less is more”; la bellezza è anche nell'ordine, nella semplicità; questo, almeno per me, vale anche oggi.
Il secondo significato riguarda quella che in un altra sede ho chiamato l'apertura delle foto di Ghirri e che è stata ricordata più sopra anche in questo post. Molte foto di Ghirri chiedono di essere completate da chi guarda; interrogano l'osservatore, spingono la sua interpretazione e fantasia; in altre, è labile il confine tra vero e falso.
In questa incompletezza, che lascia spazio alla complessità, forse mi sbaglio, ma credo ci sia in Ghirri anche la sospensione del giudizio su ciò che fotografa; un giudizio che lascia all'osservatore, dunque anche a noi che oggi guardiamo le sue foto. A Ghirri interessava raccontare il mondo, soprattutto quello intorno a lui, in quegli aspetti del quotidiano che altri non vedevano. E, anche dove comunque traspare una sua partecipazione, forse esprime più un sentimento di affetto che di disprezzo. Ma, ripeto, posso sbagliarmi. „
@Davide La Valle, considerazioni ineccepibili espresse nel migliore dei modi...