| inviato il 02 Luglio 2024 ore 17:33
Io uso tantissimo il cestino, sono selettivo al massimo. Su 1000 scatti, se non si tratta di ricordi, ne tengo 10 al massimo. Sto parlando di scatti personali fatti per me. Gratuitamente faccio scatti sportivi per un circoletto di sport acquatici (windsurf, wingfoil) e li consegno al circolo... Questi scatti a maggior ragione non mi soddisfano. Non ne ho tenuto uno. |
| inviato il 03 Luglio 2024 ore 7:54
"Io uso tantissimo il cestino, sono selettivo al massimo" Io uso tantissimo il cervello, e scatto poco. |
| inviato il 03 Luglio 2024 ore 10:48
Pure io Pollastrini, scatto poco e solo dopo essermi costruisco la fotografia in testa e a volte manco scatto, ma nonostante questo pochissime mi soddisfano. Aggiungo che noto pure parecchie foto discutibili scattate dai big della fotografia contemporanea. |
| inviato il 03 Luglio 2024 ore 11:51
"Aggiungo che noto pure parecchie foto discutibili scattate dai big della fotografia contemporanea." Certamente, e tante veramente molto discutibili. Quando si vanno a concretizzare i risultati, tutti, veramente tutti, compresi fotografi di rango, fanno degli scivoloni su delle bucce di banana inaspettate, ed i micci le prendono in situazione anche banali, e ne prendono tante, mentre quelli bravi le prendono in situazioni non facili, e ne prendono poche, quelli veramente bravissimi, pochissime. Saperli riconoscere quegli scivoloni lì, fa parte della cultura fotografica dell'osservatore. |
| inviato il 03 Luglio 2024 ore 13:35
Alessandro Pollastrini: “ mentre quelli bravi le prendono in situazioni non facili, e ne prendono poche, quelli veramente bravissimi, pochissime. „ Chi sa se quelli veramente bravi scattano poche foto? Forse ne vediamo poche perché semplicemente ne pubblicano poche. Se si deve essere considerati eccezionali, si possono pubblicare solo foto eccezionali. Bisogna anche essere un buon valutatore. Questo mi riporta al punto attuale. Forse è utile guardare sempre una foto come se l'avesse scattata qualcun altro. Anche capovolgerla potrebbe essere utile. |
| inviato il 03 Luglio 2024 ore 20:13
"Forse è utile guardare sempre una foto come se l'avesse scattata qualcun altro. Anche capovolgerla potrebbe essere utile." Non c'è da inventarsi nulla, per giudicare se una foto è "buona" o "cattiva", basta conoscere bene solo 2 (due) cose: - Regole di composizione e l'importanza del colore nella composizione artistica - Psicologia umana |
| inviato il 03 Luglio 2024 ore 20:31
Ma al di là della valutazione "oggettiva" secondo delle regole stabilite (che vabbè...non è per forza così...), che vuol dire conoscere la psicologia umana? Forse ti riferisci a delle tendenze interpretative comuni/collettive? Perché ci sono infinite varianti sul piano psicologico...non vedo come si possa conoscere "bene" qualcosa di così variabile. |
| inviato il 03 Luglio 2024 ore 21:22
Consiglio, sull'argomento, il libro "La scelta della foto", edito da Magnum, dove autori di alcune tra le più famose fotografie della storia spiegano come hanno selezionato uno scatto all'interno di una serie, anche molto estesa. |
| inviato il 03 Luglio 2024 ore 21:42
Sì, è una lettura interessante. |
user207727 | inviato il 03 Luglio 2024 ore 22:01
Grazie dei consigli e suggerimenti. Cercherò il libro suggerito. |
| inviato il 03 Luglio 2024 ore 22:49
“ Forse è utile guardare sempre una foto come se l'avesse scattata qualcun altro. Anche capovolgerla potrebbe essere utile. „ Io ho ancora la passione della fotografia perché porto a casa ancora tante foto deludenti. Qualora inizierò a scattare una foto eccezionale dietro all'altra mi cercherò un'altra passione. Poi c'è gente che fa foto di melma e ne sono entusiasti ... ma d'altronde Dunning e Kruger hanno dimostrato ampiamente il perché di questa soddisfazione. |
| inviato il 04 Luglio 2024 ore 7:45
"...che vuol dire conoscere la psicologia umana?" Lo scopo di una fotografia, a mio, ma anche di fotografi noti a livello mondiale, avviso è duplice: attrarre l'attenzione dell'Osservatore e fargli capire il messaggio che gli voglio dare con quella mia foto, il più chiaramente ed il più velocemente possibile. Per fare questo, bisogna conoscere come "gira", come opera, il cervello della gente, in modo da presentargli una foto che richieda il minimo sforzo possibile al cervello per interpretarla. Scritte nel DNA, innate, ci sono delle regole derivata dall'istinto di sopravvivenza e dalla necessità di cacciare: - il nero, lo scuro ( ed il colore rosso, marrone, in genere forte,etc), dà la sensazione di vicinanza, il chiaro ed il bianco ( ed il colore blu chiaro, etc), danno la sensazione di lontananza. - le zone scure illeggibili e/o a basso contrasto danno un senso di repulsione, l'occhio le rifugge, l'attenzione le rifugge, mentre le zone chiare, contrastate e belle nitide attraggono l'attenzione e l'occhio. - Certi colori accoppiati tra loro danno una sensazione piacevole ( giallo/blu, etc), altri spiacevole - nel verde e nel giallo, l'occhio ci vede meglio, e dunque le tonalità sottili si apprezzano di più in quei colori che, ad esempio, nel rosso e nel blu Ed altre. Sfruttando quelle regole, psicologiche, si fanno fotografie migliori che senza conoscerle ed utilizzarle. Al solito, io metto sempre esempi pratici quando esprimo delle teorie:
 Cliccare sull'immagine per vederla grande! Accoppiamento cromatico giallo/blu, che è molto gradevole al cervello.
 Cliccare sull'immagine per vederla grande! Il nero avvicina, il chiaro allontana,: la foto assume "profondità, effetto 3D" La parte vicina dei muri laterali è stata scurita di oltre uno stop rispetto alla parte lontana, il pavimento ed il soffitto vicine meno di uno stop, ma sono stai scuriti
 Cliccare sull'immagine per vederla grande! La parte in ombra è stata modificata come contrasto e nitidezza, abbassati, l'occhio le rifugge, mentre la zona in luce ha avuto il contrasto e la nitidezza aumentati, attraggono l'occhio. Attenzione poi che gli interventi devono essere fatti in modo da essere compatibili con l'immagine, non devo apparire palesemente, , il che significa che devono essere invisibili, ci devono essere ma non devono apparire come intervento di fotoritocco, altrimenti il lavoro è fatto in modo errato ed è controproducente. Si faceveno gli stessi interventi anche a pellicola, mascherando e sfocando. |
| inviato il 04 Luglio 2024 ore 8:44
“ @Alessandro Pollastrini Il nero avvicina, il chiaro allontana,: la foto assume "profondità, effetto 3D" La parte in ombra è stata modificata come contrasto e nitidezza, abbassati, l'occhio le rifugge, mentre la zona in luce ha avuto il contrasto e la nitidezza aumentati, attraggono l'occhio. „ Mi scuso ma: ad una prima lettura i due concetti sembrano opposti, ma forse interpreto male alcuni termini, nello specifico: avvicinare, allontanare, attrarre (che recepisco come avvicinare), rifuggere (che recepisco come allontanare). Analizzando: se il nero da una parte "avvicina" come può contemporaneamente "rifuggere"? Stesse perplessità per il chiaro. |
| inviato il 04 Luglio 2024 ore 9:10
"..se il nero da una parte "avvicina" come può contemporaneamente "rifuggere"?" Perché sono due effetti completamente diversi. Uno scuro dà la sensazione di vicinanza, cosa vicina, quando è accompagnato dalla presenza di toni chiari nella stessa immagine. Questa regola deriva dal fatto che noi siamo abituati a guardare i paesaggi, la natura, ed in quella condizione, in genere, la parte vicina a noi, il suolo, è assai più scura dell'orizzonte lontano, che è sempre chiaro: da questo deriva la sensazione che lo scuro avvicina, perché in natura in effetti è legato a cose vicine, mentre il chiaro allontana, perché è legato a cose lontane. Il che non significa affatto che i toni scuri siano gradevoli per il cervello nostro, l'occhio li rifugge. E li rifugge per l'innata paura del buio, ci sono pericooli nel buoi ed il cervello ci dice di scappare lontano dal buio, non di andarci a rufolare dentro, mentre ed è attratto dalla luce, che dà sicurezza, è gradevole, perché nella luce non ci sono pericoli visivamente percepibili, e quindi andiamo tranquilli a vedere quello che c'è d'interessante nella luce. Questa è tutta conoscenza della psicologia umana, di come siamo fatti noi. Ci vogliono volontà e tempo, tanti, per farsi una cultura fotografica veramente profonda, proprio perché la fotografia è molto legata alla natura umana, e non tutti la conoscono (altrimenti non mi facevi quella domanda) e va dunque scoperta e studiata, cosa che sembra facile, ma facile non è affatto (come imparo la psicologia umana?) ai quali vanno aggiunti poi i contenuti compositivi artistici e la parte grafica di realizzazione dell'immagine. |
| inviato il 04 Luglio 2024 ore 9:34
“ @Alessandro Pollastrini E li rifugge per l'innata paura del buio, ci sono pericooli nel buio ed il cervello ci dice di scappare lontano dal buio, non di andarci a rufolare dentro, mentre ed è attratto dalla luce, che dà sicurezza, è gradevole, perché nella luce non ci sono pericoli visivamente percepibili, e quindi andiamo tranquilli a vedere quello che c'è d'interessante nella luce. „ Tutto opinabile. L'uomo ha si paura del buio, più per retaggio culturale che altro, ma ivi ritorna per sentirsi al sicuro memore del grembo materno. Se devo nascondermi da un pericolo non vado su una spiaggia assolata, meglio un buio anfratto. IMHO. |
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