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il soggetto e l'oggetto


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avatarsenior
inviato il 15 Aprile 2023 ore 20:33

Arco, sei un nazistaMrGreen

avatarsenior
inviato il 15 Aprile 2023 ore 20:40

Più anarco comunista

avatarsenior
inviato il 15 Aprile 2023 ore 20:59

"...... peccato che la torre finisce a toccare le montagne e....
.. mi auguro di ricevere i vostri commenti.."

Il mio commento è che tu hai riscoperto....... l'acqua calda.

In una immagine, lo sfondo è importante quanto il soggetto.

E questo non solo è ben noto da ben prima che fosse scoperta la fotografia, basta guardare un quadro antico, ma è la prima cosa che va imparata in fotografia.

I micci, ignoranti, non l'hanno imparato e fanno dunque delle fotografie orripilanti.

avatarsenior
inviato il 15 Aprile 2023 ore 21:00

Più anarco comunista

Sara' che ho lavorato 20anni negli asili come educatore. Non ho la facolta' di educare in fotografia, non ho gli studi, ma insomma, dovrebbe essere equiparabile, E' la visione del mondo, della vita. Da umanista e anarchico utopista (l'anarchia e' la perfezione e come tale irragiungibile, utopica), credo che ogni essere umano e' un universo.
Con i suoi gattini e i suoi tramonti. Magari in fase d'evoluzione come i miei bambini. Di comunista anarchico non ci vedo niente. Sei un nazista bello e buonoMrGreen
O magari sei per la linea dura. Ma insomma, poi diventa un dilemma di pedagogia.

avatarsenior
inviato il 15 Aprile 2023 ore 21:29

comunista

Debbo dire che, da estimatore di Stirner, questa l'ho patita un po' MrGreen

avatarsenior
inviato il 15 Aprile 2023 ore 21:50

se una foto va spiegata significa che non è venuta bene...

Chiedo scusa, m'era sfuggito questo passaggio...
Sì, sono d'accordo... puntavo solo sul fatto che magari chi è ignorante in materia potrebbe sentirsi "solleticato" a capirne qualcosa (vedendo una bella foto ma magari di impatto non immediato)
Non ho detto che se non la capisce gliela spiego. ;-)

avatarsenior
inviato il 15 Aprile 2023 ore 23:14


C'è anche chi sostiene il contrario
smargiassi-michele.blogautore.repubblica.it/2023/03/21/stephen-shore-m


avatarsenior
inviato il 15 Aprile 2023 ore 23:27

In fotografia il soggetto della foto sta dietro la fotocamera, non davanti. Ciò che si fotografa è solo un mezzo per esprimere tale soggetto.

Abbiate cura di curare voi stessi come esseri umani, che poi le foto buone verranno da sole.

avatarsenior
inviato il 15 Aprile 2023 ore 23:31

Quoto una frase estrapolata da un commento all'articolo postato da Miche74:
Lo spettatore che ha bisogno di essere imboccato è in realtà un morto che cammina.

avatarsenior
inviato il 15 Aprile 2023 ore 23:40

Buonasera, credo che non sia giusto 'etichettare' autori e fotografie. Ciò che conta è l'intento.
A volte è preferibile una fotografia descrittiva ben composta e postprodotta, ad una fotografia in cui l'autore tenta il sentiero dell'allegoria, senza riuscirci.

avatarsenior
inviato il 16 Aprile 2023 ore 0:03

Rombro, mi pare di capire che tu sia del parere che non occorrano spiegazioni e che ti ritrovi in quel commento. Bene, più che legittimo, ma perché parlare di "imboccato" e "morto che cammina"? Tanto più per chi si accosta alla fotografia per le prime volte, non è semplice "parlare" subito quel linguaggio, occorre maturare una certa conoscenza e la verbalizzazione può aiutare.

avatarsenior
inviato il 16 Aprile 2023 ore 0:46

Potrebbe essere anche un'altra forma d'espressione considerata artistica, non solo la fotografia.
Credo sostanzialmente che studiare, farsi una cultura, se non viene accompagnato (o stimolato) da domande (anche acerbe e non a fuoco), curiosità, necessità individuali, rimane finalizzato ad un assorbimento "enciclopedico" che può al massimo affinare la capacità di penetrazione, discernimento e critica di qualcosa (che comunque non è poco).
Ora, è difficile, se non impossibile, risalire ad una catena causale precisa che definisca se lo studio sia conseguenza di uno stimolo o viceversa. Ma non è nemmeno importante saperlo.
Il punto cruciale è: siamo interessati alla cultura come forma di "colonizzazione onnicomprensiva" o come mezzo per prendere coscienza della nostra (in ogni caso) illimitata ignoranza?
Senza quel "sentire" che, nella sua accezione più sublime, si dilata nell'ineffabilità (che sia davanti ad un tramonto o davanti ad un'opera "complicata"), a cosa riduciamo l'espressione fotografica (o di altro tipo) se c'è bisogno di mediarla verbalmente?
Si finirebbe per avere un immenso campionario di "cose" morte e schedate con relativa didascalia pronta alla comprensione. È seriamente questo che cerchiamo nella cosiddetta Arte?...

avatarsenior
inviato il 16 Aprile 2023 ore 1:09

La fotografia basicamente, è il linguaggio più universale e trasversalmente comprensibile. Può ca× anche un analfabeta. Empatia e/o stimolo alla comprensione sono, per me, la differenza tra un banale esercizio tecnico e una "trasmissione" di emozioni. Le emozioni sono molteplici, gli esercizi tecnici son sempre quelli alla fine... la somma di emozione e tecnica, non è comunque da escludere priori.

avatarsenior
inviato il 16 Aprile 2023 ore 1:12

Rombro, hai verbalizzato in modo molto compiutoSorriso
No, seriamente, hai formulato un pensiero che in realtà condivido più di quanto tu possa magari aver creduto, avendo io postato quell'articolo, solo ho reputato interessante per la discussione riportare anche una voce diversa che sostiene i suoi argomenti in modo convincente.
Forse un punto d'incontro è, anziché nel "bisogno" di mediare verbalmente l'espressione fotografica, nella possibilità di farlo, concorrendo a espandere la coscienza della nostra illimitata ignoranza.

avatarsenior
inviato il 16 Aprile 2023 ore 2:20

Sì ma il discorso è: a cosa serve pubblicare o fare delle mostre se quello che ho fotografato/espresso deve essere spiegato? Di certo non perché il mondo debba vedere quanto si è bravi e talentuosi. Altrimenti ricadiamo nel mero intrattenimento, riconosciamo i meriti di Tizio e Caio e ritorniamo innocuamente alla nostra miseria quotidiana.
Non parlo tanto del contesto o dell'idea generale di un eventuale progetto/serie ma di quello che solitamente, un pubblico o un osservatore "impreparato" (che spesso manca di quel "sentire" sopracitato), vuole definire in termini di significato. Perché sappiamo bene che viviamo di convenzioni segnico-linguistiche e l'immagine (di qualunque tipologia) subisce costantemente una semplificazione che è poi "schiavizzata" dal nostro illusorio ed egoistico bisogno di ridurre tutto alla comprensione più immediata (altrimenti ne rimaniamo sospettosi).
Non voglio certo, con questo, giustificare qualunque cosa/opera "pretenziosa" come valorosa per il semplice fatto che non risulta "immediata", rischieremmo di sfociare nella famosa critica baudrillardiana sul complotto dell'arte.
Ma, per ritornare alla domanda iniziale, perché sostenere il bisogno di una mediazione (che poi ogni espressione artistica è già condannata da (e per) sempre alla rappresentazione) se una foto, un film, una musica, un dipinto, un libro, non mette in moto delle risonanze "fertili" in chi osserva o ascolta per dirigerlo verso territori ignoti e inesplorati?


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