| inviato il 26 Aprile 2023 ore 1:22
“ A parità di lunghezza focale e quindi medesimo campo inquadrato un'ottica con diametro della lente maggiore è più penalizzata rispetto ad una con diametro minore. „ Il disegno però fa riferimento all'apertura e non al diametro della lente frontale, che non sempre si equivalgono. E poi in un obiettivo l'apertura si può variare. |
| inviato il 26 Aprile 2023 ore 9:52
Di paesaggi fatti con i tele lunghi se ne vedono tanti. La turbolenza atmosferica è prodotta dal sole che scada la terra. Scatta al'alba e non sarà un problema. Scatti d'inverno e raramente è un problema. Sicuramente in una giornata di sole diretto, in primavera o in estate... meglio non scattare dopo le 10-11 di mattina. Ma uno scatto del genere lo si prepara. Non si va e si scatta. E le ore dell'alba sono tra le più belle per scattare. Il cosiglio di noleggiare e provare è validissimo. |
| inviato il 26 Aprile 2023 ore 10:21
Una APS-C risoluta in accoppiata ad un 600 o 800 anche datati, più un ottimo stabilizzatore / cavalletto credo che sia il giusto compromesso |
| inviato il 26 Aprile 2023 ore 11:12
“ La turbolenza atmosferica è prodotta dal sole che scada la terra. Scatta al'alba e non sarà un problema. Scatti d'inverno e raramente è un problema. Sicuramente in una giornata di sole diretto, in primavera o in estate... meglio non scattare dopo le 10-11 di mattina. „ Ma anche il vento, la presenza di umidità nell'aria, il pulviscolo più o meno presente (subito dopo una forte pioggia l'aria è ovviamente molto più pulita che non dopo settimane di siccità) diminuiscono la nitidezza quando si fotografano oggetti a centinaia di metri di distanza. |
| inviato il 30 Aprile 2023 ore 1:41
@Rolubich. Apertura però non è da confondere con f="x" stampigliato sulla scala graduata degli obiettivi che indica solo l'indice di attenuazione della luminosità ( e quindi all'atto pratico riduce il cono di luce che impressiona il "sensore" ) che influenza il contrasto e non l'area inquadrata. A riprova variando il valore "f" del diaframma non si ottiene un ingrandimento/riduzione della superficie inquadrata. Il potere di risoluzione della lente (in linea teorica) rimane invariato ma viene ridotto dall'introduzione di fenomeni di difrazione dovute alle lamelle che deteriorano un'immagine già in parte privata di dettagli tenui quali i fenomeni di turbolenza. Se in riferimento al disegno intendi quello postato da Bubu93 avrei grandi perplessità nel ritenerlo di una qualche utilità a livello esplicativo per quanto concerne il rapporto che tecnicamente intercorre tra diametro della lente frontale e percezione dei fenomeni che generano turbolenza e degradazioni nell'immagine ottenuta. Se non interpretato correttamente può anche essere deleterio e fuorviante. L'unico significato certo è che un campo inquadrato più stretto racchiude al suo interno una frazione delle turbolenze rispetto al totale contenuto in un campo inquadrato più vasto. La quantità di aria turbolenta contenuta in quella determinata superficie angolare è la medesima sia che la osservi/riprendi per fare un esempio con un 50/500, 100/500 o 200/500. Tutti 500mm. Tutti con lo stesso campo inquadrato. Ognuno con una propria risoluzione via via crescente. Disegnare due lenti di dimensioni differenti (senza associarle alla lunghezza focale) già è privo di senso. Rappresentare la porzione di campo inquadrato delle stesse con 2 linee parallele lo è ulteriormente. Il campo inquadrato e sempre in funzione di un angolo compreso tra due linee che si intersecano nel punto focale e passano ognuna per gli estremi opposti del diametro della lente. Di logica. Se funzionasse come rappresentato in figura non avrebbe senso dimensionare lunghezza e diametro di un paraluce per evitare fenomeni di vignettatura. Come hai giustamente fatto notare rappresenta, a mio parere in maniera grossolana e maldestra, la quantità di turbolenze rispetto a differenti campi inquadrati (apertura). Nulla ha a che vedere col rapporto diametro della lente/percezione della turbolenza. In un obiettivo l'apertura (campo inquadrato) la puoi variare solamente se è a focale variabile (zoom). Lo stesso effetto lo ottieni con un telescopio sostituendo gli oculari con lunghezze focali differenti e lavorando in proiezione su di essi col "sensore" (retina o silicio che sia). Con un fisso quella è e tale rimane. Come su un tubo ottico attaccando il corpo macchina a fuoco diretto. @Nikoo. Penso che con fenomeni di turbolenza termica accentuati uno stabilizzatore non risolva il problema ma piuttosto lo amplifichi. L'intera immagine si deforma in modo caotico. In ambito astro per ovviare al problema turbolenze (fino ad un certo limite) si usa la tecnica dello stakking via software. O per chi ne ha tanti (ma proprio tanto da spendere) investire in ottiche adattive. |
| inviato il 30 Aprile 2023 ore 12:39
“ In un obiettivo l'apertura (campo inquadrato) la puoi variare solamente se è a focale variabile (zoom). „ Penso che Rolubich per apertura intendesse l' apertura del diaframma, cioè un diaframma F/5,6 è più aperto di un F/8 . |
| inviato il 30 Aprile 2023 ore 14:23
Per quanto concerne l'utilizzo dei diaframmi, quando si tratta di lunghezze focali molto elevate (come fatto intendere 800/10000mm), porta più danni che benefici. Come suggerito da Bubu93, se il suo intento è quello di creare delle panoramiche (mosaici) di soggetti statici molto lontani mantenendo un buon dettaglio (dove non vi è bisogno di sistemi complessi di messa a fuoco ed inseguimento) , farebbe meglio ad orientarsi su ottiche specializzate. Un buon APO ben corretto e spianato del diametro sufficiente ad ottenere una corretta campionatura rispetto alla dimensione dei pixel del sensore utilizzato ed un buon filtro polarizzatore variabile (o dei filtri ND) per limitare alla bisogna l'eventuale eccesso di luce (meno deleterei rispetto ad una diaframmatura meccanica). Non c'è nessun comandamento che limita l'utilizzo di un tubo ottico alla sola astonomia. Basta essere coscienti dei suoi punti di forza e dei suoi limiti di utilizzo in particolari condizioni di scatto. Ma soprattutto come detto da altri, che conoscono meglio di me i fenomeni del giorno rispetto a quelli della notte, scattare negli orari e nelle condizioni più consone. |
| inviato il 30 Aprile 2023 ore 18:35
“ Penso che Rolubich per apertura intendesse l' apertura del diaframma, cioè un diaframma F/5,6 è più aperto di un F/8 . „ Esatto; il fatto è che mi sembra che "apertura" abbia significati leggermente diversi per obiettivi e telescopi. |
| inviato il 30 Aprile 2023 ore 20:04
Questo è vero. Ha un significato totalmente diverso. In astronomia indica il campo inquadrato in gradi proprio del tubo ottico o del sistema gruppo frontale accoppiato a un oculare o sensore utilizzato. È quello che su binocoli o cannocchiali terrestri si trova scritto sotto la dicitura FoV (Field of View). Non sono avvezzo all'uso del diaframma meccanico sui tubi ottici anche se ce ne sono in commercio e ne ho acquistato uno. E faccio un po' di fatica ad adeguarmi a certe terminologie e coglierne il senso se non riguardano l'ambito astronomico o che non siano esplicitamente tecniche. Mio limite. |
| inviato il 30 Aprile 2023 ore 21:14
Tecnicamente per apertura si dovrebbe intendere l'apertura fisica vera e propria espressa in mm (e pure qui la definizione è più complessa di un semplice "quanto è grande la lente frontale?") mentre quello che si usa in fotografia è il rapporto focale, cioè focale/apertura. Poi purtroppo nel mondo reale i termini vengono usati in modo ambiguo e vengono fuori i casini |
| inviato il 01 Maggio 2023 ore 0:46
L'apertura si esprime in millimetri, anche in fotografia se si parla di ottica. In fotografia, il diaframma, è esperesso come apertura relativa alla focale, che sempre millimetri sono. Es f/16. Lunghezza focale diviso 16. |
| inviato il 01 Maggio 2023 ore 8:54
Il bello e l'ambiguità della matematica, dell'ottica e della dialettica . Inizio a trovare un filo logico. Quella che in ambito fotografico viene chiamata "apertura" è il "Diametro utile" (Du) che in ambito astronomico si utilizza per il calcolo della magnitudine percepibile su schemi ottici ostruiti. Ed è espresso in mm. In fotografia indica quindi il diametro del cono di luce utile che può essere variato a piacimento aprendo e chiudendo il diaframma. Ne devo ancora mangiare di pane per abituarmi al gergo dei fotografi. |
| inviato il 01 Maggio 2023 ore 9:34
“ "Diametro utile" (Du) „ Penso sia la stessa cosa del diametro della pupilla d'entrata, che non coincide con il diametro del diaframma. Il valore f è calcolato sulla base di questo diametro, non di quello del diaframma fisico. |
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