| inviato il 17 Settembre 2022 ore 13:16
La nuova moda 2023 saranno case su palafitte |
| inviato il 17 Settembre 2022 ore 13:19
E c'è anche chi predica la "pace fiscale" e la "semplificazione". Belle parole ma poi in pratica cosa significano? Vogliono dire "Fate un po' il caxxo che volete (edilizia abusiva compresa) che tanto poi vi facciamo un bel condono". Proprio quello di cui c'è bisogno, vero? |
| inviato il 17 Settembre 2022 ore 13:27
Jacopo Maffei Parlo con cognizione di causa e con competenze tecniche sufficienti per giudicare. La prossima settimana, quando sarò a casa, provvederò a illustrare la situazione con documentazio tecnica, legislativa e anche fotografica. |
| inviato il 17 Settembre 2022 ore 13:27
Io sarei per un importante decoinvolgimento dello Stato. Meno tasse, meno burocrazia, ma poi ce la si cava da soli. Vuoi costruire alle pendici del monte sotto al ruscello? L'area è edificabile (libera da vincoli per la tutela della natura,che va ovviamente mantenuta)? Costruisci pure. Però poi quando ti si allaga: non ci sono i vigili del fuoco, non ci sono ristori, non puoi denunciare nessuno per i familiari morti. In cambio costruisci con pochi essenziali permessi e paghi il 15% di tasse. Sarà quindi meglio che tu sia responsabile e faccia fare un progetto adatto (es. palafitta), sarà bene spendere qualche soldo per prenderti un gommone di salvataggio da tenere pronto, sarà bene impare come si usa et cetera. Lo Stato assistenzialista, oltre a essere enormemente inefficiente, genera schiere di inetti incapaci di badare a se stessi e ai propri cari. |
| inviato il 17 Settembre 2022 ore 13:31
Discorso sbagliato. Lo stato deve impedire le insensatezze. Ma lo deve fare per davvero. In più gli amministratori che fanno PRG dove permettono di costruire in zone ad alto pericolo idrogeologico o sismico vanno scudisciati ic et nunc. |
| inviato il 17 Settembre 2022 ore 14:00
Nel 95% dei casi le costruzioni edilizie vicino a fiumi, corsi d'acqua, litorale ecc sono antecedenti alla norma (ora non ricordo di preciso numero e anno) che ne vieta la costruzione, e quindi poi sono state tutte condonate. |
| inviato il 17 Settembre 2022 ore 14:00
Nessunego: se l'area viene definita come edificabile dovrebbe essere perché non è a rischio..., e chi ci costruisce dovrebbe poter essere tranquillo e prendere quelle precauzioni, in merito alla sicurezza, che si prenderebbero ovunque. In realtà quello che succede è che vengono costruite case abusive, dopo di che arriva un condono e allora niente multe e niente demolizioni (che sarebbero l'unico deterrente efficace). Ma non basta: dopo un po' arrivano anche (a spese dei poveri pirl@ per i quali le leggi contano ancora qualcosa) rete elettrica, idrica, fognaria, telefonica, sistemazione delle strade. E se poi, siccome la zona era a rischio, capita che ci siano inondazioni, saranno pure erogati dei soldi a risarcimento dei danni subiti. Invece di predicare tanto di farla finita coi privilegi dei politici, perché nessuno ci viene a dire che sarebbe ora di farla finita con queste storie qua? E perché nessuno ne parla in campagna elettorale? Cosa vogliono lasciar intendere, che i privilegi dei politici sono una vergogna mentre la "furbizia" dell'italiano medio, quella va bene così? E se le zone dove si è costruito non erano inserite tra quelle non edificabili quel che c'è sopra sono pur sempre case che non dovrebbero esserci, costruite non dico abusivamente ma scriteriatamente con la connivenza degli enti pubblici, che non si sono preoccupati di inquadrare bene la situazione. Per pigrizia o per connivenza? Come diceva Andreotti, a pensar male si fa peccato ma si indovina sempre. |
| inviato il 17 Settembre 2022 ore 17:21
Si affaccia un argomento interessante e .... dolente direi : edilizia in zone "a rischio" e , cosa non meno grave , incanalare i corsi d'acqua "sotto" le città (mi pare , correggetemi se sbaglio , che questa "pratica" sia abbastanza diffusa a Genova) una soluzione dai rischi potenziali altissimi . |
| inviato il 17 Settembre 2022 ore 17:41
Non solo a Genova. Fa parte dell'ignavia tecnico-politica. |
| inviato il 17 Settembre 2022 ore 18:54
“ Si affaccia un argomento interessante e .... dolente direi : edilizia in zone "a rischio" e , cosa non meno grave , incanalare i corsi d'acqua "sotto" le città (mi pare , correggetemi se sbaglio , che questa "pratica" sia abbastanza diffusa a Genova) una soluzione dai rischi potenziali altissimi . „ A Milano ogni tanto il Seveso se ne esce in viale Fulvio Testi. Perché? Perchè il suo corso sotterraneo non viene pulito da decine di anni (forse addirittura da quando quel tratto di fiume è stato coperto) e sotto c'è di tutto, una specie di discarica. |
| inviato il 17 Settembre 2022 ore 21:03
A prescindere dagli aspetti puramente tecnici e dagli eventi meteo fuori misura, il disastro dovuto alla mancanza di manutenzione e all'inurbamento più o meno abusivo è dovuto a una irresponsabilità civica sia dei cittadini che dai politici che, sotto alla casacca, sempre cittadini sono. In sostanza vi è una forte e deleteria connivenza tra politici e cittadini. Faccenda sistemica che comprende tutti gli aspetti sociali. |
| inviato il 17 Settembre 2022 ore 23:42
Ecco, prendendo Genova ad esempio, se si mettesse in conto di non costruire sulle zone limitrofe (e quindi alluvionali) di fiumi/torrenti/costa praticamente sarebbe da demolire mezza città. Io aborro i condoni ma è evidente che in certe zone di Italia era impossibile attuare un decreto postumo, dopo la selvaggia edificazione degli anni 50/60. Per quanto invece riguarda le costruzioni nuove ovviamente è corretto attenersi alle leggi in vigore. @Miopia, non è una questione solo di pulizia e manutenzione che per carità va sempre fatta, è proprio che in base ad una certa frequenza è possibile che alcuni fenomeni accadano. Ad esempio il fiume X ha un periodo di esondazione di un metro ogni 10 anni, quindi attorno al fiume costruiamo solo parchi, piste ciclabili e parcheggi. Il fiume Y ha un frequenza di esondazione di 1 metro ogni 100 anni, il rischio è basso per cui possiamo costruirci capannoni. Il fiume Z ha un frequenza di esondazione di 50 cm ogni 200 anni, il rischio è bassissimo per cui attorno ci possiamo costruire abitazioni. Questi sono studi che si fanno davvero, non sono esempi campati tanto per dire. |
| inviato il 18 Settembre 2022 ore 12:14
“ Ad esempio il fiume X ha un periodo di esondazione di un metro ogni 10 anni, quindi attorno al fiume costruiamo solo parchi, piste ciclabili e parcheggi. Il fiume Y ha un frequenza di esondazione di 1 metro ogni 100 anni, il rischio è basso per cui possiamo costruirci capannoni. Il fiume Z ha un frequenza di esondazione di 50 cm ogni 200 anni, il rischio è bassissimo per cui attorno ci possiamo costruire abitazioni. Questi sono studi che si fanno davvero, non sono esempi campati tanto per dire. „ Certo, e dopo che ci siamo studiati la situazione poi i politici ne prendono atto e fanno qualcosa di costruttivo? Ricordo un'intervista a un imprenditore, credo emiliano, al quale il terremoto aveva fatto crollare il capannone. Questo si sarebbe potuto evitare assicurando le travature ai pilastri mediante grappe di metallo, procedimento dal costo molto ma molto contenuto, che è obbligatorio nelle zone a rischio sismico. Salvo il fatto che la mappa delle zone a rischio non era stata aggiornata, e quindi lì non era stato fatto, e il proprietario naturalmente diceva che, visto il costo ridicolo, era una cosa che avrebbe fatto tranquillamente, se qualcuno glielo avesse detto... E di storie così credo se ne possano raccontare parecchie. L'inevitabile è inevitabile, ma per il resto forse sarebbe meglio muovere le kiappe e cercare di metterci in regola... |
| inviato il 18 Settembre 2022 ore 13:28
Infatti: al di là dell'eccezionalità delle precipitazioni , la .magistratura ha aperto due inchieste (notizia data poco.fa dai media) : una sulla mancata "allerta rossa " e l'altra sulla mancata "manutenzione " e quindi messa in sicurezza delle rive del Misa , il che dimostra , se mai ce ne fosse bisogno , che forse le conseguenze più gravi di certi eventi possono essere quanto meno mitigate da una attenta gestione del territorio . |
| inviato il 18 Settembre 2022 ore 14:04
sono stato volontario di PC, c'erano tecnici/dirigenti molto preparati e tutti dicevano che per i politici (locali/provinciali/regionali) il costo della prevenzione non era economico, ma politico. Impedire di costruire in una zona di esondazione (magari li non esonda da 20 anni) fa perdere voti, cementificare un fiume per restringere un alveo di 4/5 metri te li fa guadagnare. I volontari nella pulizia non sono ben visti: tolgono lavoro alle gare di appalto I corsi d'acqua si sono costruiti alvei, vie di fuga, zone di esondazione in decine di migliaia di anni, gli servono quegli spazi: o usano quelli o se ne prendono altri |
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