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kodachrome chi l'ha usata?!?!







avatarsenior
inviato il 20 Giugno 2022 ore 19:20

Vero Paolo, i telaietti in cartone avevano meno problemi in proiezione come dici tu. A me però qualche dia mi ritornò, come ho già scritto, impiastricciata di colla. A ripensare a quei periodi, però, ammetto il piacere sottile dell'attesa della scatolina di ritorno dopo un paio di settimane. Pazienza che oggi non ho e non avrei più e che, invece, all'epoca, faceva parte del piacere della proiezione, anzi forse lo accresceva. E il ricordo di quelle situazioni particolari aumenta il fascino e la magia di quel tempo.
40.000 dia catalogate? Ci vuole una stanza apposita!

avatarsenior
inviato il 20 Giugno 2022 ore 19:37

E si perché erano incollati alla pellicola e la mantenevano ben tesa e quindi non si incurvava durante la proiezione ma i bordi arrotondati no erano insopportabili..MrGreen.
In tutti i casi io usava telaietti sotto vetro quindi non ho mai avuto problemi.

avatarsenior
inviato il 20 Giugno 2022 ore 19:46

Beh Claudio una dia impiastricciata di colla è una gran rottura.
Ma doveva essere stata una soluzione di fortuna adottata dal laboratorio quella della colla, quando smontavo i telaietti in cartone notavo che le diapositive erano tenute bloccate in sede da sottile strisce adesive di colore blu poste su entrambi i lati lunghi del telaietto e che, poste sia sulla faccia antetiore che posteriore del telaietto, letteralmente saldavano la perforazione al telaietto, facendo così che il tutto diventasse una sorta di corpo unico.

Ripensandoci ora era.una gran bella cosa.

Per lo spazio invece si, i plasticoni alla fine occupano anch'essi un sacco di spazio.

avatarsenior
inviato il 20 Giugno 2022 ore 20:00

senior inviato il 20 Giugno 2022 ore 17:40
…. con l'esperienza di oggi devo dire che il telaietto di cartoncino è una gran figata.
Certo a guardarlo non lo apprezzi una lira, ma a smontarlo ti rendi conto di quanto è solido.
…….
E ancora: non dimentichiamo il "popping"!
….
proiettando con strumenti più ordinari quello del popping è un bel disagio che però, con i telaietti in cartoncino dove quindi la dia è incollata saldamente all'interno del telaino stesso, è quasi irrilevante.


Esatto Paolo, anche se faceva tanto vintage (quando ancora quel termine veniva usato ben poco) mitigava di molto questo problema, che personalmente dava molto sui nervi sia a me che al mio modesto Zett.

A ripensare a quei periodi, però, ammetto il piacere sottile dell'attesa della scatolina di ritorno dopo un paio di settimane. Pazienza che oggi non ho e non avrei più e che, invece, all'epoca, faceva parte del piacere della proiezione, anzi forse lo accresceva. E il ricordo di quelle situazioni particolari aumenta il fascino e la magia di quel tempo.


Claudio, questa è proprio quella magia che col digitale è andata persa per sempre. Quelle attese, tanto che si contavano i giorni. Aprire il tank e vedere il risultato sperato. Quell'immagine trasparire sotto il pelo della bacinella poco a poco. Ma addirittura l'esposizione che si sperava di non aver cappellato.
Altro che lo sharpening fatto a dovere, i livelli o il crop 100%.
Ma tutto va avanti, progresso con meno sentimento.

avatarsenior
inviato il 20 Giugno 2022 ore 20:08

Io le dia le sviluppavo da me, col kit agfa, e devo dire che tirar fuori dalla tank le immagini già in positivo era una gran soddisfazione.

avatarsenior
inviato il 20 Giugno 2022 ore 21:03

Si pure io, l'afgachrome 50s ...piu di 2 ore di sviluppo compresa 1/2 ora per la seconda esposizione con la lampada ma che soddisfazione quando uscivi i rullini dalla tank e vedevi il risultato...Sorriso....anche il kit d'inversione Tetenal per ottenere diapositive da film negativi b&n era favoloso e il procedimento era molto simile.Sorriso

avatarsenior
inviato il 20 Giugno 2022 ore 21:27

Comunque Davide i proiettori Zett, ex Zeiss per dirla tutta, non erano affatto modesti, e del resto la linea dei Leica Pradovit 150, 255, 300, 600 e PC altro non sono se non la linea Zett/Zeiss quando la stessa venne rilevata da Leica ;-)

avatarsenior
inviato il 20 Giugno 2022 ore 22:07

Si, in effetti.. E poi, dopo aver letto una prova comparativa su TuttiFotografi dei primi anni '90, avevo montato una lente della serie colorplan 90mm 2.5. Tutta roba che prende polvere in garage da circa 20 anni, così come il durst.
Il bello che allora potevo trovare tutta questa attrezzatura (e toccare) nel negozio di fiducia in centro, di fronte al lavoro. Ai tempi - ad esempio - pigliavo per il culo la fidanzata di allora stressandola in pausa pranzo con l'improbabile acquisto del fotofucile russo da 300mm (poi acquistai il nikon af 300/4 if ed, che possiedo ancora).
Bei tempi, un poco per tutto (più per la passata gioventù). Ora il negozio, che vendeva anche alta fedeltà, non c'è più da circa dieci anni, sostituito da un negozio di bagnoschiuma low-cost, e l'attrezzatura puoi solo immaginarla o prenderla sulla fiducia via internet. E vivo in una città di oltre 100.000ab.

avatarsenior
inviato il 20 Giugno 2022 ore 22:12

Eh... bravo! Lasciar ammuffire un Colorplan è una cosa che non si può proprio sentire dai Confuso

avatarsenior
inviato il 20 Giugno 2022 ore 22:15

Kodachrome 25
Nitidezza eccezionale
Colori magnifici.
Resistenza delle diapositive nel tempo. A distanza di 50 anni sembrano scattate ieri.

Contro: costo e tempi biblici di riconsegna.

avatarsenior
inviato il 20 Giugno 2022 ore 22:36

Io, casualmente, di colorplan 90/2.5 ne ho due nuovi presi, per qualche euro, dal concessionario leica della mia città (uno dei titolari era un mio amico d'infanzia), poco prima che cedesse l'attività. Con l'occasione presi, a buon prezzo, anche qualche ottica R usata.
Purtroppo rinunciai all'acquisto di due M summarit nuovi, un 35 e un 75, che visto quello che vengono ora...

avatarsenior
inviato il 21 Giugno 2022 ore 6:30

... si è dimostrato quantomeno un errore di valutazione! Triste

avatarsupporter
inviato il 21 Giugno 2022 ore 6:59

Usato le Kodachrome dal 69 alla loro "estinzione". "Divertente" leggere certi pareri... ;-))

avatarsenior
inviato il 21 Giugno 2022 ore 7:06

".....mi sono sempre chiesto se la nomea sia oggettiva o solo emotiva/nostalgica..."

La Kodachome, a mio avviso personalissimo, era, e di gran lunga, veramente di gran lunga, la miglior pellicola da diapositive.

Io usavo solo quella per le diapositive, ed usavo solo la versione a 25 ASA, me ne ero innammorato tanto era piacevole guardare le diapositive scattate con quella.

Se ci voleva una pellicola più veloce, usavo il B&N, le altre diapositive non mi piacevano più dopo aver usato la Kodachrome 25.

In Italia la sviluppavano male, i laboratori non facevano un buon lavoro, erano dei ×, e dunque io la mandavo a sviluppare alla Kodak in Svizzera, lo sviluppo era compreso nel prezzo.

Costava cara, ci voleva un paio di settimane a ricevere le diapositive scattate, ma per quei tempi era ottima.


Però il tempo passa, ed oggi il digitale fatto bene è molto, molto meglio di tutte le pellicole, anche della Kodachrome 25, ed io non tornerei mai alla pellicola, l'ho abbandonata senza rimpianti.

avatarsenior
inviato il 21 Giugno 2022 ore 7:52

Venendo al succo del discorso, e lasciando da parte la Velvia che gioca in un campionato a parte, va detto che già la Fujichrome 50 D non sfigurava al confronto sia con la Kodachrome 25 che 64, sia per quanto riguarda la finezza di grana che per la risoluzione.

Tralasciando la Kodachrome delle origini, che se non ricordo male aveva una sensibilità anche alquanto più bassa di 25 asa (15 asa se non addirittura 12), la Kodachrome II introdotta nei primissimi anni '60, 1962/63 credo, si caratterizzava appunto per la sensibilità di 25 asa, per un indice di granulatità diffusa (RMS... la grana insomma) pari a 9, e per la risoluzione di circa 55/60 lp/mm alla mira a contrasto 1,6:1 e 100 lp/mm alla mira a contrasto 1000:1.
Alcuni anni dopo, sul finire degli anni '60 se non ricordo male, fu introdotta una versione della Kodachrome con una sensibilità più elevata, la 64 asa appunto, che pagava il corposo guadagno di sensibilità, uno stop e 1/3... o 4 DIN che dir si voglia, con una risoluzione leggermente inferiore: 50/100 lp/mm alle mire rispettivamente di 1,6:1 e 1000:1, e un indice di granulatità diffusa leggermente più alto, un punto, ossia RMS 10.

Le pellicole erano entrambe eccellenti ma lo sviluppo, il K-12, oltre a essere estremamente "schizzinoso" era anche un pochino ondivago, e non di rado dava luogo a sgradite dominanti cromatiche: in genere Cyan sulla 25 e Magenta sulla 64, cui si pose rimedio definitivo solo col passaggio, verso la metà degli anni '70 se non ricordo male, allo sviluppo K-14 che di fatto risolse il problema.

Come ho già detto entrambe le pellicole, non essendo state pensate in funzione della proiezione ma piuttosto per rispondere alle esigenze dell'alta Editoria, tralaltro le Kodachrome erano le uniche pellicole con le quali lavorara il National Geographic Magazine (e questo contribuì non poco ad accrescerne la fama e soprattutto il mito), non avevano una grande saturazione cromatica la qual cosa imponeva che, nel caso in cui la pellicola la si intendesse proiettare, si ricorresse a una sostanziosa sottoesposizione, 1/2 stop... anche 2/3, per poter avere quella alta saturazione che avrebbe reso più gradevole, in quanto meglio fruibile, la proiezione stessa.

I giapponesi invece, più pragmatici degli americani, con la Fujichrome 50 D andarono direttamente su una pelicola che fosse adatta in primis alla proiezione e solo in secundis all'Editoria; in conseguenza di ciò la rivale nipponica godeva di una buona saturazione cromatica, di neri ben più profondi di quelli, un poco sciapiti invero, delle Kodachrome, di una risoluzione leggermente più alta: 60 e 120 lp/mm alle mire a contrasto 1,6:1 e 1000:1, e dello stesso indice di Granularità diffusa della PKR 64: 10.

Tutto questo, unitamente ai tempi biblici richiesti dallo sviluppo delle pellicole Kodachrome, decretarono il buon successo delle emulsioni Fuji in primis in Europa e, seppure solo in un secondo momento, anche negli Stati Uniti.
Successo che divenne definitivo, e irreversibile, allorquando Fuji introdusse la Velvia (nel 1990) che schiantò definitivamente la concorrenza della Casa Gialla!

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