| inviato il 29 Settembre 2021 ore 13:24
Una m digitale mi ha sempre fatto voglia, ma tutto il mondo leica per me è accessibile solo se molto usato. Ci speravo con la m9, ma i problemi di sensore mi hanno fatto desistere anche dal sogno. Adesso le m240 stanno arrivando alla soglia di accessibilità. Ne ho viste vendute più di una sotto i 2k€, ma molto usate. Ci stiamo avvicinando. L'altro sogno è un iq160 su di una arca o di una cambo, ma siamo su altri budget e altro modo di scattare. |
| inviato il 29 Settembre 2021 ore 13:30
ma per organico e meno digitale si intende qualcosa di meno corretto otticamente ? con quel minimo di distorsione e aberrazione che danno maggiore impronta alla foto ? perché otticamente è l'unica spiegazione ... stack e microlenti fanno parte della scelta costruttiva di ogni sistema ... che sia 1mm come leica o 5mm come l'hassy le ottiche sono modulate su quelle scelte progettuali ... quindi sfocato tridimensionalità transizioni sono da considerare non con ottiche adattate ma con quelle native salvo accettare compromessi ... dal mio punto di vista ogni sistema ( FF o vicino ) rende possibile e attuabili le proprie scelte creative Sorriso No. E' una semplice questione di sfumature. L'spetto apparentemente morbido di una immagine chimica rispetto a una digitale è dato dal fatto che le sfumature, sia chiaroscurali che cromatiche, in un sensore vengono riprodotte come una lunga sequenza di scalini mentre da una pellicola questa infinita sequenza viene riprodotta come una gradualissima curva. In altre parole accade che in un sistema riprodotto a scalini ci sarà sempre un gradino in cui avverrà la transizione, dal rosso all'arancione per esempio, e quindi ci sarà l'ultimo gradino rosso al quale inevitabilmente seguirà il primo scalino arancione. Questo, con la pellicola, semplicemente non avviene, perché col continuo, infinito addivenire dei colori lungo quella curva di cui dicevo prima non si troverà mai un punto certo, esatto insomma dove avverrà questa transizione che, invece, sarà spalmata all'infinito e quindi ogni singola sfumatura si amalgamerà con quella successiva in una sequenza, appunto, INFINITA. E questo, chiaramente, vale per la pellicola in sé e quindi, ovviamente, prescinde dal formato della pellicola stessa. |
| inviato il 29 Settembre 2021 ore 13:32
Bene bene, interventi interessanti, appena ho tempo mi guarderò anche i video linkati. Purtroppo stamattina non mi funziona prodibi, quindi non riesco a caricare la foto che volevo, però vorrei provare a trovare una spiegazione anche se è solo un'ipotesi. Qualità delle transizioni fuori fuoco Sotto trovate due foto, una con leica M e 35mm e l'altra con Canon 5D e il 28/1,8 canon, obbiettivo famoso per il suo sfocato cremoso. SX Leica e DX Canon Ecco le foto appaiate (ovviamente sono diverse, ma è quello che ho trovato)
 Ma concentriamoci sulle aree fuori fuoco, guardate come la foto con la canon presenti uno sdoppiamento delle linee, mentre nella foto leica non appare mai questo difetto, la cremosità rimane su tutto il frame.
 Ora, possiamo pensare che sia pure demerito dell'ottica ma quel difetto lì, irrigidisce tutto lo sfocato e la percezione ad esso correlata. E' solo ottica, o c'è di mezzo anche lo stack spesso che ha la 5D? |
| inviato il 29 Settembre 2021 ore 13:37
Per me ottica Paco |
| inviato il 29 Settembre 2021 ore 13:39
In definitiva cosa genera una bella immagine? Una impronta? Secondo me per il 90% (forse anche più) dalla capacità del fotografo/sviluppatore, il restante 10% lo da l'ottica+sensore, l'ottica in quel 10% fa la parte del leone, quindi il sensore cosa può contare? Io sarei un poco più drastico caro Gian Carlo: a mio avviso alla bellezza di una fotografia concorrono solo due fattori: la luce per il 90% e la capacità dell'autore per il restante 10% |
| inviato il 29 Settembre 2021 ore 13:42
Paolo, la luce giusta la individua il fotografo |
| inviato il 29 Settembre 2021 ore 13:44
secondo me è "solo" una questione di luci per farla breve con un buon set di luci ben posizionate qualsiasi fotocamera praticamente persino i cellulari riescono a darti l'effetto 3d... al contrario con luci piatte e buie qualche sistema rende un pochino meglio, ma in genere si ottengono foto scialbe e piatte poi la pp può migliorare un pò la faccenda PERFETTAMENTE d'accordo |
| inviato il 29 Settembre 2021 ore 13:45
Lo sfocato del 28/1.8 canon lo trovai abbastanza scarso sulla 5d1. Fu la ragione principale (assieme alla troppa ca che rompeva) che mi portò a prendere e usare il sigma, nonostante i problemi di af e la dominante calda. Ad ogni modo lo stack della 5d sicuramente rompe, l'ottica non è pensata per averlo dietro. Però stai comparando un ottica con pupilla di uscita relativamente corta pensata per film e usata su di una macchina con un filtro spesso. Il sigma era pensato per digitale. Un confronto più sensato sarebbe con il 28/2 sony, bella lente moderna. Ma con il soggetto lontano non ha uno sfocato memorabile, perché è pensato più per avere uno sfocato dolce con il soggetto vicino... la moda dei test sugli specular highlights delle recensioni. Se ho tempo questa sera ti mando qualche scatto, devo averne sicuramente in condizioni simili. O ancora meglio con i nuovi 35 sigma dg dn e sony gm. |
| inviato il 29 Settembre 2021 ore 13:47
@PaoloMcvmlx il discorso dei gradini è assolutamente vero, ma sarà questo il motivo che spesso trovo più tridimensionalità in una stampa della mia M digitale delle stampe con M analogiche? Certo poi la proiezione di una Velvia 50 è un discorso a parte, ma quanto possono proiettare ancora oggi? Comunque in Leica noto quel gradino comunque piacevole e sfumato probabilmente via SW Comunque qui un paio di ritratti con il mio 28 mm e la mia M10P seppur con le compassioni di internet si nota una buona sensazione di tridimensionalità P.S. La foto del cuoco è con una luce piatta e diffusa, non avevo una luce per dare rilievo come dice giustamente qualcuno, tutto il lavoro lo ha fatto l'ottica ed il sensore, senza PP se non l'importazione in LR e successiva esportazione www.flickr.com/photos/ivandefrancesco/50954501668/in/dateposted/ www.flickr.com/photos/ivandefrancesco/50978658867/in/dateposted/ |
| inviato il 29 Settembre 2021 ore 13:47
Sensori x-trans secondo me si avvicinano di più ad un aspetto pellicola. |
| inviato il 29 Settembre 2021 ore 13:48
Perfettamente d'accordo. Forse serve un bravo dottore, perchè la tridimensionalità in un'immagine bidimensionale non c'è e non ci può essere. Ci possono essere solo variazioni di grado di sfocatura. Lo dico sempre anch'io caro Bergat... ma si sa che non c'è peggior sordo di chi non vuol sentire! |
| inviato il 29 Settembre 2021 ore 13:49
“ Sensori x-trans secondo me si avvicinano di più ad un aspetto pellicola. „ Quando ho usato Fuji si diceva l'esatto opposto dei pre X-Trans ... |
| inviato il 29 Settembre 2021 ore 13:51
“ Lo dico sempre anch'io caro Bergat... ma si sa che non c'è peggior sordo di chi non vuol sentire! „ Paolo, come ho già scritto è una sensazione di tridimensionalità ovviamente (e lo specifico sempre nei miei interventi), ma non ci sono solo i gradi di sfocatura, sarebbe riduttivo, c'è lo stacco dei colori dato ad esempio dalle linee per mm come si diceva ai tempi della pellicola o risolvenza come si dice oggi, c'è la definizione e la capacità di riprodurre i particolari in maniera netta e non sfumata sui bordi minuti, c'è una sensazione di profondità dei piani e tanto altro che messo insieme da un'impressione di tridimensionalità e di qualche particolare che sembra saltar fuori dalla stampa ... ho notato che questo si nota più in stampa (con una buona stampa fine art) che a monitor |
| inviato il 29 Settembre 2021 ore 13:52
@Riccardo.asselta bella foto, con una buona luce, si percepisce sensazione di tridimensionalità in barba alle compressioni di internet e non è solo la gestione della luce |
| inviato il 29 Settembre 2021 ore 13:56
La resa leica era evidente sulle dia, quando ne mischiavo di scattate con altri marchi. Perché parlo di dia? Perché le si proiettava su di un telo di 1.5-2m di diagonale, perché la dinamica esagerata di una dia mette a nudo ogni perdita di contrasto o di velo, perché la foto non era passata nel processo di stampa, che inevitabilmente appiattisce le differenze (dimensioni ridotte, scarsa dinamica della carta, illuminazione e ottica dell'ingranditore o ancora peggio dello scanner). Purtroppo Pie la diapositiva era la Cenerentola della fotografia quando la stessa era solo chimica... ora, molto semplicemente, è la Cenerentola di una Cenerentola. In altre parole è inutile parlare di cose che praticamente nessuno conosce: vox clamans in deserto! |
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