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Magenta: nemico o alleato?


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avatarsenior
inviato il 08 Gennaio 2024 ore 10:49

Personalmente non agisco quasi mai sul bilanciamento dei colori, preferisco modificare la saturazione e magari taroccare un po' il WB, perchè trovo che in questo l'immagine mantenga comunque un aspetto complessivo più naturale (qualunque cosa voglia dire questa parola... MrGreen) e armonico. Inoltre andando a toccare l'equilibrio dei colori è molto facile fare danni: quando faccio questo tipo di interventi lascio sempre lì la foto per riguardarla il giorno dopo e spesso mi capita di pensare che quelle correzioni di colore che il giorno prima mi piacevano tanto dopo 24 ore mi sembrano una schifezza...
Se proprio voglio manipolare i colori piuttosto che il magenta potrei pensare, per esempio in un paesaggio autunnale, di pompare un pochino (un pochino...) giallo e rosso (=arancio). Stimolato da questa discussione ho provato anche a vedere che succede se si aumentano un po' giallo e magenta insieme... forse si può fare, l'immagine diventa più vispa ma se appena appena esagero col magenta non mi piace più. Insomma il magenta va maneggiato con moooolta cautela, secondo me.

Tutto questo ragionamento ovviamente vale se il software di sviluppo del RAW ha lavorato usando correttamente il profilo colore specifico per la fotocamera.

avatarsenior
inviato il 08 Gennaio 2024 ore 11:18

Per me la fotografia deve essere quanto più attinente possibile alla realtà, insomma deve essere una versione quanto più possibile oggettiva, anche perché per una interpretazione personale del mondo che ci circonda c'è già la pittura.
Poi, prima che qualcuno me lo faccia notare, è chiaro che ognuno fa un po' come gli pare... ma a questo punto mi verrebbe da interrogarmi sul perché dell'apertura di questo thread

Personalmente non la penso così, i colori hanno un significato ben preciso, ad esempio nei miei scatti non esistono colori fedeli alla realtà, ma sono stati scelti secondo un percorso di studio e prove per trasmettere quello che volevo, enfatizzando i luoghi abbandonati secondo una logica. Quindi per me non solo la scena "parla" ma anche il colore.

avatarsenior
inviato il 08 Gennaio 2024 ore 11:38

Quindi per me non solo la scena "parla" ma anche il colore.
*****************

Che la scena parli è fuori discussione, che il colore parli a sua volta è almeno altrettanto vero, il problema di fondo è vedere se alla fine parlano per loro conto o si limitano a dire quello che TU vuoi che dicano.
In altre parole se TU vuoi ascoltare ciò che una scena ha da dirti devi farla parlare per conto suo... non devi essere tu a metterle in bocca le parole che TU vuoi sentire.
Altrimenti fai un lavoro del tutto di fantasia e dipingitela come piace a te.

avatarsenior
inviato il 08 Gennaio 2024 ore 11:42

Comunque, per tornare all'argomento in origine, provate a osservare il nero della Velvia e quello della Velvia 100... e poi ne riparliamo.

avatarsenior
inviato il 08 Gennaio 2024 ore 11:52

Si fa presto a dire realtà!
Qual'è la realtà? Quella che hanno visto i tuoi occhi al momento dello scatto?
Quella che ha impressionato il sensore/pellicola (sempre differente quella da quella che hai visto)?
Quella che cerchi di ricreare in post produzione sulla base del tuo ricordo visivo?
Quella che cerchi di ottenere in pp nell'ottica di uno scatto piacevole?

avatarsenior
inviato il 08 Gennaio 2024 ore 12:12

Concordo con Paolo. Sei sempre TU e solo TU fotografo a scegliere cosa vuoi dai tuoi scatti. E credo che il concetto chiave sia avvicinarsi il più possibile alla propria idea di soddisfazione. Quando uno scatto piace dopo una post produzione la si pubblica o la si stampa. Questo processo decisionale rappresenta, credo, il fine ultimo di ciò che abbiamo iniziato catturando lo scatto. La soddisfazione finale.

avatarsenior
inviato il 08 Gennaio 2024 ore 12:29

"Avvicinarsi alla propria soddisfazione". Così formulato il pensiero mi piace.
L'avvicinamento alla realtà, la verosimiglianza sono concetti rispettabili ma che non condivido in fotografia.
I fotografi in B/N dovrebbero impiccarsi altrimenti.

avatarsenior
inviato il 08 Gennaio 2024 ore 12:42

Concordo. Anche perché fondamentalmente sono le nostre percezioni a guidarci. Nel tempo poi si cresce, si cambia, e magari un risultato che poteva piacerci nel 2019 oggi non ci soddisfa più, e vice versa. È possibile anche rispolverare qualche scatto che avevamo cestinato e oggi ci sembra più che valido.
La stessa cosa vale con i discorsi in ambito fotografico. Si cresce, si cambia, si evolve, e l'unico senso di riprendere vecchi discorsi fatti nel 2020 è scoprire di essere cambiati, evoluti, cresciuti. Anche questa è la magia della fotografia. Nulla è statico. Tutto è in continua mutazione se siamo noi a volerlo.

avatarsenior
inviato il 08 Gennaio 2024 ore 12:57

Si fa presto a dire realtà!
Qual'è la realtà? Quella che hanno visto i tuoi occhi al momento dello scatto?
Quella che ha impressionato il sensore/pellicola (sempre differente quella da quella che hai visto)?
Quella che cerchi di ricreare in post produzione sulla base del tuo ricordo visivo?
Quella che cerchi di ottenere in pp nell'ottica di uno scatto piacevole?
******************

Va bene Luca... parliamone!
Assodato che i nostri due occhi molto di rado vedono alla stessa maniera, è di fatto impossibile parlare di realtà... o almeno di una realtà che possa definirsi assoluta.
Ai tempi della pellicola definire la realtà era più semplice, perché ogni pellicola te ne dava una propria, quindi a ciascuno di noi non restava altro da fare che decidere quale pellicola "vedeva" come vediamo noi e usare sempre quella.
Poi potevano esserci delle discussioni al circolo fotografico quando si osservavano le diapositive proiettate, ma anche quelle finivano presto perché in fondo non era difficile trovare un punto di incontro fra le varie esigenze... anche perché le pellicole a disposizione, per quanto molto più numerose di oggi, alla fine erano più o meno una decina.
Oggi invece un discorso del genere è praticamente impossibile da fare perché ognuno di noi ha la propria ricetta riguardo al colore, e allora o si decide, TUTTI, di fotografare solo in j-peg, assumendo come veritiere le scelte delle singole case, oppure è inutile parlarne perché, soprattutto senza guardarci in faccia mentre si osservano le stesse stampe, è del tutto impossibile cercare di trovare una soluzione quanto più possibile condivisa.

avatarsenior
inviato il 08 Gennaio 2024 ore 13:10

Ai tempi della pellicola definire la realtà era più semplice, perché ogni pellicola te ne dava una propria, quindi a ciascuno di noi non restava altro da fare che decidere quale pellicola "vedeva" come vediamo noi e usare sempre quella.
*****************************************************
Paolo credo che anche oggi sia esattamente la stessa cosa, anche nel digitale e con il colore. Sappiamo bene che il colore è solo una percezione e, non essendo qualcosa di tangibile, a parte gli strumenti che ci permettono di lavorare con una discreta un'affidabilità cromatica, non vi sono punti di incontro. È resta sempre e comunque una questione di scelta e gusti. Quella foto ti piace? E se piace a te forse può piacere ad altri dieci o non può piacere ad altri otto. Scusami se ho semplificato di parecchio, ma credo sia anche oggi come ieri una questione di gusti.

avatarsenior
inviato il 08 Gennaio 2024 ore 13:14

Ai tempi della pellicola definire la realtà era più semplice

Mi scompiscio...
Posso capire l'intenzione visto il contesto, ma la frase in sè è esilarante, mi piacerebbe che la leggesse un docente di filosofia...

avatarsenior
inviato il 08 Gennaio 2024 ore 13:37

Vabè chi viene dall'analogico ha un concetto più tangibile della fotografia rispetto ad oggi che siamo nell'era social. La stampa era necessaria e fondamentale e per questo la parola "realtà" viene associata a una selezione dei singoli scatti e alle discussioni fondamentali all'epoca. Oggi tutto si può modificare e cestinare. Per questo appare tutto meno tangibile, e sbagliando volutamente termine, forse meno "reale".

avatarsenior
inviato il 08 Gennaio 2024 ore 13:46

Comunque se iniziamo a parlare di cosa sia la realtà e se la fotografia debba o meno "rappresentare la realtà" non ne usciamo di sicuro.
La questione era molto più semplice e cioè: cosa fare col magenta quando si pensa di intervenire nell'equilibrio dei colori di una fotografia?
Dite come vi regolate voi per ottenere i risultati che vi piacciono e sarà la cosa migliore, credo.

avatarsenior
inviato il 08 Gennaio 2024 ore 13:51

Non sei d'accordo?
Parliamone!
Ai tempi della pellicola di diapositive che valeva la pena di adoperare ce n'erano +/- cinque, o forse sei, quindi avevi sei scelte.
Ognuna di queste sei scelte poteva essere esposta, ragionevolmente, fra +1 stop e -1 stop, quindi avevi sette possibili soluzioni per ogni pellicola, sette possibili soluzioni che moltiplicate per sei emulsioni porta il totale complessivo a BEN quarantadue soluzioni.
Vogliamo provare a calcolare quante possibili interpretazioni possono esistere, riguardo a ogni singolo RAW, considerando che ogni singola sfumatura, teoricamente, può essere variata motu proprio e pure a prescindere da tutte le altre?

avatarsenior
inviato il 08 Gennaio 2024 ore 13:53

E non parliamo del negativo colore... che è ancora più soggetto a libera interpretazione di quanto lo sia un sensore digitale!

Che cosa ne pensi di questo argomento?


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