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I conquistatori dell'inutile: Yosemite, l'uomo ,l'arrampicata e la fotografia ieri, oggi e domani


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avatarsenior
inviato il 25 Ottobre 2022 ore 22:53

"Ich hab es Einmal gesehn, das Einzige, das meine Seele suchte, und die Vollendung, die wir über die Sterne hinauf entfernen, die wir hinausschieben bis ans Ende der Zeit, die hab ich gegenwärtig gefühlt".


mah.. io parlo per me, beninteso. Alla fine si passava dal verticale del Verdon (sicuro ma con una esposizione da mozzare il fiato) all'acqua bianca delle discese in kayak. Per finire con discese estreme sugli sci.
Andava bene tutto.. e tutto non era abbastanza.

Alla fine avevo trovato un paio di sci da erba. Quelli con i cingoli. Dopo un po' i pratoni non erano piu sufficienti.

Andavo con il cane. Salivo a piedi e scendevo con gli sci d'erba.. pietraie e banchi di rododendri non erano un problema. Le ultime discese le ho fatte di notte. Al buio.

Era un po' un arrampicare al contrario. Aprivi vie e percorsi. Studiavi le montagne e progettavi il percorso.
Poi lo facevo.. rigorosamente da solo.

Oggi e' tutto diverso.. Sono tutti marziani.. macchine da guerra. MrGreen

Ricordo, Alessandro Casse, recordman del KM lanciato, che per provare una posizione piu aerodinamica aveva montato un portapacchi su una lancia HF e fissato gli sci sul portapacchi. Avanti e indietro sulla torino Milano sempre piu veloce in piedi sul tetto dell'auto lanciata di notte. Follia pura.

avatarsenior
inviato il 25 Ottobre 2022 ore 23:29

Sabbio, eri tu un mese fa circa a volare attorno al Precipizio?


NO
ma bisogna fare un poco di cultura:

a metà-fine degli anni '80... apparvero i parapendio nel mondo dell'alpinismo

Sembrava lo strumento perfetto per andare in montagna: salite difficili seguite da discese elementari, divertenti ed emozionanti

adatto da 3 a 90 anni pubblicizzavano su ALP

addirittura... alla fine degli anni '80 due alpinisti salirono sul Cerro torre dal quale poi scesero in parapendio che... lasciatemelo dire... era più facile vincere al superenalotto che centrare la giornata giusta per farlo.

tra gli altri Jean Marc Boivin ne fece il suo attrezzo.

In quegli anni (metà degli anni '80), praticamente tutti i migliori alpinisti del lecchese provarono il parapendio (ed alcuni continuarono a volarci per tutta la vita) Gira ancora una gustosa storiella del 'Ballera' -di cui sopra- che tirò uno scherzo agli amici -alpinisti/piloti- fingendo di essersi schiantato...

Ma si trattava di entusiasmi moooolto prematuri, ben presto ci si accorse che non era l'attrezzo giusto da usare in montagna. Troppo sensibile alle condizioni meteorologiche ed anche abbastanza precario come volo.

Sono passati oltre trent'anni e le cose sono di gran lunga cambiate, i parapendio che un tempo venivano disegnati e collaudati da veri dilettanti autodidatta, oggi sono progettati da fior di ingegneri aeronautici, o specialisti in fluidodinamica, che sono anche eccellenti piloti, di conseguenza le macchine sono cambiate radicalmente.

Negli anni '90 i prototipi venivano disegnati e cuciti in cantina e poi si sperava che volassero, un po' come i primi aeroplani, oggi i parapendio volano già sul computer, il collaudatore riesce solo a migliorarlo.

Già dall'inizio degli anni 2000 le macchine avevano una sicurezza adatta a voli alpini di oltre 200 km, oggi siamo andati oltre... un bravo pilota (diciamo un pilota che se arrampicasse sarebbe capace di fare il 7C) è in grado di partire da Lecco ed attraversare le Alpi fin quasi a Monaco di Baviera con un solo volo (circa 250km)

Interessante sottolineare che alcuni tra i migliori arrampicatori del lecchese sono diventati tutti eccellenti piloti, perché la mentalità necessaria e la capacità di controllare il proprio corpo nello spazio (propriocettività) sono assolutamente identiche.

Come conseguenza di tutto questo, il parapendio è tornato ad essere realmente quello per cui era nato: un vero attrezzo da montagna ed oggi sono realmente numerosissimi i piloti che salgono a piedi sulle montagne poi volare col parapendio in quello che si potrebbe definire para-escursionismo (che gli inglesi chiamano hike & fly).
Basti dire che la settimana scorsa ben 30 piloti del mio club -Scurbatt- sono saliti a piedi al cimon di Margno per poi volare, che fanno un bel 1400 m di dislivello con le vela in spalla.

Vela in spalla... anche lì moltissimo è cambiato, la mia vela da montagna pesa poco più di 2 kg e tutta l'attrezzatura sta in uno zaino di 6 kg (7kg col cambio, l'acqua e qualcosa da mangiare).

Ma queste sono cose da dilettanti... i supercampioni sono ormai anni che hanno portato la pratica del parapendio (paraalpinismo nel vero senso della parola) sugli 8000 dell'Himalaya o del Karakorum, basti citare il francese Antoine Girard che ha stabilito il nuovo record d'altitudine in Himalaya arrivando a 8407m e tra l'altro sorvolando anche il Broad Peak (8051m) oppure sorvolando l'Aconcagua, ed arrivando a fare paralpinismo (cioè salendo a piedi su vere difficoltà alpinistiche) fino oltre 7000m e da lì decollare per andare sopra le cime.
Antoine, così... salendo all'Aconcagua (in volo) decise di atterrare su un piano glaciale in alta quota per riposarsi. Manovra facile per uno delle sue capacità... ma si accorse che vicino al suo punto d'atterraggio c'era il cadavere di un alpinista che lì era morto assiderato. Per dire... non è che questi paraalpinisti estremi si muovano in ambienti 'della domenica' come la val di Mello.

Questa, a mio parere, è la nuova frontiera dell'esplorazione in montagna, esplorazione che, tra l'altro, è nello statuto del CAI, ma 'stranamente' mentre il club alpino francese riconosce il parapendio come disciplina alpina e lo fece fin dalla sua nascita, il CAI non lo considera (però considera le e-bikeEeeek!!!)

Inutile dire che dal 1994 e per almeno 25 anni, il parapendio costituì il mio soggetto fotografico principale, divenni giornalista e collaborai con i migliori piloti del mondo. A parte il centinaio di articoli/reportage che ho pubblicato sulle riviste di tutto il mondo, la vera soddisfazione è stata quella di aver saputo proporre nuove inquadrature ed immagini di nuova concezione nell'ambiente.
Anche lì, come per l'arrampicata, si trattò di un processo d'evoluzione, ed anche in quel caso... mi piace dire che 'in un paese di ciechi anche l'orbo è re' e cioè: c'erano talmente pochissimi piloti che fotografavano e sapevano fotografare in volo che anche 'uno come me' poteva fare qualcosa di buono e di nuovo.

Oggi non più. Oggi fotografo i nipoti. E' il corso delle stagioni della vita, per tutto c'è una primavera ed un autunno.

avatarjunior
inviato il 25 Ottobre 2022 ore 23:45

sono anni che sto pensando di fare il corso a Cornizzolo, ma sono due le cose che mi frenano; la durante del corso e le lezioni solo il weekend, quando la gente vuole andare in montagna, quindi mi è difficile.

avatarsenior
inviato il 26 Ottobre 2022 ore 10:24

I corsi di alpinismo devono essere fatti bene. Tutto subito e veloce non va bene.
Ho fatto il mio nel 1976 e l'anno dopo ero istruttore sezionale e poi nazionale.
I corsi duravano 3 mesi con una decina di lezioni teoriche in sede, palestra di roccia tutti i sabati e almeno 5 arrampicate in Apuane ed un fine settimana in Dolomiti.
Non solo, gli istruttori erano a disposizione per aiutare i principianti nelle gite in Alpi. Mi ricordo Monviso, cresta di Rochefort, Bernina, Disgrazia, Badile, ferrate in Dolomiti, Gran Zebrù, Cevedale, Gran Paradiso, Presanella, cresta Segantini in Grigna etc
Oggi questo sarebbe impossibile per due motivi. Primo perché nessuno si prenderebbe la responsabilità e secondo perché gli istruttori se dedicassero troppo tempo per i principianti perderebbero il loro allenamento visto l'aumento delle difficoltà che si affrontano oggi.
Le fotografie erano soprattutto dia e le proiezioni erano accompagnate da numerosi spettatori. Si invitavano personaggi famosi (Messner, Bonatti, Grassi e Comino etc)
Adesso tutto è sgretolato, è diventato personalizzato ed egoistico non per colpa ma per le ragioni che ho spiegato sopra.
Tutto sommato mi sento un fortunato ad essere nato nel 48 ed aver vissuto uno dei migliori periodi e non solo per la montagna.

avatarjunior
inviato il 26 Ottobre 2022 ore 10:47

no ma io parlavo di corso di Parapendio a Cornizzolo.

avatarsenior
inviato il 26 Ottobre 2022 ore 11:02

Capito, pardon

avatarsenior
inviato il 26 Ottobre 2022 ore 13:30

Mi collego a quello che ha scritto Paolo Iacopini:

Bisogna riconoscere che, come frequentatori della montagna, siamo stati VERAMENTE fortunati a cominciare negli anni '70

Era VERAMENTE tutto più facile allora
trovavi il 'ragazzo' appena meno 'ragazzo' di te che ti insegnava tutto quello che serviva.

Noi cominciammo ad arrampicare facendo sicurezza a spalla, col moschettone diretto nel chiodo che magari avevamo piantato noi, ma dopo poco tempo, per fortuna, trovammo chi ci insegnò i trucchi del mezzo barcaiolo e raggiungemmo livelli di sicurezza più che accettabili.

Corsi? mai fatti... si chiamava 'training on the job'MrGreen

Oggi tutto questo è praticamente impossibile.

Una nota: in quegli anni non avevo una macchina fotografica, o meglio avevo una Bencini Koroll 6x6 con la quale facevo foto qualitativamente pessime, però... già allora le facevo e gli amici riconoscevano che ero bravo (per forza... ero l'unico a fotografareMrGreen). Mi consolavo acquistando le cartoline nei rifugi.

Sembra strano, ma tutto questo era una necessità.
Per decenni mi sono chiesto se andassi in montagna per fare foto oppure se facessi foto perché andavo in montagna. Ci impiegai decenni per arrivarci: facevo e faccio foto perché la fotografia per me è un taccuino visivo della mia vita, lo era e lo è tutt'oggi.

avatarsenior
inviato il 26 Ottobre 2022 ore 13:58

Mai fatto corsi. Iniziai con un amico che diceva di saperne molto più di quello che sapeva. Presi libri e studiai le manovre e i nodi. In poco ne sapevo più di lui. Tiravo le vie io. Il primo friend, il primo dado, il primo bong, li ho messi in via sperando di non cadere e che se fossi caduto avrebbero tenuto.
I gradi li provavo nelle vie a spit. Fino al 7a ho sempre inaugurato il grado in via.
Non erano più i tempi della sicura a spalla ma dell'otto e del secchiello (anche in falesia). Un mio amico arrampicatore mi definisce un sopravvissuto. Un po' ha ragione. Non credo che oggi rifarei tutto ma è andata bene e sono contento di averlo fatto.
L'essenza dell'arrampicare per me è anzitutto il percorso personale. Il resto ha senso se è funzionale a quello. Altrimenti, spesso, è la foglia di fico (d'india) dell'insicurezza personale

avatarsenior
inviato il 26 Ottobre 2022 ore 14:52

Ho vissuto entrambi le epoche :
ho cominciato con pantaloni alla zuava e toppa di pelle cucita sul culo per le doppie, calzettoni al ginocchio rigorosamente rossi, moschettoni e cordini separati, martello e chiodi , scarpe Sportiva turchesi con lama di acciaio ed ho finito con tutina, discensori, scarpette lisce , nuts, fried, rinvii e sacchetto di magnesite.
Nessuna nostalgia.
Sono sempre stato al passo con i tempi sia da ragazzo che da vecchio.

Se ho un rimpianto (ma niente di che) è quello di aver cominciato tardi a 28 anni con un figlio di 2 e di aver dedicato non troppo tempo alla montagna avendo famiglia e lavoro impegnativo (e troppe altre passioni) in un Cai con alpinisti non troppo estremi e mantenendo sempre un buon margine tra quello che facevo e quello che ero in grado di fare.

Questo ha comportato di non aver fatto alcune delle salite che sognavo. Ma non sono mai caduto, mai scivolato mai sbucciato un dito.

avatarsenior
inviato il 26 Ottobre 2022 ore 14:55

Non erano più i tempi della sicura a spalla ma dell'otto e del secchiello


beh.. dai... se usavi l'otto eri certamente in sicurezza. Se dovessi tornare ad arrampicare userei ancora quello oppure il mezzo barcaiolo (mai posseduto un gri-gri).

bei tempi quelli in cui mi calavo in doppia dalle finestre di casa seguendo un manuale d'addestramento degli alpiniEeeek!!! MrGreen con la corda di nylon (proprio un trefolo bianco) agganciata al termosifone, e che passava sotto la coscia e dietro la spallaMrGreen

avatarsenior
inviato il 26 Ottobre 2022 ore 15:19

scarpe Sportiva turchesi con lama di acciaio ed ho finito con tutina


stesse scarpe e stesso 'pigiamino'MrGreen ho ancora cinque o sei paia di pantacollant nell'armadio -dal fuxia al blu petrolio-

L'arrampicata di fondovalle segnò veramente il distacco dalla tradizione dei 'calzettoni rossi' sia dal punto di vista estetico del vestiario sia sul modo -mentalità- di approcciare la montagna.

siamo giusti... fu realmente una rivoluzione epocale.

avatarsenior
inviato il 26 Ottobre 2022 ore 15:49

Si fu una vera rivoluzione tecnica e mentale.
Ma si creò una linea di separazione tra chi frequentava le palestre per allenarsi alla montagna e chi si fermava a quelle strutture portando il gesto atletico e tecnico all'estremo (su placca, perché vai a dire loro di fare un camino umido di vecchio sesto grado...)
Ci fu anche una grande incomprensione che portò tanti giovani a sfracellarsi :
Per gli americani e successivi l'arrampicata libera non voleva dire non proteggersi. Avevano i loro bravi Red Point, non usare mezzi come staffe etc non voleva dire morire ad ogni errore.

avatarsenior
inviato il 26 Ottobre 2022 ore 20:38

Mi capita di usarli ancora i pantacollant MrGreenSorry

avatarsenior
inviato il 26 Ottobre 2022 ore 21:58

Mi capita di usarli ancora i pantacollant


Beh... la lycra fino a certe temperature è realmente risolutiva come comfort nel movimento ed isolamento termico; l'abbiamo usata moltissimo anche in condizioni realmente difficili. L'importante era continuare muoversi.

Quando Luigino nel 1985 se ne uscì in Grignetta col primo pigiamino (rosso con le mongolfierine bianche), fu realmente quella la rottura col passato dell'alpinismo classico

La cosa divertente fu che nel 1989 passammo con tutte le armi e bagagli alla MTB, quella seria, praticata in montagna, ed a quei tempi i ciclisti vestivano tutti in nero come preti.
Ma noi no... noi eravamo climbers ed andavamo in giro con i pantacollant coloratissimi MrGreen personalmente toccai l'apice quando ne trovai un paio neri con vistosissimi fiori rosa e fucsia. Nella mia galleria ci sono un paio di foto della MTB di quei tempi, ecco... andavamo in giro vestiti così, e la foto della valle di S.Antonio venne scattata la mattina dopo di un bivacco nel bosco senza nemmeno la tenda che... ovviamente avevo trascorso in pantacollant e solo con un coprisacco termico (io sto dietro la OM4)MrGreen

siamo giusti... oggi non avrei il coraggio di indossarli (quelli rosa e fucsia), ma allora ero giovane anche dentro.

avatarsenior
inviato il 26 Ottobre 2022 ore 22:24

Il surrogato del Capitan era il nostro Sergent in valle d'Orco.
Poi la val di Mello

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