| inviato il 08 Giugno 2020 ore 0:10
“ Non avendola mai vista immagino che non esista in formato 120. „ attualmente non so, ma prima esisteva e l'ho usata |
| inviato il 08 Giugno 2020 ore 5:20
La Velvia esisteva in tutti i formati dal 24x36 alle lastre 8x10", attualmente esiste solo nei formati 135 e 120 ma non è escluso che, a parte ovviamente le scorte congelate che più di qualche fotografo ha stoccato per sé, qualche grosso negozio in giro per il mondo non possa avere qualche 4x5" in congelatore. I formati più grandi certamente no perché sò per certo che questi sono stati oggetto di accaparramento |
| inviato il 08 Giugno 2020 ore 7:47
Velvia, posso solo dire che la sua variante digitale è una schifezza |
| inviato il 08 Giugno 2020 ore 8:39
Per l'amor di Dio una sola volta ho visto all'opera una applicazione similVelvia su una 5D... molto semplicemente la scena non la riprenderva, se la inventava |
| inviato il 08 Giugno 2020 ore 9:32
In casa come dicevo, sviluppo solo bn e colore negativo per una questione di convenienza economica. Scatto molto colore negativo e bn, con le dia mi troverei a dover acquistare i classici "1lt kit" per non sprecare soldi e chimica. Affidarmi a chi lo fa quotidianamente mi risparmia tempo e denaro sopra di tutto. E voi direte: accumula rullini e poi sviluppi una volta sola! Ed io vi rispondo: Conoscendomi non riuscirei a dormire la notte sapendo di aver rullini dia non esposti ma non sviluppati in camera oscura. |
| inviato il 08 Giugno 2020 ore 9:40
Sembra un raduno di 'combattenti e reduci'... Non amare la Velvia per chi faceva diapositive è come non amare il taleggio per una appassionato di formaggi... Tuttavia... a mio parere andava presa a piccole dosi: la Velvia, in primo luogo aveva una sensibilità nominale probabilmente inferiore al dichiarato, forse non erano 50 iso ma 40, di fatto e sicuramente era un'emulsione che 'chiudeva le ombre' e richiedeva un'esposizione assolutamente PERFETTA. Molto più versatile era l'Ektachrome 64 professional (della quale, per ogni bobina, veniva dichiarata le sensibilità effettiva). Ektachrome che senza dubbio aveva colori più morbidi e 'sfondava meglio le ombre' Per me, entrambi -Velvia ed EPR64- scomparivano davanti al Kodachrome 25 prof ed al KR64 prof (ed anche al KR200 pro) -criticissima l'esposizione del KR25-. La ragione di quest'affermazione è semplice e motivata dall'evidenza che nella scelta delle immagini per le numerose proiezioni di diapositive che feci in passato, la scelta andava con grande predominanza sulle immagini fatte con il Kodachrome rispetto a quelle fatte con Velvia ed EPR. Insomma: nella massa delle migliaia di diapositive, il vecchio Kodachrome emergeva risolutamente nonostante costituisse solo il 20% del mio archivio. |
| inviato il 08 Giugno 2020 ore 11:59
Eh Giorgio: questa della sensibilità della Velvia è la classica "vexata questio" che torna sempre a galla ogni qual volta si parla di questa pellicola. Addirittura, negli anni '90, un redattore e opinionista di una nota rivista di fotografia dell'epoca chiese lumi direttamente all'importatore ufficiale dei prodotti Fuji in Italia il quale, dopo aver girato la richiesta alla casa madre, rispose che la sensibilità effettiva della Velvia era 50 ASA... quindi non 40 né tantomeno 32, come addirittura qualcuno, molto incautamente devo dire, si spingeva a ipotizzare. In realtà, come già ebbi modo di chiarire con Diego in un altro thread, la questione nasce da una incomprensione di base che si è instaurata fin dall'origine, allorquando cioè si cominciò a confrontare la Velvia con le sue due uniche, grandi rivali: ossia le Kodachrome 25 e 64 ASA. Come ho già avuto modo di accennare all'inizio di questo thread in verità le Kodachrome e la Velvia non potrebbero confrontarsi direttamente fra loro perché nascono per scopi diversi, e laddove le Kodachrome nascono innanzitutto per rispondere alle esigenze dell'editoria e solo in seconda battuta per quelle proprie della proiezione; al contrario della Velvia che nasce per la proiezione e solo dopo viene adottata dall'editoria. La conseguenza di questa diversa filosofia progettuale di fondo è quantomai evidente nella dote primaria per una diapositiva: la saturazione cromatica... che nella Velvia, pensata per la proiezione, è più alta, mentre nelle rivali, pensate per l'editoria, è più bassa, non per nulla infatti per l'uso delle Kodachrome in proiezione era usanza comune sottoesporre la 25 di almeno 1/3 (anche 1/2) stop, e la 64 di ALMENO 1/2 stop! Chiaro quindi che chi era storicamente abituato a usare le Kodachrome, essendo ormai uso alla loro bassa saturazione cromatica, scontrandosi con quella della Velvia, che per inciso non è neppure alta ma normale per l'uso che se ne deve fare, ha cominciato a ritenere la sensibilità della Velvia più bassa di quella che è in realtà. In definiva: la KR 25 è effettivamente 25 ASA così come la KR 64 è 64 ASA... entrambe però necessitano di essere sottoesposte a causa della scarsa saturazione cromatica; la Velvia invece è 50 ASA ma DEVE ESSERE ESPOSTA per 50 ASA... e non per 64 (o addirittura 80 ) come faceva chi era da anni abituato alle Kodachrome |
user33434 | inviato il 08 Giugno 2020 ore 13:15
“ Si parla di sviluppo in proprio, ma qualcuno di voi ha provato a svilupparla in casa? „ Attrezzandosi un pochino per mantenere le temperature dei bagni si può fare tranquillamente, meglio sviluppare più rulli insieme perché la chimica non è adattissima alla conservazione. Al momento in commercio credo ci siano solo Tetenal e Bellini, consiglio vivamente il secondo. |
| inviato il 08 Giugno 2020 ore 13:24
Quasi tutte le dia soffrivano del difetto di reciprocità. Davano il meglio cromaticamente a 1/30 s. Per questa ragione sono ancora più stupefacenti le foto di Ercole Colombo che copriva la Coppa del Mondo di sci, anni '70-80. |
| inviato il 08 Giugno 2020 ore 13:58
Eh Valerio, il difetto di reciprocità è un bel guaio per tutti... ma sulla Velvia non è solo un guaio, è un dramma visto che già con un secondo sei proprio al limite |
| inviato il 08 Giugno 2020 ore 14:18
@Paolo ma non è tanto meglio anche con un 1/1000 s, in termini di colore |
| inviato il 08 Giugno 2020 ore 14:58
la migliore per me.. ne ho ancora un paio di rulli formato 135 vergini |
| inviato il 08 Giugno 2020 ore 15:57
In teoria la reciprocità è garantita fra 1 sec e 1/4000 caro Valerio, in pratica non lo so: 1/4000 e 1/2000 non li ho mai adoperati, 1/1000 l'avrò usato forse cinque volte in vita mia; 1 sec e 1/2 sec qualche volta li ho usati ma come tu mi insegni in genere, con quei Valori Luce così bassi, sei anche fuori dai canonici 5500 K e quindi la veridicità del colore diviene alquanto aleatoria, per non dire illusoria, e in ogni caso quelle non sono certamente le condizioni operative maggiormente consone a una pellicola oggettivamente non facile come la Velvia. |
| inviato il 08 Giugno 2020 ore 16:09
“ e in ogni caso quelle non sono certamente le condizioni operative maggiormente consone a una pellicola oggettivamente non facile come la Velvia „ eppure... questa foto: www.juzaphoto.com/galleria.php?l=it&t=2960183 venne scattata con Fuji 400 poi tirata a 800. ma.. come dice la sua didascalia, " La pellicola Fuji 400 ISO fu una scelta obbligata, ma alla fine si rivelò inutile tirarla in sviluppo ed era anche inutile usare una 400 ISO, ma questo lo scoprii solo qualche mese dopo, quando fui costretto a far tirare a 400 iso una velvia 50 che avevo esposto a 400 per errore. I colori e la grana che ottenni in quell'occasione erano perfetti. Averlo saputo prima... questa sarebbe stata tutta un'altra immagine" Incredibile ma vero. |
| inviato il 08 Giugno 2020 ore 16:15
Provai le velvia 50 in un viaggio turistico in Marocco e ne fui profondamente deluso. Riprovai anni dopo la 100 ma senza restare entusiasta. Delle fuji apprezzavo le altre ma la velvia no. Ma quelle che mi sono piaciute di più furono la Agfa 50rx e 64ct. L'idea che mi sono fatto della velvia è che avesse sensibilità differenti sui diversi strati colori |
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