| inviato il 13 Maggio 2020 ore 15:53
In poche parole, la profondità di campo non contava una mazza. Diaframmi validi solo per misurare l'ingresso della luce. Comunque bellissime testimonianze. |
| inviato il 13 Maggio 2020 ore 16:08
Tiber “ In poche parole, la profondità di campo non contava una mazza. „ ...nel caso di macchine amatoriali, con ottica fissa di solito attorno ai 40mm. Chi usava macchine e obiettivi "pro" immagino che valutasse anche tutte le altre opzioni, come la profondità di campo. |
| inviato il 13 Maggio 2020 ore 16:14
Infatti Tiber, allora la PdC non la pensava nessuno, e questo semplicemente perché il maggicosfocato non l'avevano ancora inventato, e quindi se qualche fortunato aveva l'85/1,2 lo usava a TA quando essa era indispensabile e non già perché: "eh... se ho comprato un f 1,2 è perché voglio usarlo a f 1,2 perché se no?" come invece si usa adesso. In altre parole, e prescindendo da qualsiasi intento pedagogico, un obiettivo si cercava di usarlo per quello che era, ossia uno strumento, e non già come ora allorquando lo stesso obiettivo viene adoperato come surrogato di quella creatività che nessuno più neppure prova a esercitare... figurati ad applicarla! |
| inviato il 13 Maggio 2020 ore 16:33
“ In poche parole, la profondità di campo non contava una mazza „ Bé, no... dai. C'è perfino qualcuno piuttosto famoso che ha chiamato il proprio gruppo "f/64"... |
| inviato il 13 Maggio 2020 ore 16:47
Certo che si Ale Z... ma quel qualcuno che citi adoperava lastre 8x10", i cui obiettivi standard aprivano più o meno a f 8 e chiudevano a f 128, e quindi quel loro f 64 è più o meno come il nostro f 8/ f11 insomma un diaframma tutto sommato intermedio... quindi il migliore ecco! |
user90373 | inviato il 13 Maggio 2020 ore 17:09
Fotografare con questa:
 che di apertura massima fa 6.3 e minima 22, con tempi di 1/125-100-50-25 pose B e T., messa a fuoco a "stin" (stima) con indicati ritratto, gruppo, panorama è semplice ma allo stesso tempo serve stare "accorti". C'è da dire che al momento sto testando uno sviluppo molto compensatore che su pellicola da 400 ISO sembra permettere buoni recuperi anche toppando di + o - 2 stop, quindi la regola del 16 può anche starci ma, per sicurezza, un buon Gossen Lunasix non fa male. Qua uno dei primi scatti: www.juzaphoto.com/galleria.php?l=it&t=3543027 |
| inviato il 13 Maggio 2020 ore 17:45
Bessa 6x9? E quale sarebbe lo sviluppo compensatore? (certe cose fa sempre comodo saperle...) |
| inviato il 13 Maggio 2020 ore 19:01
Ma... non era riferita al piano di messa a fuoco? Mai usato un banco ottico in vita mia ma non mi sembra che fosse riferita all'esposizione... |
| inviato il 13 Maggio 2020 ore 19:05
“ In poche parole, la profondità di campo non contava una mazza. Diaframmi validi solo per misurare l'ingresso della luce. Comunque bellissime testimonianze. „ Guarda che una volta che hai la terna sta al fotografo cambiarla per ottenere la pdc che vuole, cosa pretendevi che scrivessero tutte le terne possibili? |
user90373 | inviato il 13 Maggio 2020 ore 19:16
“ @ Lorenzo1910 Bessa 6x9? E quale sarebbe lo sviluppo compensatore? (certe cose fa sempre comodo saperle...) „ Esatto Bessa 6X9 Bellini DUO STEP che dicono sia omologo in versione liquida dell'ormai introvabile "Diafine". Per ora l'ho usato come da istruzioni, ma in futuro progetto qualche accorgimento per "cucirmelo addosso". |
| inviato il 13 Maggio 2020 ore 19:22
Grazie Ettore, interessante... |
| inviato il 13 Maggio 2020 ore 19:38
Dunque, la mia prima fotocamera fu una Agfa ISO Rapid-C che ricevetti a 10 anni, nel 68, che in pratica faceva tutto da sola (e ci fotografai pure al microscopio, in prima media)... Poi, potei usare, sotto l'attento sguardo del nonno materno, la sua Contax-II e, di mio padre, la sua reflex Contax-S. Entrambe queste due erano prive di esposimetro, anche se mio padre aveva un Sixtomat ed il nonno, un Zeiss Ikophot. Imparai da loro, presto, la "regola del 16", altrimenti, avevo in tasca uno strano regolo calcolatore di Agfa, una rotella metallica che oggi farebbe tendenza. La cosa più utile era avere con sé le istruzioni allegate ad ogni rullino: quasi infallibile. Il dorso della biottica Rollei (la Rolleicord Vb, indimenticabile!), aveva pure un regolo con omini e soggetti stilizzati, grazie al quale bisognava essere orbi, per sbagliare una foto. Poi, progredendo nella mia passione fotografica, imparai che avere in tasca o in borsa un buon esposimetro era la soluzione assolutamente migliore per evitare stupidi errori specie nella foto che sarebbe stato difficile poter ripetere. Col tempo, e con l'uso di fotocamere con esposimetro accoppiato o TTL, le cose divennero semplici. Quando ebbi la Praktica B-200E, mi parve di toccare il cielo con un dito: esposimetro semispot al fosfoarseniuro di gallio, memoria esposimetrica ecc. ecc. Ecco. questo è un sunto molto sintetico, della mia esperienza esposimetrica. E. |
| inviato il 13 Maggio 2020 ore 19:50
solo per precisazione... la fotografia analogica non è morta... è una nicchia percentualmente piccola ma che raccoglie migliaia di fotografi dilettanti che applicano ancora le "vecchie" regole (ma attualissime) di esposizione. Un po' infastidisce leggere sempre di questo pseudo romanticismo relativo alla pellicola; pesonalmente ritengo che un fotografo dilettante che non conosce l'analogico (e viceversa) è un fotoamatore "zoppo". L'analogico è (dovrebbe essere) uno strumento in più a disposizione ... ovviamente con la consapevolezza di saper operare al meglio. La cifra stilistica (non la qualità in senso lato) della pellicola è appunto una sua caratteristica non replicabile in digitale. |
| inviato il 13 Maggio 2020 ore 21:17
Quoto Schyter. |
Che cosa ne pensi di questo argomento?Vuoi dire la tua? Per partecipare alla discussione iscriviti a JuzaPhoto, è semplice e gratuito!
Non solo: iscrivendoti potrai creare una tua pagina personale, pubblicare foto, ricevere commenti e sfruttare tutte le funzionalità di JuzaPhoto. Con oltre 251000 iscritti, c'è spazio per tutti, dal principiante al professionista. |

Metti la tua pubblicità su JuzaPhoto (info) |