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Soft proofing: che me ne faccio realmente?


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avatarjunior
inviato il 15 Aprile 2020 ore 11:30

Ho letto tutta la discussione, anche io sono interessato. Premetto che uso Lightroom e ho esperienza MOLTO limitata. Io ho una Canon Pro100S (inchiostri Dye) e sto esplorando numerosi Sample Pack di marche diverse (Hahnemuhle, Marrutt, Awagami, ho ancora quello della Ilford da aprire), provando sia carte lucide che opache.
Io uso sempre il soft-proofing e mi ritrovo molto con quanto ha scritto Nessunago nel suo primo intervento.
Con le carte lucide, che oltretutto traggono vantaggio dagli inchiostri dye, la corrispondenza monitor-stampa è spesso molto elevata, ANCHE in termini di brillantezza dei colori; ho notato la necessità di curare bene il fuori gamut, soprattutto su alcune tonalità di rosso e viola.
Con le carte fine-art opache, su cui i dye non danno il meglio di se, il "velo opaco" è una costante, a volte pesante, a volte meno. Io uso anche la spunta simulazione carta e inchiostro: in un video su youtube che mi ha insegnato molto l'uso di questo flag veniva deprecato, io invece trovo molto più fedele e "anticipatoria" la simulazione fatta così che quella standard. Per la poca esperienza che ho maturato, il "velo" rende conto del modo in cui l'inchiostro si fonde con la superficie della carta, dando origine all'effettiva resa del colore, che non può prescindere dall'interazione totale tra le due componenti (è una questione, immagino, sia fisica che chimica). Non ultima, la texture stessa della carta influenza pesantemente l'effetto finale, in quanto condiziona il modo in cui la luce viene riflessa dal foglio. Ho stampato proprio qualche giorno fa una immagine su una carta Awagami molto particolare, con una superficie quasi "pelosa" (definizione di mia figlia di 6 anni), dove l'angolazione stessa da cui si guarda il foglio, nonché l'angolo di incidenza della luce cambiano in maniera sostanziale la percezione visiva della fotografia: cose che non hanno veramente NULLA a che vedere con il monitor! Qui, come giustamente hanno sottolineato altri, conta molto l'esperienza e la capacità di vedere in anticipo l'effetto finale che si vorrà ottenere, magari pensando già al tipo di carta da usare in stampa al momento dello scatto (cosa per me ancora molto lontana)...
Quello che sto iniziando a capire, spero correttamente (in caso contrario, confido nell'aiuto dei più esperti), è che da alcuni tipi di carta, soprattutto fine art, non ha senso attendersi la fedeltà "a prescindere": le loro caratteristiche influenzano in modo pesante il risultato, tanto che l'esperienza non deve servire a trovare i settaggi che le controbilanciano completamente (cosa secondo me impossibile), bensì a trovare il modo per assecondarle ed usarle a nostro vantaggio, enfatizzando le prerogative che l'immagine ha (intrinseche, o anche dosate mediante opportuna post-produzione).
Questa è la sintesi della mia esperienza, ogni contributo è molto molto gradito, del resto sono qui anche e soprattutto per imparare!

avatarsenior
inviato il 15 Aprile 2020 ore 11:48

Se ho dei dubbi, faccio una stampa piccolina

avatarsenior
inviato il 15 Aprile 2020 ore 12:06

Ma quando si fa l'esportazione del file dobbiamo assegnare all'immagine il profilo carta, o sbaglio? O la salviamo in srgb?

avatarjunior
inviato il 15 Aprile 2020 ore 12:39

Najo, dovresti seguire le istruzioni dello stampatore, che in genere chiede un file in sRGB o AdobeRGB.
Anche se in alcuni casi, come è capitato ad Ale, chiede un file con il profilo della stampante.

avatarsenior
inviato il 15 Aprile 2020 ore 13:09

L'intervento di Edo è molto azzeccato.
Con molti tipi di carta fine art, la questione è proprio la "materialità" dell'oggetto stesso, che non è "simulabile" da nessun software.

Per questo credo che l'atteggiamento corretto sia quello di sperimentare molto, per poi arrivare a decidere quali sono le carte (poche!) che fanno al caso nostro ed imparare a conoscerle meglio.

Diversi produttori di carta hanno appunto i pacchetti di prova che permettono di sperimentare parecchio, se si stampa a casa.

avatarjunior
inviato il 15 Aprile 2020 ore 17:50

Sono d'accordo anch'io con quanto scrive Edo, solo che secondo me qui stiamo già parlando di una fase successiva, ovvero quella in cui si sono fatte diverse prove e di conseguenza diverse scelte.
Per arrivare a quelle scelte però bisognerà pur partire da dei punti fermi, e i punti fermi per me dovrebbero essere quali step seguire prima di inviare il file a stampare .
Poi, una volta conosciuti meglio i tipi di carte a disposizione, si potranno fare dei minimi interventi, degli aggiustamenti, su quegli step. Ma una procedura chiara e coerente ci deve essere!

A me sembra di capire che, partendo dal presupposto che lo stampatore voglia un file in sRGB o AdobeRGB (al momento vorrei escludere il caso in cui lo stampatore chieda il file con il profilo della stampante, visto che non mi è capitato), questi step debbano essere quelli che ho descritto sopra, e che riscrivo qui:

1) aprire il RAW (o al limite il JPG se non ho il RAW) così come l'avevo post-prodotto;
2) applicare il profilo ICC di prova;
3) visualizzare il JPG originariamente elaborato di fianco al RAW per capire le differenze ed apportare le modifiche atte ad appianare tali differenze (oppure fare tutto in PS come spiegato bene qui: www.benq.eu/it-it/knowledge-center/knowledge/process-of-soft-proofing-
4) esportare il nuovo JPG (in sRGB o AdobeRGB, NON incorporando il profilo di prova) da utilizzare esclusivamente per la stampa.
N.B.: il nuovo JPG così esportato chiaramente sarà diverso da quello che vedevo durante l'elaborazione, e magari mi sembrerà un pò troppo luminoso e contrastato (se ho modificato questi parametri), ma non me ne dovrò preoccupare.

Ribadisco in grassetto il commento finale, perché è quello che per me risulta più problematico da accettare, ovvero mandare in stampa dei file che a video non mi sembrano post-prodotti nel modo migliore (seppur di poco in molti casi), un punto sul quale nessuno fino ad ora si è sentito di dire: "sì, è corretto!".

avatarsenior
inviato il 15 Aprile 2020 ore 18:03

Il procedimento è corretto ma la prova del 9 ce l'hai su una stampa di prova. Solo così vedi quanto una simulazione software si possa avvicinare alla resa di un pezzo di carta...

avatarsenior
inviato il 15 Aprile 2020 ore 18:53

Pk74:
“ A me sembra di capire che, partendo dal presupposto che lo stampatore voglia un file in sRGB o AdobeRGB (al momento vorrei escludere il caso in cui lo stampatore chieda il file con il profilo della stampante”

Il profilo della stampante è quello che ti ha inviato per la prova carta.

avatarjunior
inviato il 15 Aprile 2020 ore 22:58

Riprendo quanto scritto da Pk74 e rilancio con una domanda: ma che cosa cambia se si lavora unicamente in Lightroom (o, immagino in modo simile, in Photoshop), gestendo sia la postproduzione che la stampa? Se ho interpretato bene, i passi 1-3 vanno bene, mentre al 4 si sostituisce la fase di stampa domestica (per la quale non c'è bisogno di fare l'export del JPG).
Provo a riformulare a modo mio per vedere se ho capito bene (parlo di Lightroom):
1) postproduco il RAW secondo il mio gusto;
2) seleziono "prova colore" con il profilo ICC della combinazione stampante-carta che userò. Ovviamente il risultato sarà diverso da quello di cui al punto 1;
3) creo una copia virtuale partendo dal punto 2 e, mantenendo il confronto con il risultato del punto 1, modifico i parametri in modo da avvicinare l'elaborazione della copia virtuale al risultato del punto 1.
Corretto? Se sì, molto empirico ma fila; ovviamente, il risultato dipende pesantemente dalla fedeltà del soft-proofing.

Altra cosa che non mi è chiara: vi risulta che ci siano dei profili ICC SOLO per il soft-proofing ed altri SIA per soft-proofing SIA per la stampa? Mi è capitato di recente di imbattermi in un profilo ICC che veniva dichiarato esplicitamente "da usare solo per soft-proofing, da NON usare in stampa". Fatico però a capire come sia possibile questa differenza.

avatarsenior
inviato il 16 Aprile 2020 ore 7:08

Esatto Edosax, anziché mandare il file alla tua stampante, salvi il file e lo mandi allo stampatore.

Non ho mai sentito di profili icc solo per la prova colore... lo scopo è proprio quello di simulare la coppia carta-inchiostri quindi quello della stampante.
Può essere che lo richiedano in quel modo per evitare casini e lo applichino loro in fase di stampa ma alla fine useranno lo stesso profilo.
Non avrebbe neanche più senso applicare poi un secondo profilo diverso da quello col quale è stata fatta la prova colore.

avatarsenior
inviato il 16 Aprile 2020 ore 9:03

È così. Il laboratorio dice di non convertire nel loro profilo per evitare che il cliente faccia casino...

avatarjunior
inviato il 17 Aprile 2020 ore 10:42

Per chi fosse interessato, ho fatto le stesse domande al supporto del negozio on line, che mi ha risposto confermando sostanzialmente che la procedura che ho ipotizzato è giusta.
Di seguito le parole del supporto.

"La prova colore viene utilizzata per simulare il risultato di stampa. Se, ad esempio, l'immagine perde contrasto o saturazione, questo non è dovuto a un'impostazione sbagliata ma a una simulazione di stampa non appropriata. L'immagine a monitor, difatti, può variare a causa di diversi parametri (il bianco della carta, i materiali utilizzati, ecc.). A tal motivo, mettiamo a disposizione i profili ICC.

In questo modo è possibile capire quali modifiche apportare all'immagine, affinchè in fase di stampa, abbia lo stesso aspetto che si vedeva sul monitor prima dell'attivazione della prova colore. Se, ad esempio, l'immagine perde contrasto, questo parametro dovrà essere aumentato di conseguenza fino a che la foto riprenda l'aspetto precedente prima di applicare la prova colore.
Ciò comporta di conseguenza che il file salvato apparirà con un contrasto molto forte. Ma, poichè questo è dovuto al risultato della prova colore, durante il processo di stampa sulla carta corrispondente, l'eccesso verrà bilanciato."

Ora non mi resta che modificare, mandare in stampa, e verificare con mano :)

avatarsenior
inviato il 17 Aprile 2020 ore 11:53

Poi fa sapere come è andata

avatarsenior
inviato il 17 Aprile 2020 ore 12:30

Seguo

avatarjunior
inviato il 17 Aprile 2020 ore 12:31

In linea puramente teorica, secondo me questa visione è un po' semplificativa. Cerco di spiegarmi.
Partendo dal RAW, le trasformazioni di postproduzione applicate portano ad un risultato (esportabile) che viene visualizzato a monitor. L'applicazione del profilo ICC che simula carta ed inchiostro determina una seconda trasformazione che non necessariamente è riproducibile spostando i controlli del software di postproduzione. Anzi, in generale, si tratta di cambiamenti che - lavorando in modo trasversale - vanno ad alterare l'immagine nel suo complesso. Per questo motivo, il tentativo di imitare il risultato iniziale mantenendo l'effetto del soft-proofing non necessariamente può arrivare ad un livello di corrispondenza adeguato. Giusto per capirci, se io ho una immagine molto contrastata e ho una carta che - per sua natura - limita il contrasto ad un livello inferiore, sarà semplicemente impossibile ritrovare una corrispondenza, neanche blanda. Stessa cosa vale per gli estremi (bianco e nero) che dipendono in modo pesante dalla scelta della carta. Se parliamo di "riavvicinarsi" al risultato inziale, allora questo è un discorso diverso. Ma bisogna capire quanto, in tutto questo, è compensazione e quanto è in realtà travisare l'uso di un certo tipo di carta; per capirci, tirare fuori il contrasto da una carta che non ne ha credo sia forse indice di una cattiva scelta a monte, aumentare un po' il contrasto per compensare lo smorzamento della carta, invece, è solo un aggiustamento. Opinione personale...

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