| inviato il 13 Marzo 2020 ore 14:31
É cambiato il contesto. L'analogico sussurrava ad un pubblico ristretto, consapevole ed interessato. Il digitale grida ad una massa inconsapevole e disinteressata perché assuefatta da una bulimia di immagini. Precisamente! |
| inviato il 13 Marzo 2020 ore 14:37
Aggiungo una considerazione: nell'era analogica si stampavano le foto o si riempivano armadi di dia che, nella migliore delle ipotesi, mostravamo a qualche parente annoiato o, i più audaci e fortunati, al circolo fotografico, in qualche mostra di quartiere o video proiezione. AAAAAAGH! Comunque nel mio circolo le dia proiezioni le pratico ancora |
| inviato il 13 Marzo 2020 ore 14:46
Ho un'amico appassionatissimo di aeronautica militare e civile, nella sua ricerca fotografica, scatti a piloti, aerei, evoluzioni acrobatiche, momenti di Backstage ecc. nei primi anni utilizzava la sua fotocamera a pellicola, poi per altri anni utilizzava la sua e pure la mia compatta digitale, poi negli ultimi anni gli presto la mia reflex, non ha mai post prodotto una foto in vita sua perchè probabilmente non gli interessa, lo faccio io per lui lasciando gli scatti raw il più naturali possibili e fedeli alla scena. Mettendo insieme un lavoro di molti anni il suo stile fotografico e il suo linguaggio non è mai cambiato e sempre quello di un'appassionato di arei militari. Sorriso sia pur che le foto siano analogiche che digitali. Indubbiamente è così Cirillo ... ma solo perché lui fotografa mentre tu fai tutto il resto del lavoro! In altre parole: sei proprio sicuro che se cominciasse ad avere un controllo pieno di tutte le varie fasi della lavorazione, quindi dall'uscita sul campo al lavoro di PP a casa, non finirebbe per modificare anche tutto il suo modus operandi? |
| inviato il 13 Marzo 2020 ore 14:49
Fuji ha avuto la bella idea di dare ai suoi preset i nomi di famose pellicole del passato. Trovata quasi geniale, se non fosse che qualcosa di simile è presente in tutte le macchine, seppur con nomi meno evocativi. Personalmente uso solo quelli standard, come punto di partenza. Probabilmente i miei gusti non coincidono con quelli di chi realizza i preset. Non è del tutto vero che le pellicole portavano a rese precise e rifinite. Bastava cambiare qualcosa nello sviluppo, o nella carta utilizzata in stampa, per diversificare la resa. Con le diapositive invece no, eventuali personalizzazioni andavano fatte al momento dello scatto . Giusta puntualizzazione. Doverosa per giunta! |
| inviato il 13 Marzo 2020 ore 15:44
“ In altre parole: sei proprio sicuro che se cominciasse ad avere un controllo pieno di tutte le varie fasi della lavorazione, quindi dall'uscita sul campo al lavoro di PP a casa, non finirebbe per modificare anche tutto il suo modus operandi? „ . . . Paolo, . . . . per certo e per ora non posso saperlo ! diciamo che il lato positivo di questo mio amico è che non è interessato a manipolare le foto, gli interessa di più mantenere il filo conduttore del suo racconto. |
| inviato il 13 Marzo 2020 ore 16:12
Certamente Cirillo, viste le premesse in effetti non può essere diversamente visto che per lui in fondo è cambiato solo il modo di acquisire l'immagine. Il problema però resta, nel senso che facendo un discorso generale quello che si osserva è una sorta di imbarbarimento del linguaggio fotografico dovuto proprio alla eccessiva "personalizzazione" nella resa finale di quella che è la realtà ripresa che, troppo spesso, è solo lontana parente di quella stessa realtà che si finisce per ritrovare nella fotografia finita. |
user90373 | inviato il 13 Marzo 2020 ore 16:53
“ Con il digitale si sono allargati i confini ma ...... „ E' come vivere sempre sotto assedio. |
| inviato il 13 Marzo 2020 ore 16:55
“ Il problema però resta, nel senso che facendo un discorso generale quello che si osserva è una sorta di imbarbarimento del linguaggio fotografico dovuto proprio alla eccessiva "personalizzazione" nella resa finale di quella che è la realtà ripresa che, troppo spesso, è solo lontana parente di quella stessa realtà che si finisce per ritrovare nella fotografia finita. „ Paolo . . . . hai interpretato in modo elegante quello che penso anch'io, lo scatto anche se digitale deve fornire un prodotto finito che sia il più possibile vicino alla realtà, realizzato questo concetto c'è davanti un'altro mondo fatto appunto di linguaggio fotografico. “ La realtà può essere manipolata a piacimento per veicolare un messaggio o meno? „ Indubbiamente si e continuerà ad essere messaggio che però man mano slitta nell'ambito della grafica artistica ma che non può essere assolutamente considerata fotografia. |
| inviato il 13 Marzo 2020 ore 17:07
Si, anche perché finiremmo prima la quarantena |
| inviato il 13 Marzo 2020 ore 17:17
“ ma altri hanno già decretato che questi sono fotografi e direi evidente che l'aderenza alla realtà era l'ultimo dei loro pensieri „ . . . . questi ultimi difatti potevano dedicarsi alla pittura e dare sfogo alla creatività a 360°, ma forse saper dipingere a certi livelli diventa veramente impegnativo e non accessibile a tutti, è molto + facile utilizzare un programma di computer grafica a farsi passare per fotografi. |
| inviato il 13 Marzo 2020 ore 17:19
Purtroppo per te invece sono fotografi che ti piacciano o no. È sono bravi davvero e hanno avuto tutti e 4 un forte impatto sulla fotografia e sul suo linguaggio |
| inviato il 13 Marzo 2020 ore 17:29
Io vorrei accennare anche a un altro problema. Pisolumau tu hai giustamente affermato che prima eravamp in pochi in era analogica che ci dilettavamo con la macchina fotografica. Fotoamatori con ottime conoscenze su come scattare, sviluppare e stampare, mentre oggi tutti dotati perlomeno di cellulari fotografano abulicamente in ogni posto e in ogni dove. Orbene io personalmente non sono stato uno che riempiva rulli e rulli di scatti o che faceva tante fotografie e diapositive. Però non avevo problemi a produrre qualche buono scatto quando mi recavo in qualche città o in qualche luogo per fare fotografie. (purtroppo non faccio reportage e street) Oggi dovunque vado, non riesco a posizionare un cavalletto e scattare qualche foto senza che una decina di persone col cellulare a mo' di cartellino di espulsione, ti si mette davanti impedendoti di trovare una posizione idonea per fotografare. Capisco che siamo in democrazia, ma che ti metti a fare davanti alla mia macchina sul cavalletto mentre sto facendo una foto in notturna e tu scatti col cellulare e il flash al panorama? Lo so ha ragione mio fratello il quale mi dice vai alle sei di mattina e vedrai che non trovi nessuno. Ma come fainelle città dove non vivi? il resto dellla giornata conti le macchine che passano? Ecco questo in epoca analogica non accadeva |
| inviato il 13 Marzo 2020 ore 18:11
Beh Bergat la scostumatezza non è né chimica e neppure digitale, in altre epoche, molto semplicemente, si era in talmente pochi a fotografare che se incrociavi qualcuno col tuo stesso hobby lo sentivi come un compagno d'avventure ... oggi invece i fotografi, o presunti tali, sono talmente tanti che incontrare qualcuno intento a fare la foto che vuoi fare anche tu te lo fa immediatamente sentire come un pericoloso concorrente ... e allora si sgomita |
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