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Gia la frase di Lange la interpretrate o anche lei la interpretra con dei pregiudizi....cosa c'e di negativo, di male a fotografare i propri preconcetti?...questo è gia un preconcetto moralista senza considerare il fatto che se lo si voglia o non facciamo tutto con i nostri pregiudizi e preconcetti che sono indissociabili dalla nostra personalita, anche fotografare d'istinto è un preconcetto...insomma magari è una frase che fa senso nel contesto dell'intervista ma non la prenderei alla lettera.
La frase è stata citata perché, in qualche modo, provocatoria e suscettibile di interpretazione. Diversamente sarebbe stata un assioma da accettare o rifiutare.
Io trasporrei la questione diversamente : si puo fotografare altro che i nostri preconcetti?...questa è la vera questione...Lange mi sembra piuttosto idealista vedi ottimista a questo proposito...forse un modo di schivare la questione?
“ come quasi ogni parola è quotidianamente interpretata „
user90373
inviato il 26 Gennaio 2020 ore 20:28
“ Sapere in anticipo che cosa stai cercando significa che stai solo fotografando i tuoi preconcetti, cosa che è molto limitante. „
Sono d'accordo, è un pò come girare con i paraocchi. Altra cosa è indirizzare lo sguardo dove si vuole, in entrambe i casi si finisce sempre con il perdere qualcosa ma, credo (soggettivo), sia fatto inevitabile.
Bella discussione. “Personalmente quando mi metto in certe condizioni, mi sembra di predispormi a questo tipo di "incontro" in modo che potremmo definire istintivo. Come una specie di apertura verso il mondo che non mette filtri, ma mi fa improvvisamente arrestare davanti a qualcosa che vedo. Anche se sono o credo di essere "dentro a un progetto".” Condivido. Aggiungo che, a mio parere, il modo di essere e apparire (conscio e inconscio) di ciascuno condiziona profondamente il modo con cui gli altri si pongono e relazionano creando dinamiche peculiari e in qualche misura fuori dal controllo consapevole, in una spirale in cui chi crede di condizionare è in verità anche condizionato e viceversa.
Per rispondere in modo ampio: ognuno percepisce la realtà in modo soggettivo. E non può essere diversamente. Quindi che uno fotografi in base a una pianificazione mentale o ad un istinto, sarà sempre inesorabilmente limitato dal percepire la realtà attraverso se stesso. In filosofia Kant l'ha riassunto bene nel dualismo noumeno (realtà "oggettiva", inconoscibile) e fenomeno (realtà percepibile attraverso la nostra soggettività). La fisica l'ha riassunto col principio di indeterminazione di Heisenberg, in base al quale l'atto stesso di osservare modifica la realtà in modo imprevedibile, avendo come conseguenza che la realtà che osserviamo muta nel momento stesso in cui la osserviamo, divenendo quindi soggettiva, ossia modificata dal soggetto che la osserva. Da qui non si scampa, a meno di non trascendere se stessi (illuminazione buddista).
Sono indeciso se la fotocamera registri la cosa com'è oppure la cosa come appare. In ogni caso non registra ciò che io credo di vedere. Per esser più chiaro la macchina mi riporta la certezza o la verità?
La fotografia non é assolutamente neutrale e oggettiva e non lo sarà mai. Cosa scegli di fotografare? Con che focale? Con che composizione? Con quale tempo di scatto? Colore o bianco e nero? Luce naturale o artificiale? Quanti ISO? Che apertura? HDR o singolo scatto? Sottoesponendo o sovraesponendo? 3:2 o 1:1? E possiamo continuare.
Niente nella fotografia é oggettivo. La fotografia é sempre espressione della percezione soggettiva del fotografo.
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