| inviato il 19 Dicembre 2019 ore 8:15
@Salt insieme con altre macchine uso tre Nikon 1 a 10, 14 e 20 Mpx. Acquisiscono a 12 bit e registrano NEF compressi à la Nikon. Significa che dei 4096 livelli teorici ne usano al massimo 700-800. Il giocondo Ken Rockwell aveva fatto vedere che a schermo e in stampa i 16384 livelli della Nikon D800 compressi a ~ 3000 livelli erano indistinguibili ad occhio. Naturalmente se si fa molta PP su NEF Nikon non è consigliabile usare la modalità compressa che Nikon chiama "visually lossless", gira e rigira è compressione lossy anche se ad occhio non si percepisce chiaramente, un po' come un buon mp3 @Murmunto in macro raramente hai bisogno di tutta la gamma dinamica di una macchina moderna, per questo non hai mai sentito il bisogno di fare arrivare più luce possibile. Giocare su sotto/sovra esposizione per i colori ha senso se si scatta in JPEG e non si vuole ottimizzare la resa. ETTR (a ISO base, pls.): massimizza il rapporto segnale/rumore SNR ma soprattutto la dinamica (che è massima a ISO base, incidentalmente). Serve quando hai scene molto contrastate, tipicamente in paesaggi dove il cavalletto è consigliabile. Se non tagli le luci, ottieni colori più fedeli e meno rumore facendo PP su raw ETTR. |
user12181 | inviato il 19 Dicembre 2019 ore 10:54
Valgrassi, io il bisogno di far arrivare più luce possibile lo sento imperativamente comunque, da quando ho letto un manuale (Chris Weston, Nature Photography) in cui si spiegava molto chiaramente le ragioni dell'ETTR. Scatto sempre in raw con impostazioni tutte a 0, tranne nitidezza 2 e pastrocchio poi abbastanza in pp. Con la mia macchina (D800E) e Nikon Capture NX2 non si recuperano tanto le alte luci bruciate, se poi si mette in conto il restringimento dello spazio colore nella conversione da ProPhoto in sRGB, bisogna cautelarsi ancor più in fase di scatto. Quindi si può dire che sento il dovere di esposizione a destra perché il manuale di Weston me lo ha messo in testa in modo indelebile, di qui le doppie esposizioni nei paesaggi, l'uso del fill flash e del pannello riflettente nei close-up anche quando potrei rifugiarmi nella sottoesposizione e nel recupero delle ombre in pp, che, al contrario delle alte luci, è ottimo con il raw della D800E. Sento però la necessità di stare sufficientemente lontano dal margine destro dell'istogramma quando fotografo fiori (dopo aver ossessivamente controllato l'istogramma ad ogni scatto, la qualità della luce cambia continuamente, seguendo la folle velocità di rotazione della terra), perché è un fatto, che se si brucia il rosso in un petalo rosa porpora di una primuletta hirsuta, integrifolia, latifolia o glaucescens che sia, (sia a fuoco sia, ancora peggio, sfocato), una parte notevole della foto risulta compromessa. |
| inviato il 19 Dicembre 2019 ore 12:15
@Murmunto “ Sento però la necessità di stare sufficientemente lontano dal margine destro dell'istogramma quando fotografo fiori „ Quale istogramma? Se è quello JPEG è meglio di niente, ma è soltanto indicativo, ci vuole un istogramma raw, in pratica devi farti aiutare da RawDigger o dcraw. Naturalmente il guaio è che sono post mortem Cmq basandoti sull'istogramma JPEG è escluso che sfondi le luci |
user12181 | inviato il 19 Dicembre 2019 ore 15:15
No, è l'istogramma dei singoli canali sul live view prima dello scatto e dopo lo scatto, e ancora l'allarme alte luci sempre in macchina. Quello dopo lo scatto è del jpeg, quello prima boh, jpeg anche quello? Anche se non ho ancora scattato? Comunque è abbastanza affidabile, l'istogramma del raw che vedo in Nikon capture NX2 di solito non è molto diverso, forse anche perché tengo le impostazioni in macchina a zero. Non sfondo certamente le alte luci (solo però se controllo l'istogramma dei singoli canali), l'istogramma del jpeg è sufficientemente conservativo (non troppo però, come detto è abbastanza preciso). Ma alla fine dipende da quel che poi faccio in pp. Se in PP uso lo spazio colore ProPhoto prima di convertire in sRGB, in fase di scatto devo quasi sempre essere più conservativo dell'istogramma, in particolare con il rosso, ma anche con il blu negli scatti prima di mezzogiorno. Poi in PP devo stare ancora attento, converto subito per darmi una regolata di dove vanno a finire i canali colore, in particolare quello del rosso, poi torno a lavorare con ProPhoto, ma è tutta roba che posso vedere solo con l'istogramma, non con il mio schermo, se usassi solo sRGB, sin dal principio della PP, non vedrei nessuna differenza sullo schermo. In sostanza, fisime di poco senso… E poi nemmeno stampo, al dunque non me la sento di considerare le foto degne di tale onore, o forse sono troppo tirchio per decidermi a comperare un monitor di alto livello e un computer all'altezza. Per la calibrazione seguo l'Aristotele della dialettica adattato con molta cautela all'essenza del web: la verità cromatica probabile di un'immagine è quella ritenuta tale da tutti o dai più o dai più sapienti… Nessuno mai mi ha detto che vede colori inguardabili (per la luminosità garantisce l'istogramma) e quando guardo le foto altrui (soprattutto dei più "sapienti/esperti") non mi trovo sfasato nella valutazione di colori e luminosità... |
| inviato il 19 Dicembre 2019 ore 15:28
Secondo me bisogna sempre cercare l'esposizione "giusta". Detto questo bisognerebbe fare alcune distinzioni: 1) Se l'esposizione è errata di mezzo stop è una cosa se è errata di 3 stop il recupero sarà certamente più problematico, con risultati non certo ottimali. 2) Formato JPG o RAW; 3) ISO bassi o elevati; 2) Dipende anche dalla fotocamera. Con i modelli più professionali gli errori sono molto più recuperabili, rispetto ai modell di fascia bassa. |
| inviato il 19 Dicembre 2019 ore 18:11
Si, ma... andiamo per ordine. Spesso fondere due scatti, con illuminazione diversa, di una superficie curva diventa difficilissimo. La fusione resta sempre in qualche modo un punto critico. A volte ho trovato piu semplice spostare l'esposizione verso sinistra che spingere al massimo la luce e poi limare in PP. Per esempio, alcune lamine d'oro leggermente rugose e con profili rastremati io non sono capace di rappresentarle fondendo piu scatti. Rimangono sempre pastrocchiate. Devo illuminarle con la luce definitiva gia in fase di scatto altrimenti non ne esco. Anche alcuni vetri trasparenti e dalle forme contorte creano problemi simili. Valgrassi “ Significa che dei 4096 livelli teorici ne usano al massimo 700-800. „ Va bene fino qui siamo d'accordo. Se alla fine vai su una rotativa in quadricromia i 1024 livelli sono inutili. Se non ricordo male in ILTE il catalogo postalmarket lo stampavano a 256 livelli su carta con dominante gialla e nessuno si e' mai lamentato della qualità. Le fotografie inviate pero' erano in grado di tenere stampe anche migliori, infatti la copia campione da firmare per il visto si stampi andava peggiorata ad arte per renderla uguale alla stampa della rotativa. Diverso e' quando devi andare a stampare su qualcosa di piu preciso. Se devi mantenere il colore, perche' il campione fa fede o casi simili, allora forse arrivare a trattare i bit meno significativi ha un suo senso. |
| inviato il 19 Dicembre 2019 ore 18:24
@Salt inutile che ti illuda che ti segua nei processi di stampa industriali! Ho sviluppato film BN e un'Agfa invertibile particolare che si poteva fare a bassa temperatura. Ho stampato con un Durst M300 e un Componon 50/2.8. Punto. Non mi metto a stampare inkjet perché foto belle non ne faccio praticamente mai e se mi capitasse mi rivolgerei all'amico Spinoza di Slowprint, lui sì sommo stampatore |
| inviato il 19 Dicembre 2019 ore 19:05
“ Non mi metto a stampare inkjet „ dillo a me... da quando si e' intasata la terza inkjet pro ho buttato tutto ai rovi ed ora stampo solo piu su una EFI vutek 3250 pro tedesca. E' un po' scomodo andare sempre fino in Germania a ritirare le foto Ma la commessa e' molto carina. e la birra e' buona. Scherzi a parte. Qui parliamo sempre di esposizione a destra. Ma non consideriamo le sorgenti luminose. Con il sole va bene.. al massimo filtriamo UV e polarizziamo.. Ma con le dannate luci in studio come la mettiamo?.. mica coprono lo spettro in maniera lineare ed uniforme… Io per esempio ho delle luci che spingono su frequenze precise ed a volte creano danni notevoli. |
| inviato il 20 Dicembre 2019 ore 2:03
@Salt il silicio Si è praticamente insensibile all'UV. È invece molto sensibile al NIR, Near Infra Red, vicino infrarosso. I filtri anti IR/UV che proteggono il silicio sono essenzialmente filtri anti-IR. Difatti si sente sempre meno parlare di filtri UV davanti agli obiettivi, sono diventati proteggi-lente-frontale. I fotografi parlano di IR, Infra Red, InfraRosso. In realtà intendono NIR, Near Infra Red, vicino infrarosso. L'IR propriamente detto è il MIR, Middle Infra Red. La distinzione è importante. Infatti il visibile VIS ha una proprietà decisiva: fa più rumore la sorgente del rivelatore! Il NIR obbedisce ancora a questa legge, il MIR no. La fotografia digitale è relativamente a buon mercato perché il rumore del rivelatore è QUASI sempre trascurabile rispetto a quello della sorgente, essenzialmente luce riflessa. Quando è il rivelatore che fa rumore si ricorre alla mediazione del segnale, cioè si ripetono sommandole acquisizioni di segnale per abbattere il rumore. Che è per definizione casuale. Non fosse casuale sarebbe ancora più banale abbattere il rumore. Si cominciano a vedere mediazioni del segnale negli smartphone. Si basano sul fatto che il segnale debba essere ripetitivo e "ingessato" e il rumore il più possibile casuale. In fotografia il segnale non è praticamente mai "ingessato", il soggetto in genere si muove nel tempo. (Se ti fai una RM (MRI), mica ti muovi sul lettino! ). Per cui non è affatto banale fare mediazione del segnale (signal averaging) ed entra in gioco AI, ma questo è tutt'altro discorso. |
| inviato il 20 Dicembre 2019 ore 8:10
Mah e vero che l'infrarosso e' piu dnnoso sul sensore (che vede cose che noi non vediamo) e piu cieco nel UV Pero' spesso ti chiedi perche certe luci sfondano anche se sono esposte correttamente e poi ti rendi conto che i tuoi flash : A) non sono ripetitivi.. Non danno sempre la stessa quantità di luce B) non sono lineari… certi colori vengono illuminati piu di altri. Mediare il segnale non e' facile, soprattutto mantenendo la velocita di scatto. I metodi sono molti. Ma, evidentemente il metodo migliore e' quello di fornire al sensore un rapporto segnale rumore il piu' alto possibile. Lo ottieni solo con tanta luce… ma soprattutto con luce corretta. |
| inviato il 20 Dicembre 2019 ore 8:48
@Salt naturalmente tu hai esperienza di luce artificiale e io no. Non mi piace scrivere di cose che non posso replicare personalmente con le mie macchine. Tuttavia è chiaro dai tuoi spettri che i Bowens sparano di brutto nel NIR. Però meno che nel violetto. Il Metz sembrerebbe fortemente filtrato. C'è da aspettarsi più rumore nel violetto, ma non dimentichiamo che ci interessa il rapporto SNR (segnale-su-rumore). C'è più segnale, quindi anche più rumore, ma SNR è proporzionale alla radice quadrata del segnale TOTALE e alla fine SNR è più alto a sx che a dx. Con DPR Comparison si possono osservare le diverse strategie che le Case implementano nei loro sensori. In generale si vede che il canale B (blu) ha sempre meno SNR di R (rosso) e G (verde). Probabilmente hanno tenuto conto sia del cielo che dei flash...Buttata lì, può essere una frescaccia |
| inviato il 20 Dicembre 2019 ore 10:20
Se parliamo di stampa e di percezione ottica credo sia vero. Se parliamo di riprodurre un colore "esatto" e sul termine esatto si apre un mondo, il problema dell'illuminazione invece diventa FONDAMENTALE e di non facile soluzione. La cosa funziona anche al contrario. Nel senso che se vuoi ESTRARRE un certo colore da una superficie riflettente e non uniforme (per esempio un codice a barre ricoperto da una pellicola trasparente lucida e spiegazzata) devi per forza selezionare la luce. Non solo ma devi gestire anche il modo in cui la luce arriva e viene riflessa dalla superficie. Altrimenti le variazioni di luminosità date dalla superficie abbattono il tuo rapporto SNR sotto zero. E' cosa nota a tutti, in camera oscura la luce inattinica rossa NON influenza il materiale fotosensibile. Se illumini di rosso una etichetta con scritte rosse, ottieni di cancellare le scritte dallo scatto. Chi si ricorda le dispense universitarie di qualche decennio fa, che avevano tutte le formule stampate in verde e viola?. Ci siamo dannati tutti a cercare di fotocopiarle sulle fotocopiatrici dell'epoca. Era quasi impossibile.. Insomma, per esempio in passato mi e' capitato di dover fotografare quadri per una galleria d'arte. Volevano assolutamente passare dalla pellicola al digitale. Mica uno scherzo da poco illuminarli. Allora forse bisognerebbe cominciare a distinguere tra esposizione ed esposizione. |
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