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Ooo, il problema è capire se quel gesto la colomba lo ha compiuto anche la prima volta che ha ricevuto cibo (magari quella volta era involontario, ma lo ha associato a quella situazione); dopo di che, il fatto che le altre l'abbiano imitata potrebbe collocarsi semplicemente nel campo dell'apprendimento. Insomma, non credo che il loro atteggiamento si possa equiparare in toto a superstizione (anche se effettivamente le somiglia parecchio), quanto piuttosto ad un "ragionamento" del tipo: "premo il pilsante sull'erogatore e questo mi fornisce il cibo"
Per quanto riguarda il gatto non sono del tutto convinto che marcare il territorio sia "intenzionalmente" un messaggio per altri gatti, quanto piuttosto un gesto di appropriazione che l'animale compie per sé stesso; altrimenti non si spiegherebbe perché il cane fatica a riappropriarsi della sua copertina dopo che ha perso il suo vecchio odore.
Però sono comportamenti evoluti, di superficie: la fase finale del tutto.
L'analisi è molto più profonda e riguarda strati innati più antichi che legano molti degli esseri viventi.
Il tutto deve essere condotto sempre e unicamente alla capacità di riprodursi delle specie e le strategie di sopravvivenza che le stesse adottano con tutte le fasi evolutive che dal punto di vista filologico hanno prodotto tale comportamento.
In sostanza: il minimo comun denominatore.
Capisco che il discorso sia concettualmente complesso ma è essenziale.
Il cane di Pavlov, chiuso nel suo box, non ritualizzava ma al suono del campanello salivava ... (più volgarmente sbavava al pensiero del cibo).
“ Il cane di Pavlov, chiuso nel suo box, non ritualizzava ma al suono del campanello salivava ... (più volgarmente sbavava al pensiero del cibo). „
ma infatti questa è una cosa molto differente rispetto al discorso delle colombe. è un riflesso condizionato (siccome assieme al suono arriva la pappa, se c'è il suono c'è la pappa). La colomba invece: deve arrivare la pappa, dai che deve arrivare, facciamola arrivare.
“ Per quanto riguarda il gatto non sono del tutto convinto che marcare il territorio sia "intenzionalmente" un messaggio per altri gatti, quanto piuttosto un gesto di appropriazione che l'animale compie per sé stesso; altrimenti non si spiegherebbe perché il cane fatica a riappropriarsi della sua copertina dopo che ha perso il suo vecchio odore. „
Cane e gatto hanno strategie leggermente diverse anche se entrambi "marcano il territorio".
Il mio cane, ad esempio, tutte le sere prima di andare a dormire percorre il perimetro del mio giardino, che è il suo territorio, annusa, verifica olfattivamente quali animali sono passati e... segna il territorio. Quando viene a chiedere affetto non si strofina contro il tavolo e le seggiole. Il gatto si.
Un appassionato di corse in slitta trainata da cani mi diceva: io do il cibo come premio ma soprattutto gli do carezze. Con il cibo "compri l'animale" con la carezza hai la sua fedeltà e lui ha la conferma che tu lo accetti. Una carezza la si può dare in qualunque situazione, il cibo a volte non è disponibile.
“ ma infatti questa è una cosa molto differente rispetto al discorso delle colombe. è un riflesso condizionato (siccome assieme al suono arriva la pappa, se c'è il suono c'è la pappa). La colomba invece: deve arrivare la pappa, dai che deve arrivare, facciamola arrivare. „
Non è molto differente, anche il cane, in attesa del suono del campanello potrebbe o dovrebbe inventarsi delle "strategie rituali". Ma a quanto pare non lo fa ...
Questo non significa che i cani non abbiano "rituali" .
ma non centra, Pavlov voleva dimostrare il riflesso condizionato, quindi se ne guardava bene da avere orari regolari di somministrazione, e interveniva sia a cane sazio sia a cane a digiuno. il cane di Pavlov risponde al suono come fosse odore del cibo, suono = cibo.
la colomba invece ha somministrazioni regolari, ma essa prova a intercedere, facilitare, l'emissione di cibo. Non risponde a posteriori a nessun condizionamento ma anzi è lei stessa che cerca di anticipare l'erogazione del distributore automatico (divino) mediante il suo comportamento. siamo agli antipodi.
Guarda io posso riconoscere un certo comportamento simile a quello umano nel caso degli elefanti dei delfini o degli scimpanzé quando perdono un loro caro, una sorta di pietas per i defunti, ma parliamo di mammiferi con un livello evolutivo molto vicino al nostro. Si tratta poi di animali sociali e quindi è normale che molti comportamenti ricordano quelli umani per il rapporto affettivo e di aiuto reciproco che si instaura fra membri dello stesso branco ma quello si chiama istinto di sopravvivenza. Pare che anche i dinosauri avessero comportamenti sociali complessi simili ai lupi. Ma da qui a trovare il senso del sacro nei piccioni ci passano milioni di anni di evoluzione darwiniana
credo che questo tuo pensiero dipenda dal fatto che se dico "religione" tu pensi subito a come è confezionata oggi.
Se invece dico "uomo", ti sei già fatto tutti i tuoi percorsi di ominazione, pensi all'uomo di oggi ma in modo + vasto puoi pensare anche a Lucy e ai suoi antenati.
e se di "linguaggio" pensi all'italiano, al cinese, ma anche alla ruota del pavone e alle formiche che si strofinano tra loro le antenne.
Se dico "religione" quindi, è necessario anche in questo caso vedere ai suoi primordi.
Il problema è che per iniziare un discorso sulla nascita della religiosità occorre a mio avviso partire dal fatto che l'elemento di base sia la capacità di elaborare un pensiero astratto, qualcosa che vada al di là della percezione sensoriale e materiale di sé e dell'ambiente: quali potrebbero essere, in una colomba o in un pettirosso, gli elementi che permettono di riconoscere i rudimenti del pensiero astratto?
incredibilmente, quando credi di avere un pensiero originale, qualcuno ti ha preceduto. sto apprendendo ora, in questo momento, che già Darwin ha parlato del mio (non più mio a questo punto ) tema. Darwin, sei un mito. Ascoltate al minuto 49:02
“ Il problema è che per iniziare un discorso sulla nascita della religiosità occorre a mio avviso partire dal fatto che l'elemento di base sia la capacità di elaborare un pensiero astratto „
quindi occorre andare a vedere cosa significa astrazione. Atto dell'astrarre; processo mentale mediante il quale una cosa viene isolata da altre con cui si trova in rapporto, per considerarla come specifico oggetto di indagine;www.treccani.it/vocabolario/astrazione/
e da wiki it.wikipedia.org/wiki/Astrazione Astrazione – in filosofia è un metodo logico per ottenere concetti universali ricavandoli dalla conoscenza sensibile di oggetti particolari mettendo da parte ogni loro caratteristica spazio-temporale. Astrazione – nell'arte il termine designa la creazione di un segno astratto. Astrazione – in informatica è l'applicazione del metodo logico di astrazione al fine di strutturare la descrizione di un sistema informatico complesso per facilitarne la progettazione e manutenzione.
quindi, Daniele, credo che se parli di pensiero astratto sia necessario che tu specifichi a cosa fai riferimento, e poi meglio ancora se fai un esempio.
"Atto dell'astrarre; processo mentale mediante il quale una cosa viene isolata da altre con cui si trova in rapporto, per considerarla come specifico oggetto di indagine"
È la famosa scatola o parallelepipedo idealizzato di cui ti ho già parlato, nella quale sta il soggetto o il concetto da prendere in esame e che il soggetto oggetivante osserva dall'esterno senza influenzare ed essere influenzato soggettivamente.
Concetto assai difficile e stato mentale ancor più difficile da ottenere.
Tu da appassionato di scienza ti lasci coinvolgere troppo e quindi vedi le cose da un punto di vista eccessivamente soggettivo.
Devi conoscere meglio te stesso altrimenti si rischia di andare in confusione anche se armati delle migliori intenzioni.
Io ti avevo detto questo: In sostanza io idealizzo il concetto nel seguente modo: immagino ciò che è oggetto di osservazione all'interno di un parallelepipedo trasparente che lo rende osservabile mentre il "soggetto osservante" rimane al difuori del parallelepipedo e lo osserva senza interferire. Ovviamente il soggetto osservante si può muovere attorno al parallelepipedo e vedere quanto oggetto di osservazione da ogni posizione possibile ed immaginabile scoprendo così aspetti che non potrebbero essere visti oggettivamente rimanendo all'interno del parallelepipedo.
Il ragionamente vale sia per le cose o i soggetti reali quanto per i concetti astratti.
Tu hai risposto così: il problema è: chi ha messo l'oggetto nel parallelepipedo? chi ha fatto il parallelepipedo?
stiamo osservando il comportamento del topo o stiamo osservando il nostro giochino composto da un topo ed un labirinto? è ancora, il nostro topo è bianco, ma è bianco perchè i topi sono bianchi o è bianco perchè abbiamo messo in un parallelepipedo i suoi genitori/antenati?
di fatto quindi, cosa stiamo facendo?
Purtroppo non hai capito.
Se vuoi capire devi imparare ad astrarre, cioè a guardare dall'esterno ciò che c'è nel parallelepipedo.
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