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Scanner professionale negativo 35mm


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avatarsenior
inviato il 30 Maggio 2019 ore 16:30

Col mio scanner Nikon non ho mai fatto nessuna regolazione in fase di scansione. Solo acquisizione, a risoluzione nativa (4000 ppi), in TIFF o in NEF, rigorosamente a 16 bit. Disabilito tutte le funzioni di sharpening, curve, bilanciamento colore ecc. ecc. nel software di scansione Nikon Scan. Se è il caso abilito solo il Digital ICE, ma soltanto al livello standard (quello più potente è troppo distruttivo sui dettagli). L'eventuale postproduzione avviene dopo, in modo non distruttivo, con Adobe camera raw o in Photoshop con i livelli.

avatarsenior
inviato il 30 Maggio 2019 ore 16:42

Col mio scanner Nikon non ho mai fatto nessuna regolazione in fase di scansione. Solo acquisizione, a risoluzione nativa (4000 ppi), in TIFF o in NEF, rigorosamente a 16 bit. Disabilito tutte le funzioni di sharpening, curve, bilanciamento colore ecc. ecc. nel software di scansione Nikon Scan. Se è il caso abilito solo il Digital ICE, ma soltanto al livello standard (quello più potente è troppo distruttivo sui dettagli). L'eventuale postproduzione avviene dopo, in modo non distruttivo, con Adobe camera raw o in Photoshop con i livelli.

Certo, con qualunque scanner puoi fare la scansione senza modificare nulla ma ciò non significa che non vengano applicate già delle correzioni. Ad esempio se fai la scansione di un negativo devi dire allo scanner che si tratta di un negativp (e se a colori o b&n) e il file che ottieni sarà comunque un file positivo, quindi ha già subito una elaborazione per invertirlo. Inoltre anche l'applicazione del digital ICE comporta un intervento dello scanner, tanto è vero che confermi che se regolato troppo alto può creare danni.
Inoltre supponiamo che:
applichi delle regolazioni e salvi (suppongo tu faccia una copia e non salvi sopra la scansione originale);
A distanza di giorni pulisci il file da pelucchi e punti di sporco di cui non ti eri accorto; non devi forse riaprire il file originale e rifare tutti i passaggi che avevi fatto precedentemente? E comunque ti devi conservare tante copie quante sino le elaborazioni che fai; con il .FFF invece tutte le copie con diverse regolazioni che fai vengono salvate come metadati nel file .FFF e non c'è bisogno di tenersi altri file oltre a quello; ogni volta che ti serve un determinato file che hai elaborato non fai altro che aprire il file .FFF, selezionare l'elaborazione che preferisci ed esportarla nuovamente in .tif.
Infatti per elaborarlo sei costretto a usare Photoshop e relativi livelli, per evitare di agire in maniera distruttiva sul file originale (tra l'altro aumentando enormemente la dimensione per via dei livelli); con il .fff questo non è necessario poiché nessuna operazione è distruttiva poiché non agisce sul file ma è solo un salvataggio nei metadati, la creazione del nuovo file avviene solo al momento dell'esportazione in Tif o Jpg.
E' un modo di lavorare proprio diverso.

avatarsenior
inviato il 30 Maggio 2019 ore 16:54

se fai la scansione di un negativo devi dire allo scanner che si tratta di un negativp (e se a colori o b&n)

Non necessariamente, glielo dico se voglio dirglielo, per comodità mia di avere l'inversione già fatta, così come posso scegliere di avere un file già profilato con adobeRGB o altri profili, ma posso anche disabilitare del tutto la gestione cromatica.

con il .FFF invece tutte le copie con diverse regolazioni che fai vengono salvate come metadati nel file .FFF e non c'è bisogno di tenersi altri file oltre a quello

Anche col NEF, lo apro in camera raw e le correzioni sono salvate nel file sidecar xmp, come avviene con un qualunque raw di fotocamera.

per elaborarlo sei costretto a usare Photoshop e relativi livelli

Uso Photoshop e i livelli se invece del NEF ho usato il TIFF come formato di scansione. Ma in realtà anche il TIFF può esser gestito con ACR come se fosse una specie di raw. Quindi PS non è indispensabile, è solo una possibilità.

avatarsenior
inviato il 30 Maggio 2019 ore 17:13

Comunque il senso del mio intervento di prima non era quello di dire "anche il nikon fa questo e quello..." bensì di esporre il mio punto di vista su quale sia la procedura da seguire in fase di scansione: leggo spesso di utenti che già in questa fase aggiustano curve, tonalità, saturazione e quant'altro, e magari salvano in jpg a risoluzione ridotta. Io penso che la scansione debba essere fatta senza regolazioni, ci può stare che si faccia già l'inversione del negativo per comodità, e magari il salvataggio con un profilo colore che abbia comunque un gamut esteso, ma nient'altro, tutto il resto preferisco farlo dopo.

avatarsenior
inviato il 30 Maggio 2019 ore 17:13

E allora bene così, quindi non è vero che con una scansione è obbligatorio fare delle scelte al momento della scansione e che quindi si può rimanere insoddisfatti; dovrebbe proprio essere così poiché sta poi al cliente post-produrla a suo piacimento.
Nella mia esperienza però, purtroppo, quando mi sono affidato a laboratori "professionali" (prima di trovare quelli disponibili a dare il file.fff) mi hanno sempre e solo voluto dare un .tif a 8 bit (perché a 16 bit te lo facevano pagare il doppio) post prodotto come ritenevano che fosse più simile possibile alla diapositiva originale.

avatarsenior
inviato il 30 Maggio 2019 ore 17:33

Io ho uno scanner per pellicola e diapositive 35mm Plustek e quando faccio la scansione dei negativi b/n il file che ottengo lo voglio negativo e non convertito in positivo. Poi il file ottenuto decido io con quale software elaborarlo e i risultati sono in proporzione alla qualità del supporto (negativo o diapositiva) perché se col tempo il colore è diventato diverso e magari di altra tonalità rispetto a 5-10 anni fa nessuno scanner può fare il miracolo di ottenere sangue da una rapa MrGreen

avatarsenior
inviato il 30 Maggio 2019 ore 17:42

Ma infatti ho più volte specificato che lo scanner non aggiunge niente al supporto originale, lo acquisisce com'è, anche scolorito o con colori cambiati se la pellicola è così. Sarà poi l'utente che nella successiva fase di PP deciderà se e come restaurarlo.

avatarsenior
inviato il 30 Maggio 2019 ore 20:26

Da quello che leggo questo FFF è la soluzione migliore e mi sono chiesto diverse volte come mai lo scanner non produca un file Raw.Ho guardato qualche giorno fa alcune mie vecchie diapositive ,ma è stato molto triste vedere che hanno perso tutti i colori ,soltanto qualche anno fa non erano cosi'.

avatarsenior
inviato il 30 Maggio 2019 ore 21:17

Anche per questo che ho fatto la scansione ti quasi tutto il mio archivio, così da avere anche una copia digitale nel caso gli oroginali subiscano danni o deterioramento (che dipende in gran parte dalla qualità del trattamento al momento dello sviluppo e da come sono state conservate in seguito).

avatarsenior
inviato il 30 Maggio 2019 ore 22:12

Da quello che leggo questo FFF è la soluzione migliore e mi sono chiesto diverse volte come mai lo scanner non produca un file Raw. Ho guardato qualche giorno fa alcune mie vecchie diapositive ,ma è stato molto triste vedere che hanno perso tutti i colori ,soltanto qualche anno fa non erano cosi'.



Di che diapositive si tratta?
Perché se sono Perutz, 3M-Scotchrome, Ilford e pure Agfa i colori raramente arrivano integri allo scadere dei dieci anni di vita.

avatarsenior
inviato il 31 Maggio 2019 ore 9:49

Di che diapositive si tratta?
Perché se sono Perutz, 3M-Scotchrome, Ilford e pure Agfa i colori raramente arrivano intregri allo scadere dei dieci anni di vita.

Anche se la domanda non era rivolta a me penso che più della marca della diapositiva conti molto il laboratorio che le ha trattate. Ho delle Kodak perfette e delle Kodak che sono diventate quali di colore viola. Ho poche diapositive Agfa scattate quasi vent'anni fa a Venezia che sono stupende. Poi sono d'accordo sulla modesta qualità delle 3M, roba improponibile già al momento del ritiro dal negozio che le aveva sviluppate.

avatarsenior
inviato il 31 Maggio 2019 ore 10:59

E' fuori discussione il fatto che l'accuratezza del trattamento risulti essenziale ai fini della durata nel tempo del materiale chimico, siano esse stampe e/o diapositive, ma questo io, come chiunque altro ovviamente, lo do per scontato anche perché è risaputo che delle diapositive mal-trattate ben difficilmente superano i cinque anni di vita utile!
Ciò premesso però è altrettanto indubbio che non tutti i materiali durino nel tempo alla stessa maniera.

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