| inviato il 30 Gennaio 2019 ore 18:08
Mi ero distratto ed avevo perso questo simpatico passaggio: @giovanni Teti “ Dissento leggermente su quella che chiama tecnica "spray and pray"...è vero che uno dovrebbe tendenzialmente filtrare la composizione con il proprio cervello ma talvolta le preghiere vengono ascoltate, e foto scattate cercando di inquadrare grossolanamente il soggetto che si vuol ritrarre vengono di gran lunga più originali rispetto a quelle in cui ci mettiamo razionalmente dietro il mirino, proprio perchè non filtrate dal nostro cervello. „ “ In sostanza, ogni tanto, sono sostenitore della tecnica a CDC (c xx o di cane). „ Trovo molto divertente l'acronimo CDC. E' una tecnica che ha i propri aspetti positivi. Bisogna però poi essere capaci di selezionare bene, affinchè l'acronimo si riferisca solo alla tecnica e non alla foto. La composizione è importante, anche se in certe situazioni non è fondamentale. Se si fa spesso uso delle tecnica CDC si rischia però di avere una visione un po distorta di quando in effetti, forse, la foto supera nei difetti il valore dei pregi. Un difficile bilanciamento di equilibri, che ove abusato, tende a spostare troppo il peso verso i difetti anzichè i pregi. Diciamo che è da usare proprio quando non abbiamo altre possibilità, ma è bene che sia provata a conosciuta per saperla usare. Diverso per la lomo, ma qui siamo su un altro tema. |
| inviato il 30 Gennaio 2019 ore 19:42
"Non conosco la sua rilevanza in termini generali nell'ambiente della street photography, diciamo che molti dei suoi scatti mi impressionano"... premetto che non ho letto l'articolo però conosco l'autore e i suoi scatti ed è un buon manico (opinione personale). Non vado oltre perché il discorso street è un po' complesso dove ci sono visioni diverse in merito. |
| inviato il 30 Gennaio 2019 ore 21:08
Oddio e mo che è sta lomo?? “ selezionare bene, affinchè l'acronimo si riferisca solo alla tecnica e non alla foto „ concordo! |
| inviato il 30 Gennaio 2019 ore 22:27
Trovo che siano tutti accorgimenti condivisibili e per alcuni versi forse banali, ma per chi inizia possono essere un buon punto di partenza. Ho dato un'occhiata al suo profilo instagram e, con i dovuti distinguo tra una foto e l'altra, credo che in generale sappia decisamente il fatto suo. Forse sarò io di bocca buona...non so. |
user90373 | inviato il 30 Gennaio 2019 ore 22:54
Al momento dello scatto i troppi accorgimenti "da lettura di manuale" possono essere più d'intralcio che di aiuto. Ragionare in seguito, tenendo in una mano i risultati ottenuti e nell'altra i consigli, permette un tranquillo confronto e aiuta ad essere autocritici prima di una eventuale pubblicazione. Pian pianino finisce che alcune "tecniche" diverranno "automatiche" non ingombrando la mente nel momento del bisogno. |
| inviato il 30 Gennaio 2019 ore 23:16
Caro Mario, dimmi la verità: a fotografare ti annoi di più che che non a star qui a "dibattere" in maniera sterile (ti immagino a volte su un pulpito auto-costruito...tipo in piedi sulla cassetta della frutta vuota). Ti annoi, altrimenti non si spiega come non ci si riesca a capire l'uno con l'altro su certi argomenti semplici semplici. Sarà che non ho letto insulti. Solo opinioni. La tua, la mia, quella di Mirko (sempre misurata e che ringrazio per la lettura "leggera" che ha proposto). Opinioni che valgono come quella di chiunque altro. Non sarà salire in piedi su una cassetta della frutta ribaltata a renderci più autorevoli, qui dentro. Personalmente trovo i consigli dell'articolo un accettabile punto di partenza per chi di Street Photography non sa nulla o sa poco, almeno per aiutarlo ad evitare di tirare fuori una sfilza di banalità (o almeno a riconoscerle, quando ne produce). Poi, le persone e i muri, la gente che passa e altri esempi a piacere, una volta imparato a evitare di fotografarli in maniera insignificante o in un contesto dove non accade nulla (magari proprio dopo aver tirato fuori un sacco di foto senza forza, però con la consapevolezza che sono roba scadente) allora si può provare a far di meglio. Ma da quel momento in poi, non c'è consiglio che tenga. C'è manico. |
| inviato il 30 Gennaio 2019 ore 23:26
“ Anche se Picasso stesso ha dipinto il muro, è ancora solo una persona che cammina vicino a un muro. Non c'è niente di unico o interessante a riguardo. " E' buon senso, anche se, a dire il vero, sono cose che tutti fanno agli inizi. „ Sono d'accordo. Se fosse stato Picasso a dipingere il muro e noi ci fotografiamo uno che passa di lì e non fa nulla di interessante, la bellezza della foto l'ha prodotta Picasso dipingendo il muro, non il fotografo. Il segreto dovrebbe essere infatti quello di far vedere in una buona foto cose che, altrimenti, uno qualsiasi che si trovasse lì non vedrebbe, non noterebbe, non si accorgerebbe che ci sono. Cose, momenti ed eventi degni di nota che, se non fermati dallo scatto e se fuori dal "visus" del fotografo, sarebbero trascorsi senza essere notati. Gli homeless di Hudds, citati da Mario, rientrano in quest'ultima categoria. Il senzatetto, così come un Picasso sul muro, lo vedrebbe chiunque passi da lì. Il senzatetto, nel modo in cui lo fotografa e ce lo mostra Hudds, invece no. Senza Kris Hudds non li avresti visti così. Ma prima di arrivare a fotografarli come Hudds, devi imparare a non fotografarli nell'altro modo. |
| inviato il 31 Gennaio 2019 ore 0:02
“ Il segreto dovrebbe essere infatti quello di far vedere in una buona foto cose che, altrimenti, uno qualsiasi che si trovasse lì non vedrebbe, non noterebbe, non si accorgerebbe che ci sono. „ Credo tu abbia sintetizzato il succo della street, tirando dentro le sue mille sfumature e interpretazioni. |
| inviato il 31 Gennaio 2019 ore 0:31
Pierfranco Pierfranco parli di cassette della frutta stando in piedi su una cassetta di tarocchi di Sicilia, ottima scelta peraltro, non mi annoio a fotografare, se così fosse non farei più le mie piccole esposizioni e non ne starei preparando di nuove, ma non mi annoia neanche parlare di fotografia e di arte. Non mi annoio questo è certo ma vedi agli allievi dei miei corsi non propongo ricette lapalissiane, si annoierebbero o, peggio, qualcuno potrebbe essere tentato di scriverle e seguirle fino a diventarne schiavo, no dico fare qualcosa di tremendamente difficile, di mettere se stessi nelle loro foto, la loro anima, il loro cuore, i loro occhi, la rabbia, l'amore e l'odio che provano e se si riesce a fare questo non occorrono quattro pseudoregolette in croce. Sì Pierfranco ogni tanto salgo sulla mia misera cassettina di piccole e insignificanti melette ma quando lo faccio io ne ho coscienza altri, ne sai qualcosa forse, probabilmente no. |
| inviato il 31 Gennaio 2019 ore 3:15
Le suddette abitudini saranno pure superflue per chi ha un bagaglio di una certa esperienza, ma se venissero sempre applicate, nella galleria inerente del sito la grande maggioranza delle foto sparirebbero. |
| inviato il 31 Gennaio 2019 ore 6:19
Approvo i punti messi in evidenza. |
| inviato il 31 Gennaio 2019 ore 9:11
@Ettore “ Al momento dello scatto i troppi accorgimenti "da lettura di manuale" possono essere più d'intralcio che di aiuto. Ragionare in seguito, tenendo in una mano i risultati ottenuti e nell'altra i consigli, permette un tranquillo confronto e aiuta ad essere autocritici prima di una eventuale pubblicazione. Pian pianino finisce che alcune "tecniche" diverranno "automatiche" non ingombrando la mente nel momento del bisogno. „ Condivido, ed infatti era lo scopo del post. Riguardare a posteriori le proprie foto è sempre possibile @Laki “ Ho dato un'occhiata al suo profilo instagram e, con i dovuti distinguo tra una foto e l'altra, credo che in generale sappia decisamente il fatto suo. „ Non devo certo scoprirlo io uno che è costantemente sempre selezionato per i più importanti festival di foto di strada. Su instagram cerco e guardo molto poco, più che foto sono francobolli. Avevo linkato anche il suo profilo, di solito si trova una miglior completezza di port e dell'autore. |
| inviato il 31 Gennaio 2019 ore 9:12
“ di mettere se stessi nelle loro foto, la loro anima, il loro cuore, i loro occhi, la rabbia, l'amore e l'odio che provano e se si riesce a fare questo non occorrono quattro pseudoregolette in croce „ Approvo. Quello che secondo me trascuri è il fatto che anche queste che elenchi sono ricette altrettanto semplicistiche e banali. Sono quello che si dice agli studenti dei corsi di fotografia base e anche agli incontri dei circoli parrocchiali. Non sono motti tanto diversi dalle sette regolette dell'articolo; quest'ultime peraltro non hanno la pretesa di essere universali ma sono a proposito di un genere fotografico ben preciso. Da quel che io ho compreso, l'intento dell'articolo è uno solo: quello di dare un messaggio di partenza ai neofiti: attenti agli errori più frequenti. Come ho scritto prima, evitati gli errori e le banalizzazioni si pensa al resto. Poi, questa storia (trita e ritrita) di mettere la propria anima in una foto, direi che ce la possiamo risparmiare. Siamo tutti adulti e vaccinati qui. La conosciamo la storiella. Meglio se la racconti nei corsi, dove immagino farai poi loro capire come fare e in che modi si può far arrivare la loro rabbia/occhi/cuore a chi osserva la loro immagine. E' quella la bravura di chi insegna. Così come nel mondo del teatro esiste l'Opera, il Dramma, esistono anche l'avanspettacolo, il cabaret. In letteratura ci sono i romanzi dei russi del novecento, così come le storielle per bambini e anche i libri di barzellette. Chi fa street photography potrebbe tranquillamente decidere di raccontare semplicemente delle barzellette e la sua rabbia, la gioia, il dolore, lasciarli dove stanno e riservarli per altri progetti. Con buona pace di chiunque.
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| inviato il 31 Gennaio 2019 ore 10:06
“ Quello che secondo me trascuri è il fatto che anche queste che elenchi sono ricette altrettanto semplicistiche e banali. Sono quello che si dice agli studenti dei corsi di fotografia base e anche agli incontri dei circoli parrocchiali. Non sono motti tanto diversi dalle sette regolette dell'articolo; quest'ultime peraltro non hanno la pretesa di essere universali ma sono a proposito di un genere fotografico ben preciso. „ Pierfranco non mi puoi confondere ricette con metodo, le sette regolette del non fare sono ricettine semplici, quello che cerco di insegnare è un metodo, io insegno il metodo non le regole, quelle le insegno nella parte tecnica del corso, sono semplici? È un metodo semplice? No non lo è anzi tutt'altro. È banale? Sì, almeno nel suo senso originale, lo è perché molti, tanti ne parlano quindi "appartiene al villaggio" “ Da quel che io ho compreso, l'intento dell'articolo è uno solo: quello di dare un messaggio di partenza ai neofiti: attenti agli errori più frequenti. Come ho scritto prima, evitati gli errori e le banalizzazioni si pensa al resto. „ Sì, hai inteso bene, per neofiti ma neofiti davvero, quelli che non hanno mai preso una fotocamera in mano e non sono soliti guardare immagini o fotografie difatti più che banali sono lapalissiane “ Poi, questa storia (trita e ritrita) di mettere la propria anima in una foto, direi che ce la possiamo risparmiare. Siamo tutti adulti e vaccinati qui. La conosciamo la storiella. Meglio se la racconti nei corsi dove immagino farai poi loro capire come fare e in che modi si può far arrivare la loro rabbia/occhi/cuore a chi osserva la loro immagine. E' quella la bravura di chi insegna. Così come nel mondo del teatro esiste l'Opera, il Dramma, esistono anche l'avanspettacolo, il cabaret. In letteratura ci sono i romanzi epici dei russi del novecento, così come le storielle per bambini e anche i libri di barzellette. Chi fa street photography potrebbe tranquillamente decidere di raccontare semplicemente delle barzellette e la sua rabbia, la gioia, il dolore, lasciarli dove stanno e riservarli per altri progetti. Con buona pace di chiunque. „ E anche qui sbagli, sbagli perché pensi che alcuni generi letterari e artistici non richiedano l'anima, la letteratura comica può essere roba che ormai nessuno ricorda o come gli scritti di S. Tofano, Jerome p. Jerome o di P. G. Woodhouse, scrittori comici che proprio grazie al cuore e all'intelligenza hanno lasciato un segno nella letteratura; nella letteratura per bambini e ragazzi, genere letterario che pare tu consideri letteratura di second'ordine, possono essere Rodari (le sue storielle per bambini fanno parte a buon diritto della letteratura italiana del '900), Lodi, Collodi, M. Twain o Kipling che hanno lasciato un segno profondo proprio perché non scrivevano seguendo sette regolate in croce. Poi ci sono quelli che scrivono senza cuore seguendo le regolette in croce, ma quelli non li ricorda nessuno. Per quanto riguarda il teatro anche nel cabaret c'è chi ci ha messo l'anima, in Italia Petrolini, e ancora viene ricordato e chi non ce lo ha messo ed è stato scordato, la differenza come vedi non è nel genere di arte che si pratica ma nel "come" la si pratica, se applicando le regolette base o se, conoscendo le regole vere dell'arte e della comunicazione, con il cuore, con l'anima o ancora meglio con tutto se stessi Chi fa street, sai che io preferisco chiamarla fotografia sociale, se la fa davvero, non fotografa senza cuore, senza metterci l'anima, non si può fare street senza metterceli pena trasformarla nell'andare in giro a scattare, se si fa street il metodo è quello di metterci se stessi. E visto che hai citato la parrocchia: Se non puoi essere un pino sul monte, sii una saggina nella valle, ma sii la migliore piccola saggina sulla sponda del ruscello. Se non puoi essere un albero, sii un cespuglio. Se non puoi essere una via maestra sii un sentiero. Se non puoi essere il sole, sii una stella. Sii sempre il meglio di ciò che sei. Cerca di scoprire il disegno che sei chiamato ad essere, poi mettiti a realizzarlo nella vita. Non lo si fa con le sette regolette in croce ma con anima, cuore, sentimenti... |
| inviato il 31 Gennaio 2019 ore 10:25
“ Chi fa street, sai che io preferisco chiamarla fotografia sociale, se la fa davvero, non fotografa senza cuore, senza metterci l'anima, non si può fare street senza metterceli pena trasformarla nell'andare in giro a scattare, se si fa street il metodo è quello di metterci se stessi. „ Mario, sai che non sono d'accordo. Ci sono mille modi di approcciare il genere. Da quelli impegnati a quelli leggeri. La foto che ho pubblicato (che è di Martin Parr della Magnum, uno dei più celebri e seguiti Street Photographer di oggi) è semplicemente ironica. Ma non è altro che una foto ironica, che sbeffeggia il luogo comune e la ridondanza di certi temi. E' leggera. La SP è anche questo. Detto questo, credo ci siamo detti quel che serviva a chiarire il pensiero reciproco. Vado a far altro, che io a scrivere di 'ste cose mi annoio davvero. |
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