| inviato il 11 Settembre 2018 ore 15:25
E' possibile che in questo momento non sia ancora ben definito un corpus di "regole consuetudinarie" (cioè dettate da abitudini più o meno condivise) per l'approccio a Internet, così come invece avviene per il libro fotografico piuttosto che per la tradizionale mostra; regole che potranno poi essere infrante coscientemente dal genio di turno, a patto che esistano. A me sembra che quello che a molti fa apparire Internet come la "mostruosità" che forse appariva a Eco sia soprattutto il fatto che sia nato in un'epoca in cui già era in atto un "rilassamento" culturale a tutti i livelli, e il fatto di essere un media ancora per certi versi acerbo, senza quelle regole di cui sopra che gli avrebbero fatto mantenere un barlume di "rotta conosciuta", lo ha fatto diventare la cassa di risonanza di quel rilassamento; questo non è necessariamente negativo, perché da questo punto di vista lo rende meno × di altre forme di comunicazione: su Internet non ci metti molto a farti un'idea del livello medio della cultura attuale, sia come offerta che come fruizione. Personaggi come Richard Prince mi pare che stiano cercando di "prendere le misure" alla Rete, col solito sistema della provocazione artistica: "ti porto in un museo, e lì vediamo come ti confronti con la comunicazione classica". |
| inviato il 11 Settembre 2018 ore 15:31
Il fatto che, grazie soprattutto a Internet, oggi la grande maggioranza di fotografie sia fatta da non fotografi che non hanno interesse per la fotografia in quanto tale mi pare che sia una conseguenza di quanto cercavo di affermare nel mio primo intervento secondo cui, per la prima volta, un media si offre come spazio per costruire un linguaggio diretto, e siccome è uno spazio soprattutto visuale, cosa c'è di meglio della fotografia per utilizzarlo in modo diretto? |
| inviato il 11 Settembre 2018 ore 15:33
Per me i migliori alla fine emergono sempre e comunque. Certo, con internet forse abbiamo più meritocrazia e meno raccomandati, abbiamo pure quelli che si sanno vendere bene, ma quelli bravi in un modo o nell'altro riescono a farsi notare. Poi è normale che vari tipi di fotografia incontrino l'apprezzamento di tipi di pubblico diverso. Succede in tutti gli ambiti creativi (musica, cinema, cucina ...) di avere un riconoscimento non uniforme a seconda del grado di conoscenza della materia o del gusto personale. La condivisione delle immagini a tempi dei social poi non è solo da intendersi come una sterminata competizione a chi ottiene l'immagine più interessante, ma nella maggioranza dei casi è una testimonianza di presenza in un luogo, la partecipazione ad un evento, o la messa in mostra di sé stesso o di un oggetto ... Perché un'immagine è una certificazione che vale più di tante parole ed ha il vantaggio dell'immediatezza (al contrario della parola che richiede tempo, formazione, intelletto ... e che costa molta più fatica). Io credo quindi che dal punto di vista della fotografia ed in particolare del riconoscimento fotografico ai più bravi sia cambiato poco o niente (e solo in meglio). Penso però che l'esasperazione dell'uso dell'immagine al posto della parola, stia portando ad una società più superficiale perché in fin dei conti l'immagine è principalmente uno stimolo sensoriale (visivo nel nostro caso) molto seducente e di questo passo perderemo l'abitudine all'approfondimento che invece è attività pesante e faticosa. |
| inviato il 11 Settembre 2018 ore 15:38
Abbiamo detto che il Fotografo (con la F) ha perso il monopolio come produttore di fotografie (con la f). Detto ciò credo che oggi possiamo provare a liberarci dagli aspetti più formali della fotografia (ad imitare gli "stili" ci sono le app per non-fotografi) e provare a concentrarci di più su quale discorso personale vogliamo fare, utilizzando la fotografia. Senza tanti svolazzi teorici... Cosa vogliamo dire del mondo in cui viviamo? E partiamo da lì. Un approccio molto "straight" (cfr. Wikipedia). |
| inviato il 11 Settembre 2018 ore 15:42
Insomma.. se pensi ai reportagisti la cosa è cambiata parecchio, anche a chi fa sport, per non parlare dei matrimonialisti che si sentono dire mio figlio col cellulare ha preso un'espressione più bella e magari è pure vero, per culo perchè son bravi a usare il cel ecc... Concordo Ale Z |
user90373 | inviato il 11 Settembre 2018 ore 15:54
@ Ale Z “ Cosa vogliamo dire del mondo in cui viviamo? „ Per aver "successo" la domanda alla quale trovar risposta è:- "Cosa vuol sentirsi raccontare il mondo in cui viviamo?" e, cercando senza trovare, "dolce mi fu naufragar .......". |
| inviato il 11 Settembre 2018 ore 16:04
“ è difficile non essere scontati, riuscire a comunicare con uno scatto qualcosa o raccontare qualcosa. „ Se fosse facile saremmo tutti artisti: è la spazzatura che fa risaltare la qualità e ancor di più sarà il tempo a salvare gli affogati nel rumore di fondo. “ Cosa vogliamo dire del mondo in cui viviamo? „ poffarbacco! ... non so voi ma per me è solo un hobby creativo perchè mi ha insegnato a 'vedere' con gli occhi e con la mente sia la bellezza sia la bruttezza che ci circonda, con o senza macchina fotografica. p.s. Se poi pensiamo al 'successo' allora mi chiamo fuori, non interessato nè avendo studiato strategie marchettare (ops, di marketing) |
| inviato il 11 Settembre 2018 ore 16:09
Riflettendoci a differenza di tutti gli altri media digitali nella fotografia i fruitori sono anche i maggiori produttori. Ciò a delle conseguenze enormi in quanto la "factory" ha più interesse/facilità a procacciarsi contenuti gratuiti dagli amatori e dai "non fotografi" che a creare e soprattutto "monetizzare" un nuovo Steve McCurry. E in effetti oggi io non saprei trovare un equivalente in termini di fama e accessibilità. Tutto diverso dalla musica dove invece ormai da tempo si è creata la frattura tra artisti creati a tavolino che riempiono gli stadi, e artisti "indie" più di nicchia che hanno comunque il loro zoccolo duro e sono conosciuti in tutto il mondo proprio grazie a internet. Non so dove tutto questo possa portare a parare. Ma visto che ormai si producono più immagini che contenuti scritti (se non addirittura, "foto di parole": immagini che contengono contenuti scritti) penserei seriamente di introdurre nelle scuole un corso di educazione all'immagine/media informatici. D'altra parte io ai miei tempi avevo educazione musicale... |
| inviato il 11 Settembre 2018 ore 16:18
“ Per aver "successo" la domanda alla quale trovar risposta è:- "Cosa vuol sentirsi raccontare il mondo in cui viviamo?" „ Ettore, non essendo la fotografia ciò che mi dà da mangiare, francamente posso in tutta tranquillità non preoccuparmi del successo. Come altri fortunati, io fotografo per rispondere ad un bisogno personale. |
| inviato il 11 Settembre 2018 ore 16:24
“ non so voi ma per me è solo un hobby creativo „ Fabrizio, non te la cavi mica così... Ogni volta che tu mostri una tua foto a qualcuno, dici qualcosa. Poi si tratta di vedere se lo vuoi dire a tutto il mondo con molta convinzione, oppure a pochissime persone, oppure lo dici ma aggiungi "non è importante, non fateci caso". Queste sono tue scelte tutte legittime, ma qualcosa di personale lo dici sempre. "Vedere la bellezza e la bruttezza"... hai detto poco... |
user90373 | inviato il 11 Settembre 2018 ore 16:30
@ Ale Z Che qualcuno si soffermi ad ossevare qualche mia immagine potrebbe esser, almeno per me, un "successo" tanto maggiore quanto minore sarà il condizionamento "trasversale". |
| inviato il 11 Settembre 2018 ore 16:31
Giusto |
user158139 | inviato il 11 Settembre 2018 ore 16:51
Credo che si sia smarrita in tutti i campi, quindi anche nella fotografia, la distinzione tra pubblico e privato . Una volta la linea di demarcazione era chiara, spesso coincideva con le mura di casa, talvolta dell'ufficio. In ambito fotografico, le foto in bianco e nero che mio zio faceva negli anni '60 con la sua Hasselblad erano destinare sin dalla loro creazione ad un pubblico strettamente familiare, o comunque nella cerchia di relazione più intima, pur essendo qualitativamente superiori al 99% di quello che vedo oggi su Flickr. |
| inviato il 11 Settembre 2018 ore 16:54
@ Opisso Indie di nicchia conosciuti grazie internet come Fedez, Rovazzi o Sfera ? Non generalizziamo troppo dai ... Anche ai tempi dei Pink Floyd c'erano Memo Remigi e Riccardo Del Turco ... C'è gente di livello che esce sia da YouTube che dalle case discografiche ... Ed anche l'esatto contrario. Poi fai l'esempio di McCurry ... Ecco, ho letto alcuni libri della storia della fotografia che manco lo hanno citato ... Per molti i veri Fotografi degli ultimi 30/40 anni sono i vari Gursky, Sherman, Mapplethorpe, Avedon, Newton, Lachapelle, Parr, Shore, Sugimoto ... Per altri sono invece i Salgado, Toscani, Testino, Geddes ... Per qualcuno in rete è pure Marc Adamus ... Come puoi vedere a seconda del tipo di utenza cambia molto la percezione di cosa è di successo o meno ... Io rispetto tutte le idee, ma ovviamente ho la mia e non ho la pretesa che sia universalmente riconosciuta. |
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