| inviato il 29 Marzo 2018 ore 8:17
A questo punto dovrebbe esserci una conclusione, come in ogni discorso che si rispetti. L'alternativa è continuare a dire cose senza senso, o che magari un senso ce l'hanno ma sono, per così dire, infruttuose come una perdita di tempo. Il corpo e l'anima, quelli sì che sono utili. Strana società la nostra, che tende a monetizzare ogni barlume di principio etico. Nel giusto, s'intende. |
| inviato il 29 Marzo 2018 ore 8:21
Ho qualche dubbio che la monetizzazione dei principi etici sia sempre nel giusto, vedi la gestione dei diritti d'autore musicali fatta dalla SIAE |
| inviato il 29 Marzo 2018 ore 8:32
Perché, cosa fa la SIAE? |
| inviato il 29 Marzo 2018 ore 8:55
Restituisce agli autori cifre non congruenti con quelle richieste per l'esecuzione pubblica, ma soprattutto richiede il pagamento dei diritti d'autore anche per l'esecuzione di opere che per Legge non sono più soggette a tali diritti, vedi la musica medievale, e persino per opere inedite (quindi mai riprodotte in precedenza e mai cedute a qualche editore) ed eseguite dall'autore stesso (vale anche per rappresentazioni teatrali) |
| inviato il 29 Marzo 2018 ore 9:55
Capisco che possa non essere conveniente da un punto di vista economico, ma non come possa apertamente andare contro la legge. Ci deve essere un equivoco... |
| inviato il 29 Marzo 2018 ore 17:28
Per Legge, il diritto d'autore decade dopo 70 anni dalla morte, quindi non si capisce perché la SIAE debba richiedere il relativo pagamento per l'esecuzione di brani composti nel Medioevo o nel Rinascimento: a chi versa tali diritti? Inoltre, l'art. 15 della Legge sul diritto d'autore stabilisce per quest'ultimo il diritto esclusivo di utilizzazione economica, ovvero di esecuzione e rappresentazione, a meno che non l'abbia espressamente ceduto (con contratto scritto) in esclusiva a qualche editore o casa discografica, nel qual caso è previsto il versamento dei diritti di esecuzione a favore dell'editore; ma allora perché viene chiesto al gestore del locale di effettuare il versamento SIAE anche quando nel locale si esibisce direttamente un autore tuttora in possesso dei diritti economici sulle sue opere, diritti che perciò sta esercitando in forma diretta, quindi non soggetta ad altra forma di compenso se non quello eventualmente pattuito direttamente col gestore del locale (che stranamente è tenuto al versamento SIAE anche nei casi in cui l'autore stia eseguendo le proprie opere a titolo gratuito)? O la Legge è incongruente (non si può richiedere il pagamento della concessione di esecuzione se questa è effettuata da chi ne detiene il diritto esclusivo, sarebbe come chiedere all'autore di pagare se stesso), oppure è una Legge t*fa che serve unicamente a ingrassare la SIAE (cioè lo Stato) nascondendo una vera e propria tassa di Stato sotto le mentite spoglie di un compenso all'autore. Dunque la Legge non è necessariamente etica. Aristotele, che spesso viene citato a vanvera dimenticando che era prima di tutto un maestro di retorica, cioè dell'arte di giustificare tutto e il suo contrario, disse della Legge due cose palesemente in antitesi: "La Legge è la ragione libera dalla passione" "Il Re non deve sottostare alla Legge perché egli stesso è la Legge" Va da sè che, avendo conosciuto l'irascibilità e le "forti" passioni di Filippo II di Macedonia (per 3 anni fu maestro e precettore del figlio Alessandro Magno), conoscendo perfettamente le tragedie greche e l'Iliade, dove i sovrani andavano famosi per la passionalità e l'irrazionalità, Aristotele doveva essere ben consapevole di come la Legge, essendo sempre l'espressione delle classi dominanti o addirittura di un'unica persona, sa essere irragionevole e tutt'altro che etica, quindi l'unica frase realistica è la seconda, dove possiamo tranquillamente sostituire la parola Re con qualunque altra forma di governo. |
| inviato il 29 Marzo 2018 ore 18:36
Ecco, ora sono di nuovo allibito, come a pagina 1. Sei contento? |
| inviato il 30 Marzo 2018 ore 8:27
E non ho ancora risolto il dilemma semplicità versus creatività. La strada di analizzare leggi e regolamenti mi sembra una mulattiera sconnessa e piena di tornanti che si inerpica su una inutile montagna (chissà se esistono le montagne utili). Non rimane che la via filosofica, e quindi ripropongo la domanda: creatività o semplicità? |
| inviato il 31 Marzo 2018 ore 9:15
Può essere così vasto, esteso il concetto di semplicità, a differenza di quello di creatività, che il più delle volte è piuttosto semplice ( ) da assimilare. Un buon punto di partenza potrebbe essere il considerarli opposti. Con sale o senza sale. |
| inviato il 31 Marzo 2018 ore 15:56
Vorrei twittare come un passero sul ramo. O come un Capo di Stato. O come un idiòta (mi riuscirebbe certo più congeniale). Vorrei twittare: "Con sale o senza sale, questo è il problema." |
| inviato il 01 Aprile 2018 ore 8:23
Il problema delle feste però, più che il sale, è lo zucchero (oppure si dice sono gli zuccheri?). Sale e zucchero, è una continua lotta che origina dal profondo delle viscere e ti distorce la percezione del Vero Assoluto. Ecco, vi presento il Vero Assoluto, è un po' schivo ma poi prende confidenza. Ma forse mi confondo con lo Scialbo Assoluto. |
| inviato il 01 Aprile 2018 ore 8:31
“ Ma forse mi confondo con lo Scialbo Assoluto „ Che sarebbe forse una metafora dell'indifferenza? Alle volte mi chiedo, dato che l'intero Universo sembra esistere in funzione dualistica (materia-energia, luce-oscurità, cacciatori-prede, bene-male ecc.), se un'eventuale Essere perfetto non sia in realtà semplicemente indifferente a tutto. |
| inviato il 01 Aprile 2018 ore 8:55
Togliere di mezzo il sale fa emergere un mondo di sapori sconosciuti. E' piuttosto il contrario dell'indifferenza, significa togliere di mezzo un elemento di disturbo studiato a tavolino per livellare elementi sapidi e insipidi. |
| inviato il 01 Aprile 2018 ore 12:01
Il sale (e lo zucchero) assumono molte forme. Talune ad esempio hanno l'aspetto di articoli giornalistici non firmati. Ma stiamo andando fuori tema. |
| inviato il 02 Aprile 2018 ore 20:50
Il sale e lo zucchero in fotografia. Non ce ne liberiamo più. |
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