| inviato il 15 Febbraio 2018 ore 13:51
Io passo di sicuro, se hai voglia ci scambiamo un contatto e magari riusciamo ad accordarci, mi piacerebbe conoscerti di persona |
| inviato il 15 Febbraio 2018 ore 14:08
“ Quali sono i limiti del fotografare? „ tornando qui, ho difficoltà a definirli. Si leggono spesso interviste di fotografi che si sono posti questa domanda. C'è una foto famosa di un avvoltoio vicino ad un bambino morente e relativa intervista al fotografo. I limiti per me non sono esterni al fotografo ma interni a lui e ai suoi valori di riferimento. Non so se mi spiego. In altra discussione ho già detto un concetto simile, riassumendo: il fotografo è un giornalista con la macchina fotografica che racconta. Nel raccontare usa figure retoriche, metafore, iperboli, infarcisce, smonta. Mi fido di quel fotografo? In altre parole, se leggo un pezzo di Enzo Biagi o di Belpietro so cosa aspettarmi e di chi fidarmi, almeno io. In altre parole ancora, non voglio che Bergamini mi faccia vedere cosa c'era, voglio che mi faccia vedere cosa lui ha visto. |
| inviato il 15 Febbraio 2018 ore 14:23
Scusatemi ma la cosiddetta "Street Photography" non consiste sostanzialmente nel riprendere persone senza chiederne il permesso? Quando sparo ad un metro di distanza sulla faccia di chi incontro sono un ganzo od un molestatore? La seconda... |
| inviato il 15 Febbraio 2018 ore 14:29
“ Nel raccontare usa figure retoriche, metafore, iperboli, infarcisce, smonta. Mi fido di quel fotografo? In altre parole, se leggo un pezzo di Enzo Biagi o di Belpietro so cosa aspettarmi e di chi fidarmi, almeno io. „ Quoto in pieno. Il fatto è che qui spesso non si conoscono bene tutti gli autori. Così come giudicare un giornalista da un unico articolo può essere riduttivo... tanto più estrapolare la visione di un fotografo da una foto... si rischi di prendere lucciole per lanterne. Tra l'altro uno dei motivi principali per cui commento poco le foto messe in critica. |
| inviato il 15 Febbraio 2018 ore 14:33
Luca Bugli ho visto un lavoro street molto bello in cui i soggetti erano ripresi con un foglio in mano con su una frase, la frase era un loro pensiero, una bellissima era quella di un uomo elegantissimo con la scritta: sono disperato. Allora se parliamo di racconto è più vera questa o una situazione ripresa rubando un'attimo che può apparire anche molto lontana dalla verità? credo che non bisogna porsi limiti o restare in ragionamenti che sono legati a categorie da forum perchè ci sono molti modi di mostrare e raccontare |
user90373 | inviato il 15 Febbraio 2018 ore 15:02
Bello seguire questi scambi di vedute, si viene a scoprire che tutti fanno o hanno fatto tutto ed il contrario di tutto restando peraltro coerenti in tutto. |
| inviato il 15 Febbraio 2018 ore 15:23
“ Allora se parliamo di racconto è più vera questa o una situazione ripresa rubando un'attimo che può apparire anche molto lontana dalla verità? „ Ma su questo siamo d'accordo. Ma si ritorna al discorso di target e messaggio. Se il senso della è "ogni tanto in quegli istanti di vita quotidiani e non preordinati che all'occhio sfuggono, la macchina fotografica ci regala frammenti di magia" non ha nemmeno senso far passare come "candid" una foto costruita a tavolino. Infatti Street e Reportage sono proprio due generi diversi. Anche se hanno molti punti in comune cui si intersecano. Soprattutto ultimamente, generalizzando, fare Street è diventato molto più comporre mini-scenette che fare "indagine sociale". |
| inviato il 15 Febbraio 2018 ore 15:38
La "street" come la vedo io non interessa nessuno, forse neanche me. Quella che vedo fatta dagli altri è in gran parte di foto di gente presa di schiena, o da molto lontano e poi virata in bianco e nero per dare "drammaticità" e "spessore".Forse perché a colori non era potabile. Ma il tema era "quali sono i limiti del fotografare?" Innanzitutto non andrebbero fotografati i perdenti (Aldo Gilardi insegna), quelli a cui la vita ha detto male: mendicanti, prostitute al lavoro, tossici vaganti ecc. La foto-documento in questi casi è sciacallaggio, niente altro. Come principio generale direi che il limite è non infastidire, con lo scatto,chi viene fotografato. Volendo metterla sul ridere si potrebbero mettere anche limiti di banalità vietando le foto ai pontili ed agli attracchi, all'acqua corrente con tempi lunghi di otturazione, alle fidanzate in pose improbabili nei campi di grano, alle farfalline sulla foglia di lattuga. |
| inviato il 15 Febbraio 2018 ore 17:01
Io personalmente credo che non ci sia nulla di male a creare una situazione ad hoc, purché sia collegata con il messaggio da trasmettere con la fotografia. In altre parole se voglio ritrarre una tradizione culturale non ha alcun senso pagare per ricrearla... Perderebbe il significato. Certo se si vuole ricreare una certa atmosfera, con luce controllata è inevitabile un accordo col soggetto. Ma allora parliamo di proposito diverso. L'importante è essere sinceri con sé stessi e gli altri: dire sempre ho fatto questo perché volevo rappresentare questo. |
| inviato il 15 Febbraio 2018 ore 18:49
Questo topic mi ha fatto ricordare una frase di Gastel " La vera grande qualità è abbattere il muro tra ciò che si è e ciò che si fa, se l'operazione riesce non si rischia nulla neppure la volgarità" e penso a fotografi come Diane Arbus e Robert Mapplethorpe che testimoniano quanto sia vera. Brassai sosteneva che l'unica fotografia degna fosse quella in cui i soggetti erano consapevoli di essere ripresi. Insomma ancora una volta non importa che soggetto scegliamo o con che tecnica lo riprendiamo ma determinante è ciò che si comunica e come lo si comunica. |
| inviato il 16 Febbraio 2018 ore 8:58
“ Quella che vedo fatta dagli altri è in gran parte di foto di gente presa di schiena, o da molto lontano e poi virata in bianco e nero per dare "drammaticità" e "spessore".Forse perché a colori non era potabile. Ma il tema era "quali sono i limiti del fotografare „ ?" A parte che non ho mai visto nessun grande autore di Street fare le foto che dici tu... Adesso non vorrei scoperchiare il vaso di Pandora della Street. Era solo per dire che siccome "il messaggio" di una foto Street si basa in gran parte sul fatto che il momento colto è reale e non preordinato secondo me non ha molto senso, o meglio è scorretto, ricostruirlo a tavolino e poi fare finta che la scena ripresa fosse "candid". Cosa che in effetti Philip Lorca di Corcia non ha mai fatto visto, per quanto ne sappiamo, che ha sempre dichiarato quando i set erano costruiti. Non so se sia solo un mio punto di vista personale e "ristretto" o sia condiviso anche da altri. Ad esempio, a prescindere dal valore fotografico su cui non sono in grado di discutere, non ho mai capito il senso degli ultimi lavori di McCurry. Prima ti dice che aspettato 8 ore in attesa che passasse quel determinato soggetto. Poi clona alcuni elementi che non gli piacevano. Prima fa passare (implicitamente) le foto come documento, poi ti dice che quella è la sua visione dell'India. Intendiamoci, nel secondo caso non ci vedo nessun problema se l'autore vuole veicolare la sua reinterpretazione di un luogo. Ma se è la sua visione allora tanto vale far posare le persone e costruire la scena (come in effetti ha fatto con la famosa e riuscitissima foto della ragazza dagli occhi verdi). Che senso ha cercare degli scatti "naturali" per poi "costruirli" in post? Io, limite mio, proprio non lo capisco McCurry. Mi sembra ai limite della disonestà intellettuale. Cosa ne pensate (a prescindere dal vostro giudizio sulla bravura di McCurry)? Secondo voi l'operazione ha un suo senso e valore o comunque sono io che sono un osservatore impreparato/boccalone perché dovevo aspettarmelo che al giorno d'oggi le foto possono essere rimaneggiate? |
| inviato il 16 Febbraio 2018 ore 9:15
“ Brassai sosteneva che l'unica fotografia degna fosse quella in cui i soggetti erano consapevoli di essere ripresi. „ Diceva anche "io non invento nulla, immagino tutto." Per quanta riguarda Mc Curry ritengo i suoi scatti sull'India quanto di più falso e costruito si possa immaginare. E' l'India di Salgari. Edulcorata, ipersaturata, finta. E' come se avessi letto una grande libro e visto un pessimo film tratto dal libro stesso. Questa è la mia interpretazione. |
| inviato il 16 Febbraio 2018 ore 9:18
“ Cosa che in effetti Philip Lorca di Corcia non ha mai fatto visto, per quanto ne sappiamo, che ha sempre dichiarato quando i set erano costruiti. „ si ma fu molto criticato perchè quel lavoro è stato presentato come reportage, è stato sevvenzionato con denaro pubblico per fare un reportage, per come la vedo il reportage lo ha fatto e racconta bene la realtà dei marchettari però il fatto che fosse costruito in certi ambienti non fu visto bene comunque non ha mai dichiarato il falso, anche se non credo ce ne fosse bisogno, in diverse si nota che sono in posa |
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