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arrivati a questo punto cosa fare?


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avatarsenior
inviato il 03 Novembre 2017 ore 8:45

Pero', Nolby, tra trenta anni, probabilmente le fotografie che rivedrai con piu emozione saranno proprio quelle del: "esco a fare una gita e porto la fotocamera".

Cool

avatarjunior
inviato il 03 Novembre 2017 ore 8:59

Appunto salt. Se esco con la precisa intenzione di fare le foto torno con la SD piena ma puntualmente cestino tutto. Forse perchè giro nervosamente con la macchina in mano e guardo la fotocamera senza realmente guardarmi in giro.

Se esco a fare altro e, quando noto qualcosa, tiro fuori la macchina porto a casa qualcosa che non sarà una foto degna di Ansel Adams ma mi soddisfa.

avatarsenior
inviato il 03 Novembre 2017 ore 9:04

semplicemente forse il tuo modo di fotografare è diverso

avatarjunior
inviato il 03 Novembre 2017 ore 11:07

semplicemente forse il tuo modo di fotografare è diverso


Non lo so... mi sono avvicinato alla fotografia non per passione diretta ma perchè non contento dei "ricordi fotografici" che portavo a casa da gite ed escursioni. Per cui per me quello è assolutamente l'unico valore della fotografia.
Il fatto che sia stata scattata al volo con un cellulare da una persona che non ne sa nulla di foto o con una reflex a pellicola completamente manuale e poi sviluppata e stampata in casa da un super esperto non fa assolutamente nessuna differenza.

Frequentando altri con questa passione mi sono accorto che effettivamente per altri la fotografia è la passione principale e il metodo è un valore aggiunto.

Sarebbe bello capire perchè Andrea, l'autore del topic, si è avvicinato alla fotografia.

avatarsenior
inviato il 03 Novembre 2017 ore 11:19

ci sono come dici tanti approcci, potrebbe essere il racconto quello che davvero ti da qualcosa in più e anche fotografi famosi hanno raccontato la propria famiglia

avatarjunior
inviato il 03 Novembre 2017 ore 17:30

Eccomi.
La storia della foto credo anch'io sia un valore aggiunto...anche se io adoro quella paesaggistica dove l'estetica basta (e avanza?)

Io personalmente mi sono avventurato in questi corsi...non avevo neanche la reflex all'inizio...ho semplicemente avuto un "docente" molto bravo....e nella prima lezione (che porterò sempre con me....) ha esordito chiedendo a noi cos'era x noi fotografare.
Ed è uscito davvero di tutto...dalle cose più ovvie...alle meno ovvio (x me) come quella di "comunicare"..."trasmettere"...
Io non avevo mai pensato alla fotografia come mezzo di comunicazione...oltre a quello mediatico/reportage ovvio.
E questo docente...con i suoi "sticazzi" e le sue "parole"...mi ha trasmesso molto.
Con le storie dei fotografi più famosi ho capito che dietro delle foto ci sono delle persone...sia nella foto che dietro alla macchina...storie...vite...insomma mi si è aperto un mondo che ignoravo.
La storia di Vivian Maier è stata (da me) la più assurdamente apprezzata...

(Questa non pagava l'affitto x comprarsi i rullini e io mi lamento xkè sono demotivato...pazzesco!Eeeek!!!)

avatarjunior
inviato il 03 Novembre 2017 ore 20:50

anche se io adoro quella paesaggistica dove l'estetica basta (e avanza?)


L'estetica? cioè vuoi mostrare a chi guarda la foto la bellezza del panorama giusto?
e questo non è comunicare?

Poi ovvio che per farlo devi avere attrezzatura e conoscenze di composizione.




avatarjunior
inviato il 05 Novembre 2017 ore 11:02

anche questo è vero...!Sorriso

avatarsenior
inviato il 05 Novembre 2017 ore 20:24

Ci sono tre modi per fare le cose: per piacere, per convenienza e per forza.

Se si fanno per piacere, non ci sono imposizioni esterne che contino. Si fa quello che si desidera, con ciò di cui si dispone e che è alla propria portata, nel modo concesso dal proprio talento. E' il caso, ad esempio, dei sessantenni (categoria a cui non mi onoro di appartenere perchè ne ho 61...) che praticano sport: non vincono, non stabiliscono record, non hanno bellissime miss che li baciano consegnando il mazzo di fiori. Ma se la spassano un mondo, e "penzano a'la salute".

Se si fanno per convenienza, non ci si può permettere di essere troppo sovrastrutturali. Si fa ciò che rende. E' il caso dei professionisti, che ci devono mantenere la famiglia. Non comprano l'obiettivo con lo sfocato magico o il corpo con la resa colore incantata...comprano chiò che è più funzionale a evadere la commessa e a soddisfare il cliente al costo più basso. Non gliene frega niente di confrontarsi sterilmente con gli altri, loro competono, gli interessa aggiudicarsi il servizio matrimoniale o vendere il reportage. E alla fine del mese, i soldi incassati devono essere più, meglio se molti di più, di quelli spesi.

Ho la sensazione che tu tenga buona la terza: stai facendo le cose per forza, con l'aggravante di porti da solo degli obblighi. Devi confrontarti, devi vedere il tuo talento brillare in mezzo agli altri, devi ottenere il risultato tecnico...
Secondo me, il problema non è quello di smettere di fotografare, ma di smettere di saltellarti da solo sulle palle...

avatarsenior
inviato il 06 Novembre 2017 ore 6:30

Straquoto la tua ultima frase, Andrea. La cosa richiede grandi doti di equilibrismo circense, ma non porta a nulla.

avatarjunior
inviato il 06 Novembre 2017 ore 11:14

MrGreen dici?
Non lo so...nel senso...non è poi così da masochisti fare una cosa che (per adesso) piace, ma impuntandosi nel volere il risultato migliore possibile...

Cercare di assomigliare o di imitare non sarà la strada giusta ma è l'unica che per il momento sto percorrendo..

Il mio post è partito proprio con l'intenzione di sapere se ci sono alternative anche al confronto, che utilizzo non (solo) per saltellare li dove non batte il sole ma per una valutazione personale del mio livello e sopratutto per cercare di conoscere il mondo in cui sto entrando.

L'idea di smettere adesso non c'è...ho appena iniziato.
Devo solo decidere come proseguire!;-)


avatarsenior
inviato il 06 Novembre 2017 ore 11:37

Secondo me, in questo momento, la stai vivendo troppo di testa. ;-)

Sicuramente è fondamentale lo studio delle basi, la tecnica, i corsi... ma ad un certo punto ti devi fermare, imbracciare il mezzo e andare a scattare come non ci fosse un domani. Da lì capirai davvero cosa ti piace fotografare (che non è la stessa cosa di quali foto mi piacciono) e potrai cominciare a fare auto analisi e migliorare.

Altrimenti finisci solo per accumulare una marea di nozioni che alla fine risulteranno sterili e non si trasleranno mai nella tua produzione, personale o pubblica che sia.

avatarsenior
inviato il 06 Novembre 2017 ore 12:05

Noi principianti, arrivati ad un certo punto, credo che dobbiamo scegliere...continuare o abbandonare questa passione!! ;-)
Senza girarci intorno dobbiamo ammettere che il sovraffollamento di persone con questa passione è un pro e un contro.....una passione condivisa (pro) e una difficoltà nel sentirsi "speciali" in mezzo a tanti talenti (contro).
Aldilà del mio pensiero personale chiedo a voi, veterani e non.


Un quesito interessante. Nell'era analogica, anzitutto pre af, soltanto imparando la tecnica si potevano ottenere foto perlomeno "a fuoco" ed era facile per un fotoamatore sentirsi dire... "tu che sai fotografare ci fai le foto?" Talvolta era seccante, ma in quanche modo ci si sentiva utili.

Oggi che con la compatta più economica ottieni risultati perfetti, chi fotografa viene visto perlopiù come un vegano... "se gli va di mangiare così, affari suoi". Insomma sentirti in una sorta di elite artistica, non funziona più. Avere un'ottima fotocamera e come avere un'ottima caffettiera, un elettrodomestico, insomma.

Un giorno parlando con un chirurgo, gli chiesi come facevano se gli servivano le foto nelle operazioni particolari (mi offrivo di farle gratis) e mi rispose: "Abbiamo la compattina pronta... le fa chi ha le mani libere".

Insomma, come qualcuno ha menzionato, fotografi per te.

Il problema "vero" è che se nel passato un fotoamatore era considerato almeno un "pittore con poca pazienza", ma sempre con una qualche indole artististica, oggi è uno che ha soldi da spendere per una fotocamera e tempo da dedicare a qualcosa che tutti sanno fare e sempre più fanno... per inserie su FB.

Deprimente... ma questi sono i tempi.









avatarsenior
inviato il 06 Novembre 2017 ore 12:13

Ulisse, perdonami, però questo è un modo di vedere le cose troppo influenzato dall'esterno.

Non che non fili il tuo ragionamento, ma sembra far partire il tutto da come il fotografo e la sua produzione sono visti dal "pubblico", cosa che, secondo me, non è così spesso come si crede il Primo Mobile di chi vuole fare fotografia (volevo usare la maiuscola in questo caso, ma poi si ricasca nel discorso di elitismo).

Anche chi ha molta voglia di comunicare con il mondo tramite le sue foto credo che in primis stia cercando di codificare qualcosa che ha dentro di sè, quindi parte necessariamente da come lui o lei vedono sè stessi e il mondo che li circonda. Credo che nell'epoca di totale condivisione senza discriminanti in cui viviamo si trascuri troppo chi ancora intraprende un viaggio per conoscere, capire e, certo, anche comunicare, ma sempre partendo da sè stessi e non da come siamo visti dagli altri.

O magari sono io che ho gli occhi foderati di prosciutto e una visione arcaica e fuori moda. MrGreen

Ma credo che Andrea si trovi in questa situazione di dare una forma più coerente al suo impulso di fotografare e di ottenere poi un risultato (comunque importante per dare una finalità anche al viaggio) che lo soddisfi, cosa che non credo sia necessariamente legata al fatto che la figura del professionista stia subendo una trasformazione nella visione collettiva della società.

My two cents, spero che Andrea voglia corroborare o confutare o aggiungere a quanto o scritto perchè mi piace come si sta sviluppando questa discussione.

avatarsenior
inviato il 06 Novembre 2017 ore 12:13

Te la metto giù in un altro modo: approcciando le cose, si può cercare il buono o il cattivo (per la carità, con la massima onestà e magari con l'intenzione di eliminarlo o migloirarlo).

La differenza è fondamentale: è quella che passa tra la pesantezza e la leggerezza.

La casistica delle umane vicende dice che quando si approccia il superfluo con pesantezza, le cose durano poco...

Tu hai citato un nome affascinante: Vivian Maier, su cui si sta costruendo un sacco di mitologia, vera ma anche fasulla.
Premettiamo che non era poi il diamante grezzo, il talento naif che si vuol dipingere, perchè leggeva tantissimo, era colta, viaggiava molto e non era affatto povera in canna (tutto questo non è certo un difetto, anzi, ne accresce il valore).
Se vai a vedere i suoi interessantissimi scatti, intuisce che la ragione del suo fare, la driving force della sua produzione fotografica è principalmente una e semplice: c'era li qualcosa e il dito andava da solo sul pulsante di scatto.
Per lei fotografia era impegno, attenzione, cultura, studio, ma certamente anche spontaneità e leggerezza, divertimento puro.
Vuoi progredire e migliorare come fotoamatore (da pro i criteri cambiano, devi fornire la qualità che soddisfa il cliente, anche se non ti dverti)? Lascia perdere le pedanterie e recupera la spontaneità e il divertimento. Cosa fotografare lo deve decidere in primis l'occhio, anche se stai cercando un'inquadratura che hai ben definita nell'immaginazione. Il tuo soggetto è la realtà, e la realtà fa ciò che vuole, non si adegua al tuo pensiero. Anche chi sta per ore nascosto in un capanno di caccia, allfine coglie l'attimo. Più o meno bene, ma coglie l'attimo.
Altro esempio: anni fa ho letto il resoconto di una missione di un fotografo naturalista di NG: giorni e giorni in Africa, oltre 6000 scatti e...uno solo ritenuto buono. Non ha cercato la perfezione (o almeno l'eccellenza) in ogni istante del lavoro: ha colto 6000 attimi e ha scattato, poi....
Se ti metti a progettare tutto con mentalità da ingegnere, al massimo farai delle foto tecnicamente perfette. Cerca il buono in quello che stai facendo, lavoraci sopra e divertiti. Take it easy.

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