| inviato il 28 Settembre 2017 ore 14:46
“ habbimo; è più corto, suona più "social" „ A proposito: sono solo io a non sopportare la dizione "sui social"? Al limite si potrebbe omettere l'aggettivo, non il sostantivo ("sui network")! Altrimenti, è come se un elettricista parlassi dei cavi dell'alta (senza dire tensione), se una donna si lamentasse dei mestruali (senza specificare se parla di dolori o periodi), o se un fotografo dicesse che con le reflex e le mirrorless, rispetto ai cellulari, si ottiene una ridotta (senza dire se è la profondità di campo o la marcia di un fuoristrada). Ma forse sono un po' troppo grammar-nazi ... |
| inviato il 28 Settembre 2017 ore 14:52
Figurati...io odio il termine "selfie"...proprio non lo sopporto! |
| inviato il 28 Settembre 2017 ore 14:58
“ A proposito: sono solo io a non sopportare la dizione "sui social"? „ Suvvia, siamo esterofili, ma concedici un po' di amor patrio. Abbi... habbimo inserito un sottinteso; la lingua italiana ne ammette già tanti |
user30556 | inviato il 28 Settembre 2017 ore 17:12
“ " A me viene di usare spesso titoli in finlandese oppure in inglese o francese se mi ricorda qualcosa, un libro, una canzone ... insomma, ognuno e' libero di intitolare come meglio crede e proprio non capisco il senso del post... Ah si!.... Siamo i migliori" Hai provato a fare una verifica su quanti siano i finlandesi, inglesi o francesi che usano titoli in italiano? MrGreen „ Non capisco il nesso. Io parlavo di ricordi emozionali o situazioni (sempre in rapporto alla foto) in cui l' italiano non rende o non arriva nemmemo. In ogni caso le emozioni o i nessi che si vengono a creare sono strettamente personali, magari a un altro non dicono niente (Magari un tramonto ricorda un film americano e lo metti in inglese sunset), Ad esempio, ci sono foto cosi' intime e radicate nella mia fase di vita in altra lingua (vedi finlandese) che faccio davvero fatica e pure mi dispiace tradurle in italiano. Comunque, per rispondere alla tua domanda: Si, almeno i finlandesi usano correttamente e a secondo le circostanze almeno tre lingue(assieme a svedese e inglese). Moltissimi studiano con i corsi serali pure altre lingue, preferite italiano, spagnolo e russo. Poi qua, da sempre, doppiano solo i cartoni animati per bambini(ricordo un commesso di articoli sportivi a Kokkola che parlava italiano essendo un fan sfegatato di Sofia Loren ). Tutto il resto e' in lingua originale. Quindi nessuno si fa/farebbe scrupolo di mettere un titolo in inglese piuttosto che in francese. Qui la chiamano monikultuuri (in senso molto piu' generale intendiamoci), ovvero pluricultura integrata, che oggigiorno dovrebbe (sempre a mio personale parere) essere ovunque la base per il quieto vivere, ma questo e' gia un altro discorso ot . |
| inviato il 28 Settembre 2017 ore 17:22
Ok, adesso è più chiaro e in questo senso è capitato anche a me di usare uno o due titoli in inglese |
user30556 | inviato il 28 Settembre 2017 ore 17:29
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| inviato il 28 Settembre 2017 ore 23:19
“ " A me viene di usare spesso titoli in finlandese oppure in inglese o francese se mi ricorda qualcosa, un libro, una canzone ... insomma, ognuno e' libero di intitolare come meglio crede e proprio non capisco il senso del post... Ah si!.... Siamo i migliori" „ poiché il problema l'ho sollevato io, mi sento obbligato a rispondere (non per l'adagio "excusatio non petita accusatio manifesta" - permettimi, ma data la tua saccenteria, te la sei meritata- quanto piuttosto perché mi ha dato molto fastidio il tuo post). Liberissimo di pensarla come vuoi - grazie a Dio siamo fuori da oltre sessant'anni da forme di governo controllanti (e soffocanti) la libertà di espressione! Certamente non mi reputo migliore di nessuno, ma la penso diametralmente all'opposto. Ritengo piuttosto che il ricorrere sistematicamente a termini esteri sia fatto per "farsi notare" ovvero sentirsi migliori! Vedi, pensavi di aver tacciato con un sarcasmo di bassa lega chi la pensa diversamente da te e, invece, probabilmente, il tuo intervento si è rivelato un boomerang! |
user30556 | inviato il 29 Settembre 2017 ore 3:06
Ma come, ti lamenti dei titoli in inglese e poi abbondi in latino?!? Scherzi a parte, davvero non capisco( nel senso che lo capisco benissimo) il senso del post. Se, come tu stesso affermi, siamo in piena liberta' d' espressione.... Ma che ti frega se qualcuno ha il piacere di mettere un titolo a suo piacimento, magari solo per sentirsi piu' bello, bravo e intelligente?!? Pure, sei tu e non io quello che inorridisce per un sunset e si rifa' ai nobili avi. E a me, che ca..zo mi frega se a un altro gli frega... In questo si, a 54anni suonati ancora non ho imparato a star zitto. Comunque, non volevo l'ultima parola e mi scuserai se non piu' ti rispondo, ma non ho davvero altro da aggiungere. |
| inviato il 29 Settembre 2017 ore 8:28
Comunque, il problema non è l'utilizzo di una lingua straniera, quanto la sostituzione, all'interno di un discorso reso complessivamente in italiano, dei termini già presenti nella nostra lingua, e col medesimo significato , con altri di lingue differenti: ci fu il periodo del francese, oggi quello dell'inglese, domani probabilmente il cinese ecc. In generale, e al di fuori di contesti molto particolari, questo comportamento, che storicamente non ha afflitto solo ed esclusivamente l'Italia, denota un atteggiamento di sudditanza o, quantomeno, il tentativo di darsi un contegno che si è convinti di non possedere (da "peoci refai" come si direbbe in laguna). Diverso, e giustificato, è ovviamente il caso del vero e proprio imprestito linguistico, ovvero l'utilizzo di un termine che altrimenti non avrebbe corrispondenze all'interno della propria lingua. Ma le situazioni che mi lasciano maggiormente perplesso sono quelle "miste" come ad esempio la seguente: quando, anni or sono, si diffuse rapidamente l'utilizzo degli scanner piani, si trattava di strumenti fondamentalmente nuovi per la gran parte degli italiani, provenivano dall'estero ed effettivamente la nostra lingua non contemplava un sostantivo che indicasse quel tipo di prodotto tecnologico, però comprendeva già termini come "scansione" e il corrispondente verbo "scansionare"; insomma, conoscevamo già quel tipo di azione, ma non il nuovo strumento che la tecnologia moderna ci metteva a disposizione per realizzarla - da notare che scansione deriva dal latino, ecco perché era già presente in italiano - bene (anzi, male), da quando è stato giustamente introdotto il termine "scanner" (che comunque anche gli inglesi hanno preso dal latino) abbiamo iniziato a sostituire l'italianissimo e adattissimo "scansionare" con improbabili e paradossali italianizzazioni maccheroniche dell'inglese scanning, quali: scannerizzare o addirittura scannare ... quasi che lo scanner servisse per ammazzare il maiale al tempo di preparare il prosciutto. |
| inviato il 29 Settembre 2017 ore 8:31
L'utilizzo dell'inglese nei titoli é il male minore... E comunque fa tanto "fescion" |
| inviato il 29 Settembre 2017 ore 8:35
Infatti, un titolo in inglese non è un problema; mi farebbe storcere il naso un titolo misto del tipo: "Sunset sulla riviera romagnola", perché non vedo in che modo, in quel contesto, la parola "tramonto" non renderebbe la medesima idea |
| inviato il 29 Settembre 2017 ore 8:48
i francesi hanno cognato (forse è meglio coniato ? ) il termine "franglais" |
| inviato il 29 Settembre 2017 ore 8:58
“ Comunque, il problema non è l'utilizzo di una lingua straniera, quanto la sostituzione, all'interno di un discorso reso complessivamente in italiano, dei termini già presenti nella nostra lingua, e col medesimo significato , con altri di lingue differenti „ Concordo pienamente. |
| inviato il 29 Settembre 2017 ore 9:01
Comme te po' capì chi te vò bene Si tu le parle 'mmiezzo Americano? Quando se fa l'ammor sotto 'a luna Come te vene 'n capa e di: "I love you!?" Renato Carosone docet |
| inviato il 29 Settembre 2017 ore 9:10
franglais = français / anglais |
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