user2034 | inviato il 28 Agosto 2016 ore 22:18
Non è un articolo di legge ,ma una lezione di etica, educazione e buon senso,molti la conosceranno ,ma un ripasso non fa male. "Non fotografare" di Ando Gilardi Non fotografare gli straccioni, i senza lavoro, gli affamati. Non fotografare le prostitute, i mendicanti sui gradini delle chiese, i pensionati sulle panchine solitarie che aspettano la morte come un treno nella notte. Non fotografare i neri umiliati, o giovani vittime della droga, gli alcolizzati che dormono i loro orribili sogni. La società gli ha già preso tutto, non prendergli anche la fotografia. Non fotografare chi ha le manette ai polsi, quelli messi con le spalle al muro, quelli con le braccia alzate, perché non possono respingerti. Non fotografare il suicida, l'omicida e la sua vittima. Non fotografare l'imputato dietro le sbarre, chi entra o esce di prigione, il condannato che va verso il patibolo. Non fotografare il carceriere, il giudice e nessuno che indossi una toga o una divisa. Hanno già sopportato la violenza, non aggiungere la tua. Loro debbono usare la violenza, tu puoi farne a meno. Non fotografare il malato di mente, il paralitico, i gobbi e gli storpi. Lascia in pace chi arranca con le stampelle e chi si ostina a salutare militarmente con l'eroico moncherino. Non ritrarre un uomo solo perché la sua testa è troppo grossa, o troppo piccola, o in qualche modo deforme. Non perseguitare con il flash la ragazza sfigurata dall'incidente, la vecchia mascherata dalle rughe, l'attrice imbruttita dal tempo. Per loro gli specchi sono un incubo, non aggiungervi le tue fotografie. Non fotografare la madre dell'assassino e nemmeno quella della vittima. Non fotografare i figli di chi ha ucciso l'amante, e nemmeno gli orfani dell'amante. Non fotografare chi subì ingiuria: la ragazza violentata, il bambino percosso. Le peggiori ×e fotografiche si commettono in nome del “diritto all'informazione”. Se è davvero l'umana solidarietà quella che ti conduce a visitare un ospizio di vecchi, il manicomio, il carcere, provalo lasciando a casa la macchina fotografica. Non fotografare chi fotografa; può darsi che soddisfi solo un bisogno naturale. Come giudicheremmo un pittore in costume bohémien seduto con pennelli, tavolozza e cavalletto a fare un bel quadro davanti alla gabbia del condannato all'ergastolo, all'impiccato che dondola, alla × che trema di freddo, a un corpo lacerato che affiora dalle rovine? Perché presumi che il costume da free lance, una borsa di accessori, tre macchine appese al collo e un flash sparato in faccia possano giustificarti? |
| inviato il 28 Agosto 2016 ore 23:24
Ciao Bigtul, hai riportato delle belle righe che non conoscevo, grazie. Pier Luca |
| inviato il 28 Agosto 2016 ore 23:37
Mi piace condivido...non ho capito non fotografare chi fotografa |
| inviato il 29 Agosto 2016 ore 0:57
“ Non è un articolo di legge ,ma una lezione di etica, educazione e buon senso,molti la conosceranno ,ma un ripasso non fa male. "Non fotografare" di Ando Gilardi Non fotografare gli straccioni, i senza lavoro, gli affamati. Non fotografare le prostitute, i mendicanti sui gradini delle chiese, i pensionati sulle panchine solitarie che aspettano la morte come un treno nella notte. Non fotografare i neri umiliati, o giovani vittime della droga, gli alcolizzati che dormono i loro orribili sogni. La società gli ha già preso tutto, non prendergli anche la fotografia. Non fotografare chi ha le manette ai polsi, quelli messi con le spalle al muro, quelli con le braccia alzate, perché non possono respingerti. Non fotografare il suicida, l'omicida e la sua vittima. Non fotografare l'imputato dietro le sbarre, chi entra o esce di prigione, il condannato che va verso il patibolo. Non fotografare il carceriere, il giudice e nessuno che indossi una toga o una divisa. Hanno già sopportato la violenza, non aggiungere la tua. Loro debbono usare la violenza, tu puoi farne a meno. Non fotografare il malato di mente, il paralitico, i gobbi e gli storpi. Lascia in pace chi arranca con le stampelle e chi si ostina a salutare militarmente con l'eroico moncherino. Non ritrarre un uomo solo perché la sua testa è troppo grossa, o troppo piccola, o in qualche modo deforme. Non perseguitare con il flash la ragazza sfigurata dall'incidente, la vecchia mascherata dalle rughe, l'attrice imbruttita dal tempo. Per loro gli specchi sono un incubo, non aggiungervi le tue fotografie. Non fotografare la madre dell'assassino e nemmeno quella della vittima. Non fotografare i figli di chi ha ucciso l'amante, e nemmeno gli orfani dell'amante. Non fotografare chi subì ingiuria: la ragazza violentata, il bambino percosso. Le peggiori ×e fotografiche si commettono in nome del “diritto all'informazione”. Se è davvero l'umana solidarietà quella che ti conduce a visitare un ospizio di vecchi, il manicomio, il carcere, provalo lasciando a casa la macchina fotografica. Non fotografare chi fotografa; può darsi che soddisfi solo un bisogno naturale. Come giudicheremmo un pittore in costume bohémien seduto con pennelli, tavolozza e cavalletto a fare un bel quadro davanti alla gabbia del condannato all'ergastolo, all'impiccato che dondola, alla × che trema di freddo, a un corpo lacerato che affiora dalle rovine? Perché presumi che il costume da free lance, una borsa di accessori, tre macchine appese al collo e un flash sparato in faccia possano giustificarti? „ giusto per aggiungere baggianate su baggianate a quelle di Ando aggiungo la mia."non parlate al conducente". |
| inviato il 29 Agosto 2016 ore 8:55
Riguardo ai minori, per quanto ne so io, non si possono nemmeno fotografare senza il consenso dei genitori. Poi, anche in questo caso, sulla Rete se ne vedono di tutti i colori. Personalmente i pochi ritratti di strada che faccio li tengo per me e per qualche amico/parente/collega a cui ogni tanto faccio vedere le foto che mi riescono meglio. Non mi faccio invece problemi per manifestazioni pubbliche in cui il soggetto fotografato è in qualche modo protagonista (es. i ritratti di modelle ai photo show o al Pride che ci sono nelle mie gallerie). |
| inviato il 29 Agosto 2016 ore 9:33
Farsi firmare la liberatoria ogni volta, specialmente in luoghi piuttosto 'rustici', la vedo difficile Molti fotografi, poi, pensano che, chiedere il permesso ad una persona, prima di fotografarla, dia loro automaticamente il diritto di pubblicarla successivamente sul web. Ci si fa lo scrupolo di chiedere il permesso, quindi, ma solo in parte, anche perché, ripeto, in tante situazioni è difficile comunicare verbalmente con alcuni 'soggetti', e parlare di liberatorie e pubblicazioni sarebbe piuttosto complicato. Come ho già dichiarato in un'altra discussione, io scatto liberamente le foto alle persone che si trovano in strada, sotto gli occhi di tutti. Se qualcuno ha qualcosa da nascondere, credo che lo faccia restando celata da qualche altra parte. Se poi qualcuno contesta la mia azione e vuole che io cancelli le sue foto, lo faccio in rispetto alla sua volontà. Ma ciò che è 'visivamente' pubblico, è di dominio pubblico, che lo si voglia o no. Diverso invece è il discorso della violazione dell'intimità di una persona, ripresa magari nel cortiletto di casa sua, dove ci si è intrufolati di soppiatto, con la fotocamera. L'unica questione etico/deontologica, a parer mio, si pone in merito allo sciacallaggio fotografico: riprendere un mendicante senza le gambe, che si trascina a terra, e non a scopo prettamente giornalistico/documentale, ma soltanto per vezzo personale, può essere deprecabile. |
| inviato il 29 Agosto 2016 ore 10:09
Prima di tutto RISPETTO per chi si fotografa. Spesso basta un sorriso per manifestare l'intento di fotografare o magari per verificare l'approvazione del soggetto dopo lo scatto. Nel caso della Street e del Ritratto Street eviterei l'eccessiva post produzione tipo RUGONI |
| inviato il 29 Agosto 2016 ore 12:16
“ Riguardo ai minori, per quanto ne so io, non si possono nemmeno fotografare senza il consenso dei genitori. Poi, anche in questo caso, sulla Rete se ne vedono di tutti i colori. Personalmente i pochi ritratti di strada che faccio li tengo per me e per qualche amico/parente/collega a cui ogni tanto faccio vedere le foto che mi riescono meglio. Non mi faccio invece problemi per manifestazioni pubbliche in cui il soggetto fotografato è in qualche modo protagonista (es. i ritratti di modelle ai photo show o al Pride che ci sono nelle mie gallerie). „ Ad essere precisi, anche il detenere foto con soggetti ben riconoscibili comporta l'obbligo di "informare" (Informativa) la/le persone presenti nelle foto che nel proprio personale archivio si tengono dati che li riguardano. A maggior ragione se poi l'archivio è di un professionista, però la regola è praticamente quasi impossibile da applicare, più o meno come quella che io devo "informare" tutti coloro che sono presenti col loro numero di cellulare nelle mie rubriche del telefono (eeehh già! Proprio così ). Comunque il Codice della Privacy fa anche una netta distinzione tra Comunicazione e Diffusione: - Comunicazione: trasmettere i dati in possesso solo a persone ben identificate e/o identificabili (esempio, fare vedere una foto di qualcuno in un circolo fotografico dove solo le persone presenti la vedono); - Diffusione: trasmettere i dati in possesso pubblicamente a chiunque le vede, siano essi degli sconosciuti o persone identificabili (es. pubblicare una foto in un quotidiano o TG). “ Riguardo ai minori, per quanto ne so io, non si possono nemmeno fotografare senza il consenso dei genitori. „ Nel caso di Comunicazione è vero, basta il consenso (meglio se scritto) dei genitori, come nel caso delle Comunioni e Cresime e cerimonie in genere, in quanto le foto vengono trasmesse ai diretti interessati ed ai parenti. Nel caso della diffusione non è sempre vero, perché il Garante potrebbe proibirlo anche se i genitori sarebbero d'accordo alla diffusione. Dipende dalle situazioni. Un fotografo che espone nella vetrina del proprio negozio le foto della I° Comunione con minori di 18 anni, sicuramente deve avere il consenso scritto da parte dei genitori, ma sta facendo diffusione e non so se sia del tutto lecito (bisognerebbe informarsi). Giorgio B. |
| inviato il 29 Agosto 2016 ore 12:33
anche per i luoghi pubblici è proibito sepcialmente quelli sotto tutela del patrimonio artistico,se io fotografo il duomo di milano e pubblico la foto sul web,giornale,mostra,faccio le tazze da vendere(oddio che brutto)devo chiedere il permesso alla sovraintendenza a fini di scopo di lucro.Sul web quasi nessuno ci fà caso e lo sanno pure,ma per il libro non c'è storia che tenga arriva subito la diffida dell'avvocato che ti invita in maniera informale(a pagare)prima di procedere in giudizio. |
user2034 | inviato il 29 Agosto 2016 ore 18:01
Mi capita saltuariamente di effettuare scatti di cronaca locale per una testata giornalistica web, maschero le targhe delle auto che sono eventualmente presenti,classico esempio" cosa ci fa la macchina di mio marito in quel luogo ?":fgreen anche Google si è dovuto adattare |
| inviato il 29 Agosto 2016 ore 18:16
purtroppo l'ingnoranza delle persone che sia un fotografo che il soggetto fotografato dilaga in italia .se si va all'estero spesso queste paranoie non esistono.come non e' mai esistita la privacy in un ambiente pubblico.se tutti gli artisti di street avrebbero chiesto ai loro soggetti di essere fotografati non esisterebbero fotografie da cui noi oggi prendiamo esempio.sono stato in paesi arretrati in oriente dove la gente ti pregava di fotografare i propi figli perche' per loro,che magari tirano ancora il carretto con le braccia,era un motivo di orgoglio che un occidentale facesse una foto ai propi figli.spesso ad una cultura piu' avanzata non corrisponde una conoscenza maggiore |
| inviato il 29 Agosto 2016 ore 20:16
"sono stato in paesi arretrati in oriente dove la gente ti pregava di fotografare i propi figli perche' per loro,che magari tirano ancora il carretto con le braccia,era un motivo di orgoglio che un occidentale facesse una foto ai propi figli" Con il loro consenso è tutto lecito... Senza è completamente immorale!!!! |
| inviato il 29 Agosto 2016 ore 20:51
Giorgio, non so tu, ma se io non voglio farmi vedere in compagnia di qualcuno, o in un determinato luogo o situazione, evito di frequentare luoghi pubblici E aggiungo che scattare una fotografia è sostanzialmente un atto puerile (salvo casi di strumentalizzazione, anche finalizzata al lucro), ovvero un'estensione di cio che gli occhi vedono. Chi si incazza se gli scatti una foto, è perchè ha un'indole turbolenta, a prescindere, oppure ha qualcosa da nascondere, o ancora, ha un cattivo rapporto con se stesso. Se io vado in giro con la mia fidanzata e becco un tizio che le guarda il culo, dovrei sgridarlo o denunciarlo? Non facciamo la fine dei tronisti di Uomini e Donne, che volevano riflettori e telecamere tutte per loro, tranne quando avevano le balle girate, e volevano bere il caffè in piazza, in mezzo alla folla, senza essere molestati. |
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