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Sveglia alle 5. Ieri sera altri ululati molto, molto vicini. Dingo. E' più forte di loro con la luna piena. Bellissima, ma un problema per le foto di cielo stellato. Con i tempi ho calcolato alla perfezione. Sono sul posto, sistemato, prima che la luna tramonti, ma è proprio piena e quindi dall'altra parte già si avverte un chiarore. Faccio un po' di scatti e qualcuno mi piace anche, ma non era ciò che volevo. Devo accontentarmi. Dopo un paio di scatti oltretutto comincia la processione di auto che entrano nel parco e vanno a piazzarsi per fotografare i colori di Uluru all'alba. Tantissimi. Ieri ho visto camper, verso le 11, già piazzati per aspettare il tramonto così da non correre il rischio di non trovare una buona posizione. Anche tra gli aborigeni c'è chi è più fortunato. Gli Anangu, antichi riconosciuti abitanti e proprietari di questo territorio, di certo non se la passano male. Trovo anch'io un punto per qualche classica foto. A parte la ripetitività della cosa, il contrasto che si crea tra l'accendersi dei meravigliosi rossi ai primi raggi non ostacolati da nulla in questa terra piatta ed il panorama circostante ancora all'ombra, è unico. Esco dal parco dopo 2 notti passate all'interno. A Yulara c'è l'unico complesso di appoggio al parco con Hotel, stanze, resort di lusso, caravanpark, negozi, pompa di benzina ed una infinità di servizi offerti. Una piccola cittadina praticamente. 5000 posti letto, senza contare i camper e le tende, ed è consigliato prenotare. Entro nel caravanpark senza fermarmi all'ingresso, inosservato tra le decine di mezzi che entrano ed escono. Giro perlustrativo e rubo una doccia fantastica. Lindo e pulito mi dirigo verso un'altra attrazione famosa in zona: il Kings Canyon. 300 chilometri asfaltati che scorrono facilmente. Sono ancora le 3pm. In zona non c'è proprio nulla per dormire, nemmeno delle aree di sosta, allora vado al King's Canyon Resort e Caravanpark. Non è enorme come l'altro complesso, ma è molto ben messo ed organizzato. Reception 24h e c'è coda a quest'ora per gli arrivi. Unpowered site a 20AUD. Chiedo per curiosità quanto viene la stanza più economica. 130AUD, non se ne parla. E comunque non ci sono stanze libere. Turisti, turisti, turisti. All'interno si rivela il migliore ad oggi. Vado per i percorsi. Ne faccio 2 e un po' dei tre presenti. Kings Creek Walk si snoda sul fondo, il Rim Walk sale su e fa il giro completo in 4 ore di cammino ed io faccio solo salita che è l'unica parte difficile e faticosa e poi mi sposto alle Kathleen Springs a 20 chilometri. Il Canyon non è grandissimo, il percorso sotto è lungo solo un chilometro e qualcosa, ma la particolarità è sempre la meravigliosa colorazione rossa delle rocce che sono a strati sovrapposti. Parleranno le foto, quando avrò tempo. Alle sorgenti ho la fortuna di arrivare quando ancora il sole entra nella vallata e non c'è più nessuno sul percorso che è facilissimo e preparato anche per le carrozzine dei disabili. E' in pratica un'altra spaccatura del terreno, più ampia del Canyon e con le pareti ai lati simili ma un po' più basse. Con unico suono i cinguettii dei molti e mai a tiro uccelli, mi addentro. Lo spettacolo è inferiore al Canyon per bellezza, ma l'essere da solo amplifica le sensazioni. Apprendo che nella Tjukurrpa, l'era prima della quale sulla terra non c'erano vita e forme, Inturrkunya il Carpet Snake plasmò questi luoghi come li vediamo oggi con il suo adagiarsi. Alla fine della gola una sorgente di acqua immobile circondata da rocce, vegetazione e canti d'uccelli mi fa fermare per 15 minuti buoni ad assaporare un momento, un altro, da ricordare. Torno indietro a passo lento, mentre il rosso fuoco delle pareti colpite dal sole si assottiglia sempre più e l'ombra prende il sopravvento. Al caravanpark è tutto così perfetto che, anche se dormirò in auto lo stesso, mi sembra di stare in una suite. Assisto pure ad uno spettacolo country offerto gratuitamente nella grande sala che fa da ristorante e pub. Mi sembra di stare in un villaggio, in vacanza. Quando esco però la sensazione scompare. E' pieno di cartelli di allerta Dingo. I secchioni sono incatenati e si sollevano appena. I locali bagno sono chiusi da pesanti porte di legno. E gli ovvi avvisi di non dare da mangiare agli animali selvatici, di qualunque tipo. La temperatura è decisamente cambiata, purtroppo. Dopo non aver visto dall'auto mai al di sopra dei 18 gradi, oggi mi ha segnato fino a 26. Nei percorsi si suda. Ho dovuto e soprattutto potuto fare due docce in un giorno. Da non credere. Domani proverò per la prima volta una strada sconsigliata alle 2WD. Il Mereenie loop che mi dicono abbia come unico problema le forti corrugazioni del terreno. In un paese dove le “spirtizze” sono all'ordine del giorno, gli australiani ce le hanno nel sangue per via del duro continente in cui abitano, tocca dare retta agli avvisi e quindi non sottovaluto il percorso di domani, al punto che prevedo di poter anche desistere e tornare indietro se vedo che diventa veramente complicato procedere. Vedremo, come sempre devo toccare con mano ed avere dei riferimenti anche su altre future situazioni. La meta adesso è Alice Springs. Posso aggiornare solo con testo. Qui il segnale non esiste. C'è solo un wifi a pagamento. 4,5AUD per 100Mb in tre giorni.
Con calma faccio il pieno, prendo il permesso giornaliero (5,50AUD) per il Mereenie Loop e vado. Un po' di apprensione. Sono 155 km. ovviamente di sterrato. Un cartello indica chiaramente Only 4WD. All'inizio di ogni arteria sterrata è sempre segnalata l'apertura o la chiusura e se è All Traffic o Only 4WD. I primi chilometri non hanno nulla di diverso dalle altre strade fatte, poi peggiora un po'. In effetti le corrugazioni della strada sono più accentuate. Non riesco a tenere la velocità oltre i 90 orari che comunque non è male e mi consente di sentire meno i sobbalzi. Ci sono anche tratti molto pietrosi e senza una qualche corsia più pulita. Pericoloso per le forature. Il panorama scorre, ma devo stare attento alla strada. Gran parte di questa procede ondulata per superare continui dossi di 3-4 metri che non consentono comunque di vedere se dall'altro lato arriva qualcuno. Anche il numero di curve, alcune strette, è nettamente superiore. Comunque procedo tranquillamente. A metà strada circa, su un dosso da cui si gode un bellissimo panorama, sosta pranzo. Mentre sono fermo passano almeno 7-8 altri mezzi, anche grosse jeep ma con dietro roulotte e un paio di auto come la mia non 4WD. Mi tranquillizzo ancora di più. Un'occhiata alle ruote. Tutto ok. Si riparte. Il secondo tratto peggiora ancora un po', ma solo perché aumentano i tratti molto pietrosi e con fondo duro e spigoloso. In ogni modo arrivo a completare il percorso. Da adesso solo strada asfaltata fino ad Alice Springs. Mi guardo, dato che è ancora molto presto, cosa visitare nel tragitto. Molto. Vorrei fare almeno due o tre soste con relativa visita. E qui commetto il primo errore. Sono così tranquillo che tutto sia a posto ed i problemi superati, che non scendo a controllare le ruote. Dopo qualche chilometro sento l'auto comportarsi in modo anomalo. L'anti slittamento l'ho riattivato perché su asfalto serve. Comunque è una cosa minima. Ripenso anche, secondo errore, che l'auto usata qualche anno fa in Alaska e NT (stesso nome di dove sono ma in Canada) aveva un dispositivo elettronico che avvisava acusticamente della perdita di pressione dei pneumatici e, per apatia, continuo a non scendere e controllare. Immagino che ormai questo dispositivo lo mettano su tutte le auto e la Qashqai è un'auto non di livello base. Non ho nemmeno il tempo di pensarci su con attenzione, che incontro un bivio che indica a 6 km. un'attrazione. Gosse Bluff. E' scritto ancora Only 4WD, ma ormai devo provare tutto. E sono solo 6 chilometri. Le corrugazioni qui sono veramente tostissime e faccio fatica a tenere l'auto. Sento delle botte ma penso siano dovute alle corrugazioni, ma poi rifletto che sono troppo forti. Finalmente mi decido a fermarmi e scendere a vedere. Pneumatico posteriore destro maciullato. Era sgonfio certamente da parecchio e con la strada presa si è scassato. Va bè, mea culpa ma faccio subito mente locale per risolvere il problema. Intanto controllo che il cerchione non abbia avuto conseguenze. Pare di no. Ho la ruota di scorta. No problem. Vuol dire che dovrò comprare un altro pneumatico. Giro intorno all'auto. Pneumatico posteriore sinistro a terra. Asterischi in fila. Ho già forato due volte nello stesso giorno, ma mai contemporaneamente. Velocemente controllo le altre due che sembrano essere a posto, grazie al cielo. Come dicevo prima, il mio carattere mi fa agire immediatamente per risolvere i problemi. Alle riflessioni e commiserazioni penso sempre dopo. Chiaramente quando c'è qualcosa da fare per risolvere. Parto. Tutto il contenuto del bagagliaio finisce in strada messo alla meglio per non diventare tutto rosso di terra. Tiro fuori la ruota di scorta comprata ed il ruotino (maledizione alle case automobilistiche), ma anche il kit di riparazione. La maciullata devo sostituirla, ma l'altra posso vedere che buco ha e se è possibile ripararla. Alle brutte ho il ruotino. Situazione sotto controllo. Intanto passano due auto il che mi fa capire che anche in questa piccola deviazione c'è movimento. Chiedono ma dico tutto ok perché in effetti posso risolvere. Cambio la maciullata. Quando sto per montare quella buona di scorta, sorpresa. Il cerchione, che chiaramente non è lo stesso delle altre, ha meno spazio per infilare la chiave per avvitare i bulloni. E questi sono cazzi seri adesso. Ho pinze, pappagallo ed altri vari attrezzi, ma avvitare i bulloni richiede una forza che con i miei attrezzi non riuscirei comunque a dare. Chi ci andava a pensare? E infatti nessuno, nemmeno a Perth è stato sfiorato dalla cosa. Sono bloccato. Mi serve aiuto. Passa un'altra auto. Una coppia di australiani. Stavolta li fermo e dico del problema. Anche se evidentemente a malincuore, ma solo perché gli attrezzi sono sempre sotto a tutto nel bagagliaio, tirano fuori tutto e prendono la loro chiave. Più sottile, ma per bulloni leggermente più grandi. Hanno un altro set di chiavi. Quella giusta c'è. Risolto. Scambiamo due chiacchiere e capiscono che non sono in giro da sprovveduto, anche se forse un australiano avrebbe verificato anche la chiave avendo un altro tipo di cerchione. Mi dicono che il posto più avanti è molto bello e che vale la pena di arrivarci. Quello che mi succede è normale amministrazione. Penso che il gommista sia una professione ambita e molto redditizia. Vanno via dato che per il resto posso cavarmela. Penso però che se avessi problemi con quella ruota non potrei levarla finché non avrò acquistato una chiave adatta. Vado con la seconda. La smonto, la gonfio e trovo il foro. Lo segno con la saliva per ritrovarlo. In tutto questo va detto che c'è una lotta impari tra me e le decine di mosche che vogliono assaggiare il mio sudore. Che ci troveranno? Fa schifo, garantisco. Sono così addosso a me che, con i loro ronzii, mi impediscono di sentire il sibilo dell'aria ed inizialmente infatti non riuscivo ad individuare il foro. Parto con la riparazione. Abbastanza semplice e veloce. Reggerà? Prendo la mia preziosissima pompa a pedale che mi sono portato dall'Italia e rigonfio portando alla pressione ottimale. Non perde. Riparazione effettuata. Ho ancora il ruotino disponibile (ri-maledizione alle case automobilistiche). Mentre ricarico alla meglio tutto in auto continuo a controllare i pneumatici per vedere se tutto continua ad essere a posto. Riparto. E andiamo a vedere questo asterisco di posto, che asterisco è. Sarà per lo stato d'animo, per la stanchezza, per la condizione igienica in cui sono con sulla pelle terra rossa mista al sudore, per il pensiero di cosa fare adesso, ma questo asterisco di posto francamente non mi dice un asterisco. Giro l'auto per andarmene e la visione opposta mi fa invece capire che effettivamente il posto è quanto meno interessante. Uno spiazzo verde che, per via della strada che fa una curva per arrivarci, sembra completamente circondato da parti di roccia sempre rosse ovviamente. Suggestivo. Ma vado via lo stesso. I 6 chilometri li rifaccio adesso con molta più attenzione. Non ho più gli stessi margini di sicurezza. Arrivo alla asfaltata. Ricontrollo le gomme, cosa che farò abbastanza regolarmente per tutta la strada. Nessun problema. La strada costeggia le meravigliose West MacDonnell Ranges. Un vero spettacolo. C'è un punto rifornimento ed assistenza dopo una quarantina di chilometri, ma mancano 180 chilometri ad Alice Springs e penso che ho bisogno di una città. Dovrò acquistare almeno un copertone per sostituire il maciullato che è da buttare. Tutta asfaltata. Nessun problema. Arrivo ad Alice Springs. Ho linea veloce internet, come immaginavo. Immediatamente cerco un tyre service. Ci arrivo davanti. Chiuso. Chiudono alle 5 e mezza. Niente da fare. Rimandato a domani. Faccio inversione ad U per andare proprio davanti all'officina e vedere l'orario ed urto per sbaglio il marciapiede davanti. Scendo. Un forte sibilo. No! Pneumatico anteriore sinistro in veloce sgonfiamento. Non è finita! Non perdo un secondo a compatirmi. Risolvo? Mi sembra troppo grande il taglio per la riparazione. Mi serve tamponare fino a domani mattina. Non ci crederete, ma provo con l'attack. Taglio un pezzo al volo del copertone squarciato e lo incollo sulla perdita. Diminuisce parecchio ma non si ferma. Anche se non ci credo molto provo la riparazione. Al volo, senza smontare nulla. In un minuto e prima dello sgonfiamento totale che me lo impedirebbe, il buco si tappa. Non ci credo nemmeno io. Già mi vedevo a dover montare il ruotino (tri-maledizione alle case automobilistiche). Rigonfio e porto a pressione. C'è un bozzetto non rassicurante sulla riparazione, ma è laterale cioè non poggerà su strada e quindi può reggere. Adesso posso fermarmi un attimo e calano una serie di asterischi in varie lingue anche arcaiche. Tre forature nello stesso giorno e due contemporanee. E' il mio record, al momento. Ma sono ancora on the road e sempre con a disposizione il ruotino (quadri-maledizione alle case automobilistiche). Non vi nascondo che questa consapevolezza, cioè di non essere stato comunque messo ko, mi regala una sensazione di invincibilità che mi fa scorrere dentro una forza difficile da spiegare. Mi verrebbe da mettermi in guardia e gridare “Beh, tutto qui? O c'è dell'altro? Perchè così non basta!” Una specie di Rocky Balboa, suonato, ma ancora in piedi. Vaneggio. Riprendo il controllo della situazione e soprattutto di me stesso. E' il momento del contrattacco. Decido in mezzo secondo. Quando è troppo è troppo. Booking. Prezzi alti, ma chi se ne frega. Ho bisogno assoluto di una base. Alice Springs era già un passaggio preventivato di stop e rigenerazione per il seguito che potrebbe essere più complicato. Adesso lo stop deve essere anche senza problemi, oltre a quelli che già ho. Il meno caro è il Best Western Elkira Motel. Prenoto in un secondo. Due notti a 165 euro totali ed ho uno sconto del 10% perché sono cliente Booking. E' a due passi. Vado. La riparazione regge. Non devo avere un bell'aspetto. Stanza super confort. King size. Vasca e doccia. Microonde. Tre tavoli. Presa comunque perché la meno cara, la camera non l'avevo nemmeno guardata con attenzione. Scarico mezza macchina in camera, domani non devo avere dietro impicci. Doccia infinita. Avventuriero si, fesso no. Ho il locale lavanderia vicino. Qui, dovunque, hai a disposizione lavatrici giganti ed asciugatrici che usi autonomamente. Lavo una bella quantità di roba ed è tutto asciutto complessivamente in 30 minuti. I costi sono identici dovunque, dagli hotel ai caravanpark. Liquido per lavatrice 2AUD. Lavatrice 4AUD. Asciugatrice 2AUD. Molto economico tenendo conto che le lavatrici ed asciugatrici potrebbero contenere penso fino a trenta chili di roba. Domani devo risolvere varie cose e probabilmente sarò costretto a comprare due copertoni. Quelli in dotazione comunque non devono essere granché, quello usato preso a Perth è molto meglio e probabilmente lo lascerò montato. Vedremo i prezzi. Ma, come ho verificato oggi, sono spese e precauzioni indispensabili. Sul resto si può risparmiare, ma non su questo. Il viaggio è quello che mi aspettavo. Come potete immaginare, non è il momento di foto o video.
user81826
inviato il 21 Luglio 2016 ore 0:35
Seguo, un po' alla volta.
Cavolo la bucatura finale sul marciapiede deve essere stata una bella sfiga. In Italia non ti sarebbe mai capitato.
Alice Springs è un posto unico per quanto particolare. Ne ricordo in particolare un ostello molto simpatico, gestito da un tizio sudafricano bianco, i pomeriggi sull'amaca leggendo "Viaggio con Charlie" di Steinbeck, le corsette mattutine lungo il fiume secco con canguri e wallaby, gli aborigeni all'ombra sempre vicino al fiume, le soste al WiFi libero al ritorno dal Woolworth/coles e una interminabile giornata sotto il sole cercando un passaggio per Darwin. Sopratutto però ne ricordo la strana aria "invernale" (comunque sopra i 30 gradi di giorno).
Mattinata dedicata alla normalizzazione della situazione sicurezza. All'inizio ho paura di non trovare nemmeno pneumatici come i miei. Qui hanno prevalentemente quelli di auto 4WD. La Qashqai non è comune. Il primo mi dice 8 giorni per averli. Finalmente trovo chi li ha. Devo per forza prenderne due. Nessuna alternativa. Nuovi oltretutto. Di usato nemmeno l'ombra. Costo 480AUD. Mi procuro anche la chiave adatta all'altro cerchione (45AUD). Alla fine ho montate due gomme nuove, quella ottima di Perth e la migliore di quelle originali che è l'unica che mi mette pensiero perché ha poco battistrada. Ho poi una ruota completa di scorta, il copertone riparato da me nell'ultima foratura che non da affidamento, ma potrebbe servire e per finire il ruotino (penta-maledizione, no basta). Per capire perché non la considero una cifra enorme, a parte l'indispensabilità, vi basta considerare che fuori dai centri grandi sono arrivato a spendere ben 170AUD per meno di un pieno ed i 40 litri delle taniche. I costi sono questi. Certo che quello che è successo mi mette in apprensione dato che non posso fare queste spese ogni 1000 km. di sterrato. Se dovesse continuare così sarei costretto a modificare gli itinerari che ho in testa e, in ultimo, anche a poter annullare tutto. Fermarmi e farmi una normale vacanza fino al ritorno in Italia. Spero di no, ma la cosa è sempre possibile e l'ho sempre saputo e tenuto presente. La cosa che veramente mi preoccupa parecchio è l'assenza di rilevatore di foratura perché non mi consente di accorgermi in tempo e, muovendomi anche per pochi chilometri con la ruota a terra, non avere più una foratura da riparare ma un copertone da buttare. E' un problema enorme. Forature ne posso fare 20, ma non posso comprare 20 copertoni anche perché non li trovo nemmeno. Cercherò di fare controlli regolari quando sono su sterrato, ma non è detto che serva. E' il problema principale e mi fa stare in apprensione. Comunque sono a posto, per adesso. Ho fatto rifornimento alimentare. Ho aggiustato gli occhiali che, non avevo detto, ho scassato sedendomici sopra in auto. Ho quelli di scorta ed anche lenti a contatto alle brutte. Fatto tutto entro le 2pm, mi rimetto in moto. Ritorno sulla strada fatta ieri e vado a visitare la Ormiston Gorge data come miglior gola delle West MacDonnell Ranges. Percorso facilissimo all'interno Waterhole Walk. Posto incredibilmente bello. Una grande piscina naturale in cui si specchiano le rocce rosse delle alte pareti a picco. Grande contrasto con i bianchi eucalipti. Nella piscina qualcuno fa il bagno anche se l'acqua è gelata. Posto che vale la pena visitare comunque. Finalmente anche qualcosa di serio di avifauna. Nel tragitto un'aquila segue la strada alla ricerca di prede o vittime delle auto. Dopo un paio di tentativi a vuoto, le vado aventi 500 metri e la aspetto sperando non cambi direzione. Mi viene incontro e devo averle fatto buone foto. Alla piscina un bell'airone si fa riprendere mentre banchetta con dei pesci che cattura facilmente. Soddisfatto ritorno. Domani si riparte ed addio al lusso. Ho 1200 km circa da fare verso nord. Asfaltati stavolta. Inserisco qualche foto solo su facebook. Avrei anche alcune buone, ma non ho proprio il tempo di postprodurre.
Come al solito sveglia prima dell'alba. Devo partire prima possibile. La Stuart Highway che mi porta a nord è un'altra delle grandi e famose arterie australiane. In questo caso asfaltata, divide praticamente in due il continente attraversandolo da nord a sud da Darwin ad Adelaide in poco più di 3000 km. Io ne farò una parte, per adesso. Devo essere assolutamente a Katherine il 23, domani. Poi dirò perché. Subito a Nord di Alice Springs, si attraversa il Tropico del Capricorno. Sono ufficialmente ai tropici, frase che suona un po' strana nel contesto in cui sono. Pian piano, chilometro dopo chilometro i cambiamenti sono lenti ma continui. La vegetazione bassa e scarsa del red center si arricchisce in altezza e quantità inoltrandosi sempre più nel Top End. La temperatura esterna tocca i 33 gradi. Aria condizionata. Adesso che scrivo è buio da un po' ma ci saranno ancora 26-27 gradi e sto accanto ad un fuoco acceso, ma ci arriveremo con calma. Nonostante la temperatura, si sta benissimo. Poca umidità. Il Dry. Le roadhouse si susseguono ognuna con la sua particolarità. Da quella rivestita da banconote lasciate dai viaggiatori, a quella addobbata con documenti sugli alieni, dato che pare il numero di avvistamenti della zona è altissimo. Non mi fermo in tutte. Il centro più importante che attraverso è Tennant Creek dove, ad un tyre service, chiedo se hanno pneumatici di seconda mano. Montata ho ormai solo una delle gomme originali, ma è quella che mi preoccupa di più, la vedo fragilina. Non certo oggi su asfalto però. Comunque, memore degli errori, ogni tanto controllo. L'attrazione più rilevante sono i Devils Marbles. Un nutrito gruppo di massi, di forma tondeggiante, che l'erosione ha forgiato in posizioni improbabili l'uno sull'altro. Lo spettacolo sarebbe migliore al tramonto, come sempre, ma non ho certo il tempo di aspettare. Come sulla costa, si rivedono nuovamente le scene di rapaci che si alimentano con la vittime del traffico. Stavolta però ho affinato la tecnica d'approccio. Dovrei aver scattato la foto migliore ad oggi. Ovviamente secondo i miei parametri. Cominciano ad allungarsi le ombre. Con lo spostamento di oggi però, circa 1000km. verso nord, dovrei aver guadagnato un'oretta di luce suddivisa tra l'alba più precoce ed il tramonto più tardo. In questi mesi funziona così, indipendentemente dall'emisfero. Quando il sole è già tramontato, ma c'è ancora parecchia luce, un cangurino attraversa 50 metri avanti a me. E' un fulmine. Capisco che non è il caso di proseguire. Dovrei tornare indietro perché solo da qualche chilometro ho superato un caravanpark ed il seguente vedo che è ad 80 chilometri, ma abbasso la velocità e proseguo. Musica spenta ed attenzione massima ai bordi strada. Tutto ok, ma ormai passano solo i road train. A Larrimah mi fermo al Wayside Inn Caravan Park da dove sto scrivendo, comodamente seduto al bar. Il posto è una sorpresa. Di quelli che mi entusiasmano e che non troverai mai scritti in nessuna guida. Gestione di un anziano arzillissimo. Avventori seduti sotto la tettoia od ai tavoli esterni del bar, anch'essi datati. Tutta la struttura lo è. Vissuta. Il costo, anch'esso, chissà a che era risale. Pago solo 9AUD invece dei soliti 20. I bagni e le docce hanno pezzi rovinati dal tempo, ma tutto è comunque pulitissimo e non manca nulla. Solo al bar che è anche reception e qualunque altra cosa volete, la polvere sugli oggetti non viene tolta da decenni. L'insieme trasuda vita, non saprei come esprimerlo diversamente. Non è un caso che, per la prima volta, dopo una doccia, mi vado a prendere una birra ed a sedermi ad un tavolino del bar, sotto un improbabile ombrellone. Accanto a me il proprietario-gestore si beve una birra insieme a dei ragazzi ed altri anziani. Chiacchierano ascoltando della musica country da una radio. Ridono, scherzano. La temperatura è incredibilmente piacevole al punto che, non so perché ma non stona affatto, c'è un braciere con grossi ciocchi dentro che bruciano allegramente. Le fiamme sembra danzino una specie di quadriglia che sta suonando. Bevo una discreta birra australiana e scrivo. Addosso un senso di profondo appagamento. Come se fossi a destinazione e non nel mezzo di un percorso. Riflettevo guidando oggi. Perché mi piace così tanto stare al volante e trasferirmi da un posto all'altro percorrendo strade infinite? Non saprei, ma mi viene il parallelo con le migrazioni degli uccelli. Anch'essi attraversano i continenti seguendo delle vie ben definite, seguendo dei bisogni istintivi, fisici ed interiori, che non possono controllare. L'interesse per gli uccelli è ovviamente legato, da psicanalisi di basso livello, al sogno-bisogno del volo e di conseguente emancipazione dalla gravità che ci inchioda a terra. In una grande gabbia accanto a me vedo del movimento sui rami di un albero. C'è anche una specie di casetta da uccelli, ma lunga due metri e con non meno di dieci aperture circolari. Prima ci avevo visto dentro una persona. Mi alzo e mi avvicino. Dentro vedo almeno sei o sette animaletti più o meno della forma e della grandezza di uno scoiattolo. Chiedo. Sono Squirrel Glider o scoiattoli planatori. Hanno la pelle della pancia così estesa tra le quattro zampe che riescono a planare, distendendola e tendendola completamente, per distanze anche di 50 metri tra gli alberi su cui vivono. Sono marsupiali e notturni. Uno di quegli animali che vedrai solo dai documentari. Io riesco ad avvicinarmi ed a fotografarne uno discretamente bene perché mi fanno entrare all'interno della gabbia. Non mi piace che stiano in gabbia e nemmeno il fotografare animali in cattività, ma è un'occasione unica. Una signora, forse moglie del proprietario, sembra la persona più interessata e che si occupa delle varie gabbie che adesso noto tutt'intorno alla struttura. E' lei che, visto il mio interesse per fotografarli, mi fa entrare nella gabba. Dopo che ho ottenuto un discreto risultato, dati gli iso altissimi necessari, mi chiede una delle foto. Gliela copio. A questo punto mi porta in braccio un piccolissimo Wallabi che è una specie di canguro. Lo accarezzo. E' agitato. Chiedo della madre e mi dice che è morta. Per calmarlo lo infila completamente in un sacco di tela che fa le veci di un marsupio. Smette subito di agitarsi. Beh, cosa voglio di più?
Ecco il motivo dei 1200 chilometri. Oggi c'è una festa aborigena annuale in una comunità altrimenti inaccessibile senza permesso. Beswick. Se cercate su internet “Walking with Spirits” troverete materiale. Quest'anno, sfortunatamente, gli spiriti hanno detto che il luogo sacro, dove si è sempre svolto l'evento, deve riposare. Peccato perché il posto, dalle foto che ho visto, è splendido. Potete giudicare da soli guardando il sito. Quindi si fa all'interno della comunità. Vengono gruppi da varie parti dell'Australia. Sono arrivato stamattina presto. Ieri avevo consumato tutta la benzina normale per poter rifornirmi con la LAF (Low Aromatic Fuel) che è come la Opal di cui avevo già parlato. Senza, non ti fanno entrare. Il posto è 50 chilometri ad est della Stuart Highway tra Katherine e Mataranca. Ormai sono in pieno Top End e si sente. 33-34 gradi, ma oggi c'è qualche nuvola ed un po' d'umidità, aria ferma e quindi si respira poco. Un paio di chilometri prima della comunità, c'è un posto di blocco dei ranger. A tutti i guidatori viene fatto l'alcool test e chiesto se hanno alcoolici. Non penso mi arresteranno per il po' di sambuca che mi sono portato dall'Italia e che ha fatto comodo nelle notti fredde che adesso rimpiango. Il caldo è un problema perché non posso chiudermi in auto a dormire. Non si resiste. Solo in mattinata è gestibile. Quindi dovrò convivere con le zanzare e non stare sotto degli alberi per il rischio serpenti. Ma torno ad oggi. Arrivando presto assisto e riprendo in vario modo alcune prove di qualche gruppo. L'ingresso è 50AUD + 50AUD se si campeggia stanotte, ma non mi fermerò perché i posti sono già sold out. Lo spettacolo non si può riprendere, ma ho delle speranze visto che adesso tutti riprendono e filmano e che il divieto recitava “per tutta la giornata”. Arriva su di una carrozzella un anziano affetto probabilmente da parkinson. Gli fanno delle grandissime feste. E' un vecchio danzatore molto conosciuto. Non ci si può allontanare dall'area dello spettacolo. In questo momento sono seduto sulla mia sedia australiana (20AUD a fondo perduto spesi benissimo). All'ombra, davanti al palco dove si danno il cambio artisti che però non c'entrano con le danze ed i canti aborigeni. Per la prima volta vedo un vero Didgeridoo ed il suono è straordinariamente inquietante. Si tratta di un tronco cavo piuttosto lungo, diciamo un metro e mezzo, ma non c'è una dimensione precisa. Vi si soffia dentro ed emette un suono cupo e basso. Quelli veri sono molto rari perché il ramo deve essere scavato da termiti e quindi trovato in natura. Questo lo è ed è evidentissimo dalla forma e dalla assoluta mancanza di qualunque decorazione. Nella parte finale il legno è molto logoro e scheggiato. Quando viene suonato incanta letteralmente. Sul modo di suonarlo c'è un interessante parallelo con le Launeddas. Per chi non lo sapesse, sono un antichissimo strumento tipico sardo, due-tre tubicini di canna di varia dimensione suonati contemporaneamente. Il parallelismo sta nel sistema di respirazione particolare che il suonatore deve utilizzare. Circolare. L'emissione d'aria non si deve mai fermare e quindi si deve essere in grado di creare un circolo continuo tra inspirazione ed espirazione. Spero di aver fatto comprendere. Per il Didgeridoo si utilizza la stessa tecnica. Mi sembra molto interessante questa similitudine tra popoli e culture così lontani. C'è una galleria d'arte con opere solo in mostra e non in vendita che sono le più belle che abbia mai visto d'arte aborigena. Caldo asfissiante. Sto praticamente lavorando come fotoreporter free lance, ma soprattutto free money, anzi devo pagare io. Devo approfittare perché situazioni come questa, non turistiche (ci sono solo aborigeni ed australiani di zona) sono rarissime. Nei centri più vicini non ne sapevano nulla. Cartelli nessuno, nemmeno a 2 chilometri da qui o al bivio sulla strada principale. Niente di niente. Gruppi folti di ragazzini aborigeni della comunità si divertono giocando anche con una palla ovale. Sollevano un sacco di polvere correndo sulla sabbia su cui fra un po' si esibiranno i danzatori. Qui in Australia più che sinonimo di football americano è sinonimo di football australiano che è profondamente differente. Non entro nei dettagli ma, se avete occasione, dateci un'occhiata. Ne trasmettono ogni tanto su sky sport. Il numero di giocatori e le modalità di gioco mi hanno sempre fatto pensare al calcio fiorentino. C'è un'aria di festa paesana, austro-tropicale però. Per la prima volta vedo un'interazione vera tra aborigeni e bianchi. Si stanno tutti divertendo. Della festa scriverò domani. Primo post non di un'intera giornata.
Eccoci alla festa. Come speravo non ci sono problemi per le riprese. Mi metto a fianco al palco con la mia sedia e l'attrezzatura. Penso mi abbiano preso per uno che sta facendo un qualche servizio. L'attrezzatura che ho, tra fotografica e video, sembra proprio per lavoro. Conosco un figlio di calabresi, nato a Perth, che vive a Darwin e che ha la fotografia come hobby ma è, insieme ad altri incaricati per i video, il fotografo ufficiale. Lo saluto. Mi ha detto che mi seguirà su facebook. Tramonta. Si accendono di rosso, all'interno, due grossi cilindri, credo metallici, alti 6-7 metri, che sono forati in modo da restituire disegni di fattura aborigena di animali. Suggestivi. Sulle nostre teste passa, ma ormai non ho più luce per delle foto, uno stormo di flying fox. Bellissimi pipistrelli con una apertura alare che può arrivare a quasi un metro. Uno spettacolo. Gli altri quasi non ci fanno caso, sono abituati. Lo spettacolo inizia con i suoni ed i canti di quelli del villaggio in cui siamo. Lo capisco dal fatto che ci sono tutti i ragazzini, una trentina, che, con corpo e faccia truccati di bianco, fanno un gran pestare sollevando una nuvola di polvere incredibile mentre cercano di imitare i passi ed i movimenti degli adulti. I movimenti, come mi ricorda mia moglie da quanto letto e visto nell'altro viaggio, sono quelli di vari animali in cui i danzatori si calano. Il tutto accompagnato dal Didgeridoo. L'impressione però è di una festa, un divertimento collettivo, non certo di qualcosa di veramente sacro e spirituale. Se fosse stato così, certamente non avrei potuto essere qui insieme a tutti gli altri whitefellas. Bisogna accontentarsi. La seconda esibizione è forse la più bella della serata. Con accompagnamento anche di strumenti convenzionali e di suonatori non aborigeni, due anziane sedute sul palco leggono da un foglio e recitano con voci molto profonde quella che sembra essere una qualche storia del Dreaming. Contemporaneamente, su una tenda che è stata piazzata a chiusura di metà palco, delle ombre gestite da varie persone con sagome di lucertole, farfalle, alberi ed altro, seguono e descrivono visivamente quanto dicono le anziane. Spero di aver fatto delle buone riprese perché ne valeva veramente la pena. C'è silenzio, a differenza della prima performance e di tutto il seguito della serata. La storia affascina tutti, chi la comprende in lingua aborigena e chi no. Nel resto della serata assisto solo ad altri due interventi di musica tradizionale. Un gruppo proveniente dalle isole a nord di Cape York che hanno più influenze e lineamenti dell'area maori e polinesiana e la cosa è evidente dalle danze, dai costumi e dagli strumenti. Infine un duo costituito da un suonatore di didgeridoo ed un cantante, entrambi vestiti e truccati in modo tradizionale, che al mio orecchio profano sembrano comunque molto bravi. Per il resto si esibiscono solisti e gruppi anche aborigeni, che però fanno musica che miscela qualche tocco di tradizione con arrangiamenti occidentali. Trovo interessante solo un solista che canta in modo tradizionale. Deve essere molto conosciuto, visto il comportamento del pubblico. Lo acclamano tutti, senza distinzione di razza. Io mi muovo un po' dappertutto per fotografare e riprendere. Cosa è venuto fuori lo vedrò più in là. Intanto sono praticamente avvolto in un bozzolo di fango vista la polvere ed il mio copioso e continuo sudare. E qui non ci sono docce. Una favola. Prima che chiuda tutto vado ai bagni migliori che sono all'interno del centro culturale per una rinfrescata necessaria per poter affrontare la notte. Resterò qui. Figurati, nel casino che c'è, se qualcuno controllerà mai che io non sono tra quelli che hanno pagato per campeggiare. L'ultimo gruppo è solo whitefellas e nulla ha di aborigeno, nemmeno per sbaglio. Vado via. Trovo un buon posto. Passo e chiudo.
Giorno 21 24 Luglio - 2016
Solo verso le 5, ancora buio, posso chiudere lo spiraglio dei finestrini, lasciato aperto per non soffocare. Alle prime luci sono in piedi. Uso la mia acqua per una rinfrescata. Pian piano si mettono in moto tutti, da qui si deve andare via. Con calma, ma senza eccezioni. Dopo questo appuntamento non ho altri punti fissi da rispettare nel mio viaggio. No, non è vero. Il 17 Agosto ho ottenuto il permesso per la comunità di Balgo nel Kimberley. Dovrò esserci. Comunque è una data ancora lontana. La strada più logica da fare adesso è la Central Arnhem Highway su cui già mi trovo. Un'arteria di circa 700 chilometri che occorre percorrere due volte perché non ci sono altre possibilità per tornare indietro. Per Beswick ho percorso solo i primi 50. Ho acqua e benzina, vedo che a 200 km. c'è un posto in cui fermarmi e fare una doccia e quindi vado. Prima però, visto che la strada (tutta sterrata e che lo dico a fare) è soggetta ad un permesso per cui ho già pagato e che posseggo, ma ha delle date diverse da quelle che mi servono, vorrei avere informazioni. Di gente della comunità nemmeno l'ombra. E' pure domenica ed il centro comunitario resterà chiuso. A qualcuno dell'organizzazione faccio presente il problema, ma mi dicono di aspettare. Aspetto, ma mi muovo anche andando a parlare con chi, del villaggio, vedo in piedi. Capisco che non è aria. Ricevo informazione però che la strada è buona per tutti i veicoli. Per l'altro problema mi consigliano, i bianchi, ma avevo già deciso così, di andare comunque dato che ho pagato i 35AUD del permesso. Avevo anche spedito una mail per informare dell'errore sulle date, ma non mi hanno risposto. Possono però verificare se mi faranno problemi. Il permesso si ottiene e si paga online sul sito della Dhimurru Aborigenal Corporation. Parto, direzione Nhulunbuy, costa del mar di Arafura davanti a Papua Nuova Guinea. Perché? Fondamentalmente per esserci, fare questa arteria ed attraversare l'Arnhem Land che anche qui in Australia è considerata una delle ultime aree realmente incontaminate. Troverò dei posti da visitare, uno per birdwatching. Alcuni hanno accesso limitato ad un numero di auto che all'incirca è di 10 per day. In questi giorni c'è ancora qualche disponibilità, ma non so se andrò anche perché quasi tutti hanno accesso solo per 4WD. Quindi obiettivo primario al momento è solo attraversare l'Arnhem Land. Con qualche apprensione, visti i precedenti. Si va. La strada è fattibile, ma non è comunque rilassante. Le corrugazioni che adesso, con l'esperienza, sono diventate la mia prima preoccupazione, ci sono ed anche abbastanza accentuate. Fortunatamente sono più i chilometri con fondo buono. Scendo a controllare le gomme all'incirca ogni 10 chilometri. C'è sempre quell'unica, anteriore destra, che mi lascia perplesso. Devo assolutamente evitare la distruzione di un altro pneumatico. Un wallaby mi si fionda davanti. Brusca frenata, lo evito. Passa a non più di 3 metri. Saltella allegramente e a me invece ha fatto venire un infarto. Ad un fiume con abbastanza acqua e dotato di ponte, mi fermo per una sessione fotografica. Molta sabbia. Osservo bene per eventuali coccodrilli di acqua salata o dolce. Francamente non ricordo se ne ho già scritto. Comunque accenno. E' uno dei grossi pericoli dei corsi d'acqua. In questa stagione di secche si è abbastanza tranquilli, però. A Larrimah, al caravanpark che mi era piaciuto molto, dietro la struttura era sbarrato l'accesso ad un corso d'acqua vicino. La scritta, molto grossa, proibiva assolutamente di inoltrarsi per il rischio Salt Crocodile e se guardate su una mappa vedrete che Larrimah con il mare c'entra veramente poco. I coccodrilli d'acqua salata, i veri mangia uomini, sono i più grossi. Se non ricordo male possono raggiungere i 5-6 metri e risalgono anche per centinaia di chilometri i corsi d'acqua dolce. Gli altri, di fiume, più piccoli, difficilmente attaccano ma è bene stare comunque attenti. Ma, come dicevo, non è la stagione perché i corsi d'acqua sono secchi. Ma io mi sto avvicinando al mare. Qui c'è solo qualche uccello spaventato dal mio avanzare. Dopo circa 200km. percorsi, arrivo al Mainoru Lodge, oasi nel nulla. Faccio finalmente una doccia. Anche se sono solo quasi le 12 decido di restare. Ho davanti ancora 480 km. ed in mezzo ho solo un'altra area di sosta possibile che però dovrei raggiungere spostandomi di un po' di chilometri dalla strada principale. Dopo ieri devo riposare. Benzina non mi serve. Posto comodo. Bagni e docce sul prato, aperti sopra, coperti da tendoni. Essenziali, ma come sempre comodi e c'è sempre tutto. Un gelato tipo magnum ed una lattina di coca 9AUD. Ci si può stare. Non c'è nessuno, arriva solo una famiglia sul tardi. Tutto per me. Sedia. Relax. Era ora. Mangio comodo. Sono accanto alla macchina. Ma non è che la gomma è un po' sgonfia? Ma certo che è sgonfia. E siamo a quattro. E proprio l'anteriore destra che mi aspettavo. Penso che non potrò fare a meno di cambiarla con una nuova. Lo immaginavo. Va beh, meno male che sono rimasto. Sono accanto alle docce. Resto in mutande a sudare per tirarla giù. Foro piccolissimo che non posso trovare se non la smonto. Trovarlo infatti è stata la cosa più difficile. Ho dovuto gonfiarla molto oltre il normale per sentire il piccolo sibilo dell'aria. L'ho anche messa sotto l'acqua della doccia, ma non ho una grossa tinozza che sarebbe la cosa migliore per l'identificazione. Comunque alla fine lo trovo. La riparazione è veloce. Rimonto. Ci sto prendendo la mano. Finalmente relax. Schiaccio pure un pisolino pomeridiano. Un lusso. Scrivo. Sta tramontando. Mangio prima che la luce vada via. Domani partirò prestissimo, come sempre. Voglio avere l'intera giornata per aver tempo in eventuali e a questo punto probabili altre forature. Quando uscirò dall'Arnhem Land un altro copertone è d'obbligo. Avrei già dovuto farlo. Il wifi c'è ed è a pagamento, ma è lentissimo e non so nemmeno se riesco ad aggiornare anche solo testualmente. Vedo rane sul prato. Verifico con l'app che non ci sono rane o simili velenosi. Sul tettuccio interno dell'auto c'è un raduno non autorizzato di moschini. Spruzzata di insetticida. Non lo avevo ancora detto? Ho anche questo con me. Ed è stato utile finora. A domani.
Adesso i problemi sono seri. Ci arrivo. Immancabile sveglia alle prime luci. Ancora il sole non si vede che già parto. Percorro quasi 100 chilometri. Strada sempre dura e corrugazioni. Non posso godermi il panorama. Ormai posso affermare che gli sterrati australiani sono i peggiori mai affrontati. Continuo a preoccuparmi delle forature con frequenti rapidi stop di controllo. Nulla. Sento un battere metallico all'altezza dell'anteriore sinistro. Comincio a farci attenzione. Ogni volta che affronto un tratto particolarmente accidentato mi sembra che il rumore cresca di intensità. In ogni caso è praticamente continuo. Mi fermo. Un conto le forature a cui posso rimediare, un altro un problema meccanico. Penso a sospensioni ed ammortizzatori che sicuramente non ho risparmiato. Davanti ho quasi 370-380km di questo sterrato fino al primo centro che è poi il punto d'arrivo Nhulunbuy, dove non troverò certamente nulla come eventuale aiuto meccanico. E poi ho tutto il ritorno. Altri 700 chilometri sempre sollecitando l'auto. E questo solo per arrivare alla Stuart Highway. Penso che sarei matto a continuare. Devo verificare che problema ho. Inverto la rotta. Avendo fatto solo metà Central Arnhem Road, abbandono. Fin qui avevo guidato al risparmio, un po' meno velocemente, vista la tanta strada. Anche per vedere la macchina come si comporta, adesso invece vado a velocità sostenuta. E' meglio per affrontare le corrugazioni, perché entri in sintonia con i vuoti tra una e l'altra e balli meno, però devi fare molta più attenzione. L'auto non accusa problemi. Ogni tanto scendo sempre a controllare le gomme. I 300 chilometri circa di sterrato, fino a ripassare per Beswick da cui ho altri 50 di asfalto, scorrono veloci e senza problemi nonostante qualche inevitabile botta molto più forte degli scossoni continui. Alla Stuart mi sento un po' più disteso. Il centro più vicino è Katherine che è anche abbastanza grosso da avere certamente dei centri assistenza. Su asfalto non c'è nemmeno il rumore che mi ha fatto desistere. Lo sento solo se faccio qualche sobbalzo e qui le strade non sono certo come le nostre. Zero buche, ci puoi giocare al biliardo. Giro ben quattro officine che si occupano di sospensioni, ruote o meccanici generici. Tutti non hanno tempo. Secondo rigidissima modalità anglosassone devi prenotare anche solo per verificare il problema e si parla di giorni di attesa. Rimpiango il latino-america e l'area mediterranea, ma basterebbe non essere in paesi anglosassoni, in cui già quanto meno saprei il problema e che fare. Solo uno mi dice di tornare alle 15 (4 ore di attesa) ed avrei fatto bene ad aspettare, ma non lo sapevo. A 300 chilometri asfaltati c'è Darwin, la grande capitale tropicale del Nord Australia. Devo comunque andarci. Dovrei vedere qualcosa sul tragitto e qui a Katherine a cui per adesso devo rinunciare. Posso arrivare con ancora tutto aperto. Ho già fatto 6500 chilometri e quindi 300 su asfalto sono un'inezia. Viaggiando a 130km/h arrivo in fretta. L'auto non ha problemi. Comincio a girare officine di vario tipo. Dopo almeno 7-8 capisco che non arrivo a nulla. L'appuntamento possibile più vicino per un controllo è fra 3 giorni. Per le nostre abitudini sembra inconcepibile. Nelle officine non puoi nemmeno mettere il naso. Puoi solo parlare all'addetto in ufficio ed è lui l'unico che può parlare con i tecnici. Non ottengo nulla di nulla. Per non perdere giorni decido di rivolgermi direttamente alla Hertz da cui ho preso l'auto. Ma non posso portare l'auto così ricoperta di terra rossa che dimostra la mia non osservanza degli obblighi contrattuali. Cerco un car wash. La cifra che mi chiedono per liberare dalla sabbia interno ed esterno, le guarnizioni ed il fondo è incredibile. 300AUD. Mi dicono che è pure un buon prezzo. Sanno perfettamente che è una prassi prima di riconsegnare l'auto all'autonoleggio. Me ne vado, inizialmente. Chiedo a dei distributori se la cifra richiestami è normale e mi dicono che per grandi fuoristrada arrivano a chiedere 600AUD. Questi dati non sono presenti da nessuna parte e su nessuna guida. Non so se a Perth, dove dovrei fare la stessa cosa, il prezzo sarà uguale ma a questo punto penso di sì, spero non di più. Mi metto d'accordo per l'indomani all'apertura. Impiegheranno ben 3-4 ore. Prendo una stanza ad un motel, il Leprechaun. La meno cara al solito. 204AUD per due notti. Devo scaricare tutta la macchina. Ruota, copertone e taniche di benzina piene me le faccio mettere in un magazzino dell'Hotel. A questo punto ho un secondo problema. Le ruote che ho comprato. Se mi cambiano l'auto perdo tutto, ruote di scorta comprese. Domani proverò a rimettere le vecchie e tenermi le nuove da parte, ma potrebbe essere inutile se sarà un'auto diversa. Insomma, è un bel casino. E non so nulla, al momento, di come si risolverà.
Giorno 23 26 Luglio - 2016
Sveglia alle 7. Per me è tardissimo, sono abituato alle 5 o 6 massimo. Consegno l'auto. Vicino c'è il Museum and Art Gallery of the Northern Territory. Consigliato. Si sta bene all'esterno nonostante la temperatura, ma l'aria condizionata all'interno è meglio. Ingresso libero. Bella terrazza con ristorante davanti al parco ed al mare, in cui scrivo un po' facendo colazione. All'interno una bellissima sezione aborigena, con opere che risalgono anche agli anni 30. Una interessantissima sezione dedicata al ciclone Tracy che nel 1974 rase al suolo Darwin, cosa che non erano riusciti a fare i bombardamenti pesanti subiti durante la World War II. Che ci sia un importante passato e presente militare dovuto alla posizione così a ridosso dell'Asia, è reso evidente dal fatto che spesso si sentono e vedono in volo dei caccia. Tornando al museo, altra segnalazione va alla sezione dedicata alla satira grafica. Una parte di questa sezione è composta da vignette seguenti all'attentato a Charlie Hebdo. Ne fotografo tre che mi piacciono particolarmente. Nella sezione naturalistica mi resta impresso lo scheletro preistorico di un'oca gigante. E' identico a quello di un dinosauro. La vera attrazione del museo, che per molti è la vera ragione del venire qui, è SweetHeart. Un salt crocodile maschio di oltre 5 metri che divenne famoso nel 1970 perché attaccava spesso barche da pesca in alluminio a motore, rovesciandole. Al museo è esposto ed è abbastanza impressionante. Mi metto a leggere quanto scritto in proposito. Scopro che, questo poveretto, nonostante la sua indole, non aveva mai ucciso nessuno dopo aver fatto cadere in acqua gli occupanti delle barche attaccate. L'attacco ai motori delle barche era istintivamente dovuto alla difesa del territorio. Traducendo in altro modo, attaccava chi gli andava a rompere le scatole a casa sua e lo cacciava semplicemente senza ucciderlo. Decisero di catturarlo e di portarlo in un luogo circoscritto in cui non avrebbe più potuto nuocere e questo è scritto come se la cosa fosse caritatevole, sti ×. Lo narcotizzarono, ma restò impigliato in non so bene cosa ed annegò. E c'è pure scritto: sfortunatamente, sti tripli × australioti. Poiché era diventato famoso in tutto lo stato, fu imbalsamato e messo al museo ed è diventato il simbolo riconosciuto del Northern Territory. E questo è scritto come se per lui è un onore. Mi prende una voglia di dirgliene quattro, ma vado via di corsa. Comunque era il 1970, oggi penso non sarebbe successo. La presa di coscienza naturalistico-animalista in Australia è stata molto, molto tardiva e nel secolo scorso hanno fatto dei macelli ambientali ai quali adesso stanno ancora cercando di mettere riparo. Una fu l'introduzione di specie che scombussolarono l'ambiente in cui si diffusero incontrollate, annientando delle specie autoctone. Riprendo l'auto che sembra uscita dal concessionario. Torno in hotel ed il ragazzo che mi riporta pneumatici e taniche per ricaricarle, resta stupito quando gli dico che ho pagato 300AUD. Io glielo avevo detto come a dire: e te credo che è pulita bene. Lui vuole sapere in dettaglio dove l'ho lavata perché il prezzo è basso e dove va lui avrebbero chiesto 400AUD. No comment. Al car wash, per curiosità, chiedo quanto costa un lavaggio normale ad una piccola citycar. Risposta 110AUD. Beh, mi rivolgo a chi cerca lavoro in Italia, se venite in Australia adesso sapete in che lavoro investire. Facile e ben pagato. Non gli dico il costo italiano perché penso non mi crederebbero. Durante la mattinata ho riflettuto sulla situazione. Ieri sera avevo cercato info anche su internet. Non è possibile che sia un danno a sospensioni o ammortizzatori. Ho fatto 300 chilometri tosti di sterrato e 300 veloci di asfalto senza risparmiare l'auto e non mi ha dato alcun problema di tenuta di strada e nemmeno di freni. E' ragionevole pensare che potrebbe essere qualcosa di minore e non particolarmente limitante. Decido di aspettare e di risporcare un po' l'auto in maniera adeguata all'assicurazione. Portandola com'è adesso capirebbero immediatamente. Non so quanto sono fiscali e quindi devo stare molto attento. Farò il vicino Kakadu, già previsto, che è molto turistico e per questo, praticamente ovunque, arrivi su asfalto. Ci sono già stato, ma solo un paio di giorni, ed invece c'è molto da vedere. Inoltre è la zona migliore per la caccia fotografica e devo fare anche dei giri con operatori. Se dovesse peggiorarmi il problema posso chiedere l'intervento h24 della compagnia d'affitto dato che sono perfettamente in regola, adesso. Altrimenti tornerò qui tra qualche giorno per far vedere io l'auto prima di rimettermi in marcia per altri luoghi. Tenendo conto dei pro e dei contro, decido così. L'auto torna a caricarsi di tutto. Ho ancora una notte all'hotel e sono ancora le 14. Vediamo Darwin. Sulla costa, ma praticamente in centro città, sulla Cullen Bay, attraverso delle zone di ville superlusso con pontile privato che colpiscono anche me che per queste cose ho un rifiuto. Dall'altra parte del centro, il nuovo Darwin Waterfront Precint, bello e molto stile Aussie (australiano), mi lascia freddo. C'è una enorme piscina di acqua salata, con grande spiaggia con tanto di ombrelloni e sdraio, dove creano 10 tipi di onde diverse. I bagnanti si divertono parecchio. C'è pure una insenatura naturale, sbarrata da reti anti Cubo Meduse, in cui ci si bagna in mare. In questo periodo le Cubo Meduse sono rare, ma comunque le reti non garantiscono al 100%. Le cubo meduse australiane sono piuttosto grosse con filamenti lunghi fino a 3 metri. Ah, dimenticavo, mortali. Pare si muoia più per queste che per gli squali bianchi. E non è finita, c'è pure una varietà più piccola per cui le reti sono ancora meno efficaci ed anch'essa mortale. Ecco spiegata la grande piscina. Comunque qualcuno in acqua c'è. I bagnini sono tanti ed onnipresenti. Penso anche che i sistemi di sicurezza siano vari ed efficienti. Questo è il lato positivo del rigido mondo anglosassone. Faccio una interessante sessione fotografica in dei giardini tropicali meravigliosi, sempre sulla costa accanto al centro. Invece dei colombi qui ho notato sui prati decine di tranquilli e splendidi ibis. Bellissimi. Tra chi passeggia, legge, gioca, fa jogging, fotografa. Ci sono aborigeni, alcuni ubriachi. Mi imbarco poi, per attraversare la baia, sul traghetto di linea per Mandorah (26AUD andata e ritorno). Un sobborgo raggiungibile con 20 minuti di traghetto. Su strada sono invece più di 100 chilometri. C'è una bella e colorata costa e faccio un giro anche nel bush nei dintorni del molo. Il sobborgo è invece a 5 chilometri da dove si sbarca e non vado. Rischierei di perdere il ritorno. Sul traghetto lavora una ragazza italiana da un anno in australia. Dice che lo farà per un altro paio di anni. Per tornare in Italia, chiedo? No, non se ne parla. E a far che? Torno in Hotel e mi preparo per domani. Con un po' di apprensione per il mezzo, si riparte. Meno male. Le città occidentali, comunque siano, mi angosciano.
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