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Confusione con profili colore photoshop...


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avatarsenior
inviato il 13 Dicembre 2014 ore 23:30

La faccenda è complessa solo perché viene affrontata nel modo sbagliato; comprendendo i meccanismi di base tutto appare chiaro.
Lo standard ICC è fatto per semplificare le cose.

Se mandi a stampare una foto con profilo ProPhoto ed escono colori ad cazzum è colpa del service, cambialo.
Service un minimo seri mettono anche a disposizione i profili .icc delle loro macchine; in questo modo puoi fare tu la conversione colorimetrica e dare a loro la foto già con profilo di destinazione.


avatarjunior
inviato il 14 Dicembre 2014 ore 3:04

Ma se io scatto una foto e la devo elaborare per poi postarla sul web se uso il profoto tutti la vedranno come la vedo io sul mio schermo? E che profilo usare per lo schermo? Se io posto una foto con profilo profoto e chi la viusualizza ha lo schermo impostato su srgb ( come me ) la vede come io l'ho impostata o alterata?
Per me risulta ancora incomprensibile sta cosa dei profili...

avatarsenior
inviato il 14 Dicembre 2014 ore 4:42

Se mandi a stampare una foto con profilo ProPhoto ed escono colori ad cazzum è colpa del service, cambialo.


No, è colpa tua. Il service non c'entra nulla.

avatarsenior
inviato il 14 Dicembre 2014 ore 12:45

@Callisto Romani

Perché ?

avatarsenior
inviato il 14 Dicembre 2014 ore 13:33

Wow Ramiel non sapevo che prophoto fosse addirittura meglio di adobe rgb.. grazie per l immagine degli schemi colorea

avatarsenior
inviato il 14 Dicembre 2014 ore 15:28

AdobeRGB fa schifo come spazio colore, la sua efficienza nel codificare il LAB è circa il 50%.
Il ProPhoto arriva al 91,2%, la più alta di tutti.

avatarsenior
inviato il 14 Dicembre 2014 ore 17:57

Raamiel, quali sono, se esistono, i monitor che hanno come spazio colore il prophoto, e quanto costano!

avatarsenior
inviato il 14 Dicembre 2014 ore 18:09

Non esistono... come non esiste nessun monitor che ha come spazio colore sRGB o AdobeRGB o qualsiasi altro spazio di riferimento teorico.
Il ProPhoto è uno spazio astratto, non descrive nessuna periferica.

Si può solo fare un raffronto di volume gamut e copertura. Un buon monitor wide-gamut copre più o meno AdobeRGB con percentuali che vanno da poco meno del 100 a poco più.

Questo è il raffronto tra AdobeRGB e il gamut del mio monitor :





Sono morfologicamente simili perché i profili teorici sono di classe display, come i profili reali che descrivono i monitor. Ma non sono identici.

Nessun monitor al mondo copre il ProPhoto, nemmeno lontanamente; anche perché il ProPhoto si estende (in piccola parte) oltre i colori percepibili; di fatto parte del suo volume non descrive coordinate colorimetriche reali.

Raffronto tra il ProPhoto e il mio NEC :





Il gamut del ProPhoto arriva a 2,879,568 il mio NEC (nel corrente profilo) solo 1.329.410.
Monitor top di gamma possono arrivare a un gamut leggermente più elevato, ma dubito che andrebbero oltre 1.500.000.

avatarsenior
inviato il 14 Dicembre 2014 ore 18:38

Grazie per la risposta, allora il prophoto in questo momento ha senso principalmente, in parole semplici, per il non dover ricampionare in adobe rgb (con conseguente perdita) e nel caso futuro di monitor a più ampio gammut? O anche per altri motivi?

avatarsenior
inviato il 14 Dicembre 2014 ore 18:40

Il ProPhoto consente di avere una catena essenzialmente lossless durante la lavorazione delle immagini.
Essendo così ampio si è certi che contiene i gamut di caratterizzazione di praticamente ogni sensore fotografico e di ogni periferica reale che andrà a riprodurre il colore.

avatarsenior
inviato il 14 Dicembre 2014 ore 22:13

Perché ?


perché non è riproducibile. é solo uno spazio di lavoro estremamente ampio che permette a sua volta di garantire l'incaspulamento di tutti i colori nel profilo di stampa definitivo.
Mandare in stampa file con spazio colore profoto è praticamente ridicolo.

Essendo così ampio si è certi che contiene i gamut di caratterizzazione di praticamente ogni sensore fotografico e di ogni periferica reale che andrà a riprodurre il colore.


esatto, vedi che lo sapevi? e allora perché mi chiedi " perché " ?
Non ci sono periferiche che son in grado di riprodurre profoto.
figurati le macchine di stampa chimiche... quelle a malapena riproducono srgb....

quindi è errato mandare in stampa foto con spazio colore profoto.
(a meno che non ci sia un service piccolo e professionale come me che le pretende (se ci sono!) in profoto per provvedere personalmente alla conversione nel profilo di stampa dopo aver fatto tutte le prove del caso).

Mi pare normale..un 30x40 da me costa 12 euro sulla carta più costosa, mentre lo stesso formato in un lab costa della più alta qualità 5/7 euro.
Io mi occupo di adattare il file al tipo di carta. di certo un lab che spara 4000 foto all'ora non può permettersi di fare la stessa cosa. (non certo per incapacità, ma proprio questione di numeri)


avatarjunior
inviato il 14 Dicembre 2014 ore 22:20

Non sono convinto che l'utilizzo di ProPhoto come spazio colore di lavoro sia il più indicato in assoluto, per due principali ragioni:
- gran parte dei colori che contiene ha scarsissime possibilità di essere riscontrata nel mondo reale;
- la correzione colore è più difficile che con spazi di lavoro più limitati, perché gli interventi (curve, ecc.) devono essere molto più precisi, con il rischio di introdurre effetti esagerati e poco controllabili.

Al proposito vi è un articolo molto chiaro di Marco Olivotto: marcoolivotto.com/photoshop-i-profili-colore-pt-2/ . In particolare, si veda la risposta alla domanda "quale profilo RGB conviene utilizzare?".

Personalmente, sono d'accordo con lui: credo che ProPhoto sia da utilizzare in casi molto particolari, con immagini dove sono presenti colori estremamente accesi, e da parte di persone con molta esperienza, capaci di interpretare correttamente le coordinate dello spazio colore, per evitare di avere posterizzazioni, clipping e blob indistinguibili a video e in stampa.

avatarsenior
inviato il 14 Dicembre 2014 ore 22:31

Certo, ovviamente non puoi riprodurre in stampa il gamut di ProPhoto; ma è anche vero che ben raramente nella foto sono presenti coordinate colorimetriche che stanno alla sua periferia.

Il senso è che se la mia catena di lavoro usa il ProPhoto non ha senso convertire prima in uno spazio teorico più piccolo e poi in quello di destinazione per la stampa.
Tanto vale fare una conversione diretta; se c'è un fuori gamut verrà gestito dall'intento di rendering.

Capisco, ovviamente, quando dici che per fare bene le cose si deve gestire la cosa caso per caso, scegliendo l'intento di rendering più appropriato.

Comunque immaginando di lavorare in Lightroom si deve considerare che fin da subito si sta lavorando in RIMM, il ProPhoto in gamma 1. Poi magari si passa in Photoshop con TIFF 16bit e spazio ProPhoto per le modifiche del caso.
Adesso se si vuole stampare ha senso convertire in uno spazio più piccolo intermedio? Matematicamente no.
E' vero che un AdobeRGB si stampa più facilmente perché è più piccolo, ma se nel file origine ci sono coordinate colorimetriche più ampie di AdobeRGB allora l'intento di rendering dovrà comprimere e lo farà con intento colorimetrico relativo a compensazione punto del nero, unica opzione per arrivare ad AdobeRGB.

Schematicamente :

ProPhoto --> AdobeRGB --> spazio stampante/carta (due conversioni colorimetriche per arrivare a destinazione)

ProPhoto --> spazio stampante/carta (una sola conversione per arrivare comunque al medesimo gamut)

Calcolando il DeltaE la seconda soluzione è preferibile in termini assoluti.

avatarsenior
inviato il 14 Dicembre 2014 ore 22:40

@Baronerosso

ProPhoto non è l'unica scelta possibile, ma è la più sensata per la fotografia. Tanto che CameraRAW e Lightroom usano proprio il ProPhoto come spazio di lavoro, il RIMM che è il ProPhoto a gamma 1 invece che 1.8.

Il volume enorme di ProPhoto è un vantaggio che diventa un problema solo se non si sa gestire una catena del colore.
Ci sono poi altre cose che lo rendono preferibile ad altri spazi, per esempio il ProPhoto è codificato su D50, esattamente come i PCS di ICC, quindi a ogni conversione tra ProPhoto e i PCS non c'è da fare l'adattamento cromatico.

ProPhoto ti consente di acquisire tutte le sfumature cromatiche che ti può dare il sensore; se poi in Photoshop butti la saturazione a palla creando delle coordinate colorimetriche che non potranno mai essere riprodotte da nessuna periferica, allora il problema non è il ProPhoto, ma l'utente.

avatarsenior
inviato il 14 Dicembre 2014 ore 22:41

mi rispiego?
Il profoto serve per aver la garanzia di riuscire ad inserire tutti i colori in uno spazio più piccolo.

é normale che sia assurdo lavorare in srgb quando magari un service riesce a coprire l'intero gamut adobergb...
Non ci vuole una scienza penso.

Personalmente, sono d'accordo con lui: credo che ProPhoto sia da utilizzare in casi molto particolari, con immagini dove sono presenti colori estremamente accesi


Personalmente non sono d'accordo.

tradurre un raw in srgb vuol dire tagliare subito tutti i colori al di sopra di tale spazio. fin qui ci siamo.
Ma se per esempio, una data macchina da stampa riesce a lavorare su alcuni colori che escono dallo spazio srgb...perché mai dovremmo privarci di tali colori? (avendo ovviamente castrato i colori nella conversione iniziale).
é un peccato.

tu le foto le lavori in profoto e poi le converti nel profilo di stampa. questo è il sistema giusto che ti dà la garanzia che tutti i colori saranno compresi nel profilo di stampa.
Poi è ovvio che se fai 498694 foto e hai 80 anni ed eri a farti la vacanza pensionati alle bahamas o a londra, poco ti interessa.

Onestamente penso che qui si parli di un sistema per ottenere il meglio dai nostri macchinari....
(onestamente mi arrivano foto da stampare in sRGB che sono di una bellezza assoluta ma siccome con le mie macchine riesco ad andare oltre, mi chiedo se dal raw in profoto avessimo potuto ottenere qualcosa in più. secondo me si. ciò non toglie che se una foto è bella lo sarà sempre e ben pochi spesso capiscono che avrebbero potuto ottenere qualcosina in più...)

Leggevo da qualche parte qui che su blurb si trovano male perché le stampe sono scure, bla bla bla...
ci vuole un poco di esperienza per tradurre la luminosità del monitor con la luce riflessa sulle carte.
Ma la soft serve (anche a spanne a volte) proprio a questo.

Il profilo colore del device di stampa è quello che ha l'ultima parola ma...non tagliamo i colori prima. é sbagliato secondo me.




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