user19058 | inviato il 11 Marzo 2015 ore 19:29
E che diamine, Giorgio, un po' di soddisfazioni dopo le tariffe agevolate per gli "anzianetti"!!!  Da tempo ormai hanno buttato in pattumiera anche l'esperienza, attenzione che non ci si ritrovi anche noi, dall'oggi al domani... Un saluto, a presto GG |
| inviato il 13 Marzo 2015 ore 12:10
Purtroppo non riesco, per motivi di tempo, a partecipare, come vorrei, alle diverse sollecitazioni di Francesco: tutte molto interessanti oltre che stimolanti. Provo ad intervenire, con un piccolo contributo, cercando di non uscire dal tema. La frase di Ansel Adams, mi trova completamente d'accordo: ciò che scattiamo siamo noi (per dirla in sintesi). E per altro mi sembra strano, molto strano che a scrivere ciò sia proprio uno dei fotografi che sembrerebbe, tra i più oggettivi, descrittivi e meno personali. Sbaglio? Una montagna è una montagna. O no? Ultimamente ho ripensato a quanto scrive Carlo Riggi in un suo breve ma intenso scritto (L'esuberanza dell'ombra): una foto se non vuole essere una tautologia non deve essere satura, cioè esaustiva; deve contemplare la mancanza, qualcosa che ci rimandi ad altro. Possiamo riconoscerci (con la nostra storia, ...) in immagini che lasciano ampio spazio al non mostrato? Provo a dirla in altre parole. Le immagini di Francesco e Jeronim (ad esempio) pur nella loro diversità (le prime sono rigorosamente in B/N, le seconde no) hanno qualcosa di molto simile: ambedue lasciano ampi spazi al non "detto", ci consentono cioè evocazioni, interpretazioni, ... Eppure proprio in queste assenze, io trovo il mio piacere e mi immagino anche il "mondo" degli autori. Sono uscito dal seminato? Buona luce Nicola |
| inviato il 13 Marzo 2015 ore 18:30
Caro Nicola, un bel tema, quello delle "assenze"... Non sono un esperto, e non vorrei dire corbellerie, ma mi pare che stiamo parlando di qualcosa simile al silenzio, al "vuoto", nella musica di Miles Davis. Di quel filo invisibile che collega due evidenze, rendendo il fruitore dell'opera attivo, nel determinarne la qualità delle sensazioni espresse. Concordo con chi dice che la fotografia non è solo emozione. Che, anzi, l'immediatezza del piano emozionale spesso allontana da quel qualcosa di più rarefatto, sottile, che è costitutivo di una grande fotografia. Ma penso anche che la capacità di comunicare sul piano emozionale resti fondamentale per buona parte della fotografia. E questo perchè non siamo solo essenza razionale, e non solo legato alla ragione dovrebbe (forse) essere il nostro nutrimento. Poi, per la parte finale, ovviamente concordo assai meno: per Jeronim ci posso stare, ma non credo che per l'altro tizio che citi il discorso valga particolarmente Sperando di incontrarti ancora, in qualche altra chiacchierata, ti mando un caro saluto! F PS: voluta la scelta di Adams per la citazione.... L'idea che in generale se ne ha, credo aiuti a far percepire come meno legato a una particolare fazione, il pensiero descritto. |
| inviato il 14 Marzo 2015 ore 22:21
Nicscogna Ottima riflessione. |
| inviato il 15 Marzo 2015 ore 9:15
“ La frase di Ansel Adams, mi trova completamente d'accordo: ciò che scattiamo siamo noi (per dirla in sintesi). E per altro mi sembra strano, molto strano che a scrivere ciò sia proprio uno dei fotografi che sembrerebbe, tra i più oggettivi, descrittivi e meno personali. Sbaglio? Una montagna è una montagna. O no? Ultimamente ho ripensato a quanto scrive Carlo Riggi in un suo breve ma intenso scritto (L'esuberanza dell'ombra): una foto se non vuole essere una tautologia non deve essere satura, cioè esaustiva; deve contemplare la mancanza, qualcosa che ci rimandi ad altro. Possiamo riconoscerci (con la nostra storia, ...) in immagini che lasciano ampio spazio al non mostrato? „ E in effetti, se andiamo a vedere le stampe definitive di Adams, quelle in cui la sua capacità di padroneggiare le tecniche di stampa ci lasciava vedere solo ciò che voleva lui, direi che ha fatto largo (e intelligente) uso di quella "esuberanza dell'ombra". |
user46920 | inviato il 03 Gennaio 2018 ore 6:05
Chissà se dentro alle fotografie c'è anche quello che non abbiamo visto nel riprenderle? Magari c'è sempre dentro qualcosa di "incontrollabile" e che non si fà nessun problema a trovarsi lì ... ?? |
| inviato il 03 Gennaio 2018 ore 7:16
“ Chissà se dentro alle fotografie c'è anche quello che non abbiamo visto nel riprenderle? „ " Le interpretazioni di Lolita sono moltissime. Ma io sono d'accordo con tutte. In fondo la diversità delle reazioni è il miglior complimento sche si possa fare a un autore. Più sono meglio è. " Vladimir Nabokov " E' spesso l'artista il primo ad essere sorpreso delle forme che egli stesso crea " Juan Mirò |
| inviato il 03 Gennaio 2018 ore 8:58
Bravo, Occhio, hai ripescato un tipo che trovo molto interessante. Agganciandomi alla tua prima domanda, può darsi ci sia anche qualcosa di noi stessi che neppure sappiamo di avere. |
user46920 | inviato il 03 Gennaio 2018 ore 12:48
“ hai ripescato un tipo che trovo molto interessante „ pensa che forse "il tipo" potrebbe esser stato vittima di cannibalismo, pare ad opera di un altro utente di Juza... pare ... o magari era solo in vacanza in Brasile e tra un pò ritorna “ può darsi ci sia anche qualcosa di noi stessi che neppure sappiamo di avere. „ eh, magari anche |
| inviato il 03 Gennaio 2018 ore 12:53
Oddio! 'Sto c@zzo di correttore del cellulare..."tipo" = "topic" |
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