| inviato il 02 Agosto 2014 ore 8:37
Giorno 11 - 29 Luglio Partenza alla 8, ma ci sono le formalità della dogana da espletare direttamente a San Pedro. Il confine con la Bolivia è vicino ma è già a quota 4600 e la salita è stata velocissima, 2200 metri al volo si sentono un po' ma in linea di massima va bene, penso che l'acclimatamento è servito. Un po' di mal di testa ma anche i compagni di tour lo accusano ed hanno tutti la metà, anche meno, dei miei anni. Mi sento un po' in gita scolastica. Alle prima soste si conferma che questi tour non sono per nulla adatti a chi, come me, deve avere dei tempi fotografici. Si può arrivare qui anche per proprio conto ma solo dalla Bolivia, da Uyuni affittando a prezzi stratosferici un pick-up o comunque una buona jeep 4x4, che per quello che ho visto è indispensabile. Le prime due lagune Blanca e Verde sono bellissime ma ci fermiamo solo 10 minuti. Foto turistiche. Come al deserto Dalì, dove molto da lontano ammiriamo dei massi giganteschi e dalle forme strane, probabilmente resto di qualche antico ghiacciao, che si innalzano in mezzo alla sabbia. Mentre si va mi scorrono sotto gli occhi vari soggetti fotografici, i vulcani anche attivi sono incantevoli ed i minerali che ne sono nel tempo fuoriusciti donano delle colorazioni incredibili. Le lagune assumono il loro colore anch'esse in base alle sostanze contenute o a microorganismi. Quella verde ha arsenico ed ovviamente niente ci vive ne la usa per bere. Ci si ferma ad un'altra laguna ad una pozza di acqua termale a 37 gradi dove in molti si bagnano, io ho dietro l'occorrente ma preferisco avvicinarmi alla laguna e fare qualche foto non degna di nota. Altro strappo e siamo a 5000, ogni passo è fatica ma si fa, portarsi dietro il peso dell'attrezzatura fa venire il fiatone anche dopo 20 passi. Un campo di geyser con affioramenti incandescenti. Pozze di fango che bollendo formano delle gigantesche bolle che esplodono in continuazione. Ho tempo per qualche foto ma in mezzo al fumo non so cosa verrà.
 www.juzaphoto.com/galleria.php?l=it&t=1388476 Si incontrano adesso con frequenza Lama e Vigogne. Arriviamo al posto più bello della giornata e non solo: la Laguna Colorada, cha al momento è rosso mattone per via delle alghe. E' piena di fenicotteri, molti troppo distanti, ma qui abbiamo tempo, sta tramontando e sedendosi distante dagli altri pian piano si tranquillizzano e si avvicinano. Dovrei aver fatto qualche buona foto. Qualche altro interessante piccolo volatile sta tra i fenicotteri.
 www.juzaphoto.com/galleria.php?l=it&t=1388500 La difficoltà in questo caso è il vento fortissimo (in piedi mentre scattti è come se qualcuno ti desse delle spinte continue) ed il freddo già intenso. Il rifugio dove si dorme è vicino, stanze comuni da 6 o più, elettricità solo 2 ore, non parliamo di riscaldamento, niente acqua calda, il freddo nelle stanze è veramente intenso, il fiato condensa, c'è però acqua e non è poco. Nei bagni incontrati in giro solo grossi bidoni di acqua con la crosta di ghiaccio in superficie, che prendi con un recipiente ed usi anche per lavarti, e sono pure a pagamento qui in Bolivia. Se si ha il coraggio di uscire lo spettacolo te lo ricorderai a vita, per la prima volta la via lattea è effettivamente una via densissima di stelle tutte distinguibili che taglia il cielo in due. Molte stelle visibili anche sull'orizzonte. Verrebbero delle foto magnifiche ed alcuni di questo sito ed ovviamente Juza, molto più competenti di me tirerebbero fuori foto memorabili. Occorre però venire attrezzati molto seriamente per resistere fuori il tempo necessario, oso dire da spedizione alpinistica d'altronde dormiamo a 4600 metri che può essere benissimo un campo base di quota per scalate, io non ci provo nemmeno e non è che mi manchino gli indumenti caldi. A proposito, alcuni vulcani intorno sono proprio mete di scalatori. Mangiamo piuttosto bene vista la situazione, la sera anche una buona zuppa bollente e, udite udite spaghetti non scotti, o almeno non troppo, sul condimento però lasciamo perdere. La nostra sistemazione sembra la migliore, l'autista bravo ed anche preparato sui luoghi, stavolta la Lonely ci ha azzeccato ad indicare questa agenzia. Speriamo di non ritrovarlo sbronzo domattina e non sto scherzando, sono morti dei turisti in questo giro proprio per questo motivo. Il tour comunque non è per tutti, siamo oltre un bel po' di limiti di vario tipo ed i miei limiti di riferimento non sono certo bassi, il 95% di quelli che vedo hanno dai 20 ai 30 anni. A me sta benissimo così, anzi se non fosse così non sarebbe la stessa cosa. Con attenzione, acclimatamento e determinazione lo possono fare tutti, ma devi sapere a cosa vai incontro ed accettarlo. Domani sera comunque anche doccia calda, un lusso. Il fiato condensa adesso anche nella sala comune che è la più calda. Sulle gambe una calzamaglia portata dall'Italia e sopra un paio di pantaloni pile molto spessi comprati qui a 5 euro, ed il freddo lo percepisco, sopra invece la giacca a vento da 8 euro si conferma da Polo Nord, sto caldo. Ha da passà a nuttata? Giorno 12 - 30 Luglio La notte è passata abbastanza bene, tutto sommato. Come dico sempre dal freddo ti proteggi, è dal caldo che non hai scampo. Partenza alle 8 e mezza. Tutti con un leggero mal di testa, i 4600 li sentono anche i giovani. Un albero di pietra si presta a belle foto da cartolina, alcune lagune con e senza fenicotteri, non mi ripeterò ma la cosa non significa che la bellezza dei luoghi sia diminuita. Arriviamo alla Laguna Edionda, dove mangiamo, e ci accolgono centinaia di fenicotteri, che nell'immensità della laguna (fuori dall'immaginario degli spazi aperti che si può avere in Italia) sembrano pochi. Ad Ottobre, Novembre mi dice il nostro autista Feliciano, la laguna è completamente piena e sono molte migliaia, vedendo quello che ho davanti immagino cosa possa significare visivamente.
 www.juzaphoto.com/galleria.php?l=it&t=1392657 Una sosta per ammirare un vulcano ed i suoi colori si trasforma nella migliore cattura avuta fino a questo momento. Un piccolo volatile mi permette solo 4 scatti prima di scomparire completamente chissà dove. Senza il 200-400 non avrei ottenuto nulla.
 www.juzaphoto.com/galleria.php?l=it&t=1393219 Continuiamo ad oscillare fra i 4800 ed i 4600. Solo dopo cominciamo a scendere e ci fermiamo in un piccolo villaggio dove ci attende l'acqua calda (troppo, non ci stai sotto, non c'è la fredda per compensare e quindi si muore di freddo lo stesso) nella casa di sale dove stanotte dormiremo. I mattoni, da un metro circa in su sono di sale, ed il pavimento è sabbioso ma si tratta prevalentemente di sale. Siamo scesi di 1000 metri ed i problemi di quota sono spariti. Anche la temperatura è nettamente migliorata. Nel tragitto ci fermiamo insieme a tutte le jeep che passano a soccorrerne una che ha bucato e non riescono a tirare giù la ruota di scorta. Siamo in pieno Salar, questo si chiama di Chiuana, sconfinato. In lontananza un treno passa sotto i vulcani e l'effetto miraggio dato dalla distanza regala una scena da immortalare, il treno si specchia come se ci fosse dell'acqua.
 www.juzaphoto.com/galleria.php?l=it&t=1393230 Il gruppo si è via via compattato, i ragazzi sono in gamba, d'altronde il tipo di tour fa una bella selezione a monte. Un paio hanno lavorato in Cile ed adesso si sono presi una vacanza. 5 Australiani, 2 Brasiliani, 2 tedeschi, 1 francese e 1 italiano. Gli australiani si confermano bravi ragazzoni un po' matti. Il tour continua ad essere duro, non solo per il freddo la notte ed al mattino ma anche per le tante ore di fuoristrada. Si convive con la polvere. Domani ci aspetta la sveglia alle 4 e partenza alle 5. Giorno 13 - 31 Luglio Destinazione il sorgere del sole al Salar di Uyuni che è la star di questo tour. Mi aspetto, come spesso capita, una cosa turistica, bellissima ma comunque banale. Non è affatto così e per quanto uno possa averne letto e visto foto, non si può avere la minima idea dello spettacolo. Già alle prime luci dell'aurora entriamo nel salar e dopo un po' di chilometri nel bianco ci cominciamo a rendere conto delle dimensioni effettive che sono: nel punto in cui le due sponde (ha un senso chiamarle così) sono più vicine 84 km. mentre la massima ampiezza arriva a 140 km. se non ricordo male. Le montagne che vediamo in fondo e che sembrano la fine del Salar in quella direzione, costituiscono invece una grossa isola in mezzo. La piatta distesa (non aggiungo aggettivi dato che avendo già usato sconfinato non saprei che mettere) bianca divisa in milioni di poligoni irregolari dai cui contorni evapora l'acqua per lasciare il posto al sale si estende in tutte le direzioni. Alle prime luci del sole tutto si incendia dalle montagne in fondo che a poco a poco si illuminano, ai contorni salini dei poligoni di sale. Lo spettacolo è ipnotico.
 www.juzaphoto.com/galleria.php?l=it&t=1400586 Dopo un po' andiamo a fare colazione sotto una delle isole del Salar piena di cactus che hanno anche 1000 anni, altissimi nonostante crescano al massimo di 1 cm l'anno. Qualche pennuto locale si mette in posa.
 www.juzaphoto.com/galleria.php?l=it&t=1400591 Ci si sposta in un luogo isolato sul salar e tutti cominciano a fare le foto che chiunque venga qui vuole fare. Sfruttando la prospettiva e l'assenza di punti di riferimento si creano degli effetti ottici divertenti, basta avere un po' di fantasia. Su internet ne trovate centinaia se solo fate una veloce ricerca. Non mi ha appassionato molto. Usciti dal salar, dopo un piccolo villaggio dove abbiamo mangiato, arriviamo ad Uyuni dove la compagnia si divide. Quasi tutti continuano il loro viaggio in Bolivia, solo in tre e per motivi diversi torneremo in Cile. Ne approfitto per comprare ed attivare una Sim Entel Boliviana per la connessione internet, in vista del mio ritorno in Bolivia fra circa 8 giorni. Non è semplice come in Cile, il mio smartphone non riesce a prendere la linea nonostante mi stiano aiutando all'ufficio della compagnia. Anche loro non capiscono il perché. Mentre loro smanettano devo correre a prenotare il volo di sola andata con Amaszonas da La Paz a Rurrenabaque per il 9 Agosto. Stiamo per partire e mi accorgo che adesso prendo la linea dati anche se non quella veloce, ma almeno posso comunicare. Se la cosa non si risolve aumentano i problemi per il diario e le foto da inserire in Bolivia. Il ritorno non fa parte del tour e quindi sarà solo un lungo trasferimento in Jeep, con una notte di sosta in mezzo. Il posto dove dormiamo è il meno freddo di tutti. Il panorama è stato meraviglioso come sempre, ma ovviamente è una cosa abbastanza noiosa. Devo decidermi se restare a San Pedro un'altra sola notte oppure due. Vorrei vedere i gayser di El Tatio, ma devo avere il tempo di andare a nord e poi 2 giorni almeno per il ritorno a Santiago entro l'8 di Agosto. Domani decido. Un ragazzo cileno torna con noi, siamo in 4 più l'autista e le discussioni anche molto serie smorzano la monotonia del trasferimento. Domani sveglia alle 4 e mezza e partenza alle 5 per il confine dove saremo presi in carico da mezzi cileni. Siamo a 3800 metri, ma adesso è come se fossimo a livello del mare, siamo completamente acclimatati, solo un po' di fiatone se ti muovi troppo in fretta. Domani torneremo ai quasi 5000 prima di ripassare in Cile. Note a margine ma non troppo. Sia Uyuni che un altro piccolissimo villaggio Boliviano confermano le sostanziali differenze con il Cile. Qui (Bolivia) le tradizioni sono fortissime e la vita scorre come 50 anni fa con poche differenze. Quasi tutte le donne non giovani indossano abiti tradizionali con la classica bombetta solo appoggiata sulla testa. La sporcizia è notevole forse perché c'è mercato. Il Cile è molto più occidentalizzato anche nei piccoli centri e l'artigianato quasi non esiste, tanto che a San Pedro venivano proposti ai turisti quasi esclusivamente prodotti Boliviani e non Cileni. Due mondi e due realtà. Giorno 14 - 1 Agosto Oggi molto poco da raccontare. Dopo una notte un po' meno gelida, continua la lunga tappa di ritorno verso il Cile e San Pedro. Partiti alle 5, vediamo una meravigliosa alba. La frontiera e le formalità sono sempre le stesse. Alloggerò ancora per una notte all' Hostal Hultur dove, anche se mi cambiano stanza, si conferma il fatto che la doccia non si sognano di pulirla. Riesco per vedere qualche altro posto: Laguna Cejar e Valle della Luna. La prima con la sua assenza di volatili mi ispira poco, la seconda si dimostra un posto interessante da visitare. Frotte di turisti arrivano sul tardi per celebrare il rito del tramonto dall'alto di una duna gigantesca. Non c'è area turistica al mondo che non abbia un sito per guardare tramonto a alba. Sono solo e questi riti normalmente si celebrano in coppia, me ne vado. Devo riorganizzare i bagagli per riprendere la strada verso nord. Non rimane molto tempo, l'8 devo essere a Santiago per il volo a La Paz. Passo la serata e parte della notte a scrivere e preparare foto per il diario che deve essere aggiornato. |
| inviato il 02 Agosto 2014 ore 21:35
Viaggio fantastico e racconto entusiasmante da leggere! I miei complimenti, anche per affrontare da solo questo viaggio, attendo impaziente il seguito. |
| inviato il 02 Agosto 2014 ore 23:06
Complimenti per l'impegno nel pubblicare il racconto del viaggio. |
| inviato il 03 Agosto 2014 ore 6:12
Giorno 15 - 2 Agosto Ho prenotato ad Arica la Residenzia Tre Soles (12 euro camera singola senza bagno) e quindi tappa di trasferimento lunga. Ho dormito pochissimo per scrivere e sistemare qualche foto della Bolivia. Il deserto, nuovamente, mi vede on the road e devo dire che mi mancava. In un caldo soffocante, a quote intorno ai mille metri, la panamericana scorre veloce. La lunghezza dei rettilinei, a volte di decine e decine di chilometri mette a dura prova l'attenzione. La luce è accecante e c'è chi è in attesa che ti succeda qualcosa.
 www.juzaphoto.com/galleria.php?l=it&t=1400608 E' meglio sforzarsi di mantenere l'attenzione ad un livello accettabile. Quando sei convinto che non succederà nulla, ecco che resti stupito. Ad una certa distanza dal nastro d'asfalto noto un vecchio recinto di pietra ed all'interno si vedono delle croci. Giro la macchina ed esco su uno sterrato che però non permette di arrivare nei pressi di cio che ha attirato la mia attenzione. Parcheggio, mi carico dell'attrezzatura e faccio qualche centinaio di metri a piedi nella polvere e nella forte calura della giornata, situazione assolutamente inimmaginabile solo 24 ore fa. Lo spettacolo che mi trovo davanti mi lascia a bocca aperta, all'inizio mi aggiro dimenticando anche di fare foto. E' un vecchio cimitero ormai abbandonato.
 www.juzaphoto.com/galleria.php?l=it&t=1400606 Non ho mai visto nulla di simile. Le tombe tutte di legno, con poche eccezioni, sono cadenti, le croci pendono in attesa di cadere al suolo. La fattura è per me sconosciuta, ogni tomba è in pratica un piccolo recinto in legno, a volte in ferro, che ricorda le sponde del letto di una culle. Le scritte sono ormai invisibili o illeggibili tranne qualcuna forse più recente o scritta su ferro. E' impossibile aggirarsi senza passare sopra qualcuna di esse, tanto sono fitte. A terra tra la polvere una varietà di vecchie latte arrugginite, frammenti di croci, sassi, tombe crollate... Sto sudando e la polvere mi si attacca addosso, entro in uno stato di allucinazione che mi fa pensare che possano sbucare da qualche parte lì in mezzo i baffetti sottili di Lee Van Cleef o il volto inespressivo di Clint Eastwood. Mi sembra quasi di sentire il suono ossessivo del carillon dell'orologio di Per un pugno di dollari. Sono un convinto estimatore di Sergio Leone e mai avrei immaginato di potermi sentire così dentro e partecipe delle scenografie che conosco a memoria. Comincio a fare qualche scatto, ma la cosa mi sembra tra l'irrispettoso e l'anacronistico. Cerco di decifrare qualche iscrizione e dare attimi di nuova vita a chi ormai giace dimenticato da decenni.
 www.juzaphoto.com/galleria.php?l=it&t=1400607 Dopo un po', ancora in uno stato di alterazione temporale, mi dirigo verso la macchina, salgo e lentamente mi allontano in una nuvola di polvere. I lavori sulla panamericana mi costringono a fare molti chilometri su uno sterrato e la cosa, insieme alla sempre più abbacinante luce del sole ed al vento incessante, prolunga il mio stato allucinato. Un sacchetto di plastica rosso che mi vola sopra mi riporta bruscamente alla realtà. Dopo qualche chilometro, ad una stazione di servizio che con poche modifiche sarebbe trasformabile facilmente in una stazione di cambio per cavalli, ne so di più. Il cimitero è, o meglio era, quello di un piccolo villaggio di persone che lavoravano all'estrazione di sale nel Salar e risale ai primi del novecento. Da qualche iscrizione più recente si poteva poi intuire che qualcuno l'avesse ancora utilizzato fino agli anni 50 - 60. Ad un centinaio di km. da Arica, l'altopiano viene per tre volte interrotto bruscamente da grandi canyon che costringono la panamericana a ripide discese ed a risalite sul lato opposto. La particolare struttura da origine, probabilmente per la presenza di temperature contrastanti, a consistenti formazioni nuvolose che però restano confinate all'interno degli stessi canyon così che, dopo essersi infilati tra le nuvole scendendo ci si ritrova nuovamente al sole quando si risale sull'altipiano sul lato opposto. Poi le nuvole prendono il sopravvento e ad Arica coprono tutto. L'Hostal, pur trovandosi fuori dal centro in una strada con in mezzo i pali di una linea elettrica che costringono a continue gimkane, è accettabile e pulito anche nei bagni comuni. Il proprietario si dimostra gentile e provvisto di opuscoli governativi e mappe sulle attrazioni di Arica e dei parchi in quota accessibili da qui. |
| inviato il 03 Agosto 2014 ore 7:08
Nel racconto di questo tuo viaggio mi sono trovato spesso ad immaginare e immergermi nella tua realta' . Tra caldi sudati e montagne , tra uccelli a pelo d'acqua e tombe abbandonate , non mi resta altro che seguirti e aspettare il resto di questa tua esperienza che stai condividendo qui su Juza. |
| inviato il 03 Agosto 2014 ore 9:00
Oggi sono nel mio deserto quotidiano, il palazzo dove lavoro come guardia, 11 piani di vuote stanze. E bello riuscire ad evadere con le tue parole e sentirsi li con te |
| inviato il 03 Agosto 2014 ore 9:00
Oggi sono nel mio deserto quotidiano, il palazzo dove lavoro come guardia, 11 piani di vuote stanze. E bello riuscire ad evadere con le tue parole e sentirsi li con te |
| inviato il 03 Agosto 2014 ore 9:00
Oggi sono nel mio deserto quotidiano, il palazzo dove lavoro come guardia, 11 piani di vuote stanze. E bello riuscire ad evadere con le tue parole e sentirsi li con te |
| inviato il 03 Agosto 2014 ore 15:04
Ieri sera ho dimenticato di aggiungere le seguenti note a margine: Note a margine. Entrando ad Arica si fa notare una gigantesca scritta Coca-Cola sul fianco di una montagnola. Dopo qualche chilometro un cartello spiega che è il più grande logotipo al mondo della compagnia... E sti ca... Scusate, ma quando ci vuole, ci vuole. Uno striscione all'ingresso recita che Arica vi accoglie con la sua eterna primavera. Lo striscione ha ai due lati ancora due grandi scritte della succitata compagnia. Ad una rotatoria importante, un enorme pallone da calcio è illuminato a giorno ed indovinate che scritta c'è su? Arica mi comincia a stare un po' sulle scatole, ma che hanno venduto i diritti alla Coca-Cola? Bah? |
| inviato il 04 Agosto 2014 ore 4:17
Giorno 16 - 3 Agosto Partenza alle 10:00, con calma. Prima di tornare sull'altipiano è d'obbligo una visita al Museo Archeologico di San Miguel di Azapa ad una decina di chilometri da Arica. Qui sono esposte le più antiche mummie rituali, cioè appositamente trattate e non naturalmente conservatisi, del mondo. Le mummie Chinchorro dal nome della civiltà che praticava questo tipo di sepoltura, risalgono a poco più di 7 millenni fa (5000 a.c.). Per avere un termine di confronto le più antiche Egiziane risalgono al 3400-3500 a.c., ben un millennio e mezzo di differenza. Il museo è gestito dalla locale università ed è ottimo. All'ingresso ti danno un fascicolo che spiega tutto passo passo (c'è l'italiano). Le mummie ovviamente sono alla fine. Beh, molto molto interessante. Ci sarebbe da scrivere molto, ma non essendo questa la sede lascio a chi interessato la ricerca di dettagli. Su internet c'è ovviamente parecchio. Con uno strappo velocissimo (120 km) salgo da quota 0 alla massima di 3700 per ridiscendere ai 3600 di Putre dove mi fermo. Non ho prenotato. Trovo la migliore sistemazione ad oggi. Hotel Kukuli dove contrattando arrivo a due notti per meno di 30 a notte. Pensavo anche di andare a campeggiare più in quota, vicino al Lago Chungarà, ma la salita velocissima qualche fremito corporeo lo ha dato, nonostante il precedente recentissimo acclimatamento, quindi meglio non rischiare. Non ho mal di testa, ma qualcosa sento e poi l'hotel mi permettere di passare gli ultimi giorni di altipiano e di Cile in tranquillità e ciò non ha prezzo. Durante la salita mi sono fermato solo una volta a 3000 per fare uno spuntino, godere di un bel panorama e continuare la mia assolutamente casuale miniclassificazione dell'avifauna andina e non.
 www.juzaphoto.com/galleria.php?l=it&t=1400614 La strada da Arica è percorsa da enormi camion anche se è domenica, ne ero al corrente. Arica è praticamente l'unico porto Boliviano. La Bolivia non ha accesso al mare, ma da qui il confine e La Paz sono abbastanza vicini. Su questa strada transitano mediamente fino a 700 tir al giorno, peggio della Milano-Brescia. Comunque le ripide salite costringono gli autoarticolati a velocità molto ridotte sia in salita che in discesa e quindi è abbastanza agevole il sorpasso. Putre si rivela incantevole e a differenza di San Pedro di Atacama molto più vera anche se ci sono i turisti, comunque pochi rispetto a San Pedro. Non occorre dimenticare che qui siamo al confine con il Perù oltre che sempre con la Bolivia, la parte più a Nord del Cile, ben 2500 km. da Santiago. Le strade sono lastricate con pietra lavica (ovviamente) e non polverose come quelle sterrate di San Pedro. I negozietti non hanno solo prodotti per turisti (qui sono locali e li tessono personalmente, o almeno mi hanno fatto vedere il telaio nel cortile di una casa e mi hanno detto così) ma vendono anche per i residenti. Qualche struttura ha degli interessanti spessi muri di pietra scolpita e bei portali sempre in pietra. Prima volta che ne vedo.
 www.juzaphoto.com/galleria.php?l=it&t=1400615 Posto magico. La piazza principale ha un bel giardino curato, la chiesa, dei giochi per bambini, dei magnifici e pulitissimi bagni pubblici. E' tutto rilassato e rilassante, bellissima sensazione, veramente molto gradevole. Due anziane signore sono sedute al sole e sferruzzano, chiedo se le posso fotografare, mi rispondono di si ma solo se compro qualcosa, sorrido e metto via la macchina fotografica. Mi avvicino e ci chiacchiero per due minuti. Sono gentilissime e si informano anche su di me. Altro scambio anche in un altro negozio in cui orgogliosamente mi fanno vedere le varie erbe che utilizzano per curarsi e che, così affermano, fanno si che non abbiano bisogno dell'ospedale moderno che ho visto entrando in paese. Pare sia famoso l'origano di qui e ne prendo un po'. In effetti il profumo è intensissimo, mi spiegano che dipende dal procedimento particolare di raccolta e lavorazione. Domani inizio la visita dei parchi della zona. Qui non ci sono benzinai, il più vicino è ad Arica a 130 km.. Stamattina quando alla stazione di servizio hanno capito che venivo su, mi hanno riempito il serbatoio il più possibile, almeno 7 litri oltre il primo scatto della pistola che segnala il pieno. Ho raggiunto Putre ed ancora la lancetta sta oltre la tacca del pieno. Poi ho sempre i 20 litri nella tanica. Infine, chiedendo, ho trovato chi vende benzina e gasolio in taniche a prezzi molto maggiorati e guadagna così. |
| inviato il 05 Agosto 2014 ore 11:16
Giorno 17 - 4 Agosto Partenza prima delle 9, voglio sfruttare al massimo il tempo disponibile. C'è molto da vedere. La strada immediatamente mi porta a 4500. Non avrò problemi per tutto il giorno anche se sono sempre stato tra i 4200 ed i 4700. Unico problema il fiatone costante quando scatto con il 200-400, ma a questo non c'è rimedio. I camion sono tantissimi, la strada prima ottima, quando si arriva sull'altipiano diventa pessima. Tratti asfaltati con buche e tratti sterrati si alternano. Anche qui molti lavori. Sull'altipiano c'è molta acqua e vegetazione, le lagune che incontro sono parzialmente o totalmente ghiacciate. Qualche uccello sta comunque sopra il ghiaccio, probabilmente in attesa che il caldo del giorno riesca a far breccia. Arrivo alla prima e più importante meta: la Laguna Chungarà. Domina sulla laguna il Vulcano Parinacota, un cono perfetto coperto di neve, splendido. Tutto intorno altri vulcani spettacolarizzano la vista. La laguna è piena di uccelli. Su una sterrata scendo ad una piattaforma sull'acqua che risulta un'ottima posizione per fotografare. Sono distante dalla strada quanto basta per non sentire il rumore dei camion, solo lo sciabordio dell'acqua, i versi degli uccelli ed il rumore degli scatti. Un'ora e mezza è volata. Ripresa la strada, costeggiando il lago, devo imboccare una strada secondaria che mi porterà verso La Reserva Las Vicugnas. Siamo a qualche km. dalla frontiera boliviana, ma i posti di controllo di entrambi i paesi si trovano cento metri prima della deviazione che devo prendere. Non me lo aspettavo e non ho con me il passaporto. Parlando con i Doganieri di entrambe i paesi, mi fanno passare dato che non devo uscire dal territorio Cileno. L'inizio della strada mi mette un po' in apprensione dato che il fondo è molto sabbioso, ma poiché si va assolutamente in piano, basta solo fare un po' di attenzione ed accarezzare l'acceleratore. In lontananza vedo una cosa scura molto grande in volo. Quando ne realizzo le effettive dimensioni, in un microsecondo intuisco che non può essere che un Condor. Blocco la macchina rischiando di affossarmi ed imbraccio il 200-400. Purtroppo c'è la d7000 montata, ma questo sarebbe un problema relativo... quando inizio a scattare mi rendo conto che sono in modalità S e non con la messa a fuoco continua per l'inseguimento in volo. Modifico, ma perdo secondi preziosi. Non riesco a fare foto storiche.
 www.juzaphoto.com/galleria.php?l=it&t=1402808 L'incontro con un condor a portata di tiro non è certamente cosa di tutti i giorni. Quando scompare alla vista, riprendo la strada che adesso ha parecchi sassi, ma li preferisco rispetto alla sabbia. In zona ci sono anche i puma, ma se incontrare un condor non è facile, vedere un puma è praticamente impossibile. Forse stando qui un paio di settimane, seguendo avvistamenti relativamente recenti, appostandosi mimetizzato nei luoghi più frequentati, ma anche così non credo sia semplice. Dopo qualche chilometro in perfetta solitudine, visto che è una secondaria, mi fermo ad ammirare delle splendide pozze d'acqua trasparente in un ruscello. Un bel verde smeraldo unito al giallo della vegetazione vicina ed al bianco che ricopre una cospicua parte di rocce. C'è anche una costruzione in pietra accanto. Improvvisamente mi viene un e tocco l'acqua? è calda, mi giro intorno e dietro di me c'è un bel cartello: Termas de Churiguaya. Nel nulla, a 4500 metri, i vulcani intorno, e come faccio a perdermelo... Non ho nulla, ma non ci sono problemi. In un attimo mi infilo nella pozza. Pazzesco. Le terme più alte dove mi ero bagnato fino ad adesso erano quelle di Aguascalientes (appunto) sotto Machu Picchu che mi sa stanno circa a 3000, ma in ogni caso erano delle Terme classiche dove paghi il biglietto, qui è un'altra cosa. Il casottino è quindi una specie di spogliatoio. L'unica nota stonata è purtroppo il sedimento presente sul fondo della pozza che appena mi muovo un po' si solleva ed annerisce l'acqua. Esco, in un secondo sono asciutto, cerco di non pensare al freddo e al vento e mi rivesto. Si riparte. La secondaria alla fine confluisce in una ampia sterrata che da Putre conduce alla Reserva Las Vicugnas, enorme, ed in cui già mi trovo. Inizialmente mi sorprende che anche qui passino molti camion, scoprirò che fanno la spola dal Salar de Surire trasportando penso sale. Mi inoltro nella riserva. Quando si incontrano camion in senso contrario, per uno due secondi vai alla cieca nella polvere che sollevano, ma quando li trovi davanti, se non rallentassero per farti passare sarebbe impossibile superarli, praticamente un muro di polvere ti impedisce di vedere qualunque cosa già a 10 metri. La riserva è ricchissima d'acqua, molti ruscelli devi anche guadarli. Branchi numerosi di Vigogne ed Alpaca sono osservabili da vicino. Le Vigogne scappano agilmente al trotto, mentre le grosse Alpaca con i loro faccioni ingrossati dalla lana, ti guardano curiose e pian piano si allontanano. Scenario incantato... interrotto dai camion. Decido di completare oggi stesso il giro e mi spingo fino al Salar de Surire. Dopo aver visto quello di Uyuni in Bolivia penso che nessun altro ti possa stupire. Bel colpo d'occhio, qui vedo che i camion partono ed arrivano, ma direi che si può anche evitare di spingersi così a sud di Putre se non avete intenzione di fare un giro lungo che possa portare a scendere al mare ad Iquique. Giro per il quale però occorrono più giorni. Inverto la rotta soddisfatto. Tutto ciò che mi ero proposto sono riuscito a farlo e vederlo in un giorno, intenso, ma mi consente domani di cominciare la lunga discesa a Santiago con la speranza di beccare qualche giro per i pinguini che ho lisciato. Vedremo. La tanica della benzina, che potrebbe anche non servirmi visto il super pieno che mi hanno fatto ieri, continua a creare problemi con continue piccole perdite che si sentono. Gli sballottamenti sulla sterrata percorsa anche a 90 all'ora non sono pochi. Mi fermo e decido di versare il contenuto nel serbatoio. Ne perdo almeno 3 di litri sui 20, ma me lo aspettavo. La regalerò al tipo dell'albergo di Putre. Qui ne hanno bisogno. Adesso, oltre ad essere completamente pieno di polvere, puzzo pure di benzina e ringrazio il cielo di stare nel comodissimo Kukuli. Oggi non ho tempo per più di una foto e mi dispiace, se ne riparla al ritorno a casa. Anche se non è assolutamente la migliore di oggi e non ne sono per niente soddisfatto, la migliore foto fatta al condor non potevo aspettare a lavorarla ed inserirla. Magari se nei prossimi giorni ho poco da raccontare posso inserirne altre di oggi. |
| inviato il 05 Agosto 2014 ore 16:16
Invidiaaaaaa sei riuscito a riprenderlo, nei miei viaggi andini l'ho solo intravisto una paio di volte lontanissimo. Bravo, emozione strameritata |
| inviato il 06 Agosto 2014 ore 11:15
Bellissimo resoconto...... continua così grazie |
| inviato il 06 Agosto 2014 ore 12:05
Grazie, mi sento come se partecipassi anch'io al tuo meraviglioso viaggio, ti seguo e buoni km, ciao Silvio. |
| inviato il 07 Agosto 2014 ore 5:08
Giorno 18/19 - 5/6 Agosto Dopo l'intensa giornata a Putre, fatta colazione, inizia la lunga discesa a Sud che mi riporterà a Santiago. Non ho idea di quanta strada farò oggi, dipenderà dallo stato fisico. Non ci sarà ovviamente molto da raccontare, cercherò di fare poche soste necessarie. Il vantaggio è che già conosco quello che mi aspetta. C'è comunque il tempo di ammirare dei brutti ceffi che si pavoneggiano cercando di rimorchiare.
 www.juzaphoto.com/galleria.php?l=it&t=1403189 Tutto il Norte Grande scorre via pian piano. Un saluto ed un pensiero, passando, agli ospiti del cimitero di qualche giorno fa. Iniziano ovviamente le sorprese che arrivano proprio quando pensi di sapere tutto. Occorrono delle premesse. Durante tutto il tragitto, disseminati con un criterio regionale, ho visto dei posti di controllo di Carabineros de Chile e doganieri che costringono a rallentare e controllano Bus e Camion, mentre a me hanno sempre fatto passare. Non è più così, forse perché ora provengo dalle zone di confine. Iniziano i controlli. Dopo il primo so cosa vogliono vedere, ma comunque si perde tempo perché alle dogane (mi sembra in corrispondenza dei confini delle regioni o dipartimenti) hanno anche i metal detector e gli occupanti dei bus devono scaricare i bagagli, farli passare come in aeroporto, e ricaricarli sul bus 10 metri dopo. Alla prima dogana il vero problema grosso della giornata che mi ha fatto passare una brutta oretta. La mia macchina, modello base, non ha la chiusura automatica e le portiere vanno chiuse manualmente. Si può fare anche senza chiave per tutte. Come mi è successo decine di volte nella vecchia Kadett di mio padre, ho chiuso con le chiavi dentro avendo la testa distratta dal controllo. Panico. Documenti e soldi li avevo con me, ma potete immaginare. I doganieri non si sono scomposti, ed uno dopo un bel po' e senza fare danni evidenti, è riuscito ad inserire un fil di ferro dalla guarnizione della portiera ed aprire. Non è stato un bel momento, ma sicuramente non sarà cancellato facilmente dalla memoria. La strada continua a scorrere. Dopo il tramonto, già buio, arrivo ad Antofagasta che segna il limite Sud del Norte Grande. Avevo previsto di potermi fermare qui, ho già percorso poco più di 800 km., ma ne mancano ancora 1400 a Santiago e mi sento bene. Decido di andare avanti ad oltranza. Come ho già detto, mi piace guidare, e per me non sono una novità le lunghe o lunghissime tappe di trasferimento. Rifornimento e vado per una lunga notte, mi fermerò solo quando sarò stanco. La descrizione della guida notturna la metto qui e non fra le note perché ritengo sia interessante. Intanto non avevo più parlato dei pedaggi. Non esistono da Antofagasta in su per tutto il Norte Grande. Per tutta la panamericana, diciamo almeno al 95%, sulle striscie di delimitazione delle corsia ha i catarifrangenti. Sembra nulla, e finora non avevo apprezzato infatti, ma la visibilità notturna è 100 volte superiore. Non so se avete presente l'illuminazione delle piste d'atterraggio, l'effetto è lo stesso. Un vantaggio visivo enorme. La cosa negativa è che, come di giorno, la quantità di Tir è impressionante, ma il rispetto delle regole e la gentilezza è assoluta, i cileni guidano bene e rilassati. Quando il Tir davanti vi accende la freccia sinistra per un attimo non è perché sta per superare, ma vi comunica che potete superarlo voi in sicurezza, e questo accade praticamente sempre. Si guida senza stress. Le lancette scorrono e la strada anche. In prossimità di Caleta Pan de Azucar, dove pensavo di potermi rifermare, penso che per il Pinguino di Humbolt, lisciato all'andata, abbia maggiore possibilità di vederlo più a Sud alla Riserva che porta il suo nome. A questo punto decido di andare ad oltranza e di non fermarmi se non per dormire un po' quando noto cedimenti. Ormai da un po' siamo al 6 Agosto. Mi fermo due volte ed ogni volta dormo all'incirca un'ora e mezza. Alle prime luci dell'alba, lascio la panamericana per l'ultimo tratto sterrato che mi riporterà a Punta do Chorros dove mi aspetta la cabana spettacolare sull'oceano dell'andata. Arrivo alle nove. Ho percorso in tutto quasi 1700 km. ma ho guadagnato un giorno, sono a poco da Santiago, ed ho due chance, oggi e domani, di fare il giro alla riserva, in più ho un intero giorno in questo posto che mi affascina. Lascio il numero di telefono cileno alla capitaneria che mi chiamerà se arrivano altri turisti per il numero minimo, il mare non è calmo ma si può andare. Prendo possesso della cabana. Mi chiamano. Si va. La preoccupazione principale è di non bagnare l'attrezzatura, la barca è bassa e certamente arriverrà acqua. Me la posizionano nel pozzetto di prua e non ci saranno problemi. Quando però si parte, i salti mi fanno pensare che il rischio maggiore non è l'acqua ma i colpi, fortunatamente il barilotto del 200-400 è molto ben imbottito. Sul giro direi che se non si riesce ad andare, non si perde molto. In questo pweriodo i pinguini sono pochi e li vediamo distanti, poi qualche famiglia di leoni marini ognuna con il suo maschio dominante ed harem di femmine. La cosa più interessante, per me, è la presenza di 3 specie diverse di cormorani.
 www.juzaphoto.com/galleria.php?l=it&t=1405913 Sulla bella spiaggia dove si scende per un'oretta, altre catture minori mi soddisfano. Non mi resta ora che godermi la cabana ed il suo panorama. Comincio a pensare all'organizzazione per l'amazzonia. Il viaggio cambierà completamente. Le idee adesso sono un po' più chiare, ho continuato i contatti e l'organizzazione, ma i punti oscuri restano ancora molti. Uno di questi riguarda il poter continuare l'aggiornamento costante del diario. Dovrò anche viaggiare via terra per spostarmi e questo lo avrei evitato anche se l'esperienza potrebbe essere entusiasmante. Tutta la roba invernale resterà a Santiago, tranne qualcosa per La Paz. Cambierò completamente clima e temperature, ma è la stagione secca e spero di non soffocare. La sera rinfresca. Ovviamente non avrò più un mezzo per spostarmi autonomamente. Vedremo. Sta per aprirsi un nuovo capitolo. |
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