| inviato il 29 Aprile 2025 ore 6:39
Treccani: 2. Di qui (con estens. spesso abusata o enfatica), nel linguaggio della critica letteraria, artistica e cinematografica, le idee, le aspirazioni, o la visione e l'interpretazione della realtà che un autore vuole (o si presume che voglia) comunicare, anche in forma indiretta o implicita, con una sua opera o con il complesso della sua produzione. Fate voi e notate i due incisi |
| inviato il 29 Aprile 2025 ore 8:33
“ Hanno contenuti, comunicano sensazioni, trasmettono emozioni. Ma di messaggi palesi o nascosti, lasciamoli al mondo dell'arte pittorica e degli arringatori del settore, i quali sguazzano nell'affrontare simili ricerche o disquisizioni fiume. „ Incredibile, siamo d'accordo! Clamoroso al Cibali! |
| inviato il 29 Aprile 2025 ore 8:54
Non voglio fare polemiche e penso che Garabombo abbia centrato il problema. Problema che si accentua quando si vuole dire la propria, come è lecito, in questioni che sono semiologiche e di comunicazione ma contemporaneamente 1. non si è mai aperto un testo sull'argomento 2. Si esprime il proprio disprezzo per chi le questioni le ha studiate, ci ha dedicato la vita e ha scritto testi sull'argomento Inoltre 3. si esprime disprezzo per le discussioni continue sull'argomento ma intervenendo ci si contraddice palesemente alimentando l'ennesima 4. non si usano formule dubitative ma si esprimono certezze granitiche |
| inviato il 29 Aprile 2025 ore 9:51
Entro in punta di piedi nella discussione. La fotografia è un linguaggio, è un linguaggio che spesso no nè univoco o comunque "completo", quello che racconta è legato al contesto, ma credo valga più o meno sempre. Ho gia fatto in passato l'esempio del libro fotografico Evidence (titolo molto significativo), dove foto fatte per mera documentazione da agenzie governative americane sono tolte dal loro contesto e affiancate ad altre creando un nuovo significato In molti casi capire il contesto rende chiaro quel che si guarda, nulla vieta di giocare con questo :-) . Cosa dice ? Può dire tante cose, da idee complesse a cose tipo i delfini del tempo nuotano attraverso lo specchio dell'infinito nella fulgida luce dell'avvenire. Suona bene non vuol dire un caz.zo. Nel mezzo passa tutto, certe fotografie sono fatte con uno scopo specifico, mostrano un vestito, vogliono vendere qualcosa, vogliono mostrare un bel luogo. Magari la fotografia singola prende senso in mezzo a una serie. Ricordo anche che con il digitale l'uso della fotografia si è ampliato parecchio, fotografo uno scontrino per lamentarmi del prezzo, fotografo una via per ricordarmi dove ho messo la macchina. |
| inviato il 29 Aprile 2025 ore 9:55
Le fotografie sono il contenitore e il messaggio è il contenuto. Però per il 99% delle volte bisogna fare attenzione che il contenuto non si rovesci sulla moquette. |
| inviato il 29 Aprile 2025 ore 10:46
“ @Kwlit Le fotografie sono il contenitore e il messaggio è il contenuto. Però per il 99% delle volte bisogna fare attenzione che il contenuto non si rovesci sulla moquette. „ Lo dicevo in altra discussione, il contenuto abbisogna di un contenitore -per non finire sparso sul pavimento- mentre il contenitore può esse fine a se stesso -un bel vaso di terracotta vuoto- . |
| inviato il 29 Aprile 2025 ore 11:44
Poco tempo fa a Milano sono riuscito a vedere un film di Edgar Reitz, Filmstunde 23, che in italiano si potrebbe tradurre con "Lezione di cinema 23", in cui l'autore di Heimat ritorna su un esperimento di formazione cinematografica di cui fu protagonista nel 1968 con ragazze di 13-14 anni del Luisengymnasium di Monaco di Baviera. www.artribune.com/arti-performative/cinema/2025/01/filmstunde-23-nuovo Perché ne parlo qui? Perché Reitz era convinto che fosse opportuno, già negli anni 60, in un epoca in cui si cominciava a vivere sommersi da immagini televisive, cinematografiche, pubblicitarie, giornalistiche, che fosse opportuno insegnare alle classi di liceo la "grammatica delle immagini". Sono personalmente convinto che in cinematografia ed in fotografia esistano "tecniche comunicative", sono meno convinto che esista una vera e propria grammatica come nel linguaggio verbale |
| inviato il 29 Aprile 2025 ore 11:48
Comunque il film è veramente toccante e commovente. Ho provato la stessa commozione che mi ha suscitato la visione de "L'uomo con la cinepresa" di Vertov
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| inviato il 29 Aprile 2025 ore 11:57
 Edgar Reitz nella classe di liceali |
| inviato il 29 Aprile 2025 ore 14:08
La risposta è no, non contiene sempre un messaggio. Questa cosa che la fotografia deve contenere per forza un messaggio è portata avanti da quei fotografi che non hanno sbatta di curare l'aspetto visivo delle foto di un progetto fotografico e vogliono concentrarsi solo sul senso del momento immortalato, solitamente di natura reportagistica. Il problema di alcuni di questi fotografi è che ritengono l'unica fotografia sensata quella contenente un senso, anche se fa schifo esteticamente. A mio avviso un minimo di cura estetica ci deve essere, a meno che un fotografo non sia per niente abile. Io dico che le foto più belle sono quelle sia visivamente curate che piene di significato:
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| inviato il 29 Aprile 2025 ore 14:19
sul visivamente curate su potrebbe aprire un topic a parte
 la foto sopra è di Jeff Wall, lui studia le composizione nel dettaglio e crea fotografie Staged che sono pensate per essere viste su enormi lightbox |
| inviato il 29 Aprile 2025 ore 14:32
Non ero ironico, ho messo un esempio apposito di un'autore che ha avuto un impatto decisamente importante sulla fotografia e che nè ha anche scritto. Solo che in genere le sue foto sono lontane da uno stile che su questo sito viene accettato come visivamente curato, anche se lo è. Quello dell'estetica credo sia un discorso complesso quanto quello relativo al contenuto anche se ovviamente estremamente legato |
| inviato il 29 Aprile 2025 ore 14:36
Nemmeno io ero ironico, ed ho portato un esempio consono al discorso per farmi capire, un progetto pubblicato nientemeno che su magnum. Ci sono molti altri autori che hanno scritto pagine della fotografia con fotografie di una bellezza inaudita, visivamente. (Oltre quella che ho postato prima, mi viene in mente Ernst Haas) La foto sopra per me è e sarà sempre visivamente poco curata, può averla fatta Jeff Wall come il pizzaiolo sotto casa con l'iPhone, poco mi cambia. Questo per dire che il principio di autorità vale poco in alcuni ambiti. Questo non per screditare alcuni fotografi, per esempio ci sono lavori di Wall che mi piacciono molto. Era per dire che guardo prima la foto, poi chi l'ha fatta, e semplicemente sapere chi l'ha fatta ha lo 0% di peso sul valore della fotografia che ho appena guardato, non so se mi sono spiegato. |
| inviato il 29 Aprile 2025 ore 14:43
No é estremamente curata, le persone sono messe in punti molto studiati e tutto é disposto secondo una logica molto definita É proprio l'opposto é uno scatto dove composizione ed estetica sono importanti come in tutti quelli di Jeff Wall In più sono tutte scelte pensando a significati precisi Ecco i suoi sono esempi di foto curate sia visivamente che a livello di messaggio e infatti ha ridato linfa all'intera stage photography, probabilmente senza Wall non avremmo nemmeno crewdson Il chi l'ha fatta, quando e dove spesso sono parametri fondamentali per dare valore alla fotografia |
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