| inviato il 24 Gennaio 2025 ore 10:28
Ha sicuramente cambiato un punto di vista sull'uso del colore in pellicola. Colori pastello, tanto azzurro, e tutto smortino. In un momento in cui si cercavano pellicole sature dai colori decisi. Ha cercato il dettaglio nei luoghi abbandonati e desolati. Lo ha fatto con grazia spietata. Ha affrontato moltissimi lavori poi lasciati incompiuti. Quindi e' difficile inquadrarlo. Io lo vedo essenzialmente come un architetto. Ha cambiato il concetto fotografico? NI..... Ha fotografato in modo inusuale per i tempi. Il concetto fotografico cambia da solo nel tempo . E conseguenza dei tempi non del fotografo. Chi fotografa oggi sullo stile di Ghirri non è che abbia successo assicurato. È più facile finisca relegato in cantina |
| inviato il 24 Gennaio 2025 ore 10:38
Oggi c'è tanto da dire in tema di paesaggio, con lo stile di Ghirri o con uno stile proprio. A me piace molto una frase di John Davies, che suona più o meno così: To view the landscape as a pictorial composition of elements is simplistic. To perceive the landscape within a set of rules (art, science, politics, religion, community, business, industry, sport and leisure) is a way people can deal with the complexity of meanings that are presented in our environment. We are collectively responsible for shaping the landscape we occupy and in turn the landscape shapes us whether we are aware of it or not. Questa frase, secondo me, spiega molto anche la fotografia di Ghirri. |
| inviato il 24 Gennaio 2025 ore 10:42
Con uno stile proprio sono d'accordo. Con lo stile ed il modo di Ghirri,oggi,ti becchi una denuncia. I tempi sono cambiati,la fotografia pure. Vuoi sapere di quanto? Osserva le Chiese. Opere immutabili nel tempo. Confronta una chiesa costruita nel cinquecento con una di recente costruzione. Avrai un parametro affidabile di come cambia il mondo attorno a noi |
| inviato il 24 Gennaio 2025 ore 10:53
Ghirri diceva che “quello che non c'è nella foto è altrettanto importante di quello che c'è”. Questa frase, all'apparenza criptica, ha due significati distinti, entrambi importanti nel modo di fotografare di Ghirri. Il primo significato ha a che fare con la “pulizia” di un'immagine. È questa pulizia che, in genere, distingue una foto di qualità da quella realizzata da un dilettante alle prime armi (mi ci metto anch'io); magari anche in quest'ultima c'è un soggetto interessante, confuso però in un mare di particolari, di altre cose che non c'entrano niente. La foto di qualità invece è precisa, ci sono solo le cose che devono esserci. Da questo punto di vista (solo da questo) è come il quadro di un pittore, che sceglie cosa inserire nell'immagine. Per il fotografo è più difficile, perché deve fare i conti con i pezzi della “realtà” che ha di fronte. Ma la buona foto, in genere, non è frutto del caso: il fotografo deve avere pazienza, aspettare la luce, il soggetto, lo sfondo, la composizione giusta; deve saper aspettare sino a che tutto è a posto e il “quadro”, alle volte quasi magicamente, si compone. Anche per Ghirri vale il noto detto “less is more”; la bellezza è anche nell'ordine, nella semplicità; questo, almeno per me, vale anche oggi. Il secondo significato riguarda quella che in un altra sede ho chiamato l'apertura delle foto di Ghirri e che è stata ricordata più sopra anche in questo post. Molte foto di Ghirri chiedono di essere completate da chi guarda; interrogano l'osservatore, spingono la sua interpretazione e fantasia; in altre, è labile il confine tra vero e falso. In questa incompletezza, che lascia spazio alla complessità, forse mi sbaglio, ma credo ci sia in Ghirri anche la sospensione del giudizio su ciò che fotografa; un giudizio che lascia all'osservatore, dunque anche a noi che oggi guardiamo le sue foto. A Ghirri interessava raccontare il mondo, soprattutto quello intorno a lui, in quegli aspetti del quotidiano che altri non vedevano. E, anche dove comunque traspare una sua partecipazione, forse esprime più un sentimento di affetto che di disprezzo. Ma, ripeto, posso sbagliarmi. |
| inviato il 24 Gennaio 2025 ore 11:01
“ Posso dire che ho visto (e rivisto) il docufilm del 2022 Infinito l'universo di Luigi Ghirri „ Ciao Enrico, dove lo si vede? |
| inviato il 24 Gennaio 2025 ore 11:15
“ ma credo ci sia in Ghirri anche la sospensione del giudizio su ciò che fotografa; un giudizio che lascia all'osservatore, „ Credo sia vero solo in parte. Mi sembra che la pulizia e la "desolazione nello sguardo" siano utilizzate per guidare l'osservatore ad un giudizio. Una sentenza gia scritta. E' impossibile per l'osservatore non giungere alla conclusione gia prefissata. Penso per esempio alle innumerevoli fotografie di cancellate, ingressini e giardinetti di villette anni sessanta. Tutti di alluminio anodizzato vetro da poco, piastrelle economiche e intonaci dati alla veloce... Eppure l'Italia e' fatta anche da cancellate in ferro battuto e ingressi sontuosi. Penso alle spiagge pubbliche, asciutte e gradevoli, ma con strutture fatiscenti, scrostate e arrugginite. Eppure La costa Italiana e' zeppa di impianti e bagni superlusso... dove la bellezza si sparge a piene mani. Ghirri sceglie, spietatamente ripeto, di non fotografarla. Cerca il brutto, l'abbandonato. Lo ritrae bene. Ne fa una bella immagine... ma la conclusione e' una sola: l'abbandono e la poverta' di chi abita quei luoghi. Non poverta' economica. Sceglie quasi sempre di non ritrarre le persone. Ma sono ugualmente presenti nella loro incapacita' di mantenere e riprendere in mano i luoghi fotografati. |
| inviato il 24 Gennaio 2025 ore 11:34
“ Ciao Enrico, dove lo si vede? „ Non ricordo con esattezza, se Now o Sky Arte. Ma forse è su entrambi. |
| inviato il 24 Gennaio 2025 ore 12:13
“ visto che ci abito, non posso aiutarti, quello che mi ha colpito oltre all'essenza concettuale dei soggetti ripresi, é il mood morbido della pellicola colore, ti vien voglia di buttare il digitale nella spazzatura „ In realtà ho saputo da fonti affidabili del mondo della fotografia e delle mostre che i famosi colori di Ghirri erano ottenuti in fase di stampa e a quanto pare quell'effetto inizialmente si è avuto per la scarsa qualità della stampa. Tant'è che ci sono problemi di conservazione |
| inviato il 24 Gennaio 2025 ore 12:24
Ciao leggere il suo 'Lezioni di fotografia' può aiutare |
| inviato il 24 Gennaio 2025 ore 12:28
Sicuramente ghirri usava sempre lo stesso stampatore e lo faceva per avere un uniformità Il lavoro dello stampatore é indubbio significativo |
| inviato il 24 Gennaio 2025 ore 12:44
Nel documentario che citavo è intervistato anche lo stampatore. Anche lui dice una cosa curiosa... in pratica si è posto la stessa domanda di questa topic. |
| inviato il 24 Gennaio 2025 ore 13:02
“ Chi me lo spiega in maniera semplice ? „ Io non sono capace, ma se vuoi su raiplay ci sono diversi documentari audio e video a lui dedicati. Ti consiglio "Art Night Infinito. L'universo di Luigi Ghirri"... un'oretta di relax sul divano! |
| inviato il 24 Gennaio 2025 ore 14:50
Grazie a tutti per gli spunti ! |
| inviato il 24 Gennaio 2025 ore 15:24
@Davide bella e interessante disamina |
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