| inviato il 23 Ottobre 2024 ore 8:29
comuqnue non ho la realtà in tasca solo qualche lettura, articoli sparsi ecc.. |
| inviato il 23 Ottobre 2024 ore 8:43
Rinko Kawauchi era esposta ad Arles questo anno, nella retrospettia sulla fotografia giapponese degli anni 50. Mi guarderò con maggiore calma i nomi che hai indicato, anche perchè non sono del tutto convinto che quella dell'estremo oriente sia così rivoluzionaria. Certe volte mi sembrano mix di altri autori (le chiamo "ghirrate in salsa di soia")...ma forse sono io che mi sto saturando di immagini. Di sicuro Pixy Liao ha trovato un fidanzato molto paziente, non comune nella cultura occidentale |
| inviato il 23 Ottobre 2024 ore 10:46
Un'autrice che all'inizio piaceva molto è Mariko Mori, poi però ha preso una strada che non apprezzo molto. Molti lavori asiatici che vedo sono più "concettuali" anche nel racconto e non sempre mi arrivano o li capisco a pieno. I fotografi asiatici affrontano temi legati alla modernizzazione, all'identità culturale, alla disuguaglianza e alle trasformazioni sociali in rapida evoluzione nei loro paesi. La Cina, il Giappone, la Corea del Sud e altre nazioni asiatiche stanno vivendo enormi cambiamenti economici e culturali, e i fotografi ne catturano gli effetti nei loro lavori, ma spesso non colgo tutto quello che dovrei vedere “ "ghirrate in salsa di soia" „ Una cosa sicuramente diffusa è uno stile più "minimale" che contrasta con lo stile più drammatico spesso visto in Occidente |
| inviato il 23 Ottobre 2024 ore 10:51
Eh sì, il minimal "stiloso" è parte della loro cultura e si vede anche nelle immagini. |
| inviato il 23 Ottobre 2024 ore 22:16
sono andato a curiosare gli autori che hai citato: Nguan, Sim Chi Yin e Zhang Kechun e ti ringrazio... Experimental Relationship di Pixy Liao mi ha particolarmente colpito, avevo forse intravisto qualche sua foto sparsa ma senza mai capire di chi fossero, graziegrazie... mi ha fatto venire in mente il fotografo prematuramente scomparso Ren Hang. |
| inviato il 23 Ottobre 2024 ore 22:19
Io spero sempre che questi topic generino un confronto utile, non mi interessano quelle discussioni dove si vuole avere solo ragione, ma in confronto positivo con esempi é sempre utile |
| inviato il 23 Ottobre 2024 ore 23:10
“ Molti lavori asiatici che vedo sono più "concettuali" anche nel racconto e non sempre mi arrivano o li capisco a pieno. „ condivido... nella fruizione della fotografia concettuale c'è sempre la soggettività dello spettatore nonostante abbia maggiormente bisogno di un titolo, una didascalia o altri espedienti per la ricezione dell' immagine stessa oltre al focus sull' idea. In un certo senso è un genere fotografico più libero dai gusti del mercato, con meno vincoli e condizioni rispetto ad altri generi, ma il punto focale rimane la trasmissione del messaggio più che la forma anche se va comunque sempre curata. “ Certe volte mi sembrano mix di altri autori (le chiamo "ghirrate in salsa di soia")...ma forse sono io che mi sto saturando di immagini. „ "ghirrate in salsa di soia" è un' istantanea stupenda dello scimiottaggio orientale... “ Una cosa sicuramente diffusa è uno stile più "minimale" che contrasta con lo stile più drammatico spesso visto in Occidente „ però se penso a Moriyama il drammatico non manca a est... |
| inviato il 24 Ottobre 2024 ore 3:48
Sì, hai ragione, è drammatico, ma personalmente considero Moriyama un'eccezione. Mi spiego meglio. Nel suo processo di produzione, caratterizzato da scattare tanto e senza curare troppo quella fase (messa a fuoco e inquadratura approssimativa), il dramma lo mette dopo, nella selezione e post produzione. La sua è un street veloce, quasi statistica. In questo senso è un "drammatico occidentale". Se lo trasportassi idealmente da Tokyo alla periferia di New York , continuerebbe ad essere Moriyama, solo che le facce non avrebbero gli occhi a mandorla. Il dramma "asiatico", sempre per me, è nel lato oscuro specifico orientale, contrapposto all'altrettanto specifico comportamento pubblico, educato e stiloso. Non voglio generalizzare perché c'è molta differenza tra Singapore e, per esempio, Giappone , ma se devo pensare ad un caso, mi viene in mente più in Araki e l'estetica del corpo legato. Loro sono maestri nelle perversioni, nascoste da un'apparenza perfetta e minimal, in un gioco condiviso tra uomini e donne, da centinaia di anni, dove le ultime si prestano al ruolo di vittima (un dramma voluto). Da quello che leggo sulle loro dinamiche sociali contemporanee, stanno cambiando rapidamente perché le nuove generazioni sono molto diverse, con altri drammi dovuti all'invecchiamento e alla pressione sociale (es.: Hikikomori). Tornando alle nuove leve del thread, anche Sim Chi Yin racconta un dramma, ma alla occidentale. Il contesto, i volti, la guerra a cui fa riferimento sono orientali, ma il modo di raccontare è - per me - ancora occidentale, forse per il colonialismo. La più drammatica in connotazione asiatica è Pixy Liao, per come tratta il fidanzato peluche. Alla fine, la fotografia più profonda e innovativa che i fotografi producono dipende e cambia con il contesto in cui si trovano. Andando in luoghi diversi dai propri non è facile scavare in profondità. Se potessi realizzare un sogno fotografico, farei dei nudi in Corea del Nord, giusto per vedere come è il lato nascosto di una società nascosta, ma non so saprei capirli. La mia natura, ma fa preferire l'est meno estremo, tipo la Russia e ancora di più i paesi "stan", più comprensibili ma già lontani culturalmente. Alla fine restano tutte opinioni personali e progetti fantasiosi, tranne qualche raro contatto (e foto) con quei mondi attraverso presenze locali. |
| inviato il 24 Ottobre 2024 ore 20:58
tante considerazioni interessanti... ed il sogno fotografico con "il lato nascosto di una società nascosta" lo trovo davvero intrigante. |
| inviato il 25 Ottobre 2024 ore 19:23
ho trovato un sito che presenta una carrellata di autori cinesi contemporanei o con lavori che riguardano la cina: photographyofchina.com/authors è un confluire di stili e generi fotografici con connotazioni di sensibilità non sempre attribuibile ad est, comunque non sono pochi gli autori che mi hanno colpito e segnalo (solo orientali) quelli a mio gusto e interesse, premettendo che ho visionato il tutto con superficialità e promettendomi di ritornarci con più calma... Chen Zhe, per il tema radicato nell'auto-riflessione, che si sviluppa con l'esperienza della vita. I suoi soggetti sono la documentazione di una storia di autolesionismo e come il corpo può provare simultaneamente dolore e sollievo. Cheng Huanfa, sul filone di Pixy Liao (citato nei commenti precedenti) una testimonianza dalla sua esperienza personale e dello spazio intimo della sua compagna, ma molto meno sperimentale. Feng Li, era già stato citato ma ribadisco la mia ammirazione per il suo sguardo acuto. Gao Rongguo, affronta in maniera particolare il tema della sindrome di Down. Guoman Liao, la ritrattistica è un genere per me tutto da esplorare, ma questo da questo fotografo ho visto delle proposte davvero interessanti. Ji Zhou, immagini di oggetti e installazioni che non sono sempre ciò che sembrano essere, la pila di libri con il rimando ad una Skyline davvero notevole. Jiang Zhi, idea meritevole di nota e realizzazione carina ma discutiblile. JT, potente nel colore e con la drammaticità del BN, tratta il tema dei bambini orfani. Li Wei, scatti curiosi e paradossali, ma dopo un po' stancano queste figure di persone volanti. Lin Zhipeng, hanno una bella energia. Liu Bolin, forse già ben conosciuto, il suo corpo ricoperto di vernice si confonde con lo sfondo. Liu Silin, incolla se stessa in scatti famosi. Un nuovo mito. Liu Tao, autoritratto nel paesaggio, coinvolgente. Luo Yang, ritratti di ragazze che sfidano gli stereotipi imposti: le "ragazze" sono toste e consapevoli di sé con un supremo senso di coolness, ma anche insicure, vulnerabili e lacerate. Le "ragazze" riflettono quindi anche una mentalità mutevole per quanto riguarda i concetti di femminilità e identità nella Cina moderna. Quentin Shih (noto anche come Xiaofan Shi), interazione tra le immagini e i ricordi personali dell' autore. " Ciò che è sull'orlo dell'oblio si trasformerà presto in colori e luci, evolvendosi infine nel terreno fertile dell'immaginazione. " Rachele Liu, il suo lavoro esamina la dicotomia tra la natura indicale e probatoria della fotografia e la sua resistenza e limitazione nel diventare documenti affidabili. Ren Hang, tra tanti merita di essere citato per chi non lo conoscesse...TOP. Shen Wei, silenziosa introspezione della bellezza con canoni decisamente orientali. Stefen Chow, progetto visivo con forti qualità concettuali ed estetiche, mentre pone una domanda molto semplice: cosa significa essere poveri? Tang Ting, forse un estetica che assomiglia più ai canoni occidentali, però mi piace per quel senso di sospensione... Wang Juyan, " Il linguaggio visivo unico del lavoro di Wang accresce le ambiguità e il sublime storico nel suo paesaggio su larga scala. " Wang Qingsong, paradossali... le fotografie di Wang intrecciano « Arte sgargiante », kitsch, tradizioni pittoriche occidentali e cinesi, immagini della rivoluzione, umorismo e critica aspra della società cinese. Wang Yishu, metafore complesse... Wei Ding, foto da studio con molta creatività... Weng Fen, ritratto nel paesaggio, ma ci voltano le spalle in modo simile mentre sono sedute su un muro di ostacolo. Wu Liewei, sullo stile di Ren Hang. Xing Lei, spettatore della vita introspettivo e poetico. Zhang Bojun, sciami di persone in trame distinte, serie interessante. Zhang Kechun, paesaggi vasti della cina con insignificanti e minuscole figure umane. Zhou Mi, ottime foto di oggetti ritrovati, scartati, distrutti o dimenticati. |
| inviato il 27 Ottobre 2024 ore 1:15
Hai scovato un bel sito! Immagino che sarà contento anche Matteo. Non ho resistito a guardarli, sebbene velocemente, perché stavo lavorando e sono cintura nera nella procrastinazione. Mi trovo sostanzialmente d'accordo con le tue considerazioni. Aggiungo che: - mi ha sorpreso il reportage degli orfani, nel senso che non immaginavo glielo lasciassero pubblicare. I russi, ad esempio, sono molto più restrittivi sulle immagini degli orfanotrofi. (restrittivi vuol dire che ti trovi in Siberia in un attimo se diffondi foto di quei posti senza autorizzazione). Leggendo meglio il testo ho capito che sono orfanotrofi non ufficiali, che vivono in un terribile limbo amministrativo. Lucido e gelido il commento nell'ultimo capoverso prima delle note nella pagina di JT. Un pugno nello stomaco per una società come la nostra che umanizza anche i peluche. -Ci sono molte influenze da altri fotografi (es.: impossibile non vedere Roversi in Guonman Liao), ma non poteva che essere così. Ormai ci si contamina anche a guardare l'orologio al polso. - C'è anche una bella dose di "famolo strano", ma con una differenza rispetto a noi: non è ammantata da quell'× atteggiamento pseudo intellettuale che permea il "famolo strano" occidentale. Li vedo più naive e sinceri, al limite dell'ingenuo (penso alle foto del tizio che vola o alla ragazza stesa a terra con la chiazza di latte). Però i cinesi sono così: sono pragmatici. Provano a fare, anche un po' approssimativamente e, se fanno errori, prima provano a convincerti che è tutto perfetto, poi riconoscono l'approssimazione e si adoperano per rifare e risolvere. -E' vero che in alcuni c'è ripetitività della stessa idea, anche un po' noiosa, ma credo derivi dalla necessità di emergere rapidamente con uno stile identificabile, una firma almeno sul contenuto (visto che sullo stile molti latitano). D'altra parte, sono due ordini di grandezza più di noi e la competizione deve essere feroce. La ricerca dello stile è sempre stata necessaria per spostare il valore dal prodotto artistico al soggetto che lo produce. Prima ci si riesce e prima si diventa artisti riconosciuti. Personalmente ho sempre puntato al contrario, a non farmi riconoscere, come farebbe un fotografo pubblicitario, ma il fotografo artista è un'altro mestiere. -L'unico che mi ha colpito è Quentin Shih: minimalismo e ottimo uso del colore. Probabilmente questa sintonia di gusti è effetto degli otto anni che lui ha passato a NY. Si è un po' occidentalizzato e io sono ancora poco orientalizzato (e probabilmente non lo sarò mai). La mia conclusione "a pelle" è che si vede la ricerca di "supreme sense of cool" ma, è ancora prevalentemente autoattribuito (sempre secondo me!). Comunque ci può stare in una generazione che si è affacciata da così poco in certi settori (a differenza dei giapponesi). Mi danno l'idea di una pentola di brodo in cui sono stati appena buttati i tortellini. Per ora bolle e basta, ma tra non molto verranno a galla. Grazie per il paziente lavoro di sintesi e associazione ai link. |
| inviato il 31 Ottobre 2024 ore 23:30
segnalo un blog spagnolo che presenta in modalità mosaico molti autori di prevalenza occidentale e contemporanei (ma non solo), alcuni già affermati, altri meno...è presente in quantità ridottissima anche qualche autore orientale. elpatiodeldiablo.blogspot.com in linea generale avverto più immediatezza nell' osservazione dei vari autori, sarà che molti già li conosco ma sento di stare più facilmente in una zona di confort come osservatore fugace senza dover leggere la sinossi dei lavori... |
| inviato il 03 Novembre 2024 ore 11:16
ho scoperto un sito americano del New Mexico che presenta diversi autori selezionati noti o meno noti, ma prevalentemente emergenti, c'è una prevalenza di autori occidentali ma non mancano certamente autori orientali. www.fractionmagazine.com/featured-artists segnalo alcuni autori che mi hanno colpito per una fotografia contemporanea o sperimentale, ci sono evidenti tratti ironici ed insoliti, in alcuni casi decisamente originali pre l' idea ma anche per la complessa realizzazione (nella pagina di presentazione dell' autore c'è anche il link diretto al suo sito web): Alejandro Durán, il suo lavoro mi è piaciuto moltissimo, è un progetto di installazione e fotografia dove vengo riversati in un ambiente costiero naturale (costa caraibica del Messico) detriti inquinanti e distribuiti come farebbero le onde del mare, presentando paesaggi surreali ed inquietanti ma allo stesso tempo opere estetiche come sculture basate sul colore che imitano fiumi, alghe, radici o frutti e facendo riflettere sull' infiltrazione della plastica nell' ambiente naturale. Margeaux Walter, trovo sia un lavoro strepitoso, una visione della vita quotidiana in maniera astratta, dove l' identità dell' individuo tende a scomparire davanti ai propri occhi frammentandosi in varie forme di ordine, caos e colore. Una specie di mimetizzazione della routine del quotidiano all' interno di una società dei consumi. Hal, questo lavoro mi ha davvero sorpreso per la complessità di realizzazione, l' idea di voler confezionare sottovuoto una coppia che si ama con tutto il paesaggio che la circonda la trovo simpatica ma allo stesso tempo soffocante, mi ha fatto riflettere molto... Adam Ekberg, foto performance di eventi effimeri, presentata con eleganza e tratti di ironia mista a stupore. Jesse Egner, il tema dell' identità di genere presentato con una buona dose di umorismo, giocosità e ambiguità. Geoffrey Ellis, una rappresentazione di Las Vegas degli anni '70 e '80 dove gli estremi del lusso, del vizio che seduce e tradisce si trasforma in un parco giochi per adulti. Rebecca Drolen, una presentazione originale del corpo femminile con set dedicati a mostrarne la fisicità di capelli, unghie e denti come costruzioni e cambiamenti della gestione del corpo in continue reidentificazioni per supportare un nuovo senso di sé con le relazioni con gli altri, ma anche come una protezione-scudo all' interno di una società in cui le donne rimangono vulnerabili al potere maschile. Wen-Hang Lin, una silhouette di specchio all' interno di vari paesaggi che raffigura la relazione reciproca tra identità personale e luogo, una ricerca del sentirsi a casa vista dall' esperienza decennale di un immigrato che va dall'appartenenza serena all' alienazione dolorosa. Michael Young, una silhouette di calendari vintage (di pornografia gay) ritagliati e posizionati in nuove scene del calendario all' interno di location affrontano il tema della sofferta omosessualità dell' autore in fase adolescenziale e offrono un senso di straniamento che "rivela e nasconde" davvero efficace. Cornelia Hediger, autoritratti con foto-collage e fotomontaggi per creare spazi che in tutta onestà non trovo attraenti ma hanno una componente magnetica che non ho saputo ignorare. Ingrid Weyland, Paesaggi incontaminati, quasi surreali. La presenza dell'uomo sembra non esistere. Luoghi mai abitati e solitari ma che allo stesso tempo sono fragili e facilmente deteriorabili portano una riflessione sulla la materialità dell'immagine stampata. Con una specie di collage l 'autore interviene sulla stampa fotografica di alcuni paesaggi deteriorandola irreversibilmente come metafora della fragilità della natura. Come un pezzo di carta accartocciato non può riacquisire la sua forma originale e lascia una traccia permanente, anche la natura invasa dalla mancanza di rispetto da parte dell' uomo lascia una traccia irrecuperabile. Amanda Musick, sempre collage di paesaggi tramite un processo di decostruzione e assemblaggio di più stampe fotografiche scattate in paesaggi reali per creare una visualizzazione differente del paesaggio originale. Il risultato presenta un senso di vuoto e realtà distorta, sensibilizzando la volontà di preservare il nostro paesaggio in continuo cambiamento. Sarah Hobbs, foto di installazioni fatte in ambienti domestici con oggetti banali di uso quotidiano che raccolti e disposti all' eccesso assumono significati pesanti, creando intrecci con lo stato psicologico della nostra società. Gabriel Isak, scene surreali e malinconiche, molto grafiche nell' estetica e ricche di simbolismo con soggetti anonimi che aiutano a riflettere sulle proprie esperienze e sul viaggio introspettivo che interroga le profondità dell'esistenza. |
| inviato il 05 Novembre 2024 ore 10:56
I siti che hai indicato sono un buon indicatore di quanto sia vasto e indefinibile il perimetro della fotografia. Sono un invito all'esplorazione libera e senza pregiudizio, dove anche tramonti e gattini trovano posto quando collocati all'interno di un progetto. Una fonte potenziale di idee da elaborare e mettere in pratica anche nelle proprie foto. Tra quelli che hai evidenziato, Margeaux Walter e Adam Ekberg, sono piaciuti anche me. Non trovo un trend emergente e meno male: ognuno vede il mondo a modo suo e fa quello che gli pare. Indipendentemente dalla presenza o meno di un messaggio, comunque tutti cercano una parte estetica senza la quale le immagini perderebbero interesse dopo il primo sguardo. |
| inviato il 05 Novembre 2024 ore 11:49
Scusate l'assenza, sono rimasto indietro ma recupererò Tra l'altro ho notato che nel sito : photographyofchina.com/ Ho notato che c' è anche Zanoni che ho conosciuto qualche anno fa e ha presentato un suo libro al mio vecchio gruppo fotografico photographyofchina.com/author/alessandro-zanoni nel libro associava immagini tratte dalle città in costruzione nel nord della cina con immagini tratte da film anni 60 italiani come Roma città aperta è altri per fare un parallelismo tra la situazione italiana dell'epoca e quella cinese attuale |
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