| inviato il 19 Settembre 2024 ore 11:18
“ In alcuni casi ho consegnato il TIF 16bit ProPhoto e poi in sede si è deciso come operare „ Sì, dipende dal lab e quindi da chi fa le conversioni colore necessarie. Se vai in sede è tutto più semplice |
| inviato il 19 Settembre 2024 ore 11:34
“ Sì, dipende dal lab e quindi da chi fa le conversioni colore necessarie. „ Questo perchè ogni plotter viene gestito da un RIP che serve a dividere in colori oltre il CYMK a seconda delle possibilità del plotter, ad esempio 12 colori per avere un gamut più esteso. Per avere una posizione certa del colore vien tutto gestito in LAB, quindi se il RIP può partire da un profilo colore più esteso di ADOBE RGB è meglio che lo faccia il RIP la conversione in base al Plotter in uso ed alla carta montata sul plotter. Ovvio che in certi laboratori questo tipo di servizio non è comprensivo e chi invece lo mette a disposizione alla fine lo fa pagare nella differenza dei prezzi a listino. |
| inviato il 19 Settembre 2024 ore 12:08
“ Aggiungerò la doppia prova colore con la verifica dei fuori gamma e adotterò l'intento di rendering Percettivo „ Il percettivo ti conviene quando vedi che hai tanti colori fuori gamma. Tipicamente in una foto con colori tenui, difficilmente ti trovi dei fuori gamma. Invece se hai un'immagine con colori saturi e variopinti, allora il fuori gamma è probabile. Se il fuori gamma è poco, ti conviene usare l'assoluto, se è tanto, allora vai di percettivo. (Questo in linea generale, poi esistono comunque delle eccezioni) |
| inviato il 19 Settembre 2024 ore 12:17
Ok, chiaro. Per iniziare userò questo come discriminante nella scelta tra i due metodi : “ Se il fuori gamma è poco, ti conviene usare l'assoluto, se è tanto, allora vai di percettivo. „ Grazie |
| inviato il 19 Settembre 2024 ore 12:46
“ Tipicamente in una foto con colori tenui, difficilmente ti trovi dei fuori gamma. „ Esatto, infatti il fuori gamut avviene normalmente alle tre estremità del "triangolo" di uno spazio colore RGB. Cioè dove i tre primari sono più saturi. E quindi ridurre leggermente la saturazione del "primario ribelle" è un modo per rientrare in gamut. La metafora che si usa per confrontare gli intenti di rendering è questa. Immaginiamo una lunga panca con tante persone sedute. Ogni persona è un colore. La panca è piena. Arriva una persona in più (colore fuori gamut) e dobbiamo farla sedere. Con l'intento di rendering colorimetrico, la persona si siede sulle ginocchia di quella seduta all'estremità della panca, cioè il suo colore diventa lo stesso di quella su cui si siede. Tutti gli altri colori restano fermi. Con l'intento di rendering percettivo, tutti si stringono per fare posto al nuovo arrivato. Tutti i colori si spostano (cambiano) un po'. Se ho una foto dove la fedeltà di un certo colore è critica, meglio colorimetrico. Se ho una bella foto presa "in natura" meglio percettivo. |
| inviato il 19 Settembre 2024 ore 13:03
Se hai fuori gamma su aree contenute puoi eliminarli selettivamente utilizzando lo strumento (mi pare) tonalità/saturazione e agendo sulla luminosità saturazione di quello specifico colore e limitando l'intervento sull'area interessata con una maschera. |
| inviato il 19 Settembre 2024 ore 14:02
Sì |
| inviato il 19 Settembre 2024 ore 15:05
Si, ho visto dei tutorial proprio di come recuperare con la maschera il colore fuori gamut rilevato dall'avvertimento di PS. Una curiosità: nel caso di Rendering Percettivo posso misurare lo scostamento dei colori per vedere se è accettabile? Mi spiego: ho un colore fuori gamma, a questo sono associate determinate coordinate RGB ( Photoshop se non sbaglio te le da numeriche nel pannello Info ) - Imposto rendering percettivo e, suppongo, che queste variano. Se calcolassi la distanza tra il nuovo punto e il vecchio ( si sono un ing. matematico ) posso stabilire un valore limite per cui considerare il rendering percettivo applicabile? E' giusto una curiosità, nel caso fosse concettualmente applicabile. Comunque riassumerò tutti i vostri consigli nel mio manuale personale per la stampa! Grazie mille! |
| inviato il 19 Settembre 2024 ore 15:14
“ La metafora che si usa per confrontare gli intenti di rendering è questa. Immaginiamo una lunga panca con tante persone sedute. Ogni persona è un colore. La panca è piena. Arriva una persona in più (colore fuori gamut) e dobbiamo farla sedere. Con l'intento di rendering colorimetrico, la persona si siede sulle ginocchia di quella seduta all'estremità della panca, cioè il suo colore diventa lo stesso di quella su cui si siede. Tutti gli altri colori restano fermi. Con l'intento di rendering percettivo, tutti si stringono per fare posto al nuovo arrivato. Tutti i colori si spostano (cambiano) un po'. „ Eccezionale! Bravo Ale, è una metafora azzeccatissima! |
| inviato il 19 Settembre 2024 ore 15:36
Come spazio colore di lavoro è preferibile fare la color correction nel profilo di destinazione della stampante partendo come spazio di lavoro in Adobe RGB ( ma questo te lo dovrebbe dire lo stampatore o chi per lui ). Questo dipende anche da come il software di profilazione della stampante lavora ( quindi come è addestrato rispetto uno specifico spazio colore ) , ad esempio Datacolor Spyder Print dopo che crea i profili della stampante, nel settaggio del driver della stampante devi inviare un file AdobeRGB e impostare ( in PS ) l'intento in Saturation. Tutto dipende da come sono profilate le stampanti e lo strumento utilizzato ( Datacolor, Barbieri, XRite e così via ),come detto prima, le specifiche te le deve dare lo stampatore/servizio di stampa. Poi ci sono i Lab che sono più complessi, questi solitamente accettano file con spazio di lavoro sRGB ( ma dipende dalle specifiche del prodotto ), difficilmente si avranno i profili. Se ti chiedono di mandare un file in AdobeRGB, devi mandarlo in quello spazio, non è che se hai un monitor SRGB devi per forza lavorare in quello spazio, i software professionali fanno la compensazione nel profilo del monitor e cercano di rappresentare il più possibile i colori fuori gamma. Inoltre non è detto che la tua immagine abbia colori fuori dallo spazio colore AdobeRGB coperto dal tuo monitor o che quelli che eccedono siano così distanti da quello rappresentato. |
| inviato il 19 Settembre 2024 ore 16:26
“ Datacolor Spyder Print dopo che crea i profili della stampante, nel settaggio del driver della stampante „ Ma questo lo fanno tutti i software, i settaggi sono cristallizzati nel driver, solo usando un RIP si può fare diversamente. Non mi convince invece il “dover” usare in fase di stampa l'intento saturazione… da dove arriva questa necessità? |
| inviato il 19 Settembre 2024 ore 16:47
“ Non mi convince invece il “dover” usare in fase di stampa l'intento saturazione… da dove arriva questa necessità? „ Dalla guida del Datacolor. |
| inviato il 19 Settembre 2024 ore 16:48
“ Ma questo lo fanno tutti i software, i settaggi sono cristallizzati nel driver, solo usando un RIP si può fare diversamente. „ +100 |
| inviato il 19 Settembre 2024 ore 19:21
“ Una curiosità: nel caso di Rendering Percettivo posso misurare lo scostamento dei colori per vedere se è accettabile? „ Molto grossolanamente puoi misurare con un contagocce in PS il valore RGB di un punto prima e dopo la conversione da uno spazio colore ad un altro con l'intento di rendering percettivo. Ovviamente prelevando i valori dallo stesso identico punto. Però questi scostamenti non sono lineari, cioè i colori non si scostano tutti allo stesso modo. Per esperienza ti dico che sono variazioni delle quali "percettivamente" non ti accorgi se non i casi rarissimi. |
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